QUOTE(pes084k1 @ May 4 2013, 10:16 AM)
Ti faccio un esempio. Se faccio girare una serie di stampine e osservo attentamente le reazioni, l'attenzione si concentra su certe cose: espressione dei visi, significato emotivo personale, ripartizione dei volumi, tonalità generali. Se invece faccio osservare una diaproiezione (avete mai visto 350 dia di Fontana in un giorno solo e da vicino?) l'attenzione si sposta su colori, tessiture, impatto, brillantezza/microcontrasto e l'occhio gira sui dettagli, ma senza il tempo di fermarsi troppo a lungo. Se invece distribuisco o appendo grosse stampe, l'attenzione viene catturata dalla perfezione formale e tecnica, l'immagine anche banale, ma BEN FATTA tocca le corde, si guardano le ciglia, la definizione delle scritte, la ricchezza tonale, il "grande formato" insomma. In negativo, appare l'artificiosità delle tinte (non la potenza stile Velvia, è una cosa ben diversa), difetti nelle regioni centrali e mediane, PDC troppo ridotta soprattutto.
In ogni caso il linguaggio della luce e dei colori va perseguito: vignettature e sfocature ai bordi/angoli spingono l'attenzione dove vogliamo noi, per esempio, contrasti scultorei colpiscono sempre, tinte calde e brillanti danno più emozione. In ogni caso sono le doti di punta di ogni immagine che colpiscono, ma una foto mediocre in un set di qualità fa molto danno.
Ecco perché sono critico rispetto a certi andazzi tecnologici e fotografici: colori virati su azzurro o giallo (ma dove sono in realtà?), bassa saturazione, pompaggio delle basse frequenze, contrasto piatto, foglie squassate da aliasing, scialba o "cupa" uniformità, sharpening grossolano (ma è necessario farlo, in altro modo), grana a pallettoni o tessiture rasate e desaturate, high key digitali, luminosità eccessiva dell'immagine, ingrandimento oltre la definizione nativa, scale tonali non naturali, soprattutto in B/N, dove qualcuno cerca ombre nere e luci bianche invece di una scala tonale ragionevole "da quadro", pur con brillantezza.
Anche un piatto di spaghetti dipende da come lo servo.
A presto
Elio
Caro Elio,
Su quanti affermi dissento principalmente sul piatto di spaghetti : per me dipende essenzialmente da come viene cucinato e non da come vien servito.
Per il resto proponi una interessante disquisizione tecnica, articolata su molti elementi, ognuno dei quali meriterebbe un serio approfondimento e su nessuno dei quali verrebbe comunque raccolto un generalizzato consenso.
Se mi permetti, però', non capisco la relazione con il tema che avevo posto, salvo la possibilità che tu ritenga che difformità di giudizio dipendano solo da differenze nella capacità tecniche e strumentali, di cui non tutti sono dotati in misura omogenea. Ma questo e' ovviamente irrealistico, sia sotto l'aspetto teorico sia quello tecnico, essendo difficile valutare capacità e strumentazioni tecniche di chi non conosce molto bene.
La realtà mostra invece che ogni scelta, da quella privata a quella professionale dipende dal proprio vissuto, dai gusti costruiti nel tempo, dalle proprie e altrui convenienze, dall'ambiente in cui vengono assunto, dalle proprie, e talvolta originali, convenzioni, ec. Ec.
Un cordiale saluto.
Mt
Ps. Appena posso vado a vedere le tua foto.