Con la Bencini Comet II di mio padre ho realizzato le mie prime fotografie. Credo di appartenere ad una generazione fortunata che ha visto in pochi decenni un’evoluzione veramente straordinaria del mezzo fotografico.
Ho iniziato nel magico mondo del bianconero: la camera oscura ed il fascino particolare che si provava nell'aprire la tank ed osservare una pellicola appena sviluppata e poi, in fase di stampa nella penombra della lampada giallo/verde, vedere l’immagine materializzarsi nella bacinella dello sviluppo.
L'inarrestabile e impetuosa evoluzione della tecnologia mi ha permesso di passare dall'uso dei chimici, dalle pellicole di bassa sensibilità (Ferrania 80 ASA) e dal “combattere” in camera oscura, per il conseguimento dei risultati voluti, all'attuale sensore digitale restando sempre convinto che il mezzo può facilitare il compito creativo ma che a “imprigionare” l’istante sia sempre la mente e l’occhio del fotografo.