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Seguendo Le Orme Dei Pionieri Della Fotografia::
Un primo calotipoa
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DEREGISTRATO
Messaggio: #426
Salve Enrico
...ho letto tutto d'un fiato...sono rimasto colpito in particolare dall'immedesimazione e verifica storica quanto dal sapore alchemico filosofale del tuo percorso; tempo addietro anch'io mi sono avventurato nella costruzione di una camera oscura con la sostanziale differenza che utilizzavo un'anacronistica carta ilford! Mi rendo meglio conto adesso dei confini cognitivi di quel mio lavoro e devo ringraziarti per averli dilatati.

Quasi quasi domani la riesumo dalla cantina hmmm.gif

Complimenti

Francesco
marcelus
Messaggio: #427
QUOTE(enrico @ Jul 15 2007, 10:07 AM) *

Per Marcelus, che mi chiedeva di tenerlo aggiornato, ecco lo stato di avanzamento dei lavori della "macchina del tempo". Nemmeno un chiodino, solo incastri e colla.
Un saluto a tutti
Enrico




grazie Enrico
appena avrò un po' di tempo tirerò fuori le lastre e vedro cosa riesco a combinare.


ps: ottimo lavoro guru.gif
enrico
Messaggio: #428
Grazie Francesco, ciao Marcelus.
giovanni scaburri
Messaggio: #429
Forse lo hai fatto ma perché non provi a togliere l'obbiettivo e coprire il buco con un cartoncino per fare il foro stenopeico.
Potresti buttare alle ortiche il vetro smerigliato e non pensare più al piano focale.
Poi se riesci a recuperare un cilindro, i vecchi contenitori del detersivo sono fantastici, dove infilare un supporto sensibile che avvolga il massimo della superficie interna del cilindro, ti vengono delle immagini a 180° che sono una meraviglia.
Se poi invece di un foro ne fai due, tre, quattro ti viene fuori un'immagine che te la sogni di notte.
Se poi la vuoi fare a colori meglio ncora.
Se poi, se poi, se poi,........................
Se poi vuoi tornare veramente in dietro ti consiglierei di indagare Bayard.
Se poi vuoi il disegno originale per fare la macchina di Niépce, quella di Daguerre e quella di Talbot batti un colpo.
Se poi vuoi un libro, fatto da bambini delle medie sulla storia della fotografia e sui processi chimici e sulla camera obscura dimmelo.
ciao
gianni
enrico
Messaggio: #430
QUOTE(giovanni scaburri @ Jul 24 2007, 12:57 AM) *

Se poi vuoi il disegno originale per fare la macchina di Niépce, quella di Daguerre e quella di Talbot batti un colpo.
Se poi vuoi un libro , fatto da bambini delle medie sulla storia della fotografia e sui processi chimici e sulla camera obscura dimmelo.
ciao
gianni


Ciao Gianni,
certo che lo batto il colpo! Grazie.
Enrico
enrico
Messaggio: #431
Gianni, ho esperienza della foto stenopeica per averla praticata in passato ma, richiedendo supporti con sensibilità alla luce relativamente elevata, non è proprio un procedimento antico. Ho qualche libro dei primi del 900 che ne parla. E' comunque un procedimento interessante che ha, come certamente ben sai, molti seguaci anche oggi, ma che esula un po' dall'argomento.
Ieri ho fatto un altro tentativo con l'eliografia, tentativo parzialmente riuscito: riuscito perchè ho ottenuto un positivo diretto, parzialmente perchè la definizione lascia a desiderare.
Ad evitare l'accartocciamento del supporto, ho per prima cosa steso una mano di colla arabica sul retro di un cartoncino nero da disegno poi, una volta asciugato, ho steso l'emulsione bianca sull'altro lato.
Tempo di esposizione: 7 ore.
Per ora mi accontento e vado avanti, anche se mi riprometto di tornare all'eliografia utilizzando, anziché la gomma arabica, la gelatina, così come veniva fatto per le stampe al carbone (stampe che sono in lista d'attesa nella mia ricerca smile.gif ).
Ma eccovi l'immagine.
A presto
Enrico


Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
giovanni scaburri
Messaggio: #432
Il modo per avere quanto desideri è scrivere alla FOTOTECA STORICA NAZIONALE Via Imbriani, 31 - 20158 - Milano - tel. 0239312652 e richiedere due volunetti che costano pochi soldi.
Il primo è "La fotografia dalle origini" e il secondo è un bilibro da una parte "La fotografia senza obiettivo" e dall'altra ci sono infilati i disegni tecnici con tutte le misure per costruire le macchine che ti ho detto.
Potrai notare anche dalla scansione allegata che la camera obscura di Niépce è proprio senza obiettivo e la lente non è interna.
Mi pare che tu stia seguendo il metodo di Nicephore con gli stessi insuccessi che risultano, per sua stessa ammisione, dalla corrispondenza con il Sig. Lemaitre suo stampatore.
Per poter ottenere dei risultati lo strato di bitume deve essere talmente lieve che poi non resiste al lavaggio con l'acido.
Certo utilizzando una lente le cose cambiano perché lo strato può essere più spesso a discapito però dei mezzi toni.
Dovrebbe darti maggiori soddisfazioni il procedimento del nipote Niépce de Saint Victor che ormai nel 1853 poté posare il bitume di Giudea a contatto diretto sotto normali negativi.
enrico
Messaggio: #433
Ciao Gianni,
ti ringrazio molto per l'indirizzo. Tutto ciò che riguarda la storia della fotografia mi interessa molto.
Non vedo la scansione di cui parli. Ho anch'io delle immagini della camera oscura di Niepce e te ne allego una. Se è questa, è vero che non c'è obiettivo, ma questo può essere perchè è andato perso. D'altra parte, il foro che si vede è bello grande e proprio adatto per una lente. In tutti i libri di storia della fotografia che ho letto, si parla sempre di lenti. Niepce e Daguerre si conobbero proprio perché si servivano entrambi da Chevalier, l'ottico di Parigi. Ti chiedo scusa, ma puoi indicarmi la tua fonte? La cosa mi sembra strana - questo detto con tutto il rispetto verso le tue ricerche - ma non vedo perché Niepce dovesse utilizzare un foro stenopeico, data la ridottissima luminosità di tale semplice apparato. Come sai bene, le camere oscure, fornite di obiettivo, erano diffusissime fra i pittori ed erano state utilizzate anche in passato per tentativi fotografici (Wegdwood).
Il suggerimento di utilizzare il bitume di Giudea sotto un negativo ottenuto con altro mezzo, è come utilizzare una stampa per ottenere un controtipo, cosa che fece Niepce con l'incisione del cardinale D'Amboise e che ho ripetuto con la Mad onna della melagrana. La mia intenzione è quella di ripetere quanto più fedelmente possibile i procedimenti originali (in questo caso l'uso della camera oscura), accollandomi pure tutti gli insuccessi ed imparando da essi.
Ti ringrazio per la tua presenza e disponibilità.
Buona giornata
Enrico
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
giovanni scaburri
Messaggio: #434
Ti mando l'allegato che s'è perso per via.
Non conosco le tue fonti, ma le mie dicono che Nièpce è venuto a conoscienza di Daguerre perché questi produceva diorami per il teatro.
I diorami sono dei fondali colorati e illuminati in modo da creare la sensazione d'essere una riproduzione automatica di quello che rappresentano.
Niépce venne a conoscenza di ciò attraverso la lettura di una rivista che parlava di ciò.
La descrizione del procedimento era vaga.
La corsa per l'ottenimento del primato per la realizzazione automatica delle immagini vedeva molti concorrenti e questi pubblicavano i risultati dei loro lavori guardandosi bene di descrivere i procedimenti o meglio li descrivevano molto vagamente o addirittura in modo assolutamente fuorviante per rallentare o portare fuori strada chi come loro cercava di ottenere immagini automatiche.
Per questo Népce credette che il Daguerre ne sapesse più di quanto volesse far credere.
In realtà il Daguerre oltre a non saperne nulla si occupava d'altro ma fu incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.


incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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PERCHE' L'ALLEGATO NON SI ALLEGA?
danighost
Nikonista
Messaggio: #435
Quanto pesa?
giovanni scaburri
Messaggio: #436
244 KB
enrico
Messaggio: #437
Ciao Gianni,

i libri specifici che ho sulla storia della fotografia sono:

Beaumont Newhall - "Storia della fotografia" - Einaudi

Beaumont Newhall - "L'immagine latente" - Zanichelli (prezioso libretto non più in pubblicazione, che tratta esclusivamente di Niepce, Daguerre e Talbot.

