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Provocazione
mendicanti, perchè?
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Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #1
Una cosa è certa: alla visione di una foto di un mendicante o barbone o derelitto, uno dei commenti più comuni e che io stesso ho fatto in molti (forse troppi) casi è stato un po' troppo tranchant. Alzi la mano chi, agli esordi con la sua reflex, non ha fotografato uno di questi emarginati. Sono convinto, senza ovviamente averne le prove, che chiunque abbia nel suo portfolio, almeno una o più foto di questo tenore.
Il Tema è di quelli scottanti. E' giusto fotografarli? E se sì, perchè? E' mancanza di sensibilità? E' voglia di protagonismo? E' eticamente scorretto? E' un insulto alla persona? Se ne sono viste troppe? E chi dice quando sono troppe? Di paesaggi non se ne vedono troppi? Di modelle non se ne vedono troppe? Perchè il "mostrare" le divaricazioni del nostro contemporaneo danno così fastidio? Ci può essere altro, dietro al "fastidio" che "molti "sembrano mostrare alla visione di questi documenti?

Ho affrontato questi discorsi spesso, e devo dire che il parlarne a voce è diverso di come può esserlo da dietro una tastiera. Ogni posizione ha le sue ragion d'essere ma nessuna, pur in contrapposizione con l'altra, è dirimente o riesce a convincere appieno, almeno me.
Vogliamo provare, anche con tutte le difficoltà e i limiti del web, che limita la visione delle espressioni e le inflessioni della voce, a parlarne tra noi (quei quattro gatti che frequentano la sezione)?

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali. Ingrandimento full detail : 276.5 KB
bergat@tiscali.it
Messaggio: #2
E parliamone. Nessun discorso tranchat. Difficilmente fotografo altre persone, meno di tutti coloro che non hanno avuto fortuna nella vita, tranne me stesso cerotto.gif
nuvolarossa
Messaggio: #3
Io ho sempre avuto una sorta di "timore" a fotografare i disperati, così come sono timido quando si tratta di fotografare le persone in genere.
Il problema non è il SE, ma semmai il COME ed il PERCHE'. Tutto si può fotografare ed è lecito fotografare tutto, bisogna vedere però il messaggio che alla fine si vuole veicolare con l'immagine scattata.
Come molti di voi sanno io ho un bimbo piccolo e mi piace molto fotografare i bambini durante i loro giochi, però quando Andrea gioca con bambini che non conosco chiedo sempre il permesso ai genitori per poter fotografare. Al giorno d'oggi uno che fotografa i bambini non viene visto di buon occhio e non mi sento di dare torto a quei genitori che si alterano. Viviamo in tempi "difficili"...
Tornando ai mendicanti e agli "ultimi", purtroppo sono una realtà nelle nostre città e se si fotografano bisogna farlo con rispetto ed educazione, ma soprattutto bisogna chiedersi prima PERCHE' li vogliamo fotografare e che messaggio vogliamo dare...

La foto di Claudio per esempio è S P E T T A C O L A R E ! Ma non tutti possiedono la sua sensibilità....
mandrake81
Messaggio: #4
QUOTE(nuvolarossa @ Aug 31 2009, 10:22 AM) *
Io ho sempre avuto una sorta di "timore" a fotografare i disperati, così come sono timido quando si tratta di fotografare le persone in genere.
Il problema non è il SE, ma semmai il COME ed il PERCHE'. Tutto si può fotografare ed è lecito fotografare tutto, bisogna vedere però il messaggio che alla fine si vuole veicolare con l'immagine scattata.
Come molti di voi sanno io ho un bimbo piccolo e mi piace molto fotografare i bambini durante i loro giochi, però quando Andrea gioca con bambini che non conosco chiedo sempre il permesso ai genitori per poter fotografare. Al giorno d'oggi uno che fotografa i bambini non viene visto di buon occhio e non mi sento di dare torto a quei genitori che si alterano. Viviamo in tempi "difficili"...
Tornando ai mendicanti e agli "ultimi", purtroppo sono una realtà nelle nostre città e se si fotografano bisogna farlo con rispetto ed educazione, ma soprattutto bisogna chiedersi prima PERCHE' li vogliamo fotografare e che messaggio vogliamo dare...

