Risultato della ricerca: spine;
angelofarina
Questo scatto è uno di quelli presi durante l'ultimo viaggio in Africa,nelle terre dell'Ethiopia Kenya e Tanzania.Raffigurati due appartenenti alla tribù Masai.Il primo alla sinistra,capelli rasati e tunica a quadri è sposato,secondo le loro regole e abitudini,mentre l'altro Masai a destra con la tunica maculata e i capelli lunghi non lo è.In base appunto a queste caratteristiche riescono a capirsi tra loro e con le altre tribù presenti lunga la Savana e l'ampio raggio.Dormono in capanne costruite con terra,escrementi e legna,come è possibile vederle nella foto nel background,mentre i cespugli di spine lungo il contorno del villaggio servono da protezione per animali selvaggi,come leoni elefanti ghepardi,rinoceronti etc.Grazie a tutti
Dani.it
I fiori delle cactacee hanno vita molto breve e spesso durano solo un giorno come il fiore dell’Echinopsis eryesii o comunemente chiamata Luna di Miele. Il fiore di questa specie cactacea cresce per tutta l’estate nella parte alta del fusto della pianta producendo, dapprima, un bocciolo marrone allungato e ricoperto da spine molto sottili che sboccia, succeccivamente, in un magnifico fiore rosa-bianco dal profumo intenso. Questi grandi fiori si aprono di mattina e si chiudono di sera (durano 2 giorni circa) e possiedono petali sottili e delicati, quasi come carta velina;
en.giuliani
Nell'antichità era il fiore sacro a Venere e, in origine, le rose erano bianche. Secondo una leggenda Venere, correndo verso uno de suoi innamorati, mise un piede su un cespuglio di rose bianche, si punse con le spine ed urlò per il dolore. Le rose, bagnate dal sangue di Venere, si vergognarono per l'offesa fatta alla dea ed arrossirono all'istante rimanendo così per sempre. Secondo un'altra versione della leggenda fu solo il sangue di Venere a tingere per sempre le rose di rosso.
Ssinatra
la primavera imminente, prima dell\'esplosione dei suoi colori, di cui madre natura, con maestria, sta innestando la miccia, cattura lo sguardo attraverso il lillà delicato di questo cardo selvatico, sbocciato tra le spine aguzze della pianta da cui nasce.
Amorvena
Questa pianta fu introdotta in Europa nel 1610 da Emmanuel de Villegas, padre agostiniano che rientrava dal Messico. Era rimasto affascinato da una pianta che produceva un fiore straordinario, che gli indigeni chiamavano granadilla e della quale mangiavano il frutto. Il missionario era rimasto colpito, non dal frutto ma dal fiore in quanto ad esso associava la passione e la crocifissione di Gesù Cristo: la corona di filamenti colorati che circonda l'ovario era la corona di spine; i 5 stami, le 5 ferite di Gesù; i 3 stigmi, i 3 chiodi; i 5 petali ed i 5 sepali gli apostoli rimasti fedeli a Gesù; l'androginoforo la colonna della flagellazione ed i viticci i flagelli mentre le 5 antere le 5 ferite. Appena rientrato in patria fece vedere la pianta a padre Giocomo Bosio, e ne fu talmente affascinato che ne parlò nel suo trattato sulla crocifissione di Nostro Signore, con la prima descrizione del fiore che venne chiamato, passione incarnata. Fu però Linneo che nel 1753 classificò questa pianta e mantenne il nome "Passiflora" che deriva appunto dal latino "Flos passionis = Fiore della passione". Sono state coltivate per tantissimi anni dagli Aztechi e dagli Incas di cui mangiavano i frutti. Sono diventate molto popolari nell'epoca vittoriana nel Regno Unito fino a passare di moda per poi ritornare in voga ai nostri giorni non solo grazie ai tantissimi ibridi che sono stati creati ma anche perchè sono state scoperte diverse proprietà terapeutiche (P. incarnata) soprattutto come sedativo.
Raffaella.Coreggioli
Nome scientifico: Melitaea didyma (Esper, 1779) Dimensioni: Apertura alare: 34 – 46 mm. Descrizione della specie: Farfalle con ali di colore ocra-arancio con disegni nerastri; le ali posteriori hanno grosse macchie submarginali scure. Il maschio è arancione vivace con disegni neri ben marcati. Macchie circolari marginali nere sulla parte inferiore delle ali posteriori. Macchie circolari o quadrate marginali nere, usualmente ben definite, sulla parte superiore. Parte superiore con macchie submarginali nere non collegate al bordo marginale nero. Il lato inferiore delle ali anteriori è arancione pallido con macchie nere, mentre quello delle ali posteriori è prevalentemente color crema con disegni neri e arancioni. Le antenne sono fortemente clavate. È molto variabile come colorazione anche se si riconosce per la presenza, nella parte inferiore delle ali, di una larga fascia arancione parallela al margine delle ali posteriori. Dimorfismo sessuale: le femmine sono in genere più grandi e più pallide. Stadi giovanili: le uova sono deposte in gruppi. Il bruco è ricoperto di spine ramificate, è bianco con linee nere e macchie arancioni sul dorso. Sverna allo stadio di piccolo bruco, spesso in gruppo, al riparo fornito da foglie o piante morte. Le larve mature riposano spesso sulla cima di steli d’erba che assieme alle pietre sono i siti favoriti per le crisalidi, quelle nate dall\'ultima generazione svernano; tra le loro piante ospiti la Plantago e la Veronica. Piante nutrici del bruco: Linaria spp., Plantago spp., Veronica spp., Digitalis spp., Stachys recta, Valeriana spp., Verbascum thapsus. Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica e Asia temperata. Distribuzione e habitat:  vive in tutta l’Italia ad eccezione della Sardegna ed è comune soprattutto in pianura e in collina, anche se può raggiungere i 2000 m di quota. Periodo di attività: due generazioni all’anno con sfarfallamento degli adulti in genere in maggio-giugno e agosto-settembre
ROJCH GIAN FRANCO
...Una rosa rossa parla sempre d\'amore e ardente passione, oggi sboccia ma domani potrebbe far sentire le sue spine...
Annarita.Carlucci
Pyrrhocoris apterus ( cimice rosso nera)