Risultato della ricerca: sezioni
leonardo_lb
Scozia 2012:Smoo Cave,sulla costa Nord Occidentale delle Highlands,una grotta marina con un piccolo fiume che l\'attraversa.Vi si arriva da una ripida discesa fino all\'insenatura sulla costa,dove l\'acqua di mare incontra il fiume che scorre dopo la caduta attraverso due sezioni della grotta con un assordante boato.La grotta si apre come una grande caverna nelle scogliere di pietra calcarea.
gian_dudu
Milano - galleria Vittorio Emanuele . Sezioni prospettiche .
Andrea Pace
Garbatella #1 Il 18 febbraio 1920 inizia la costruzione del quartiere Garbatella. Il Re, Vittorio Emanuele II, posa la prima pietra in Piazza Benedetto Brin. L’idea era, all’epoca, di dare casa ai lavoratori che sarebbero stati impiegati nel futuro porto di Roma. Interno alla città, accessibile dal mare attraverso un canale parallelo al Tevere, opera pubblica che non vide mai la luce. Garbatella rimase comunque un quartiere a vocazione operaia, edificato secondo il modello della “città giardino”. L’idea di Città Giardino ha origine in Inghilterra durante la metà del XIX secolo. In quel periodo cresce l’industria e aumenta la popolazione dei centri urbani che si espandono in maniera caotica e spesso degradata. Ebenezer Howard, che sviluppò il concetto di “città giardino”, voleva salvare la città e fermare l’abbandono della campagna. La progettazione di questo nuovo tipo di città doveva quindi tener conto di tutti gli aspetti della vita umana, rispettando le esigenze primarie dell’individuo. Si pensò quindi a nuclei abitativi formati da residenze unifamiliari, immerse nel verde, collegate tra loro, con servizi, negozi, teatri, chiese, zone produttive e zone amministrative, in modo tale da rendere questi centri completamente autosufficienti. A Roma furono avviati diversi progetti di questo genere, Tufello e Monte Sacro, San Saba e Garbatella, solo quest’ultimo fu completato. Il quartiere, nel suo nucleo storico si presenta composto da palazzine basse che affacciano su cortili interni, ogni gruppo di case fa parte di un ‘lotto’, i lotti sono numerati. Una realtà unica nella città di Roma. Intorno un continuo mutamento. A mutare velocemente è, infatti, il contesto che circonda questo piccola realtà, trascinando tutto con la sua forza sociale. Garbatella fu edificata praticamente fuori Roma, oggi la continua espansione della città la ingloba, nella percezione collettiva è ormai un quartiere centrale, servito dalla metropolitana. Oltre ai lotti nel quartiere storico sono presenti due condomini chiamati ‘Alberghi Rossi’, usati per le operazioni di sfollamento nel ventennio fascista, ma anche come strutture di confino politico. Il ceto operaio che ha abitato Garbatella fino a pochi anni fa viene sostituito dalla classi medie e alte, che adesso possono acquistare le case dei lotti, vendute dall’Ente case popolari. Anche la vicinanza dell’università, ‘Roma Tre’, del palazzo della Regione Lazio, del centro commerciale dedicato al cibo, ‘Eataly’, favorisce questo processo. In futuro la costruzione di un gigantesco centro commerciale generalista, con all’interno quello che resta dell’originale progetto della Città dei Ragazzi, non farà che accelerare il mutamento in atto. Nello scoprire Garbatella è quasi obbligatorio misurasi con lo stereotipo della ‘comunità felice’. Un’idea mutuata direttamente da quella di ‘città giardino’. I cortili dei lotti sembrano essere degli spazi ideali di gioco per bambini e di incontro per adulti, ma spesso non è così e le stesse forme di anomia ed individualismo presenti in altre parti della città non vengono superate, le originali forme urbanistiche del quartiere non sembrano attivare autonomamente processi spontanei di socializzazione. Ma a differenza di altri spazi urbani è forte la presenza di corpi intermedi della società, oltre alle classiche istituzioni, ne cito alcuni a titolo di esempio: una delle più grandi sezioni, per numero di iscritti, dell’ex PCI, oggi sezione di Sinistra Ecologia e Libertà; il CSOA ‘La Strada’ presente da oltre 18 anni con le sue attività nel quartiere, ma anche nella città; tantissime associazioni dedicate alla musica, allo sport, agli anziani del quartiere; la memoria storica