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L'11 dicembre di ogni anno si celebra la giornata nazionale della montagna. Ma al di là delle tante bellissime foto di albe e tramonti, cime innevate e boschi dorati che si vedranno oggi sui social c'è ben poco da festeggiare: mentre amministrazioni regionali si prodigano in tutti i modi possibili in opere di distruzione (di foreste) e costruzione (di inevitabili future cattedrali nel deserto) in nome di mere logiche di profitto e di un proprio tornaconto di prestigio e popolarità , e mentre località turistiche pubblicizzano esclusivi aperitivi a 3000 metri con l'elicottero, la montagna fa il ruolo del pugile che zitto zitto incassa tutti i colpi dell'avversario salvo poi quando questo è esausto restituirglieli puntualmente con il triplo della forza (Vaia, Marmolada). Davvero ci va bene tutto questo? Nel frattempo ieri, nel primo ponte di questo inverno frotte di macchine scendevano dal Cadore in una lenta processione lunga ore ed ore, migliaia di bancomat su quattro ruote spolpati da una Disneyland ad alta quota. Forse sarebbe ora di rallentare e prendere un po' di respiro: per noi stesso e per evitare di far fare alla montagna, ed ai suoi abitanti, la triste fine degli Indiani d'America! (in foto, il Bosco del Cansiglio) ©PaoloFurlan2023