Risultato della ricerca: depositi
mauriziot
... sul Delta del Pò. Il faro di Goro fu costruito nel 1950 sullo Scanno del Faro all’imbocco del Po di Goro e davanti alle Valli di Gorino. Le correnti che attualmente si formano alla foce del fiume causano un’intensa attività erosiva e il faro è protetto da un’arginatura di tubi in materiale sintetico e massicciate, atta anche a trattenere i depositi marini. La foto, scattata da una barca in movimento, è tecnicamente migliorabile ma resta comunque il ricordo di una bella gita. Polesine, settembre 2014.
Rob75
Incaricato, nei primi decenni del XVIII secolo, da papa Clemente XII di migliorare le condizioni del porto di Ancona, l\'architetto Vanvitelli ridisegnò quest\'ultimo completamente, progettando il molo Nuovo ed il Lazzaretto, su un\'isola artificiale pentagonale da lui realizzata nella zona meridionale del porto. Originariamente il Lazzaretto era una costruzione polifunzionale: lazzaretto di sanità pubblica, fortificazione a difesa del porto, deposito per le merci, protezione del porto dall\'azione delle onde. Salvaguardava la salute pubblica ospitando depositi ed alloggi per merci e persone in quarantena, che arrivavano al porto da zone ritenute non sicure: per questo fu costruito su un\'isola artificiale fuori dal territorio cittadino. Di grande fascino la sua forma geometrica, ricca di valori simbolici: il numero cinque può indicare il potere dell\'uomo di modificare la realtà circostante. Oggi il monumento viene usato per ospitare mostre temporanee ed altri eventi culturali; una parte di esso è destinata ad accogliere il Museo Tattile Omero. Da quando ne ha acquisito la proprietà, il Comune della città ha cominciato ad indicare il monumento con l\'espressione \"mole vanvitelliana\", quasi vergognandosi del nome Lazzaretto, eppure da sempre usato, sia in ambito colto (dallo stesso Vanvitelli!), sia a livello popolare.
IvoMarkes
Sabbioneta : Deriva da “sabbia”, cioè dai depositi alluvionali dei fiumi Po e Oglio. Vespasiano Gonzaga Colonna sulla sabbia asciutta, frutto della bonifica benedettina dell’X I secolo, fece crescere la sua città nuova.Oggi Sabbioneta conserva pressoché intatta la struttura urbanistica, abbracciata da mura stellate e raffinati edifici rinascimentali ed ha tra i maggiori punti di interesse le porte di accesso Imperiale e della Vittoria, la Galleria degli Antichi in piazza d’Armi, il Teatro Olimpico progettato da Vincenzo Scamozzi e decorato con affreschi di Paolo Veronese, la chiesa di Santa Maria Assunta, il Palazzo Ducale e il Palazzo Giardino.
IvoMarkes
Parco Naturale Regionale della Lessinia___Lessinia, monti Lessini, montagna Veronese Comunemente con Lessinia s'intende la fascia montuosa a nord di Verona che si estende tra la Val d'Adige, la Valle di Ronchi (Vallarsa, Trentino), il gruppo delle Piccole Dolomiti-Pasubio, la Valle dell'Agno-Chiampo e l'alta pianura veronese, dove diverse dorsali collinari si staccano dall'altopiano centrale per immergersi nei depositi alluvionali di pianura formando valli cieche quali Valpolicella, Valpantena, Val di Squaranto, Val d'Illasi, Val di Mezzane, Val d'Alpone, Valle del Chiampo, ecc. mappa generale Lessinia e montagna veronese Più correttamente si dovrebbe parlare di montagna veronese, della quale la Lessinia vera e propria costituisce il nucleo centrale, caratterizzato da un vasto altopiano molto articolato, solcato da numerose valli a canyon (dette vajo) e con dolci cime erbose che verso nord, causa la grande faglia tettonica, precipitano nella profonda valle di Ronchi con temibili strutture rocciose. Ancor più ristretta l'area 'Cimbra' (Tzimbar), con gli insediamenti medioevali di popolazione bavarese a formare i 'XIII comuni cimbri'.
cranb25
HafenCity, un progetto urbanistico unico per concezione e dimensioni: si tratta dell'area portuale, da anni in stato di degrado, dove gli enormi silos e i depositi per lo stoccaggio della merce sono stati riconvertiti in edilizia residenziale, con annessi servizi come scuole, case ed uffici, tutti invariabilmente a basso impatto ambientale, con consumi energetici che sono una frazione di quelli di un edificio di trent'anni fa.
Paolo Tomberli
Grandiosi o modesti, vetusti o moderni, i depositi ferroviari mi hanno sempre affascinato.