del circolo anarchico e archivio storico ‘Carlo Cafiero’, ‘Casetta Rossa’ uno spazio animato da un collettivo di attivisti e attiviste. Non è un elenco esaustivo e non vuole esserlo. Il conflitto sociale è presente nelle sue innumerevoli forme. Proprio davanti al Palazzo della Regione Lazio, mega costruzione simbolo tangibile del potere [e dei lussi] della politica, alcune case sono occupate a scopo abitativo; una comunità di persone che rivendica il diritto all’abitare con un percorso difficile e fieramente ostinato. L’immagine di Piero Bruno, giovane abitante del quartiere, vittima della violenza dello stato, campeggia su una delle sue vie principali. Ma ancora i tantissimi manifesti che si incontrano nelle vie e richiamano l’attenzione su iniziative politiche e di dibattito se non manifestazioni e cortei, sono la testimonianza della grande passione politica che incendia questa parte di Roma. E’ giusto interrogarsi sui processi della storia, come chiave di interpretazione del presente. Ma ancora più importante è interrogarsi sul futuro. Cosa è oggi Garbatella e cosa offre di originale e unico? Cosa è necessario proteggere dall’incessante ed inarrestabile processo di mutamento del contesto sociale, economico e funzionale urbano? Qui sicuramente entrano in gioco gli interessi diversi dei diversi ruoli sociali che ognuno è chiamato ad intepretare, o sceglie di interpretare, e sembrano oggi combattere, a Garbatella, importati persistenze contro l’imperante imposto bisogno di individualismo, presentato come strumento di estrema sopravvivenza, quando forse proprio nel tempo della ‘crisi’ la parola solidarietà e lotta sarebbero le più appropriate.
Andrea Pace
Garbatella #1 Il 18 febbraio 1920 inizia la costruzione del quartiere Garbatella. Il Re, Vittorio Emanuele II, posa la prima pietra in Piazza Benedetto Brin. L’idea era, all’epoca, di dare casa ai lavoratori che sarebbero stati impiegati nel futuro porto di Roma. Interno alla città, accessibile dal mare attraverso un canale parallelo al Tevere, opera pubblica che non vide mai la luce. Garbatella rimase comunque un quartiere a vocazione operaia, edificato secondo il modello della “città giardino”. L’idea di Città Giardino ha origine in Inghilterra durante la metà del XIX secolo. In quel periodo cresce l’industria e aumenta la popolazione dei centri urbani che si espandono in maniera caotica e spesso degradata. Ebenezer Howard, che sviluppò il concetto di “città giardino”, voleva salvare la città e fermare l’abbandono della campagna. La progettazione di questo nuovo tipo di città doveva quindi tener conto di tutti gli aspetti della vita umana, rispettando le esigenze primarie dell’individuo. Si pensò quindi a nuclei abitativi formati da residenze unifamiliari, immerse nel verde, collegate tra loro, con servizi, negozi, teatri, chiese, zone produttive e zone amministrative, in modo tale da rendere questi centri completamente autosufficienti. A Roma furono avviati diversi progetti di questo genere, Tufello e Monte Sacro, San Saba e Garbatella, solo quest’ultimo fu completato. Il quartiere, nel suo nucleo storico si presenta composto da palazzine basse che affacciano su cortili interni, ogni gruppo di case fa parte di un ‘lotto’, i lotti sono numerati. Una realtà unica nella città di Roma. Intorno un continuo mutamento. A mutare velocemente è, infatti, il contesto che circonda questo piccola realtà, trascinando tutto con la sua forza sociale. Garbatella fu edificata praticamente fuori Roma, oggi la continua espansione della città la ingloba, nella percezione collettiva è ormai un quartiere centrale, servito dalla metropolitana. Oltre ai lotti nel quartiere storico sono presenti due condomini chiamati ‘Alberghi Rossi’, usati per le operazioni di sfollamento nel ventennio fascista, ma anche come strutture di confino politico. Il ceto operaio che ha abitato Garbatella fino a pochi anni fa viene sostituito dalla classi medie e alte, che adesso possono acquistare le case dei lotti, vendute dall’Ente case popolari. Anche la vicinanza dell’università, ‘Roma Tre’, del palazzo della Regione Lazio, del centro commerciale dedicato al cibo, ‘Eataly’, favorisce questo processo. In futuro la costruzione