Risultato della ricerca: teschio
canadesevolante61
Passeggiando fra le zone impervie dell'Appennino frequentemente mi sono imbattuto in carcasse e scheletri di vari animali ma è la prima volta che trovo il cranio di un lupo, l'ho spostato solo di pochi centimetri per una migliore inquadratura.
dylan72
Il Castello dei Ventimiglia di Castelbuono ha una storia lunga 700 anni, sorge in un incantevole borgo che lo custodisce, alle pendici del “Colle Milocca”, tra il mare e il Parco delle Madonie, deve le sue origini ai Ventimiglia, Signori della Contea di Geraci che, agli inizi del 1300, diedero avvio alla costruzione di un possente Maniero sul poggio dominante l'antico casale di “Ypsigro”. Nel 1317 Francesco I di Ventimiglia, dei Conti di Geraci, sposato con Costanza Chiaramonte, lo edificò secondo il modello di “maschio”, o mastio, torre comune nei castelli medievali, cui si affianca la residenza. La nascita del Castello fece crescere così tanto la piccola comunità che, nel 1454, Giovanni I vi si trasferì con la sua “corte”, facendolo diventare il centro più importante degli immensi possessi territoriali dei Ventimiglia, portando con sé la sacra Reliquia del teschio di S. Anna, la patrona del paese. La reliquia è custodita all'interno della Cappella Palatina (1684), interamente decorata a stucco su fondo oro zecchino, opera dei fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta. Lo straordinario apparato decorativo degli stucchi serpottiani rappresenta uno dei più mirabili esempi del Barocco siciliano, e si discosta dalle formule artistiche utilizzate negli oratori palermitani, per la sua ricchezza e l'inusuale rappresentazione di soggetti zoomorfi e fitomorfi che animano le superfici e l'architettura. (fote Castelli di Sicilia)
enricopanina
Tributo al \"Dia de Los Muertos\" Stylist: Elisa Marai
maria.sal
\"... fra le donne partenopee fiorì l’usanza di adottare un’anima “pezzentella”, ossia senza parenti legali, scegliendone con cura la “capuzzèlla” (il teschio), spolverandola, mettendola al riparo in uno “scaravàttuolo” (una tombìna), coccolandola col “refrìsco” (un rito antico e complicato fatto di preghiere e attenzioni) e dandole un nome.La Pezzentella diventava parte della famiglia; visitata almeno una volta la settimana, a lei ci si confidava e si chiedevano grazie tramite bigliettini lasciati nella capuzzella. Ad esempio, eccone uno che sperava in una vincita al Lotto: Anima bella venitemi in sogno e fatemi sapere come vi chiamate. Fatemi la grazia di farmi uscire la mia serie della cartella Nazionale. Anima bella fatemi questa grazia, a buon rendere… Se però le grazie non arrivavano, l’adottante le teneva il muso iniziando a maneggiarla bruscamente, evitando di spolverarla, ignorandola ostentatamente sino ad arrivare, in casi estremi, a ripudiarla con ignominia, sostituendola con un’altra. Nel 1969 questo genere di culto in odor di superstizione fu proibito dalla Chiesa, ma con scarsi risultati.
francgri
Quel teschio aveva una lingua, una volta,e sapeva cantare. E tu guarda quel disgraziato come lo agita;come se fosse la ganascia di Caino,colui che per primo commise il reato di omicidio. Potrebbe essere il testimone di un politico, quella che quest'asino manipola cosi',uno di quelli che ti imbrogliano anche Dio?... E ora ? Chi se lo tiene lady verme, smascellato,picchiato sulla crapa della vanga del becchino. Ha girato bene, qui', la ruota della fortuna,se ci fosse dato vederla in anticipo! E cosa non e' costato nutrire e crescere queste ossa, e ora ci puoi giocare a birilli. Se ci penso,anche le mie dolgono un po'.
michelesala75
50mm + tubo prolunga 20mm + torcia led
wildadelasia
Un raffronto fra passato, presente e futuro del cerchio della vita. Il teschio di un bufalo africano giace sulla roccia, roccia calcarea formata da altri esseri viventi che nel corso di milioni di anni si sono trasformati.
Lady O
Il punto luce sulla fronte del teschio è un riflesso naturale di uno degli innumerevoli strass che lo riveste. Il teschio è alto +/- un metro.
Michael90
La dama e il Teschio
vpanebianco
l cimitero delle Fontanelle (in napoletano 'O campusanto d' 'e Funtanelle) è un antico cimitero della città di Napoli, situato in via Fontanelle. Chiamato in questo modo per la presenza in tempi remoti di fonti d'acqua, il cimitero accoglie 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836. Il cimitero è noto perché vi si svolgeva un particolare rito, detto il rito delle "anime pezzentelle", che prevedeva l'adozione e la sistemazione in cambio di protezione di un cranio (detta «capuzzella»),al quale corrispondeva un'anima abbandonata (detta perciò «pezzentella»).