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[DSLR] - Rumore, Segnale e Fotografia Digitale
, Definizione di rumore
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earlybird
NPU
Messaggio: #1
Frequento da poco il forum Nital: quel tanto che basta per aver notato che uno degli argomenti principali è quello inerente al rumore. Mi occupo di digitale da 25 anni, prima con il video, poi con le still camera, scientifiche, astronomiche e tradizionali. Di queste ultime conservo nei miei cassetti ancora una Canon/Bauer (la primissima!). Di Nikon ho D1, D70, D50 ed è in arrivo una D200. Per motivi miei pratici e non certo per sfizio testo tutte le macchine e in nessuna ho notato livelli di “rumore” come quelli segnalati, spesso impropriamente. Di foto tradizionali ne faccio relativamente poche e, visto che mi reputo un buon giudice di me stesso, ritengo che non siano meritorie di rimando a questo forum.
Mi permetto, però, il tentativo di chiarire il concetto di rumore sperando di far cosa utile a qualcuno. Non userò alcuna formula né diagramma.

Ho notato che molti usano impropriamente il termine “rumore”, non ponendo distinzione tra segnale, rumore del segnale e rumore non dipendente da segnale.
Per capire bene cosa sia, immaginiamo di trovarci sotto una larga tettoia in una giornata di pioggia: se la pioggia è torrenziale, il suono delle gocce che colpiscono il nostro riparo ci sembra giungere uniforme da tutta la sua superficie. In caso di pioggerellina, invece, abbiamo ora l’impressione che piova più a destra, ora più a sinistra, ora più al centro… Questa variazione di direzione ed intensità del suono che colpisce le nostre orecchie è causata dalla non uniformità del numero di gocce piovane che la tettoia raccoglie per unità di superficie in ogni istante. La disuniformità è presente anche nella pioggia battente, solo che è una piccola percentuale della pioggia totale: così il nostro orecchio non riesce a percepirla. Questa disuniformità è ciò che nella fisica dei segnali viene chiamato “rumore” : se rappresentassimo un segnale uniforme ed omogeneo come una linea retta, il rumore insito nella sua raccolta trasformerebbe questa retta in una linea ondulata.
Possiamo asserire, quindi, che questo tipo di rumore è funzione del segnale, perché dipende totalmente da esso. Da notare il fatto che possiamo quantificarlo solo dopo aver raccolto il segnale, quindi non possiamo sapere a priori a quanto ammonterà numericamente. Ho promesso di non presentare formule: dovete quindi credere sulla parola a ciò che segue. Se nel sensore avessimo accumulato un segnale luminoso pari a 100 (pioggerellina), il suo rumore sarebbe pari a 10, cioè il 10%. Se raccogliessimo 1000 (pioggia battente), il rumore sarebbe pari a 31, cioè il 3%.

Qualcuno si chiederà: esiste un rumore elettronico fine a se stesso, cioè che non sia funzione di un segnale? Certamente. Per scoprirlo continuiamo l’esempio della tettoia ed immaginiamo che questa sia ondulata, in modo che la pioggia sia convogliata verso dei secchielli di raccolta. Complichiamoci un poco la vita e facciamo sì che questi secchielli possano essere ruotati ma non staccati dalla tettoia: ora ci poniamo il gramo compito di controllare quanta acqua sia presente in ogni secchiello al termine della pioggia. Siamo costretti ad usare un altro secchiello: lo poniamo sotto quello appeso e solidale alla tettoia, ruotiamo questo, travasiamo l’acqua e ci dirigiamo verso una bilancia o un qualunque misuratore. Questa manovra la eseguiamo per ogni secchiello appeso alla tettoia. Vi sembra intuitivamente possibile che qualche goccia d’acqua non resti nel suo secchiello d’origine? O che non vada persa nel travaso? O che non debordi durante il trasporto? E la bilancia di misura è assolutamente esatta? Impossibile, neanche a pensarci. La quantità d’acqua che misureremo non corrisponderà mai a quella effettivamente raccolta. La differenza tra queste due quantità è un rumore puro, cioè che non dipende da un segnale ma dalla modalità di trattarlo. E’ prevedibile progettualmente? No. E’ misurabile? Sì. Come? Per via sperimentale. Nel caso della tettoia, ad esempio, potremmo versare su di essa una quantità nota di acqua e controllarne, poi, quanta ci risulti alla misurazione finale. Nelle nostre macchine questo rumore si chiama rumore di lettura (readout noise) e, con semplicità, possiamo dire che comprende i processi di trasferimento della carica del pixel, il suo passaggio attraverso l’amplificatore e la sua trasformazione in entità numeriche intellegibili dal computer.
Le case costruttrici misurano in maniera molto sofisticata questo rumore di lettura e le sue possibili variazioni in relazione alle regolazioni dell’utente, regina tra tutte la scelta della sensibilità ISO. A questo proposito cerchiamo di capire bene un concetto: quando scegliamo una pellicola con diverso valore ISO, effettivamente scegliamo un prodotto con la sensibilità desiderata. Quando, invece, impostiamo sulle nostre macchine digitali un valore ISO, stiamo scegliendo solo il livello di amplificazione del segnale proveniente dalla lettura del pixel. Non agiamo sulla sensibilità. Questa dipende dalle scelte del costruttore del sensore ed è immutabile. E aumentando l’amplificazione, cioè il guadagno, aumentiamo esponenzialmente il rumore di lettura.