La foto di Claudio per esempio è S P E T T A C O L A R E ! Ma non tutti possiedono la sua sensibilità....




Quoto. Si anche io difficilmente fotograferei quel genere di persone, che io non chiamo nemmeno emarginate..ma "in difficoltà". A me riesce anche difficile rubare foto ad una persona qualunque, non è il genere di fotografia che mi piace.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #5
QUOTE(mandrake81 @ Aug 31 2009, 11:12 AM) *
Quoto. Si anche io difficilmente fotograferei quel genere di persone, che io non chiamo nemmeno emarginate..ma "in difficoltà". A me riesce anche difficile rubare foto ad una persona qualunque, non è il genere di fotografia che mi piace.

La frase in grassetto mi dà un altro spunto di riflessione. Che siano in difficoltà è palese. Il punto è: sono anche emarginati (dalla società)? La risposta per me è, sì! E qui mi riallaccerei al discorso principale, il ritrarre gli "emarginati" può essere una forma di richiamo a questa perchè se ne occupi e preoccupi, magari con foto non fini a se stesse, ma che contrappongano l'opulenza alla disgrazia, o è solo una forma di autocelebrazione, di autocompiacimento, di autoassoluzione?


Luc@imola
Messaggio: #6
Difficilmente anche io riesco a fotografare altre persone, soprattutto in evidente situazione di sofferenza, pero' sono d'accordo che la chiave di lettura del messaggio che si vuole dare con quella foto e' cio' che conta di piu'.
E se il messaggio non e' rispettoso del prossimo si rischia di scadere nel cattivo gusto oltre che ledere i diritti delle persone.
Non e' certo il caso di questa foto di cui ne "comprendo" la provocazione. wink.gif
Negativodigitale
Messaggio: #7
A mio avviso il discrimine tra il si ed il no è lo stesso che ogni fotografo dovrebbe delineare in quasi ogni scatto di quasi ogni genere: il Senso, la ratio, il motivo, il progetto.

I mendicanti (termine assunto convenzionalmente in questo thread ed a cui mi adeguo) sono soggetti facili, proprio ed anche perchè sono per definizione questuanti. Quindi teoricamente disposti a far passare in scondo piano l'importanza di un proprio consenso alla ripresa stessa a fronte di un eventuale e prevedibile o ipotetico compenso. Quindi ancora più deboli.

Personalmente non amo gli scatti fatti a soggetti del genere quando l'autore presuma che lo scatto stesso basti ed avanzi di per sè a giustificarsi. Quando c'è povertà di sentimento, quando l'autore si faccia condizionare dal fatto che quel tipo di foto ha, si sa, un suo pubblico garantito.

Poste queste (mie e personalissime) condizioni, si capisce al volo che di foto interessanti (in questo ed in molti altri generi) ne restano poche.

Paolo

Messaggio modificato da Negativodigitale il Aug 31 2009, 01:27 PM
PAS
Messaggio: #8
Aggiungo provocazione a provocazione.
Spostando leggermente il riferimento da chi fotografa a chi fruisce dell’immagine fotografata e (in questo caso) la stigmatizza.

Non sarà che il nostro disagio (per non dire fastidio) nell’osservare realtà di un’umanità fragile sia figlio del desiderio di non esserne coinvolti emotivamente? di non esserne turbati nell’angolo di vita confortevole che siamo riusciti a ritagliarci nel mondo?.
Non sarò che tale disagio sia figlio minore di quell’indifferenza che ci fa voltare la testa dall’altra parte quando incontriamo questa fragile umanità sulla nostra strada?

La fotografia, nella sua efficacia espressiva, ferma il tempo e ci inchioda davanti a ciò che rappresenta, ci sbatte in faccia il soggetto e ci costringe a pensare.
Non possiamo allungare il passo o voltarci dall’altra parte.
Possiamo solo accettare o rifiutare la realtà che ci viene rappresentata.