di un gigantesco centro commerciale generalista, con all’interno quello che resta dell’originale progetto della Città dei Ragazzi, non farà che accelerare il mutamento in atto. Nello scoprire Garbatella è quasi obbligatorio misurasi con lo stereotipo della ‘comunità felice’. Un’idea mutuata direttamente da quella di ‘città giardino’. I cortili dei lotti sembrano essere degli spazi ideali di gioco per bambini e di incontro per adulti, ma spesso non è così e le stesse forme di anomia ed individualismo presenti in altre parti della città non vengono superate, le originali forme urbanistiche del quartiere non sembrano attivare autonomamente processi spontanei di socializzazione. Ma a differenza di altri spazi urbani è forte la presenza di corpi intermedi della società, oltre alle classiche istituzioni, ne cito alcuni a titolo di esempio: una delle più grandi sezioni, per numero di iscritti, dell’ex PCI, oggi sezione di Sinistra Ecologia e Libertà; il CSOA ‘La Strada’ presente da oltre 18 anni con le sue attività nel quartiere, ma anche nella città; tantissime associazioni dedicate alla musica, allo sport, agli anziani del quartiere; la memoria storica del circolo anarchico e archivio storico ‘Carlo Cafiero’, ‘Casetta Rossa’ uno spazio animato da un collettivo di attivisti e attiviste. Non è un elenco esaustivo e non vuole esserlo. Il conflitto sociale è presente nelle sue innumerevoli forme. Proprio davanti al Palazzo della Regione Lazio, mega costruzione simbolo tangibile del potere [e dei lussi] della politica, alcune case sono occupate a scopo abitativo; una comunità di persone che rivendica il diritto all’abitare con un percorso difficile e fieramente ostinato. L’immagine di Piero Bruno, giovane abitante del quartiere, vittima della violenza dello stato, campeggia su una delle sue vie principali. Ma ancora i tantissimi manifesti che si incontrano nelle vie e richiamano l’attenzione su iniziative politiche e di dibattito se non manifestazioni e cortei, sono la testimonianza della grande passione politica che incendia questa parte di Roma. E’ giusto interrogarsi sui processi della storia, come chiave di interpretazione del presente. Ma ancora più importante è interrogarsi sul futuro. Cosa è oggi Garbatella e cosa offre di originale e unico? Cosa è necessario proteggere dall’incessante ed inarrestabile processo di mutamento del contesto sociale, economico e funzionale urbano? Qui sicuramente entrano in gioco gli interessi diversi dei diversi ruoli sociali che ognuno è chiamato ad intepretare, o sceglie di interpretare, e sembrano oggi combattere, a Garbatella, importati persistenze contro l’imperante imposto bisogno di individualismo, presentato come strumento di estrema sopravvivenza, quando forse proprio nel tempo della ‘crisi’ la parola solidarietà e lotta sarebbero le più appropriate.
robertosacco96
La Torre dell'Oro è una torre di avvistamento militare nata per controllare gli accessi alla città di Siviglia dal fiume Guadalquivir e deve il suo nome al bagliore dorato che in esso riflette. È composta da tre sezioni: la prima, a pianta dodecagonale, costruita tra il 1220 e il 1221 per ordine del califfo degli Almohadi Abu Ya'qub Yusuf II; la seconda, anch'essa a pianta dodecagonale, venne fatta costruire nel XIV secolo dal re Pietro I di Castiglia; la terza, cilindrica e coronata da una cupola dorata, venne costruita nel 1760 dall'ingegnere militare Sebastian Van der Brocht. In seguito agli ultimi restauri, la torre è diventata sede del Museo Navale di Siviglia.
robertosacco96
La Torre dell'Oro è una torre di avvistamento militare nata per controllare gli accessi alla città di Siviglia dal fiume Guadalquivir e deve il suo nome al bagliore dorato che in esso riflette. È composta da tre sezioni: la prima, a pianta dodecagonale, costruita tra il 1220 e il 1221 per ordine del califfo degli Almohadi Abu Ya'qub Yusuf II; la seconda, anch'essa a pianta dodecagonale, venne fatta costruire nel XIV secolo dal re Pietro I di Castiglia; la terza, cilindrica e coronata da una cupola dorata, venne costruita nel 1760 dall'ingegnere militare Sebastian Van der Brocht. In seguito agli ultimi restauri, la torre è diventata sede del Museo Navale di Siviglia.
