QUOTE(Attilio PB @ Jul 16 2009, 04:53 PM)
Cerchiamo di mettere un paio di punti fermi alla questione altrimenti non ne usciamo piu'.
Come ben noto, un qualsiasi obiettivo proietta sul piano pellicola/sensore un'immagine circolare, comunemente definita cerchio di illuminazione. Questo cerchio di illuminazione è solitamente piuttosto ampio e copre con abbondanza il formato per cui l'ottica è stata progettata. All'interno di questo cerchio di illuminazione abbiamo un cerchio piu' piccolo, il cerchio di buona definizione, all'interno di questo le prestazioni ottiche dell'obiettivo sono massimizzate (o meglio raggiungono gli standard qualitativi desiderati in sede di progetto per quell'ottica). Naturalmente nel progettare un obiettivo si valuta la copertura del formato da parte non solo del cerchio di illuminazione ma anche di quello di buona definizione, anche se questo non esenta gli obiettivi dal presentare (a maggior ragione avvicinandoci ai limiti del cerchio di buona definizione) dei difetti. Il primo e piu' evidente di cui tutti abbiamo esperienza è la CLB, caduta di luce ai bordi, quella che comunemente viene chiamata "vignettatura ottica" e che non dipende da un impedimento meccanico al passaggio della luce, ma solo dalle diverse caratteristiche fisico/ottiche delle zone periferiche delle lenti (alla CLB concorrono ben tre cause contemporaneamente e già questo dovrebbe metterci in allarme su quanto sia pericoloso trarre conclusioni generali ed affrettate su un fenomeno). In generale tutti i difetti che dipendono dalla criticità ottica delle zone periferiche tendono a diminuire, fino a scomparire, chiudendo il diaframma.
Abbiamo una seconda classe di difetti, quelli meccanici, che viceversa diaframmando non scompaiono ma diventano piu' netti. Se metto un dito davanti all'obiettivo non è certo diaframmando che il dito scompare, anzi a diaframmi piu' chiusi il dito sarà piu' netto e percepibile. La vignettatura meccanica appartiene a questa classe di difetti e viene generata quando appunto abbiamo un impedimento meccanico al passaggio della luce: un paraluce non adeguato o montato male, un filtro dalla montatura troppo spessa, una copertura inadeguata del formato (come nel caso evidente di ottiche DX usate su formato FX) genera appunto vignettatura meccanica.
Dire che un obiettivo non copre il formato significa proprio ricadere nel secondo caso, cioè che avro' la presenza di una vignettatura meccanica, con tanto di angoli neri, che peggiorerà diaframmando, mi sembra evidente che non ricadiamo neppure da lontano in una mancata copertura del formato, almeno nessuna delle immagini pubblicate qui o altrove lascia anche solo ipotizzare una mancata copertura del formato; faccio presente che ripetere piu' volte un'affermazione non vera non la rende vera.
Per altro in uno zoom al crescere delle focali, e quindi al diminuire dell'angolo di campo interessante, la copertura del formato solitamente tende a migliorare, ne hanno facile esperienza i possessori di zoom DX che spesso da una certa focale in poi sono utilizzabili anche su formato FX.
Da quanto sopra, mi sembra piuttosto chiaro che si possa escludere che il 70-200 non copra il formato, nessuno degli indizi caratteristici di una mancanza di copertura del formato è rilevabile e tutto cio' che è rilevabile ha caratteristiche tali da far supporre una copertura perfetta del formato. Del resto gli scatti di Lambretta e di altri (compresi piu' modestamente i miei) sono li' disponibili per chiunque.