E se la rifiutiamo non sarà poi conveniente motivare il rifiuto scaricando sul fotografo che ce la propone l’accusa di essere indiscreto (nel migliore di casi)?
Max Lucotti
Messaggio: #9
QUOTE(PAS @ Aug 31 2009, 04:32 PM) *
Aggiungo provocazione a provocazione.
Spostando leggermente il riferimento da chi fotografa a chi fruisce dell’immagine fotografata e (in questo caso) la stigmatizza.

Non sarà che il nostro disagio (per non dire fastidio) nell’osservare realtà di un’umanità fragile sia figlio del desiderio di non esserne coinvolti emotivamente? di non esserne turbati nell’angolo di vita confortevole che siamo riusciti a ritagliarci nel mondo?.
Non sarò che tale disagio sia figlio minore di quell’indifferenza che ci fa voltare la testa dall’altra parte quando incontriamo questa fragile umanità sulla nostra strada?

La fotografia, nella sua efficacia espressiva, ferma il tempo e ci inchioda davanti a ciò che rappresenta, ci sbatte in faccia il soggetto e ci costringe a pensare.
Non possiamo allungare il passo o voltarci dall’altra parte.
Possiamo solo accettare o rifiutare la realtà che ci viene rappresentata.

E se la rifiutiamo non sarà poi conveniente motivare il rifiuto scaricando sul fotografo che ce la propone l’accusa di essere indiscreto (nel migliore di casi)?


Una riflessione questa che ci dovrebbe far pensare.... se non fotografiamo l'emarginato siamo migliori di quello che lo fotografa?
Forse migliore sarà quello che lo aiuta....noi al limite potremmo essere più rispettosi, ma allo stesso tempo potremmo anche sembrare indifferenti se passiamo oltre.
Una certa fotografia è denuncia sociale, e se lo strumento dello scrittore è la penna, quella del fotografo è la macchina fotografica .
Se lo scrittore ha il diritto di scrivere dell'emarginato, il fotografo non può forse vantare lo stesso diritto e fotografarlo?

Ciao Max


Giorgio Baruffi
Messaggio: #10
continuiamo con le provocazioni:

non è che la fotografia di qualcuno che soffre di disagio sociale, qualsiasi sia, "vende" maggiormente? (nei forum, nei fooclub, fra gli amici...)

solitamente, ed è il mio umilissimo parere, con quel tipo di fotografia non è che si rischia di soddisfare esclusivamente il proprio ego fotografico?

quanti di noi (io incluso) hanno scambiato quattro chiacchiere con queste persone, e solo dopo hanno chiesto se potevano eseguire uno scatto? (magari, brutto a dirsi ma meglio di molte altre cose, hanno lasciato qualche euro alla persona?)

a voi la palla e grazie a Claudio per la bella provocazione...
Negativodigitale
Messaggio: #11
QUOTE(Giorgio Baruffi @ Aug 31 2009, 05:42 PM) *
continuiamo con le provocazioni:

non è che la fotografia di qualcuno che soffre di disagio sociale, qualsiasi sia, "vende" maggiormente? (nei forum, nei fooclub, fra gli amici...)

....


Certo che si, Giorgio.

Ed è per questo che sostengo che ci voglia, almeno, una Progettualità Morale nello scattare,
cioè che la foto abbia, almeno nelle intenzioni, uno scopo "nobile", ad esempio la denuncia.

Riguardo al tema posto da Pas, esso allarga ancora di più l'orizzonte di queste riflessioni
e coinvolge non solo la fotografia ma anche altri mezzi di comunicazione. Spesso l'immagine forte che ci costringe a pensare è proposta in ambiti ed in modi del tutto inadatti ad ottenere una riflessione matura sul tema. Da qui può nascere il rifiuto.
In sostanza, non è sbagliato il SE proporla, ma il COME, il QUANDO ed il DOVE. Ed in questo la televisione è maestra.