Davidegoldinfoto
Ho scattato questa foto presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Prima di avvicinarmi alle finestre per ammirare lo splendido paesaggio della città Toscana, sono stato catturato dalla visione di queste persone che prendevano posto in ciascuna finestra come a formare quattro sezioni diverse, che ammiravano lo stesso paesaggio, ma interpretandolo ognuno a proprio piacere, creandone un ricordo da portare con sé in futuro.
aurelionegroni
Museo alfa Romeo Rimani sorpreso dalla bellezza del percorso. Il Made in Italy ha veramente pochi rivali! Il percorso museale, strutturato in sei semi-piani, comprende i 69 modelli che maggiormente hanno segnato non solo l’evoluzione del marchio, ma la storia stessa dell’auto. Dalla prima vettura A.L.F.A., la 24 HP, alle leggendarie vincitrici delle Mille Miglia come la 6C 1750 Gran Sport di Tazio Nuvolari, dalle 8C carrozzate Touring alla Gran Premio 159 “Alfetta 159” campione del Mondo di Formula 1 con Juan Manuel Fangio; dalla Giulietta, vettura iconica degli anni ´50, alla 33 TT 12. L’essenza del marchio è condensata in tre principi: la Timeline, che rappresenta la continuità industriale; la Bellezza, che unisce stile e design; la Velocità, sintesi di tecnologia e leggerezza. A ogni principio corrisponde un piano del Museo. Diverse le sezioni tematiche: dalle persone che hanno scritto la storia Alfa Romeo ai “maestri dello stile” e del design, dall’Alfa Romeo nel cinema al “Fenomeno Giulietta”, dalla Formula 1 al “progetto 33” fino ad arrivare al “tempio della vittoria” con i protagonisti degli straordinari successi Alfa Romeo. Il viaggio attraverso il mito si chiude con un finale ludico e spettacolare: le “bolle emozionali” dedicate all’esperienza del mondo Alfa Romeo, con filmati a realtà virtuale a 360 gradi, e una sala immersiva in cui il visitatore, seduto su poltrone interattive, può assistere alla proiezione 4D di filmati dedicati ai leggendari successi Alfa
michelesala75
Una delle sezioni dismesse all'interno dei 56 ettari occupati della centrale termoelettrica a olio/gas di Turbigo, sulla sponda destra del Naviglio Grande.
Andrea Pace
Garbatella #1 Il 18 febbraio 1920 inizia la costruzione del quartiere Garbatella. Il Re, Vittorio Emanuele II, posa la prima pietra in Piazza Benedetto Brin. L’idea era, all’epoca, di dare casa ai lavoratori che sarebbero stati impiegati nel futuro porto di Roma. Interno alla città, accessibile dal mare attraverso un canale parallelo al Tevere, opera pubblica che non vide mai la luce. Garbatella rimase comunque un quartiere a vocazione operaia, edificato secondo il modello della “città giardino”. L’idea di Città Giardino ha origine in Inghilterra durante la metà del XIX secolo. In quel periodo cresce l’industria e aumenta la popolazione dei centri urbani che si espandono in maniera caotica e spesso degradata. Ebenezer Howard, che sviluppò il concetto di “città giardino”, voleva salvare la città e fermare l’abbandono della campagna. La progettazione di questo nuovo tipo di città doveva quindi tener conto di tutti gli aspetti della vita umana, rispettando le esigenze primarie dell’individuo. Si pensò quindi a nuclei abitativi formati da residenze unifamiliari, immerse nel verde, collegate tra loro, con servizi, negozi, teatri, chiese, zone produttive e zone amministrative, in modo tale da rendere questi centri completamente autosufficienti. A Roma furono avviati diversi progetti di questo genere, Tufello e Monte Sacro, San Saba e Garbatella, solo quest’ultimo fu completato. Il quartiere, nel suo nucleo storico si presenta composto da palazzine basse che affacciano su cortili interni, ogni gruppo di case fa parte di un ‘lotto’, i lotti sono numerati. Una realtà unica nella città di Roma. Intorno un continuo mutamento. A mutare velocemente è, infatti, il contesto che circonda questo piccola realtà, trascinando tutto con la sua forza sociale. Garbatella fu edificata praticamente fuori Roma, oggi la continua espansione della città la ingloba, nella percezione collettiva è ormai un quartiere centrale, servito dalla metropolitana. Oltre ai lotti nel quartiere storico sono presenti due condomini chiamati ‘Alberghi Rossi’, usati per le operazioni di sfollamento nel ventennio fascista, ma anche come strutture di confino politico. Il ceto operaio che ha abitato Garbatella fino a pochi anni fa viene sostituito dalla classi medie e alte, che adesso possono acquistare le case dei lotti, vendute dall’Ente case popolari. Anche la vicinanza dell’università, ‘Roma Tre’, del palazzo della Regione Lazio, del centro commerciale dedicato al cibo, ‘Eataly’, favorisce questo processo. In futuro la costruzione di un gigantesco centro commerciale generalista, con all’interno quello che resta dell’originale progetto della Città dei Ragazzi, non farà che accelerare il mutamento in atto. Nello scoprire Garbatella è quasi obbligatorio misurasi con lo stereotipo della ‘comunità felice’. Un’idea mutuata direttamente da quella di ‘città giardino’. I cortili dei lotti sembrano essere degli spazi ideali di gioco per bambini e di incontro per adulti, ma spesso non è così e le stesse forme di anomia