Andrea Rizzi
L'Isola d'Elba è ricca di depositi minerali, soprattutto di ferro. Dall'inizio del 20 ° secolo, le miniere di ferro hanno rappresentato la principale fonte di sostentamento per gli abitanti dell'isola d'Elba. Per ragioni economiche all'inizio degli anni '50 alcune miniere furono chiuse, Punta Calamita fu l'ultimo sito minerario in piedi e fu chiuso nel 1981. Queste miniere a cielo aperto sono ora città fantasma che si affacciano sull'incantevole mare dell'Isola d'Elba. All'interno, tutto giace dall'ultimo giorno di lavoro e tutti i macchinari, deteriorati dal sale, sono ancora lì. Questa foto è stata scattata all'interno della miniera abbandonata di Punta Calamita. Ho illuminato all'interno dello scavatore con la luce del flash e con una torcia ho cercato di illuminare l'intera scena. Questo scatto è una singola esposizione.
fotografiche evasioni
Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana\". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.
guido.tagnesi
Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, inaugurato nel 1993, è ospitato all’interno di una fortezza di età aragonese, opportunamente restaurata ed adeguata alla nuova destinazione espositiva, collocata sulla sommità dell’alto promontorio che chiude a Sud il golfo di Baia, e dal quale si domina l’intero golfo di Pozzuoli e le isole di Capri, Ischia e Procida. Nel museo sono esposti reperti archeologici unici e di straordinario valore provenienti dai Campi Flegrei, un territorio la cui fama, legata all’amenità dei luoghi e alla salubrità delle sue sorgenti termali e del clima, è celebrata e tramandata anche nelle fonti antiche. Nella splendida cornice paesaggistica che si ammira dalla fortezza aragonese, l’allestimento museale ricostituisce contesti smembrati di provenienza flegrea, riunendo reperti di vecchio ritrovamento, nora custoditi prevalentemente nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, a quelli provenienti dai recenti scavi, secondo una esposizione ragionata per contesti topografici e tematici. Sulla piazza d’Arme è visitabile la Sezione del Rione Terra, con l’esposizione dei reperti provenienti dai recenti scavi e pertinenti alla decorazione architettonica del Capitolium e a quella scultorea di altri edfiici pubblici del foro augusteo: da statue ideali, tra cui la testa di Athena Lemnia, a una serie di ritratti di età giulio-claudia e frammenti di statue di cariatidi e clipei, che ricordano l’attico del foro di Augusto aRoma, di cui si propone all’esterno un’ipotesi di ricostruzione.
fotografiche evasioni
Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana\". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.
biribing
pur se scattata con una non-nikon, mi sento obbligato a far conoscere la nostra terra. l\'Abbazia di s.Michele Arcangelo, edificio religioso la cui costruzione risale al VIII secolo d.C., intorno ad una grotta abitata da monaci basiliani. Fu eretta su una grotta scavata nel tufo, nei pressi della quale sono stati ritrovati depositi votivi risalenti al IV-III secolo a.C. L\'abbazia passò poi ai benedettini (che la abbandonarono nel 1456), ai cappuccini (che fondarono una biblioteca e un lanificio) e, nel 1782 all\'ordine militare costantiniano, che ne fu proprietario fino al 1866. L\'intero complesso è costituito da un convento a più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di S. Michele. La Grotta dell\'Angelo dedicata a S. Michele è adornata da affreschi risalenti alla metà dell\'XI secolo ed era il luogo dove si riunivano in preghiera i monaci italo-greci che anticamente abitavano la zona. Da qui è possibile avere un suggestivo panorama dei laghi di Monticchio.