Proviamo a fare un ulteriore passo avanti, il sistema VR. Come funziona la stabilizzazione? Per capire il principio esaminiamo un caso di piu' facile comprensione intuitiva, la stabilizzazione del sensore di Sony. L'ottica proietta la solita immagine circolare sul piano sensore, il tempo di scatto adottato è troppo basso in relazione alla focale quindi cosa accade? Il sistema macchina/obiettivo/fotografo compie sempre dei movimenti, tali movimenti in relazione al tempo di scatto saranno percepibili o meno, il sistema di stabilizzazione del sensore altro non fa che muovere il sensore in direzione opposta ai movimenti andando a compensarli, nel fare questo pero' si sposta all'interno del cerchio di buona definizione e, se il movimento da compensare è molto ampio, potrebbe, nei limiti del suo funzionamento, uscire dal cerchio di buona definizione e finire nel circolo di illuminazione, pescando informazioni meno pulite. Questo cosa comporta? Che nel progettare ottiche per un sensore stabilizzato bisognerà tenere conto di questo aspetto ed offrire un cerchio di buona definizione maggiore, in modo che il sensore si muova sempre in un'area di buona definizione.
Cosa c'entra tutto questo con il nostro 70-200 VR? Il principio è sostanzialmente il medesimo solo che si ferma all'interno dell'ottica. Ogni lente o gruppo di lenti proietterà sul gruppo seguente un circolo di illuminazione ed un circolo di buona definizione, quando arriviamo al gruppo VR saremo nella medesima situazione ed il gruppo di lenti incaricate della stabilizzazione si muoverà all'interno di questi circoli, pescando dati dai punti piu' estremi del circolo di buona definizione.
Capito il principio proviamo a capire cosa accade quando scattiamo con il VR acceso. Qualsiasi sia il tempo di scatto, il sistema VR andrà a compensare comunque le vibrazioni indotte dall'operatore, anche quando non necessario, questo comporta che il gruppo VR andrà a proiettare sul gruppo ottico seguente l'immagine stabilizzata comunque pescando informazioni da un circolo piu' ampio di quello usato con il sistema VR spento; se l'operatore, pur usando tempi di assoluta sicurezza, ha il sistema VR acceso ed induce un movimento importante all'ottica (e l'entità del movimento puo' variare da operatore ad operatore), il gruppo VR andrà a prendere informazioni dalle aree piu' periferiche previste dalle logiche del suo funzionamento. Questo è inevitabile e comporta il grande vantaggio di poter compensare movimenti maggiori e recuperare con piu' facilità situazioni difficili con ampie oscillazioni indotte dall'operatore, tuttavia i risultati dipenderanno strettamente dall'operatore. L'ultima considerazione derivante da quanto sopra è che, se non indispensabile, il sistema VR va tenuto spento, se indispensabile lo accendiamo e se il movimento che imprimiamo alla nostra ottica è importante potremmo avere risultati meno buoni agli angoli estremi del fotogramma, angoli estremi che altrimenti sarebbero stati illeggibili come tutto il resto in assenza del sistema VR.
Concludo con un paio di osservazioni soggettive: difficilmente metto a fuoco all'infinito, qualsiasi sia la situazione, tendo sempre ad ottimizzare la PDC mettendo a fuoco sulla distanza iperfocale o giù di li'.
Difficilmente con uno zoom utilizzo gli estremi focali, a maggior ragione se cerco la qualità assoluta, spesso fermarsi poco prima incrementa significativamente la qualità dello scatto ed un leggero crop riporta al riempimento del fotogramma che desidero. Difficilmente se la maggior parte dei miei scatti sono panorami focheggiati ad infinito a 200mm compro uno zoom come il 70-200, tenderei a prendere un ottimo 200 f/4 Ais che qualcuno ha già citato, e lo userei su cavalletto e non a mano libera.
Se invece l'uso prevalente non è quello dei panorami ad infinito a 200mm a mano libera, allora il 70-200 offre cosi' tanto in qualsiasi altra situazione che il confronto non ha neppure senso farlo.
Allego un disegno che schematizza visivamente quanto detto.
Ciao
Attilio
Concordando con lei che la questione sta diventando lunga, la ringrazio per il messaggio che ha allegato ma voglio farle notare che il suo ragionamento logico è fondato su di un assunto errato:
“Dire che un obiettivo non copre il formato significa proprio ricadere nel secondo caso, cioè che avro' la presenza di una vignettatura meccanica” .