ed individualismo presenti in altre parti della città non vengono superate, le originali forme urbanistiche del quartiere non sembrano attivare autonomamente processi spontanei di socializzazione. Ma a differenza di altri spazi urbani è forte la presenza di corpi intermedi della società, oltre alle classiche istituzioni, ne cito alcuni a titolo di esempio: una delle più grandi sezioni, per numero di iscritti, dell’ex PCI, oggi sezione di Sinistra Ecologia e Libertà; il CSOA ‘La Strada’ presente da oltre 18 anni con le sue attività nel quartiere, ma anche nella città; tantissime associazioni dedicate alla musica, allo sport, agli anziani del quartiere; la memoria storica del circolo anarchico e archivio storico ‘Carlo Cafiero’, ‘Casetta Rossa’ uno spazio animato da un collettivo di attivisti e attiviste. Non è un elenco esaustivo e non vuole esserlo. Il conflitto sociale è presente nelle sue innumerevoli forme. Proprio davanti al Palazzo della Regione Lazio, mega costruzione simbolo tangibile del potere [e dei lussi] della politica, alcune case sono occupate a scopo abitativo; una comunità di persone che rivendica il diritto all’abitare con un percorso difficile e fieramente ostinato. L’immagine di Piero Bruno, giovane abitante del quartiere, vittima della violenza dello stato, campeggia su una delle sue vie principali. Ma ancora i tantissimi manifesti che si incontrano nelle vie e richiamano l’attenzione su iniziative politiche e di dibattito se non manifestazioni e cortei, sono la testimonianza della grande passione politica che incendia questa parte di Roma. E’ giusto interrogarsi sui processi della storia, come chiave di interpretazione del presente. Ma ancora più importante è interrogarsi sul futuro. Cosa è oggi Garbatella e cosa offre di originale e unico? Cosa è necessario proteggere dall’incessante ed inarrestabile processo di mutamento del contesto sociale, economico e funzionale urbano? Qui sicuramente entrano in gioco gli interessi diversi dei diversi ruoli sociali che ognuno è chiamato ad intepretare, o sceglie di interpretare, e sembrano oggi combattere, a Garbatella, importati persistenze contro l’imperante imposto bisogno di individualismo, presentato come strumento di estrema sopravvivenza, quando forse proprio nel tempo della ‘crisi’ la parola solidarietà e lotta sarebbero le più appropriate.
Daniele_Galeandro
Museo JEATH della guerra Tra il 1942 e il 1943, Kanchanaburi, in Thalandia, è stato lo scenario in cui si è svolto uno dei tanti tragici avvenimenti della storia: si tratta della costruzione della Ferrovia di Burma, meglio nota come la Ferrovia della Morte. La costruzione è stata eseguita da prigionieri di guerra sotto il controllo giapponese, costretti a lavorare in condizioni disumane e sottoposti a continue torture. In memoria di questi terribili eventi, nel 1977 l’abate di Wot Chai Chumpol Venerable Phra Theppanyasuthee ha deciso di adibire a museo l’area del tempio situata tra i fiumi Khawae Yai e Khwae Noi, in modo da poter conservare una testimonianza di questo periodo e dare prova della crudele abilità dell’uomo di infliggere ogni sorta di atrocità contro i propri pari. Il Museo Il museo JEATH della guerra è una tappa fondamentale per ogni appassionato di storia che voglia conoscere in modo approfondito gli eventi che hanno segnato in modo profondo e drammatico questo paese. Si presenta diviso in due sezioni che riproducono in modo fedelissimo lo scenario in cui si sono svolti gli avvenimenti del periodo di costruzione della Ferrovia della Morte. La prima sezione riguarda nel dettaglio la costruzione della Ferrovia della Morte e l’altra consiste nella fedele ricostruzione delle capanne di canne di bambù in cui dormivano i prigionieri. A ricreare l’atmosfera contribuiscono le tante immagini che rappresentano le terribili condizioni di vita imposte ai tanti giovani uomini che hanno contribuito ai lavori e che hanno perso la vita. Il racconto della vicenda avviene anche tramite dipinti, disegni, armi, strumenti e mappe insieme alle testimonianze scritte lasciate dai sopravvissuti, dai familiari e dagli amici di coloro che hanno qui hanno perso la vita e dagli autori che hanno intervistato i prigionieri che hanno subito le angherie dell’esercito giapponese. La visita al museo costituisce un’esperienza indimenticabile, capace di segnare profondamente i visitatori e di risvegliarne la coscienza tramite una riflessione sull’indescrivibile crudeltà della nostra specie, che pretende di elevarsi come superiore alle altre in quanto dotata di raziocinio ma viene smentita continuamente dalla storia. Curiosità Il nome del museo presenta un acronimo, JEATH, le cui lettere indicano le varie nazionalità coinvolte nella costruzione della ferrovia: giapponese, inglese, australiana, americana, thai e olandese (in inglese: Japanese, English, Australian, American, Thai, Holland). Il film del 2014 di Jonathan Teplitzky, The Railway Man (traduzione italiana: Le due vie del destino), racconta questi eventi ispirandosi all’omonimo bestseller autobiografico di Eric Lomax, un ufficiale dell’esercito britannico mandato in un campo per prigionieri di guerra in Giappone.
