QUOTE(F.Giuffra @ Oct 4 2013, 01:40 PM)
Cosa significa campo piatto?Interessante, puoi spiegarci di più?
Grazie Elio
Fabrizio
Campo piatto (flat field) significa trascurabile curvatura di campo, ovvero che soggetti piani e paralleli al piano sensore vengono tutti messi a fuoco perfettamente sull'immagine. I normali tele manifestano una curvatura di campo (in genere bisogna accorciare la MAF sui bordi angoli e il piano di fuoco è bombato) molto bassa alle normali distanze, ma che cresce avvicinandosi. Sotto il metro circa, se si mette a fuoco il centro i bordi sono sfocati. Si rimedia con lenti addizionali acromatiche e/o focus stacking, ma la correzione migliore consiste nel costruire o un obiettivo speciale, perfettamente corretto in un range di distanze predeterminato (es: ottiche custom Edmund Optics, ottiche da ingrandimento, come i Componon, da proiezione, come i Colorplan CF, e da scansione) o un ottica, che, grazie a gruppi flottanti, sia in grado di ridurre a livelli minimi la curvatura di campo su un vasto intervallo di distanze: un MACRO appunto.
Ovviamente la correzione variabile costa in termini di numero di lenti e non è perfetta come quella di un'ottica custom o anche di un normale tele a medio-lunghe distanze e si hanno altre penalità su altre aberrazioni e quindi sulla risolvenza ultima e sulla luminosità. Un macro 1:2 non supera f/2, uno 1:1 non passa f/2.8, i custom sono f/4-f/5.6.
Una bassa curvatura di campo permette, ad esempio, di mettere correttamente a fuoco al centro usando un sensore laterale.
I grandangolari e molti normali hanno invece una curvatura di campo oscillante attorno al piano di fuoco nominale, quindi non possono mettere a fuoco al massimo della qualità centro, mediana, bordi e angoli. C'è un compromesso di progetto e un compromesso di uso: devo trovare il piano di MAF che minimizza la massima sfocatura (minimax) sulle regioni di INTERESSE, se la nitidezza non basta si deve chiudere il diaframma. Se non si riesce nell'intento a f/5.6-8, meglio cambiare ottica. Molte paure sulla D800e nascono dal fatto che gli zoom e i grandangoli retrofocus hanno una pronunciata curvatura di campo in zona mediana. Se metto a fuoco lì con un sensore insensibile da f/8, certamente sballo una qualsiasi MAF in zona centrale. I macro non lo fanno proprio questo effetto.
Inoltre il macro deve lavorare a diaframmi chiusi in diffrazione anche per altre ragioni, quindi l'equilibrio corretto della risposta MTF è pompare le medio-basse frequenze fino a 30-40 lp/mm, oltre l'ottica può fare quasi quello che vuole. Quindi i macro 1:1 saranno sempre meno nitidi, dettagliati soprattutto, di quelli 1:2 e dei normali tele (85 1.8, 105 2.5, 135/2-3.5, ecc...) oltre circa 1-1.5 m.
L'equivoco storico sulla nitidezza dei macro nasce dalla costruzione del Micro 55/2.8 AIS (il Micro 55/3.5 AI era un custom ottimizzato a 1:10) che raggiunge risolvenze straordinarie, ma, guarda caso, rende meno in macro di predecessore e dei successori 60 mm proprio come curvatura di campo e microcontrasto alle distanze minime e sui tubi.
L'equivoco è stato chiarito dai tecnici nel tempo anche sullo stesso 55/2.8 (gli ultimi esemplari, tra cui quello personale, sono chiaramente ottimizzati in un range 1:10 - infinito, un super-normale con buone capacità close-up), ma è restato nell'immaginario dei forum (macro = supernitidezza).
Un contrasto elevato a basse frequenze aiuta con scene nebbiose, nuvolose e da vicino, ma è cupo e sbilanciato nei ritratti, nell'architettura e nei paesaggi soleggiati. Non toglierò mai il mio 105/2.5 sopra 1.2-1.3 m per un macro 1:1.
A presto
Elio