Italo Zannier - "Storia e tecnica della fotografia" - Laterza

Ando Gilardi - "Storia sociale della fotografia" - Bruno Mondadori

Mauricio Wiesenthal - "Storia della fotografia" - Istituto geografico De Agostini



Ti riporto qualche passo d Beaumont che è uno dei massimi specialisti mondiali. Nel suo lavoro edito dalla Zanichelli, sono riportati diversi brani dell'epistolario fra lui ed il fratello:
pag. 29 - "Nel 1816 Niepce aveva già allargato il campo dei suoi esperimenti e cominciò a cercare di fissare l'immagine della camera oscura. Il 12 aprile di quell'anno scrisse a suo fratello:

... Ho fatto costruire una specie di occhio artificiale, che non è altro che una cassetta quadrata di quindici centimetri di lato, munita di un tubo telescopico su cui è montata una lente.

Questa camera oscura si ruppe accidentalmente, ma Niepce ne costruì delle altre.

Nella "Storia della fotografia" la cosa è riportata in maggior dettaglio:
pag. 12 - Ruppe la lente e dovette costruire una nuova camera oscura più piccola, circa cm 3 per lato, perché non possedeva altra lente che quella del suo microscopio solare, naturalmente di limitata lunghezza focale.

Più sotto continua Beaumont:
Niepce rese più nitida l'immagine mettendo una maschera circolare sulla lente per ridurne l'apertura e mandò a Claude quattro immagini ottenute in questo modo.

Praticamente utilizzò un diaframma. Probabilmente la tua fonte, che non conosco, potrebbe aver interpretrato male questa cosa.

D'altra parte, ripetendo gli esperimenti di Niepce, con un obiettivo di apertura F/8, mi sono occorse otto ore di esposizione (le stesse di Niepce per la sua veduta a Le Gras) per ottenere una impressione. Quanti giorni gli sarebbero occorsi se avesse usato un foro stenopeico? smile.gif

A pag. 17 della "Storia della fotografia", si dice:
"Daguerre era stato informato dei lavori di Niepce dall'ottico Charles Chevalier, che gli aveva fornito le lenti e gli aveva detto che anche Niepce era suo cliente.

A parte questo, e tornando a noi ed al viaggio nel tempo, considero per il momento concluso il tempo di Niepce, visto i risultati soddisfacenti che in complesso ho ottenuto, e proseguo completando la sperimentazione con l'albumina. Intanto, tempo permettendo, visto che mi sono piovuti addosso altri impegni, poiché non intendo ripetere gli esperimenti di Daguerre, vista la pericolosità dei vapori di mercurio (a meno che non decida di utilizzare la cappa del laboratorio di chimica della scuola dove insegno), inizio a tradurvi dal francese un prezioso scritto di Daguerre che illustra ad Arago il suo procedimento. Un piccolo regalo a tutti voi che avete la bontà e la pazienza di seguirmi in questo cammino.
A presto
Enrico
danighost
Nikonista
Messaggio: #438
Strano che non prende 244 KB, visto che arriva a 300 KB, prova a metterlo su mediafire e postare il link.
enrico
Messaggio: #439
Vi mostro il frontespizio del volumetto (14 paginette), datato 1844, contenente il testo della lettera di Daguerre ad Arago. E' una cosa preziosa perché è lo stesso Daguerre che descrive la sua tecnica ed i miglioramenti che vi ha apportati.
A presto
Enrico

Ho anche un libretto che riporta la relazione tenuta da Arago il 19 agosto 1839 alla riunione congiunta dell'Accademia delle Scienze e delle Belle Arti, ma sono una ottantina di pagine. E' un libretto che acquistai nel 1979 e che ho conservato con cura.
A presto
Enrico
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
MassimoMontersino
Messaggio: #440
Ciao Enrico
sono Massimo, 43 anni, Perito Industrialie in Arti Fotografiche diplomato al mitico Bodoni di Torino.
Leggendo i tuoi resoconti sono tornato allievo 16enne che fa impazzire l'assistente di chimica consumando i pochi elementi a disposizione del laboratorio per far precipitare il cloruro d'argento e fare le stesse cose che stai facendo tu.
Tentammo persino di arrivare all'immagine a colori con la fecola di patate ma non ci bastarono i tre anni della specializzazione per riuscirci.