Andrea Pace
Garbatella #1 Il 18 febbraio 1920 inizia la costruzione del quartiere Garbatella. Il Re, Vittorio Emanuele II, posa la prima pietra in Piazza Benedetto Brin. L’idea era, all’epoca, di dare casa ai lavoratori che sarebbero stati impiegati nel futuro porto di Roma. Interno alla città, accessibile dal mare attraverso un canale parallelo al Tevere, opera pubblica che non vide mai la luce. Garbatella rimase comunque un quartiere a vocazione operaia, edificato secondo il modello della “città giardino”. L’idea di Città Giardino ha origine in Inghilterra durante la metà del XIX secolo. In quel periodo cresce l’industria e aumenta la popolazione dei centri urbani che si espandono in maniera caotica e spesso degradata. Ebenezer Howard, che sviluppò il concetto di “città giardino”, voleva salvare la città e fermare l’abbandono della campagna. La progettazione di questo nuovo tipo di città doveva quindi tener conto di tutti gli aspetti della vita umana, rispettando le esigenze primarie dell’individuo. Si pensò quindi a nuclei abitativi formati da residenze unifamiliari, immerse nel verde, collegate tra loro, con servizi, negozi, teatri, chiese, zone produttive e zone amministrative, in modo tale da rendere questi centri completamente autosufficienti. A Roma furono avviati diversi progetti di questo genere, Tufello e Monte Sacro, San Saba e Garbatella, solo quest’ultimo fu completato. Il quartiere, nel suo nucleo storico si presenta composto da palazzine basse che affacciano su cortili interni, ogni gruppo di case fa parte di un ‘lotto’, i lotti sono numerati. Una realtà unica nella città di Roma. Intorno un continuo mutamento. A mutare velocemente è, infatti, il contesto che circonda questo piccola realtà, trascinando tutto con la sua forza sociale. Garbatella fu edificata praticamente fuori Roma, oggi la continua espansione della città la ingloba, nella percezione collettiva è ormai un quartiere centrale, servito dalla metropolitana. Oltre ai lotti nel quartiere storico sono presenti due condomini chiamati ‘Alberghi Rossi’, usati per le operazioni di sfollamento nel ventennio fascista, ma anche come strutture di confino politico. Il ceto operaio che ha abitato Garbatella fino a pochi anni fa viene sostituito dalla classi medie e alte, che adesso possono acquistare le case dei lotti, vendute dall’Ente case popolari. Anche la vicinanza dell’università, ‘Roma Tre’, del palazzo della Regione Lazio, del centro commerciale dedicato al cibo, ‘Eataly’, favorisce questo processo. In futuro la costruzione di un gigantesco centro commerciale generalista, con all’interno quello che resta dell’originale progetto della Città dei Ragazzi, non farà che accelerare il mutamento in atto. Nello scoprire Garbatella è quasi obbligatorio misurasi con lo stereotipo della ‘comunità felice’. Un’idea mutuata direttamente da quella di ‘città giardino’. I cortili dei lotti sembrano essere degli spazi ideali di gioco per bambini e di incontro per adulti, ma spesso non è così e le stesse forme di anomia ed individualismo presenti in altre parti della città non vengono superate, le originali forme urbanistiche del quartiere non sembrano attivare autonomamente processi spontanei di socializzazione. Ma a differenza di altri spazi urbani è forte la presenza di corpi intermedi della società, oltre alle classiche istituzioni, ne cito alcuni a titolo di esempio: una delle più grandi sezioni, per numero di iscritti, dell’ex PCI, oggi sezione di Sinistra Ecologia e Libertà; il CSOA ‘La Strada’ presente da oltre 18 anni con le sue attività nel quartiere, ma anche nella città; tantissime associazioni dedicate alla musica, allo sport, agli anziani del quartiere; la memoria storica del circolo anarchico e archivio storico ‘Carlo Cafiero’, ‘Casetta Rossa’ uno spazio animato da un collettivo di attivisti e attiviste. Non è un elenco esaustivo e non vuole esserlo. Il conflitto sociale è presente nelle sue innumerevoli forme. Proprio davanti al Palazzo della Regione Lazio, mega costruzione simbolo tangibile del potere [e dei lussi] della