Risultato della ricerca: corna
AlessandroBellavia
La cavalletta dalle corna corte è un ortottero della famiglia Acrididae le cui dimensioni non superano i 2cm negli adulti; si nutre di piante e il suo habitat ideale è la sterpaglia, dove riesce a mimetizzarsi grazie alla sua livrea che può variare dal grigio al marrone, come nel caso dell'esemplare in foto.
mauriziot
...... maschio, di circa 5 anni, pronto per la stagione degli amori; Parco Nazionale d'Abruzzo, agosto 2019
mauriziot
... una foto dedicata a MaxNital, che lo scorso anno aveva dissentito sulla mia scelta di riprendere in primo piano la testa del cervo e la sua bocca nel gesto del bramito, tagliando parte delle corna. L'immagine in primissimo piano mi sembrava efficace , e rimango ancora di questa idea, ma l'insieme è pure di grande impatto. Peccato che la foto non possa esprimere il suono. IAAP Gold Medal International photo salone Kiccevo, Macedonia; 3F Gold Medal a Snapshot 2022; Salon Gold Medal Balkan Circuit Novi SaD, 2022; SF Gold Medal , LIGHT and SHADE International Salon,2022, Kolkata, India ; PSA Honourable Mention, Belgium Digital Circuit 2022, Lessines; Salon Silver medal Morava International photo art Contest; Salon Silver Medal, Astibo Spring Macedonia; MOL bronzo Medal Reflex 2022, Bar, Montenegro; IAPP Ribbon, Otofocus Diploma; COS Diploma al 1° Anatolian International Circuit, Ankara, Turchia; IPN Bronze Medal, Dhaulagiri International salon, Nepal; ammessa a numerosi Contest FIAP, IAAP, PSA. Parco nazionale d'Abruzzo, settembre 2021
IvoMarkes
Il Lago del Gleno è situato in Val di Scalve nella parte iniziale di una lunga vallata che risale a nord verso l\'omonimo monte (m. 2882) e i Passi Bondione (m. 2680) e Belviso (m. 2518). Il primo dicembre 1923 alle ore 7.15 le dieci arcate centrali della diga del Gleno cedettero trascinando a valle sei milioni di metri cubi d\'acqua, fango e detriti. La furia si abbatté sugli abitati di Bueggio, Dezzo, Gorzone, Boario e Corna di Darfo e dopo 45 minuti terminò la sua corsa nel Lago d\'Iseo lasciandosi dietro 356 morti e immani disastri. Il 3 dicembre 1923 giunsero a Darfo a commemorare le vittime il Re Vittorio Emanuele III e Gabriele d\'Annunzio. A causa dell\'impraticabilità delle strade, nessuna autorità poté visitare Angolo Terme e Mazzunno. Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò ed il progettista ingegner Santangelo per l\'omicidio colposo di circa 500 persone. Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori erano stati eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) ed in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d\'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale. Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l\'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi più 7.500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena di soli due anni e annullata la multa. Attualmente rimangono i due tronconi laterali, uniti da un piccolo muro realizzato allo scopo di impedire il totale deflusso dell\'acqua.
Titti52
Cima della Corna Bianca in val Cadino
claudio-lm
Il popolo "Herero" " pastori Bantu'" I cappelli delle donne ricordano le corna degli animali ), furono sottomessi dopo varie ribellioni ai coloni Tedeschi e Olandesi
pietrolannunziata
PIETRAPERTOSA E IL MISTERO DEL MAJO. Lo spirito di don Oreste Ettorre, l’erudito parroco di Pietrapertosa, aleggia e racconta ancora, con dotte citazioni, il fascino misterioso del «majo», celebrato in onore del Solstizio d’estate con l’ecatombe, il sacrificio di cento buoi. Il corteo si avviava da Castro Laureoso, l’antica Laurenzana, preceduto da un tronco di lauro o di agrifoglio, trascinato da una coppia di buoi. Seguivano i buoi espiatori, bendati e ornati alle corna di focacce di farro. La centralità dell’albero nelle feste risale all’antichità.