Complimenti per la perseveranza

enrico
Messaggio: #441
Ciao Maxmonter,
la fecola di patata, volevi seguire le orme dei Lumiere con le lastre autocrome! Non era certo un obiettivo da poco smile.gif
benvenuto anche tu
Enrico
enrico
Messaggio: #442
Cari amici,
ho finalmente tradotto il libretto e ve lo allego.
Qualche informazione su Daguerre, per coloro che ne avessero solo una infarinatura superficiale; mi scusino gli altri.
Daguerre e Niepce fecero un accordo per mettere assieme le proprie conoscenze, al fine di giungere a definire un processo fotografico che permettesse di fissare le immagini della camera oscura.
In proposito ci sono molte opinioni di segno opposto. C'è chi dice che Daguerre avesse sfruttato Niepce, mettendolo poi in ombra, riferendosi alla polemica sollevata dal figlio di Niepce dopo la morte del padre. Da tutto quello che ho letto, mi sono fatta l'idea che le cose non stanno così. Daguerre lo fece subentrare nell'accordo, al posto del padre, e fu sempre magnanimo con lui e rispettoso del nome del primo socio di cui aveva grande stima. Ma il figlio di Niepce non portò alcun contributo alla ricerca, nonostante in molte lettere Daguerre lo invitasse a compiere esperimenti. D'altra parte, quando era in vita, lo stesso Niepce si era incamminato su di un binario morto quale quello del bitume di Giudea che lo aveva portato unicamente (e non è poco) a gettare le basi della fotoincisione. Niepce voleva a tutti i costi ottenere dalla camera oscura un positivo ed è per questo che abbandonò ben presto i sali d'argento che gli davano delle immagini dai toni invertiti. Inoltre, non riuscì a trovare il modo di fissarle.
Fu Daguerre ad utilizzare lo ioduro d'argento, esponendo una lastra, su cui era stato deposto uno strato d'argento, ai vapori di iodio. Per la verità, Niepce usava questo procedimento allo iodio, ma solamente allo scopo di annerire le parti delle sue lastre al bitume di Giudea che restavano scoperte dopo il lavaggio in olio di lavanda. E soprattutto si deve a Daguerre la scoperta dell'azione "rivelatrice" del mercurio.
In sintesi, Daguerre procedeva così:

a - sottoponeva una lastra argentata ai vapori di iodio, sensibilizzandola così alla luce;

b - esponeva la lastra nella camera oscura;

c - la sottoponeva all'azione dei vapori di mercurio (scaldando del mercurio con una fiamma ad alcool - i vapori di mercurio sono estremamente tossici e molti dagherrotipisti poco accorti si rovinarono la salute).

Il mercurio aderiva alla lastra in corrispondenza delle zone che avevano ricevuto luce e formava un'amalgama bianca. Otteneva così una immagine direttamente positiva, realizzando il sogno del suo defunto socio Niepce.

Inoltre, come ho già detto, il mercurio in un certo senso "sviluppava" l'immagine latente, permettendo dei tempi di posa "solo" dell'ordine di alcuni minuti.

Daguerre ebbe poi la fortuna di conoscere François Arago, scienziato membro dell'Accademia delle Scienze e Deputato, che gli spianò la strada, facendolo conoscere negli ambienti alti e facendo ottenere a lui ed al figlio di Niepce un vitalizio in cambio della cessione del brevetto allo stato. Per aiutare l'amico, Arago però mise in ombra Bayard, un altro protofotografo che aveva ottenuto brillanti risultati, con un diverso metodo.