antonio_grassi
Queste terme furono costruite verso la metà del II secolo, a seguito di un grande incendio che aveva devastato buona parte della città. La costruzione iniziò sotto il regno dell\'imperatore Adriano e fu completata sotto Antonino Pio. Per la sontuosità delle decorazioni e per le proporzioni gigantesche dei resti, queste terme sono considerate fra le più importanti del mondo romano, in ogni caso le prime d\'Africa. Ciò che si presenta al visitatore è soltanto il pianterreno della costruzione occupata dai depositi, dai magazzini, dalle caldaie a forno, ecc. Le terme propriamente dette si sviluppavano al primo piano, oggi crollato da entrambi i lati lungo un asse che ha diviso lo spazio in due parti uguali e simmetriche. Il corpo centrale della costruzione era occupato dal frigidarium (stanza fredda), dal tepidarium (stanza tiepida), dal calidarium (stanza calda) e dalla grande piscina aperta sul mare. Da entrambi i lati, parecchie stanze si susseguivano intorno alle palestre utilizzate per gli esercizi ginnici. Si accedeva alla costruzione da porte laterali. Erano le terme utilizzate dal giovane Agostino durante la sua permanenza a Cartagine. Egli soleva affermare che esse gli ricordavano Dio, perché solo Dio avrebbe potuto guidare la mano di un uomo con sapienza tale da poter costruire tanta magnificenza. Passeggiando nel parco delle terme si può scoprire la disposizione urbana di Cartagine con i suoi isolati, una basilica d\'epoca bizantina con battistero, una cappella funeraria e una casa molto bella a peristilio, seppur di modeste dimensioni. L\'area del parco e delle terme di Antonino è uno dei complessi più interessanti del sito di Cartagine. In riva al mare e in asse con il decumano IV nord della città romana, il parco scende in lieve pendenza verso la costa, lungo la quale si dispongono le imponenti rovine dello stabilimento termale, stese su una superficie di circa 4 ettari. Ma gli scavi compiuti nell\'area hanno portato alla luce anche altre vestigia: tombe puniche, ville romane e chiese. Si segue all\'entrata il cardo XVI, per prendere poi a destra il decumano IV nord e scendere a una terrazza dalla quale si ha la migliore veduta d\'insieme del complesso; una ricostruzione dell\'edificio su una lastra di marmo permette di comprendere l\'organizzazione delle diverse sale. Le terme di Antonino sono il monumento più spettacolare di Cartagine; i resti oggi visibili appartengono ad ambienti di servizio posti un tempo nel sottosuolo, mentre la parte pubblica, dove si trovavano le sale da riunione e i bagni, è ormai quasi completamente scomparsa: solo l\'anastilosi di tre colonne può dare un\'idea dell\'altezza del piano nobile. Iniziate sotto Adriano (118-138) ma ultimate in gran parte sotto Antonino Pio, le terme furono parzialmente distrutte forse dai Vandali. Rimaste sepolte sotto i loro stessi detriti e usate per secoli come cave di materiale da costruzione, sono state riportate alla luce tra il 1944 e il 1956 e sottoposte, negli anni successivi, a lavori di consolidamento. Il piano pubblico delle terme ospitava al centro la grande sala detta frigidarium, ornata di otto colonne di granito, enormi blocchi monolitici di 1,60 m di diametro e oltre 20 m di altezza. Proprio una di queste colonne è stata rialzata ed è stato ricollocato al suo posto anche il capitello corinzio, alto 1,80 m, che pesa da solo oltre 4 tonnellate. L\'insieme tuttavia non rispecchia l\'originario volume della sala, la cui superficie di oltre 1000 mq (22 m per 47), coperta da una volta di una trentina di m d\'altezza, era una delle più vaste dell\'Impero romano. Il frigidarium era circondato da due palestre per gli esercizi ginnici; in quella posta a nord, una delle colonne è stata ricostruita e collocata nella sede originaria. APPROFONDIMENTI Icnografia delle Terme A ovest erano disposte le sale riscaldate, serie di ambienti poligonali il cui sottosuolo, coi pilastri posti in cerchio a sorreggere le volte, costituisce ancora oggi un insieme spettacolare; la sala assiale corrispondeva al calidarium. Sul lato sud, un piccolo vano ottagonale presenta due gallerie concentriche con volte di pietrisco; alle pareti sono mensole scolpite con foglie d\'acanto, resti di iscrizioni e un capitello istoriato, detto «degli Anguipedi »: su ognuna delle quattro facce figura un Atlante dai piedi a forma di serpente, sugli spigoli una piccola figura alata con testa di drago, simbolo delle forze del male che rinascono continuamente. Le terme propriamente dette erano circondate da numerose altre sale, tra le quali sono riconoscibili, a nord e a ovest, due ampie latrine poste a semicerchio. Nelle Terme di Antonino Pio erano presenti svariate raffigurazioni musive delle quali molte sono andate perdute: ad oggi si possono ammirare dei mosaici bicromi con figure geometriche.
fotografiche evasioni
Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana\". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.
fotografiche evasioni
Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana\". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.
GIFAN46
Piccoli torrenti, non si discostano per bellezza e fascino, dai grandi corsi d\'acqua. Il loro scorrere tranquillo è a volte, a nostra insaputa, sconvolto dalla diversità del territorio che attraversa. In una curva stretta, scatena turbini d\'acqua, colorando con depositi minerali il letto che ospita il suo scorrere...
iceunstable
vecchi depositi...molto vecchi..
ars_formas
Un luogo perso nel tempo, che sembra aver smarrito il legame con se stesso: un tempo torre Normanna, oggi Campanile di una chiesa, ideale punto di incontro tra mondo antico e moderno. Eppure, nonostante la malinconica stanchezza, sebbene i secoli ne abbiano celato la bellezza tra i depositi polverosi e i muschi e nascosto l’identità dietro i cambiamenti d’uso, è ancora fiera di star lì.
fotografiche evasioni
Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana\". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.