Questo non è corretto.
Dire che un obiettivo non copre il formato significa invece che il suo cerchio di buona definizione non copre il formato per il quale è usato.
E tale obbiettivo si comporterà, su quel formato troppo grande per lui, come un normale obiettivo: la copertura aumenterà diminuendo la distanza di messa a fuoco, ed i vari problemi (vignettature, carenze di definizione) si ridurranno diaframmando, dato che stringendo il diaframma il cerchio di buona definizione si allarga (per i novellini, vedete l’effetto foro stenopeico).
Nell’obiettivo in questione, il cerchio di buona definizione è nato troppo stretto e la conferma scritta, Nikon, sono le curve MTF da me a suo tempo citate, che alla focale tele non copre 40 mm di diametro, dato che sia il contrasto che la definizione calano abbondantemente sotto il 60%.
Se a questo cerchio di buona definizione, già sotto il limite, si aggiunge poi che il VR ci mette del suo, negativo, dato che sposta l’immagine in zone definite male dalla cerente copertura, la situazione peggiora e dal suo disegno dovrei trovare un bordo peggio definito degli altri tre col VR acceso, ma non vado a far prove.
Se il cerchio di definizione fosse stato progettato per il formato FX e previsto per l’impiego di una stabilizzazione a gruppo ottico flottante, questa ulteriore erosione di definizione sarebbe stata evitata a VR acceso.
Nel campo tecnico, come in molti altri campi, tutte le teorie sono belle ed affascinanti, ma alla fine contano i risultati, i fatti.
Se viene fatta una banale prova, nelle modalità da me indicate, emergono i risultati da me e da altri ritrovati, e internet ne è ricca.
Per parte mia, riconfermo la carente copertura, ribadendo che non è un problema assolutamente grave, e che è solo alla focale da 200 mm e vicinanze molto prossime, e che il problema sarà mitigato probabilmente fino a scomparire, come ho già detto, riducendo la distanza di messa a fuoco e/o diaframmando, oppure usando duplicatori.
Io avevo preso in considerazione anche il VR, ma non l’avevo, a ragion veduta, citato, dato che non sapevo come funzionava esattamente, e ringrazio l’ospite che in questa discussione cita l’indirizzo ove vi è la spiegazione; immaginavo il suo funzionamento, ma non voglio scrivere inesattezze; nelle ottiche che facciamo noi nel gruppo, più sofisticate, usiamo specchi, ed anche quelli, a volte ci mettono del loro, in peggio, nelle prestazioni.
Comunque il VR sul mio 105 mm micro non porta problema alcuno quando acceso, almeno non rilevabile nelle foto correnti, forse l’ottica copre bene, chissà, ma, alla fine non importa, ed hanno ragione i tecnici della Zeiss: in fotografia, quello che non si vede non conta.
Ma quello che si vede, invece, conta.
Lei giustamente sta dicendo che, per sua esperienza personale, trova prestazioni migliori usando quella ottica nelle seguenti condizioni:
- non usandola alla massima focale.
- non focheggiando all’infinito, ma lavorando in iperfocale, dunque focheggiando a distanze minori.
- spegnendo il VR.
Tragga lei le conclusioni.
Il giudizio sull’acquistare oppure no un’ottica è basato su criteri personali, che a parer mio, vanno sempre rispettati.
Se posso fare poi un’illazione tecnica, solo una mia illazione, che lascia dunque il tempo che trova, quell’obiettivo, è veramente molto “smilzo” nella parte posteriore, e forse qui sta la problematica, dato che deve alloggiare anche un gruppo ottico flottante ed il diametro è veramente stretto: forse un centrimetro di più e questa leggera problematica non sarebbe esistita.
Ritenendo di aver esaurito la questione, gradisca i miei più distinti saluti.