politica, alcune case sono occupate a scopo abitativo; una comunità di persone che rivendica il diritto all’abitare con un percorso difficile e fieramente ostinato. L’immagine di Piero Bruno, giovane abitante del quartiere, vittima della violenza dello stato, campeggia su una delle sue vie principali. Ma ancora i tantissimi manifesti che si incontrano nelle vie e richiamano l’attenzione su iniziative politiche e di dibattito se non manifestazioni e cortei, sono la testimonianza della grande passione politica che incendia questa parte di Roma. E’ giusto interrogarsi sui processi della storia, come chiave di interpretazione del presente. Ma ancora più importante è interrogarsi sul futuro. Cosa è oggi Garbatella e cosa offre di originale e unico? Cosa è necessario proteggere dall’incessante ed inarrestabile processo di mutamento del contesto sociale, economico e funzionale urbano? Qui sicuramente entrano in gioco gli interessi diversi dei diversi ruoli sociali che ognuno è chiamato ad intepretare, o sceglie di interpretare, e sembrano oggi combattere, a Garbatella, importati persistenze contro l’imperante imposto bisogno di individualismo, presentato come strumento di estrema sopravvivenza, quando forse proprio nel tempo della ‘crisi’ la parola solidarietà e lotta sarebbero le più appropriate.
dariomio
Cardiode con separazione in 3 sezioni (Solista Pony 10 al centro)
Andrea Pace
Garbatella #1 Il 18 febbraio 1920 inizia la costruzione del quartiere Garbatella. Il Re, Vittorio Emanuele II, posa la prima pietra in Piazza Benedetto Brin. L’idea era, all’epoca, di dare casa ai lavoratori che sarebbero stati impiegati nel futuro porto di Roma. Interno alla città, accessibile dal mare attraverso un canale parallelo al Tevere, opera pubblica che non vide mai la luce. Garbatella rimase comunque un quartiere a vocazione operaia, edificato secondo il modello della “città giardino”. L’idea di Città Giardino ha origine in Inghilterra durante la metà del XIX secolo. In quel periodo cresce l’industria e aumenta la popolazione dei centri urbani che si espandono in maniera caotica e spesso degradata. Ebenezer Howard, che sviluppò il concetto di “città giardino”, voleva salvare la città e fermare l’abbandono della campagna. La progettazione di questo nuovo tipo di città doveva quindi tener conto di tutti gli aspetti della vita umana, rispettando le esigenze primarie dell’individuo. Si pensò quindi a nuclei abitativi formati da residenze unifamiliari, immerse nel verde, collegate tra loro, con servizi, negozi, teatri, chiese, zone produttive e zone amministrative, in modo tale da rendere questi centri completamente autosufficienti. A Roma furono avviati diversi progetti di questo genere, Tufello e Monte Sacro, San Saba e Garbatella, solo quest’ultimo fu completato. Il quartiere, nel suo nucleo storico si presenta composto da palazzine basse che affacciano su cortili interni, ogni gruppo di case fa parte di un ‘lotto’, i lotti sono numerati. Una realtà unica nella città di Roma. Intorno un continuo mutamento. A mutare velocemente è, infatti, il contesto che circonda questo piccola realtà, trascinando tutto con la sua forza sociale. Garbatella fu edificata praticamente fuori Roma, oggi la continua espansione della città la ingloba, nella percezione collettiva è ormai un quartiere centrale, servito dalla metropolitana. Oltre ai lotti nel quartiere storico sono presenti due condomini chiamati ‘Alberghi Rossi’, usati per le operazioni di sfollamento nel ventennio fascista, ma anche come strutture di confino politico. Il ceto operaio che ha abitato Garbatella fino a pochi anni fa viene sostituito dalla classi medie e alte, che adesso possono acquistare le case dei lotti, vendute dall’Ente case popolari. Anche la vicinanza dell’università, ‘Roma Tre’, del palazzo della Regione Lazio, del centro commerciale dedicato al cibo, ‘Eataly’, favorisce questo processo. In futuro la costruzione di un gigantesco centro commerciale generalista, con all’interno quello che resta dell’originale progetto della Città dei