E' con la dagherrotipia che l'arte fotografica prende il volo ed in brevissimo tempo si diffonde in tutto il mondo facendo centinaia e centinaia di adepti. Per questo, ritengo Daguerre il padre della Fotografia. Ovviamente è una mia personale convinzione.
Inoltre sono pienamente cosciente che "ogni inventore è un nano che è salito sulle spalle di giganti" come ho letto non ricordo più dove, a significare che chi inventa qualcosa lo fa grazie ad altre conoscenze sviluppate dall'umanità nel corso dei secoli. Qualcun altro di cui non ricordo il nome (sarà l'eta? ohmy.gif ) diceva che le invenzioni sono in effetti opera non di un singolo, ma dell'umanità: quando i tempi e le conoscenze sono mature, prima o poi verrà fuori qualcuno che farà il passo in avanti. A dimostrazione di ciò, è spesso capitato che una stessa invenzione è stata fatta contemporaneamente in posti diversi da persone che non si conoscevano.
Allora, forse è il caso di dire che la Fotografia ha tanti "padri"...

Nella "Lettera ad Arago" che vi allego (lettera successiva alla pubblicazione dell'invenzione del dagherrotipo, da Arago sponsorizzata e descritta in una storica seduta congiunta dell'Accademia delle Scienze e delle Belle Arti - abbinamento estrememente significativo), Daguerre descrive all'illustre amico dei perfezionamenti al metodo relativi unicamente al procedimento di preparazione della placca sensibile prima del processo di iodatura, cioé di sensibilizzazione. Vi si ricava anche che Daguerre riutilizzasse le placche, distruggendone di conseguenza le immagini (forse quelle venute male), in conseguenza del loro costo non proprio basso.
Nel leggere quelle righe non si può non essere grati a questi protofotografi ed a tutti coloro che li hanno seguiti, poichè si diventa consapevoli del grande lavoro, pazienza ed abilità richiesta a chi agli inizi "scriveva con la luce" ed a come sia invece comodo e facile oggi fotografare.
Un saluto
ENrico
File allegati
File Allegato  Daguerre.pdf ( 131.88k ) Numero di download: 222
 
alcarbo
Messaggio: #443
QUOTE(FabioC. @ Jan 26 2007, 06:45 PM) *

affascinante..... wink.gif


incredibile !!!!

mi permetti uno scherzo (che non è ironico ma è un'apprezzamento)

se lo brevetti ne vendi più della prossima d3 smile.gif guru.gif

no ! complimenti per la pazienza, la fantasia e la capacità !

Messaggio modificato da alcarbo il Aug 5 2007, 05:36 PM
enrico
Messaggio: #444
QUOTE(alcarbo @ Aug 5 2007, 06:35 PM) *

incredibile !!!!

mi permetti uno scherzo (che non è ironico ma è un'apprezzamento)

se lo brevetti ne vendi più della prossima d3 smile.gif guru.gif

no ! complimenti per la pazienza, la fantasia e la capacità !

Grazie Alcarbo,
la fotografia mi ha sempre affascinato e ripercorrerne praticamente le tappe me la fa sentire più vicina. Il rischio che si corre oggi è quello di correre dietro all'ultima macchina, all'obiettivo che ha mezzo stop in più, dimenticando l'essenza di questa meravigliosa scoperta. Io sto facendo esattamente l'opposto: per riscoprirne l'essenza, sto correndo dietro ai primi metodi, alle prime macchine, agli obiettivi più semplici.
Ho avuto diversi impegni ed ancora ne ho (meno male che sono in vacanza laugh.gif ). Ma al più presto mi rimetto a sensibilizzare le lastre di vetro che ho fatto tagliare dal vetraio un mese fa e provo le proprietà del bromuro d'argento.
Ciao
Enrico
danighost
Nikonista
Messaggio: #445
Scusa se vado off topic, ma mi sto rendendo conto che della fotografia sia molto importante la composizione e di questo se ne parla veramente poco, non solo in questo forum, ecco perchè capisco dove hai scritto: Il rischio che si corre oggi è quello di correre dietro all'ultima macchina, all'obiettivo che ha mezzo stop in più, dimenticando l'essenza di questa meravigliosa scoperta.

