Risultato della ricerca: ville
leonardo_lb
...e Buon Capodanno 2017 a tutti !!...chiaramente la Villa non e' la mia...passaggio a Villa Pisani,una delle Ville Venete,facendo scalo da Venezia a Padova sul fiume Brenta...
apifferi
Veduta di Villa Durini (arch. Amati) con cascine sottostanti. Foto già pubblicata, ma rivista e corretta, spero migliorata.
Promettente55
Una strada del 1260,lunga circa 130 mt, a Ville franche sur Mer,l'antica Villa Franca,nome che deriva dal fatto che non si pagassero tasse per sostare nella sua rada,ben riparata dai venti
michelezecchin
Foto Meritevole - Concorso Fotografico Nazionale 2013 \"Il Burchiello e le Ville Venete della Riviera del Brenta\"
alfapegaso
Villa Almerico Capra detta La Rotonda Combinazione di volumi perfetti, cubo e sfera, con gli spigoli orientati verso i punti cardinali; è l'icona universale delle Ville Palladiane.
mariadb
Ville Venete; Villa di Maser Capolavoro di Andrea Palladio e abitata dai propietari.
mariadb
Ville Venete; Villa di Maser capolavoro di Andrea Palladio
MAURY06
Era l'antica pescheria, ora è diventato un laghetto, dove i turisti possono farsi un giro in gondola (fuori luogo)
en.giuliani
Per chi non è della Capitale, il Muro Torto è un antico muro di costruzione di Roma che dà il nome al viale del Muro Torto, alle spalle del Pincio e al confine con villa Borghese. Si tratta di un resto databile alla fine dell'età repubblicana che sosteneva il pendio sul lato dove insistevano le ville gentilizie quali quella degli Anicii, degli Acilii e dei Pinci (che diedero il nome alla collina). Oggi sul sito si trovano il parco del Pincio e villa Medici. Il muro venne poi inglobato nelle Mura aureliane. Nella Roma pontificia presso il Muro Torto erano sepolti i suicidi, i ladri, i vagabondi e le prostitute. [da Wikipedia]
nikiseicarri
La grotta di Seiano è un traforo lungo 770 m, scavato in epoca romana nella pietra tufacea della collina di Posillipo, che congiunge la piana di Bagnoli (via Coroglio) con il vallone della Gaiola. Deve il nome a Lucio Elio Seiano, prefetto di Tiberio, che nel I secolo d.c. ne commissionò l'allargamento e la sistemazione. La galleria fu realizzata una cinquantina di anni prima dall'architetto Lucio Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa, per collegare la villa di Publio Vedio Pollione e le altre ville patrizie di Pausilypon ai porti di Puteoli e Cumae. Lucio Cocceio Aucto fu colui che creò il più lungo traforo ad oggi conosciuto di epoca romana, che collegava, anzi sarebbe meglio dire collega, il Lago d'Averno con la città di Cuma e che fu commissionato da Ottaviano Augusto, che divenne a morte di Pollione il proprietario della villa, per raggiungere rapidamente la sua flotta, che all'epoca risiedeva nell'allora Port Julius nel Lucrino, prima di essere spostata nella rada di Miseno. La galleria, orientata in direzione est-ovest, si estende per circa 770 metri, con un tracciato quasi rettilineo, con diverse pendenze, anche se minime, che vanno a condizionare la stessa sia in altezza che in larghezza; dalla parete sud si aprono tre cunicoli secondari, terminanti con aperture a strapiombo sulla baia, che forniscono luce ed aerazione. Caduta in disuso e dimenticata nel corso dei secoli, fu rinvenuta casualmente durante i lavori per una nuova strada nel 1841 e subito riportata alla luce e resa percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone, diventando meta di turisti. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo per gli abitanti di Bagnoli; gli eventi bellici ed alcune frane nel corso degli anni cinquanta la riportarono in uno stato di abbandono. Simpatica la storia secondo la quale, di tanto in tanto, un bambino di nome Michele compare e scompare. Fu lui, secondo la leggenda, ad indicare la strada ai Borbone per ritrovare il collegamento ad est.
Marco.G_70
Qualcuno mi ha fatto venire nostalgia di Parigi .....
luisgio
una delle splendide ville venete
phylos68
In questo luogo di serenità claustrale nacque la famosa sfogliatella "Santarosa". Le monache non capirono subito la straordinaria invenzione dolciaria che avevano fatto e che sarebbe diventata tipica della tradizione napoletana. Immediatamente la sua bontà fu apprezzata e le suore, visto il successo, le diedero il nome della loro protettrice. A causa della legge del 1866, la casa religiosa fu soppressa e le monache che vi abitavano vi rimasero fino alla morte. L'ultima suora morì nel 1912 e lasciò tutti i beni al comune. Seguirono dodici anni di incuria finché nel 1924 un albergatore romano, Massimiliano Marcucci, che insieme con il fratello ed un altro socio, gestiva alberghi di lusso come il San Domenico Palace Hotel a Taormina e l'hotel de la Ville a Roma acquistò la struttura[1]. Il luogo fu ristrutturato come hotel, ma preservandone l'aspetto originale; tra gli ospiti noti che vi hanno dimorato, l'attore Eduardo De Filippo ne rimase entusiasta, lasciando nel libro degli ospiti la seguente frase[1]: (NAP) « Io ccà me sento monaco, me sento nato monaco, vulesse murì monaco. » (IT) « Io qui mi sento monaco, mi sento nato monaco, vorrei morire monaco. »
Maricetta
Sono diversi i chioschetti in stile Liberty di Ribaudo. Poco resta di quell'epoca, il "Sacco di Palermo" (alias la mafia e la politica locale), tra la fine degli anni '50 e l'inizio del decennio successivo è stato devastante. La Palermo di una volta è sparita quasi del tutto sotto i colpi di piccone di quello che definiamo comunemente il boom edilizio. Una strage infinita di ville e villini di una bellezza infinita, sparite anche nel giro di una notte. Uno schifo immane.