Risultato della ricerca: lepre
cesare fronda
Tracce di lepre
mauriziot
... il Cinodromo, murales delle mure di cinta che rappresenta chi nel cinodromo viveva e gli dava vita. Il cinodromo di Roma era l'ultimo spazio aperto in Italia cui si svolgevano le corse di levrieri, su un percorso ellittico e spesso dietro a una lepre meccanica. Era frequentato da appassionati di cani ma, soprattutto, da incalliti scommettitori. Come molti ippodromi, non ha resistito al dilagare sul web delle scommesse e dei giochi digitali. Per molti amanti dei cani, alla fine un bene; per altri una tradizione che si è persa, pregiudicando la vita stessa dei cani. Roma, novembre 2019
paolo maffio
Lepre della savana - Masai Mara - Kenya 2013 - Nikon D700, Nikon AF-S 200-400mm f/4 G ED VR, 1/500 f/6.3, ISO 640, treppiede.
fabiofoni
Il più bel fiore del prato, avevo appena finito di dare la caccia ad una marmotta che si era fermata in mezzo alla strada e che credevo ferita, ma lei da marmotta si è trasformata in lepre....comunque qualche scatto se l\'è beccato. Mi presento, non siate troppo impietosi!
fabiofoni
La mia prima Marmotta......era in mezzo alla strada e credevo fosse ferita o altro, fermo il camper e scendiamo, mi avvicino con la macchina fotografia , ma lei si gira e da marmotta si trasforma in lepre..... poi si è fermata a distanza di sicurezza.......
Amorvena
"Corre un pezzo la lepre, un pezzo il cane, così s'alternano le vicende umane." Proverbio
fabiofoni
Non sappiamo se in questa piazza di Navelli è mai passata una lepre pazza, ma di sicuro è il fulcro della vita di questo paese......
niconit
Mi muovo silenzioso in mezzo alla campagna quando, in una radura noto questa lepre, è attenta a ciò che la circonda. Ho il tempo di scattare una fotografia che fulminea va a nascondersi nella vegetazione.
emap63
Sempre a mano libera
Marzio.Conforto
Lepre che si gode il tramonto
Foto_Folloni
Io vedo .....una lepre in piedi con le zampe anteriori dietro la schiena, voi?
sarabarta
Una giovane leprottina.
lucio busa
Da notare le tracce di una lepre che salgono sulla collina...
GIANLUCAPARTENGO
#savetheanimals // Animals In Black Collection Patagonian mara // Dolichotis patagonum Population decreasing // Status NEAR THREATENED https://animalsinblack.it/mammalia/#!jig[1]/ML/7798
RosannaFerrari
Duomo di Santa Maria Assunta in Siena - Navata centrale - La Lupa senese tra i simboli delle città alleate. Il pavimento del Duomo di Siena è uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, un progetto decorativo che è durato sei secoli, dal Trecento all'Ottocento. Come per la fabbrica della cattedrale, anche il pavimento si intreccia indissolubilmente con la storia stessa della città e della sua arte: per questo nei secoli i senesi non hanno lesinato risorse per la sua creazione prima e per la sua conservazione poi. Composto da più di sessanta scene, è generalmente coperto nelle zone di maggior frequentazione da fogli di masonite, tranne una volta all'anno, per circa due mesi, tra la fine di agosto e la fine di ottobre. Il secondo riquadro che si incontra lungo il percorso della navata centrale è organizzato attorno a un grande cerchio che contiene una rappresentazione della Lupa senese che allatta i gemelli Seno e Aschio, circondata dagli animali totemici di una serie di città alleate: il cavallo di Arezzo, il leone marzocco di Firenze, la pantera di Lucca, la lepre di Pisa, l'unicorno di Viterbo, la cicogna di Perugia, l'elefante di Roma e l'oca di Orvieto. Si tratta di simboli molto antichi, spesso desueti, e scelti probabilmente per rappresentare un insieme vario: di Roma ad esempio non si sceglie la Lupa capitolina, troppo simile all'emblema senese, che ne è "figlio". A parte Roma, le città scelte fanno parte idealmente del territorio della Tuscia, comprese le città oggi umbre o dell'Alto Lazio. Questo riquadro è l'unico a mosaico rimasto, ne restano brani originali assai consunti nel Museo dell'Opera del Duomo. Si fa risalire addirittura al 1373, compatibilmente con le scritte gotiche della rappresentazione. Di autore ignoto, venne rifatto nel 1864-1865 da Leopoldo Maccari.