Ed è anche per quello che mi diverto a sperimentare con la D50 e gli AI.

Chiudo l'off topic augurando buona luce e buone foto.
enrico
Messaggio: #446
Cari amici,
mi rifaccio vivo, e questo è un buon segno perché significa che gli impegni che mi hanno tenuto occupato in questi giorni si stanno diradando e riesco a trovare del tempo per le mie cose.
Ho appena preparato dell'albumina, seguendo alla lettera la ricetta di Le Gray. Quella originale prevedeva la dissoluzione di 7 g di ioduro di potassio, 2 g di bromuro di potassio ed 1 g di cloruro di sodio in 183 (?) g di chiare d'uova fresche. Poiché ho utilizzato solo 2 chiare, ho dimezzato le quantità. Questa volta mia moglie ha voluto aiutarmi e si è occupata di montare il tutto con uno sbattitore elettrico.
Ora l'emulsione dovrà riposare per una mezza giornata. Questa sera preparerò le lastre.
La differenza con le mie precedenti prove all'albumina, è nell'uso di una piccola quantità di bromuro di potassio.
Nella preparazione della carta, da usarsi come negativo al posto del vetro e come substrato la gelatina al posto dell'albumina, Le Gray dice:

"Le bromure ne joue pas ici le meme role accélérateur que pour la plaque d'argent; car, au lieu d'accélérer, il retarde un peu l'opération lumineuse. Son action est de préserver, sur l'acide gallique, les blancs du papier qui noirciraient plus rapidement si on n'employait que l'iodure seul. La proportion assez forte de bromure que j'indique, et qui pourrait encore etre augmentée, permet de laisser l'image se développer sur l'acide gallique un temps beaucoup plus considerable sans se tacher, et d'acquérir ainsi une épreuve trés-puissante de modelé."

In sintesi, il bromuro avrebbe una funzione inibitrice e quindi di rallentamento dello sviluppo. Ma in questo caso la sua ricetta prevede una quantità di bromuro superiore allo ioduro (4 g contro 3 g).
Avrò modo ora, sperimentando, di vedere se nel mio caso ottengo una maggiore sensibilità e/o una maggiore profondità dei toni.
A presto
Enrico



Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
enrico
Messaggio: #447
Cari amici,
ho preparato 5 lastre stendendovi sopra l'albumina:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

é molto fluida e, per far sì che si formasse uno spessore costante (in precedenza con qualcuna ciò non è stato, cosa che si è poi tradotta in negativi di densità non uniforme), ho posizionato le lastre su di un foglio di compensato la cui orizzontalità ho controllato con una livella in due direzioni ortogonali. Nonostante ciò, ho dovuto sistemare qualche piccolo spessore sotto ogni lastra.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ora le lascio seccare. Domani pomeriggio le sottoporrò ad una temperatura di 80° - 90° per far coagulare l'albumina al fine di renderla insolubile in acqua.
A domani
Enrico

maxiclimb
Messaggio: #448
E allora Enrico?
Con questa albumina montata a neve ci hai fatto qualche tentativo o alla fine l'hai usata per una bella meringa? biggrin.gif
enrico
Messaggio: #449
Ciao Maxiclimb,
le 5 lastre sono pronte. Mi ha bloccato la luce di sicurezza: si sono esaurite le pile della lampada frontale a led rosso che uso come luce inattinica. Il negozio di materiale elettrico da cui mi servo ed altri vicino erano chiusi per ferie. Questa mattina riprovo.
A presto inizio ad esporre qualche lastra. Finite queste cinque, penso proverò con la gelatina sensibilizzata con il solo bromuro d'argento: le lastre alla gelatina-bromuro di Maddox.
La carrozza riprende il viaggio.
La cosa curiosa è che ho avuto più tempo per queste cose durante l'anno scolastico che in queste vacanze hmmm.gif
Enrico
danighost
Nikonista
Messaggio: #450
Però chi lo avrebbe mai detto?

Io al lavoro faccio i turni (mattino o pomeriggio), bè mi sembra di fare di più nella mezza giornata che nella giornata libera.

Giusto per fare 4 chiacchere in attesa delle lastre all'albumina.

 
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