Paolo





Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #12
Sono in accordo con le riflessioni poste da Max e di Valerio. Capisco anche l'amico Giorgio quando sottolinea che, forse:

QUOTE
non è che la fotografia di qualcuno che soffre di disagio sociale, qualsiasi sia, "vende" maggiormente? (nei forum, nei fooclub, fra gli amici...)
e aggiungo anche che potrebbe esser vero ma... (sì lo so, il solito ma...). Se si scatta con l'intenzione di raccontare e documentare una condizione, perchè non dovrebbe essere lecito farlo? Aggiungo provocazione alla provocazione. Immaginiamo di avere come progetto, proprio quello di mostrare la divaricazione sociale che ha portato, qualcuno a passare le ferie su uno Yacht di 30 mt. e un altro a inginocchiarsi al centro della strada a chiedere l'aiuto di chi vuole darglielo. E immaginiamo ora che si incontrino proprio quando il primo scende sul moletto del porticciolo di turno mentre l'altro sta proprio al capo di questo. Li fotografereste voi?
Ho raccontato questo aneddoto perchè è capitato a me e per... pudicizia? vergogna? quel giorno non fotografai. Ho fatto bene? Ancora me lo chiedo ma...(il solito ma...) dentro di me c'è una grattugia che mi fa pensdare che quella, insieme ad altre dello stesso tenore, potessero far parte di una mostra.
ECCO!!!, penserà qualcuno (o molti), il fine è solo la tua gratificazione. Può darsi, inultile qualsiasi forma di convincimento del contrario ma...(il solito ma...) forse sarebbe utile anche a qualcunaltro. Magari proprio a quel "signore" che vedendola, magari ci rifletterà sopra. (E poi mi denuncerà biggrin.gif )
nuvolarossa
Messaggio: #13
QUOTE
Non sarà che il nostro disagio (per non dire fastidio) nell’osservare realtà di un’umanità fragile sia figlio del desiderio di non esserne coinvolti emotivamente? di non esserne turbati nell’angolo di vita confortevole che siamo riusciti a ritagliarci nel mondo?.


Questo è veramente un punto dolente!....
E' proprio questo desiderio di "non coinvolgimento" della gente che ha portato e porta i sindaci di molte città (ASSISI COMPRESA Fulmine.gif cerotto.gif ) a vietare quello che chiamano "accattonaggio" sulle strade e specialmente vicino ai luoghi di culto, dove probabilmente questi sfortunati riceverebbero qualcosina in più...
Vedo che comunque tutti o quasi concordiamo che non è il "SE", ma sono il "come" e il "perchè"...
davidebaroni
Messaggio: #14
QUOTE(nuvolarossa @ Sep 1 2009, 08:13 AM) *
Questo è veramente un punto dolente!....
E' proprio questo desiderio di "non coinvolgimento" della gente che ha portato e porta i sindaci di molte città (ASSISI COMPRESA Fulmine.gif cerotto.gif ) a vietare quello che chiamano "accattonaggio" sulle strade e specialmente vicino ai luoghi di culto, dove probabilmente questi sfortunati riceverebbero qualcosina in più...
Vedo che comunque tutti o quasi concordiamo che non è il "SE", ma sono il "come" e il "perchè"...


Provocazione per provocazione...
Quanti di voi si sono resi conto che, ormai, anche l'accattonaggio è un racket vero e proprio?
Io, personalmente, vedo "accattoni" uguali a se stessi, come in una sorta di franchising, in ogni parte d'Italia. E li ho visti, con i miei occhi, arrivare al "luogo di lavoro" in auto, portati da qualcuno che forse era il loro "capo" e forse il loro "autista", che poi se ne è andato... Accattoni, per così dire, che hanno praticamente una "divisa": stessa modalità di abbigliamento, di postura, di richiesta, stesso cartello scritto allo stesso modo, quasi stesse parole, stessa grafia. Sono ben addestrati, conoscono l'animo umano, sanno dove andare a far leva.
E alla sera se ne vanno come sono venuti... in auto, di solito. La stessa con cui erano arrivati, guidata probabilmente dalla stessa persona.
Non mi interessa far loro "pubblicità" fotografandoli.
Nè mi interessa "aiutarli".
Ci sono altri che hanno molto più bisogno di aiuto che non loro. smile.gif

Per il resto, e soprattutto per il "come e perchè", sono fondamentalmente d'accordo... anche se pure su quello ci sarebbero da fare diversi distinguo.