Ragazzi, non farà che accelerare il mutamento in atto. Nello scoprire Garbatella è quasi obbligatorio misurasi con lo stereotipo della ‘comunità felice’. Un’idea mutuata direttamente da quella di ‘città giardino’. I cortili dei lotti sembrano essere degli spazi ideali di gioco per bambini e di incontro per adulti, ma spesso non è così e le stesse forme di anomia ed individualismo presenti in altre parti della città non vengono superate, le originali forme urbanistiche del quartiere non sembrano attivare autonomamente processi spontanei di socializzazione. Ma a differenza di altri spazi urbani è forte la presenza di corpi intermedi della società, oltre alle classiche istituzioni, ne cito alcuni a titolo di esempio: una delle più grandi sezioni, per numero di iscritti, dell’ex PCI, oggi sezione di Sinistra Ecologia e Libertà; il CSOA ‘La Strada’ presente da oltre 18 anni con le sue attività nel quartiere, ma anche nella città; tantissime associazioni dedicate alla musica, allo sport, agli anziani del quartiere; la memoria storica del circolo anarchico e archivio storico ‘Carlo Cafiero’, ‘Casetta Rossa’ uno spazio animato da un collettivo di attivisti e attiviste. Non è un elenco esaustivo e non vuole esserlo. Il conflitto sociale è presente nelle sue innumerevoli forme. Proprio davanti al Palazzo della Regione Lazio, mega costruzione simbolo tangibile del potere [e dei lussi] della politica, alcune case sono occupate a scopo abitativo; una comunità di persone che rivendica il diritto all’abitare con un percorso difficile e fieramente ostinato. L’immagine di Piero Bruno, giovane abitante del quartiere, vittima della violenza dello stato, campeggia su una delle sue vie principali. Ma ancora i tantissimi manifesti che si incontrano nelle vie e richiamano l’attenzione su iniziative politiche e di dibattito se non manifestazioni e cortei, sono la testimonianza della grande passione politica che incendia questa parte di Roma. E’ giusto interrogarsi sui processi della storia, come chiave di interpretazione del presente. Ma ancora più importante è interrogarsi sul futuro. Cosa è oggi Garbatella e cosa offre di originale e unico? Cosa è necessario proteggere dall’incessante ed inarrestabile processo di mutamento del contesto sociale, economico e funzionale urbano? Qui sicuramente entrano in gioco gli interessi diversi dei diversi ruoli sociali che ognuno è chiamato ad intepretare, o sceglie di interpretare, e sembrano oggi combattere, a Garbatella, importati persistenze contro l’imperante imposto bisogno di individualismo, presentato come strumento di estrema sopravvivenza, quando forse proprio nel tempo della ‘crisi’ la parola solidarietà e lotta sarebbero le più appropriate.
alpacigno
E' l'edificio più alto di Marsala (Specola), oltre alla cupola della Chiesa Madre (qui non visibile, ma si trova a sinistra) e un palazzo (sempre vicino) chiamato "Grattacielo" (il perchè ovviamente è riferito all'altezza). Facente parte del "Complesso museale di San Pietro" (qui non visibile), non so se è possibile accedervi: un paio di volte ero andato a visitare il museo Garibaldino (all'interno della struttura) e comunque c'è un'ampio spiazzale e varie strutture attorno - credo - di differente epoca. Una volta era un convento, poi stava andando in rovina e miracolosamente scampato alle intemperie e ristrutturato. All'interno del Complesso museale è possibile visitare varie sezioni (anche archologica, ludoteca e biblioteca) in diversi piani. Il Museo Garibaldino è indubbiamente quello più compelto. Ospitò anche la Coppa del mondo di Calcio vinta dall'Italia nel 2006. Ho volutamente inquadrato un pò verso l'alto (per eliminare i passanti) ed inquadrare la struttura.
michele/manuela
Piazza del Duomo sorge nel cuore del centro storico di Firenze. È dominata dalla mole della cattedrale e degli edifici correlati come il Campanile di Giotto e il Battistero di San Giovanni, anche se l\'ipotetica linea fra Via de\' Martelli e Via Calzaiuoli divide la piazza in due sezioni, con il Battistero nell\'omonima Piazza San Giovanni.