vito.s
La Corna Bianca è una piccola formazione rocciosa che si nota lungo il sentiero che si addentra nell’alta val Cadino. Il suo calcare bianchissimo forma una sabbia bianca che si è depositata sul sentiero sottostante
en.giuliani
Ascolta, dea regina, portatrice di luce, Luna divina, Mene dalle corna di toro, che corri di notte, ti aggiri nell\'aria, notturna, portatrice di fiaccole, fanciulla, Mene dai begli astri, crescente e calante, femmina e maschio, splendente, ami i cavalli, madre del tempo, portatrice di frutti, luminosa, triste, che rischiari, ti accendi di notte, che tutto vedi, ami la veglia, ti circondi di begli astri, godi della tranquillità e della notte felice, Lampetie, dispensatrice di grazia, porti a compimento, ornamento della notte, guida degli astri, dall\'ampio manto, dal moto circolare, fanciulla sapientissima, vieni, beata, benevola, dai begli astri, del tuo splendore rifulgente, salvando i tuoi nuovi supplici, fanciulla. Dagli Inni Orfici. In una strada di Perth ... l\'occhio fotografico di mia figlia Chiara.
conci82
La leggenda narra che anticamente i cittadini di Cividale si riunirono in assemblea per escogitare il modo di costruire un solido ponte in pietra, che congiungesse le due sponde del Natisone. Non riuscendo a concludere nulla, invocarono il Diavolo. Quest’ultimo si presentò con tanto di occhi rossi, coda, corna, offrendo il proprio aiuto per la realizzazione del ponte ma, pretendendo in cambio, l’anima del primo cividalese che vi sarebbe transitato. L’assemblea accettò le condizioni del Diavolo, il quale in una sola notte edificò la struttura. Ci fu anche l’intervento della madre del Maligno che trasportò nel suo grembiule un grande masso (su quest’ultimo poggia ancor oggi il pilastro centrale del ponte) e lo depose nel bel mezzo del fiume. La mattina seguente il Diavolo pretese la ricompensa. Egli venne però ingannato, infatti, i cividalesi fecero attraversare il ponte da un cane (o gatto secondo un’altra versione della leggenda). Il Diavolo cercò di distruggere la costruzione ma una Croce, seguita dal popolo, lo mise in fuga.
GIANLUCAPARTENGO
Uno splendido esemplare maschio adulto di Daino.
Daniela_Rosso
Bruce, un mese e mezzo, capretto molto vanitoso
IvoMarkes
Il Lago del Gleno è situato in Val di Scalve nella parte iniziale di una lunga vallata che risale a nord verso l\'omonimo monte (m. 2882) e i Passi Bondione (m. 2680) e Belviso (m. 2518). Il primo dicembre 1923 alle ore 7.15 le dieci arcate centrali della diga del Gleno cedettero trascinando a valle sei milioni di metri cubi d\'acqua, fango e detriti. La furia si abbatté sugli abitati di Bueggio, Dezzo, Gorzone, Boario e Corna di Darfo e dopo 45 minuti terminò la sua corsa nel Lago d\'Iseo lasciandosi dietro 356 morti e immani disastri. Il 3 dicembre 1923 giunsero a Darfo a commemorare le vittime il Re Vittorio Emanuele III e Gabriele d\'Annunzio. A causa dell\'impraticabilità delle strade, nessuna autorità poté visitare Angolo Terme e Mazzunno. Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò ed il progettista ingegner Santangelo per l\'omicidio colposo di circa 500 persone. Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori erano stati eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) ed in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d\'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale. Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l\'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi più 7.500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena di soli due anni e annullata la multa. Attualmente rimangono i due tronconi laterali, uniti da un piccolo muro realizzato allo scopo di impedire il totale deflusso dell\'acqua.
rotisciani
daini in combattimento
BuroLSK
Cervi pomellati fotografati nella giungla