Ciao,
Davide
PAS
Messaggio: #15
QUOTE(twinsouls @ Sep 1 2009, 12:47 PM) *
Provocazione per provocazione...
Quanti di voi si sono resi conto che, ormai, anche l'accattonaggio è un racket vero e proprio?


L’esistenza dei rachet dell’accattonaggio penso ormai sia un dato di fatto, verificabile ogni giorno soprattutto da chi abita nelle grandi città.
Non a caso più sopra ho omesso termini quali mendicanti, accattoni, etc, sostituendoli con “umanità fragile”
Ma questo non mi sembra comunque cambiare i termini del topic.
Se è vero che la fotografia è nata per documentare, allora anche questi aspetti fanno parte del nostro tempo.

QUOTE(twinsouls @ Sep 1 2009, 12:47 PM) *

Nè mi interessa "aiutarli".
Ci sono altri che hanno molto più bisogno di aiuto che non loro. smile.gif


Non penso Davide che il ruolo primario della fotografia sia “aiutare” bensì “far conoscere”. Ovvero trasferire ad altri, con la migliore efficacia espressiva di cui siamo capaci, una realtà che noi abbiamo percepito.
Se in questa realtà si nasconde l’inganno, non è nelle potenzialità della fotografia smascherarlo.

L’aiuto è qualcosa di diverso che scaturisce dalla conoscenza, dalla sensibilità, dalla solidarietà…

davidebaroni
Messaggio: #16
QUOTE(PAS @ Sep 1 2009, 02:18 PM) *
L'esistenza dei rachet dell'accattonaggio penso ormai sia un dato di fatto, verificabile ogni giorno soprattutto da chi abita nelle grandi città.
Non a caso più sopra ho omesso termini quali mendicanti, accattoni, etc, sostituendoli con "umanità fragile"
Ma questo non mi sembra comunque cambiare i termini del topic.
Se è vero che la fotografia è nata per documentare, allora anche questi aspetti fanno parte del nostro tempo.


Ecco, se parliamo di "umanità fragile" mi sa che ci capiamo meglio. smile.gif
Ma per me il "distinguo" rimane: chi è davvero "umanità fragile", e chi "ci marcia"? Perché per me cambia anche ciò che voglio mostrare, documentare, di loro...
In ogni caso, per "rientrare" un po' di più nei termini del topic: io NON fotografo, e non fotograferei, "umanità fragile", e ho un sacco di motivi per questo. Ma sono personali e complessi, e sarebbe un po' molto, troppo, lungo spiegarli qui. smile.gif
Però comprendo le ragioni di chi lo fa, e in questo sono pienamente solidale con chi ne fa una questione di "come e perché"...

QUOTE(PAS @ Sep 1 2009, 02:18 PM) *
Non penso Davide che il ruolo primario della fotografia sia "aiutare" bensì "far conoscere". Ovvero trasferire ad altri, con la migliore efficacia espressiva di cui siamo capaci, una realtà che noi abbiamo percepito.
Se in questa realtà si nasconde l'inganno, non è nelle potenzialità della fotografia smascherarlo.

L'aiuto è qualcosa di diverso che scaturisce dalla conoscenza, dalla sensibilità, dalla solidarietà…


Oh, sì che è nelle potenzialità... almeno in quelle del fotografo, e di conseguenza della sua fotografia. smile.gif
E "aiuto", in questo contesto, per me ha anche il significato di "se utilizzo l'immagine di questi tizi per rappresentare una realtà di cui in verità non fanno parte, aiuto il loro inganno a funzionare, aumentando la leva che essi hanno sui cosiddetti buoni sentimenti dello spettatore"... Ovviamente è una "lettura" molto personale.

Se io comunico qualcosa con la mia fotografia, non posso poi pensare che quella comunicazione non vada ad inserirsi e sovrapporsi su un sub-strato di esperienze, valori, credenze ed associazioni d'idee che si ripercuotono poi su tutto il resto dell'esperienza di quella persona e ne influenzano idee ed azioni. smile.gif
Quindi, quando comunico qualcosa, la mia comunicazione avrà molte più conseguenze di quelle che io penso...

Ciao,
Davide
nikk
Messaggio: #17
QUOTE(Giorgio Baruffi @ Aug 31 2009, 05:42 PM) *
quanti di noi (io incluso) hanno scambiato quattro chiacchiere con queste persone, e solo dopo hanno chiesto se potevano eseguire uno scatto? (magari, brutto a dirsi ma meglio di molte altre cose, hanno lasciato qualche euro alla persona?)


Questo è il succo della questione.

Qualcuno ha detto che uno scrittore usa la penna per raccontare e il fotografo la macchina fotografica.

Ma spesso uno scrittore arriva ad intervistare e colloquiare con il soggetto da raccontare.

Una foto rubata (come lo sono il 99% delle foto di mendicanti che vediamo sul web) sono sterili contenitori di emozioni del fotografo.

Un sorriso od una smorfia fatti consapevolmente nell'obiettivo da parte del soggetto sono invece immagini piene di emozioni ...... sia del fotografo che del soggetto.

Crosso la palla in centro area..... chi segnerà? sleep.gif

Messaggio modificato da nikk il Sep 1 2009, 04:09 PM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #18
Il racket, già. Esiste e come se esiste! Non lo inquadrerei però nella furberia. Almeno non di quella dei "fragili". Direi anzi che in questo schifo di società, c'è chi è riuscito persino a lucrare sui "fragili". Il bello (brutto) è, che noi ce ne accorgiamo...chi altri se ne accorge? E qui mi fermo per non rimediare querele.
Luc@imola
Messaggio: #19
Una cosa certa e' che fotografare un mendicante mentre lancia la stampella al di la' del guardrail e inforca la bicicletta... e' tremila volte piu' difficile che fotografarlo mentre... mendica.
Pero' sarebbe una foto che comunica un aspetto della realta' che certamente e' molto.. reale.
Non e' che nessuno se ne accorge, anche se portassi una foto di questo tipo ai carabinieri saresti piu' nelle pesche te che il "furbone".
L'atto di denuncia civile, mettere in pratica le regolette di base di educazione civica.. e' quasi meglio fare il kamikaze, rischi meno.. biggrin.gif
stella.degli.angeli
Messaggio: #20
mi permetto anche io di dire la mia...
Più volte mi sono trovata nella possibilità di fare una "foto - denuncia" e ogni volta ho rinunciato...l'ultima volta la ricordo chiaramente, una donna in ginocchio con le mani intrecciate a mo' di preghiera, un controluce, una foto che già mi vedevo in bianco/nero.... però non ho avuto "il coraggio" di fotografarla, di rubarle quel po' (o tanto) di dignità che ci vuole per elemosinare.... ragioni di cuore, ragioni di sentimento, non so.
Forse è lo stesso motivo per cui non fotografo neppure i cimiteri e le belle statue che ci sono in quelli stranieri (e a Roma ci sono diversi cimiteri monumentali), è come se fotografassi la tomba di qualcuno dei miei cari che non c'è più....
Come non sopporto (e qua qualcuno mi criticherà molto) le foto scattate ai bambini nei paesi più poveri, bambini fatti mettere in posa, con pannelli e contropannelli (e so che queste cose si fanno) per pochi euro.... ecco, questo lo trovo ancora più squallido.
Brunosereni
Messaggio: #21
Un po' di tempo fa mi fu chiesto da un professore che aveva svolto una ricerca sui senzatetto a Pisa se potevo fare alcune foto da mettere a corredo della pubblicazione.
Non potendo dire di no per l'amicizia che mi lega alla persona e per l'intento benefico della ricerca ho accettato. Bene, se mi chiedevano di fotografare frontalmente un treno sui binari pativo meno. La paura di urtare la dignità di persone cui forse è rimasta solo quella mi ha attanagliato continuamente.
Lo stesso vale, Alessia, per i bambini del terzo mondo in genere. Se il fine non è quello di una vera e propria denuncia, ma è solo quello di fare fotografia "strappacuore" (la miseria, si sa, è un argomento che tira sempre) bene io lo considero una vera e propria violenza sulla dignità.
Penso che per trattare fotograficamente certi argomenti ci voglia, oltre al progetto che abbia una ragione, anche molta ma molta delicatezza.

Bruno
nikk
Messaggio: #22
QUOTE(Bruno S. @ Sep 2 2009, 12:29 AM) *
Penso che per trattare fotograficamente certi argomenti ci voglia, oltre al progetto che abbia una ragione, anche molta ma molta delicatezza.

Bruno


E' un po' come andare a fare scatti sul luogo del terremoto in Abruzzo.

In altri contesti mediatici ho assistito ad attacchi furiosi contro chi si recava a fare foto nelle zone del disastro.

Io, da fotoamatore, ho tenuto a precisare che dipende dalla sensibilità con cui ci si approcia ad una situazione per fotografarla.

Alla fine ho capito che ce l'avevano (giustamente aggiungo io) con quei def@#*&i che si mettevano in posa davanti alle rovine e si facevano scattare una foto dall'amico... tanto per dire "Io c'ero" dry.gif
eneab
Messaggio: #23
QUOTE(PAS @ Aug 31 2009, 04:32 PM) *
Non sarà che il nostro disagio (per non dire fastidio) nell’osservare realtà di un’umanità fragile sia figlio del desiderio di non esserne coinvolti emotivamente? di non esserne turbati nell’angolo di vita confortevole che siamo riusciti a ritagliarci nel mondo?.
Non sarò che tale disagio sia figlio minore di quell’indifferenza che ci fa voltare la testa dall’altra parte quando incontriamo questa fragile umanità sulla nostra strada?


Vorrei aggiungere un paradosso a questo concetto, cioè in coda a tutte le altre provo ad aggiungere anche io la mia piccola provocazione.

Se la visione di una umanità emarginata provoca fastidio, risulta destabilizzante ed in qualche caso porta addirittura a reazioni scomposte tra gli spettatori facenti parte della società non emarginata, "normale" ( o se vogliamo normalmente omologata ed inquadrata nello stereotipo del benessere borghese ), allora quale delle due umanità - emarginata/borghese benestante - è in realtà "fragile", almeno moralmente ed emotivamente?
Se basta così poco per sentirsi destabilizzati.....a me la domanda viene naturale pormela.
Ma poi me ne pongo anche un'altra: perchè basta così poco?

Quale delle due società è ipocrita, fondata su valori posticci, di carta pesta o a secondo dei casi di carta moneta, tenuti appicciccati insieme con lo scotch, che non ha sinceri e interiorizzati parametri di riferimento etici e morali pur sbandierando ai quattro venti la propria convinzione di rappresentare la morale canonica che è peccato mortale infrangere?

Forse che l'umanità emarginata sia semplicemente povera ma non debole; anzi, sia spesso moralmente più forte ( da un punto di vista quantitativo ) o addirittura moralmente migliore ( dal punto di vista qualitativo )?

A chi da fastidio la visione dell'umanità emarginata probabilmente ciò che rode è il procedimento inconscio che li pone in paragone con ciò che vedono; paragone posto tra ciò che fanno vedere di sé alla società e ciò che in molti casi avrebbero potuto essere se, indipendentemente dai propri meriti, le circostanze della vita fossero state diverse.
Forse è l'inconscia consapevolezza di non essere migliori bensì, molto spesso, solo più privilegiati e tutelati in partenza che determinata il fastidio?

Allora, se così fosse, vorrebbe dire che siamo il nostro stesso fastidio attraverso barlumi di di sporadica coscienza che però tantissime persone preferiscono soffocare per questioni di comodo invece che ascoltare, anche perchè ascoltare significherebbe anche accettare di dover cambiare il proprio comodo - spesso troppo comodo - modo di vivere e di pensare.

Vedere immagini di emarginazione sociale, quindi, può dar fastidio a molte persone perchè li mette di fronte ad una nostra collettiva ipocrisia sociale che preferiscono far finta di non vedere ma della quale in realtà sono consapevoli?




Traduzione più diretta:
in molti nella nostra società stanno ( troppo ) bene ma questo non sarebbe possibile se non ci fossero anche disgraziati e disperati.
La miseria di tanti è funzionale al mantenimento del privilegio di pochi e questo passa attraverso la mancata difesa di un valor medio sociale che cerchi di tutelare tutti non lasciando che ci siano indigenti al prezzo di render più difficile arricchirsi all'estremo opposto.
Ma siccome chi sta ( troppo ) bene è solitamente disposto a tutto pur di non dover rinunciare ad un solo grammo dei propri privilegi ed anche i più che semplicemente se la cavano non sono esenti da ipocrisie dato che, spesso e volentieri, preferiscono poter sperare di diventare a propria volta dei privilegiati perchè sono degli egoisti e per questo sono incapaci di esser soddisfatti del proprio cavarsela e felici della consapevolezza sociale che non vi siano morti di fame agli angoli delle strade, ecco che alla sola visione seguono le reazioni irritate: molto più semplice, molto più comodo, molto più lucrativo continuare a tenersi un bel paio di ipocrite fette di salame sugli occhi.


Ciò detto quanto si fotografano o si guardano certi soggetti, si soffre sempre.
Credo che i motivi possibili ed alternativi tra loro siano ipocrisia o indignazione.

Messaggio modificato da eneab il Sep 2 2009, 01:25 PM
Luc@imola
Messaggio: #24
Forse stiamo andando anche oltre, non c'e' soluzione, non ci sono ne vincitori ne vinti, ci sono brave persone che si "permettono" col loro lavoro di vivere bene e ci sono disgraziati che rovinano la vita a chi non c'entra niente.. ci sono solo delle persone alle prese con le loro possibilita' e con i loro valori.
Ipocrisia e' anche pensare di dividere il tutto in status sociali.
Identificare una foto con un problema, e' forse li' che scattano tutti i messaggi sbagliati.
La foto di questo tipo deve avere un messaggio diretto e chiaro, e stare chiaramente dalla parte del piu' debole all'evidenza altrimenti.. apriticielo! Si scomodano tutte le pseudoassociazioni.. per i diritti di tutti wink.gif

Cmq la foto di Claudio mi piace come messaggio diretto, come momento colto al volo.. come riflessione del momento, forse su queste foto l'unica cosa non utile e' abbracciare tutto l'arco dei problemi del pianeta. Perde di significato anche la foto.
Max Lucotti
Messaggio: #25
Una foto di "denuncia" non ha tratti personali, mette alla luce una situazione in quel preciso istante.
Non è il Don Carlo di turno che si disintaressa del poverello davanti alla porta della chiesa, non sono loro i protagonisti ma lo sono i ruoli che rappresentano, come in una commedia Pirandelliana.
Quindi è il significato che si vuole dare all'immagine quello che conta, non i protagonisti che ne sono (inconsapevoli) figuranti.
Se vediamo una immagine di un bimbo del Biafra, non dobbiamo pensare all'individuo singolo ma alla situazione (migliaia di bambini nella stessa condizione) che si è creata.
Poi stà al fotografo riuscirci più o meno bene, ma questo è quello che differenzia un artista da uno che non lo è.

Ciao Max
 
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