Per darvi qualche dato esemplificativo, il Read-out noise medio della D70 è di circa 7 elettroni/pixel. Il suo segnale termico è inferiore a 0,1 elettroni/ pixel/secondo! Sono quasi delle nullità se pensate che il pixel della D70 può arrivare a contenere più di 35000 elettroni liberati dal segnale luminoso. Solo 7-10 anni fa costosissimi ccd scientifici (che uso ancora) presentavano un segnale termico a 20° di 20-80 elettroni/pixel/secondo, con rumore di lettura superiore a 40-100 elettroni…

Spero di aver suscitato la curiosità necessaria per leggere il manuale di Maio, dove la trattazione è più completa. Se qualcuno, invece, volesse approfondire tecnicamente l’argomento sono disponibile anche privatamente (il mio riferimento è in chiaro).

Che la luce sia con noi.

Enzo Franchini

Messaggio modificato da maxiclimb il Sep 17 2010, 12:49 PM
 
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gu.ru
NPU
Messaggio: #2
Dimenticavo.......

rimane anche il secondo aspetto, ovvero che comunque la quantità di segnale raccolto da un pixel si superficie inferiore è in valore assoluto minore, e quindi necessita di una amplificazione maggiore per avere una lettura al livello voluto.

Quindi, a parità di megapixel (e di tecnologia), un sensore di dimensioni maggiori avrà:

- un rumore di segnale inferiore in quanto le dimensioni dei suoi frammenti sono di dimensioni maggiori - SOLO e SOLTANTO per quello.
- un rumore di lettura inferiore perchè alla lettura del singolo pixel si dovrà applicare una amplificazione minore.

Sempre se non mi sfugge ancora qualcosa.

Ciao a tutti
Guido
earlybird
NPU
Messaggio: #3
QUOTE(gu.ru @ Feb 13 2006, 10:00 AM)
Dimenticavo.......

rimane anche il secondo aspetto, ovvero che comunque la quantità di segnale raccolto da un pixel si superficie inferiore è in valore assoluto minore


vero
QUOTE
, e quindi necessita di una amplificazione maggiore per avere una lettura al livello voluto.

Sì e No.
Qui entriamo nel campo della conversione analogico-digitale, cioè della trasformazione della tensione esistente nel pixel al termine dell'esposizione in un numero intellegibile dal calcolatore.
Entriamo anche nel campo della Efficienza di Trasferimento della Carica (CTE).
Seguimi (seguitemi) perché entriamo in un mondo almeno per me affascinante.

Cominciamo dalla CTE, perché più semplice da spiegare e far capire.
Nel sensore il segnale presente nel pixel alla fine dell'esposizione deve essere trasferito verso l'amplificatore e da qui al decodificatore.
I Pixel del CCD (nel CMOS è diverso, ma restiamo nel campo della nostra marca)sono organizzati per colonne: ciò significa che, dopo aver trasferito la carica del primo pixel in basso, tutte le cariche dei pixel dal secondo in su devono essere trasferite nel pixel immediatamente inferiore. 2000 pixel verticali, 2000 trasferimenti!
L'efficienza di questo trasferimento è altissima: siamo nell'ordine dello 0,999995 e più: vuol dire che se trasferiamo una carica di 20000 elettroni, circa 1 elettrone resta "indietro" ogni 2 trasferimenti. Questo per i primi 2 pixel trasferiti; per l'ultimo, la cui carica deve subire 2000 trasferimenti, gli elettroni lasciati indietro risulteranno circa 1000. Il 5% della carica! Per fortuna il firmware tiene conto di questa perdita.
In ogni caso è una fonte di rumore di lettura con la quale fare i conti. Infatti aumenta significativamente se la carica è inferiore a 1000 elettroni e in caso di alte velocità, come nelle pose multiple.

Ed ora andiamo ad incontrare il rumore della conversione analogico-digitale.
Continuiamo a parlare in termini di elettroni che si accumulano nel pixel, e non di voltaggio. Non è un modo improprio perché il voltaggio nel pixel è direttamente proporzionale al numero di elettroni: ritengo che sia più intuitiva la metafora delle gocce di pioggia piuttosto che della pressione che queste esercitano.

I C(onvertitori) A(nalogico)-D(igitali) si differenziano, oltre che per la velocità della conversione, per una caratteristica chiave: i passi. I convertitori più usati sono a 8, 12, 14, 15 e 16 bit. Che significa? Significa che quello ad 8 bit può suddividere il segnale in 256 passi (è il risultato di 2 moltiplicato per se stesso 8 volte), quello a 12 bit in 4096, quello a 14 bit in 16384, quello a 15 in 32768 e quello a 16 bit in 65536 passi.
Se un pixel avesse una FWC (la capacità di contenere elettroni di segnale) pari a 50000 e dipendesse da un ADC a 12 bit, questo suddividerebbe la sua carica in passi di 12 elettroni ciascuno (risulta da 50000:4096). Tralascio le virgole per spiegare il concetto: avviso però che sono importanti ai fini del computo.
Vi pare che possa essere tutto così semplice? Neanche per idea. Restiamo legati per ora al ADC a 12 bit.
Anche nella conversione esiste un errore ben quantificabile: l'errore di codifica numerica. Come si trova? Dividendo il passo per 3,464, che corrisponde alla radice quadrata di 12. Nel nostro caso, un passo pari a 12 elettroni vedrebbe un errore pari a poco più di 3 elettroni.

Facciamo un po' di conti della spesa e vediamo come sia realmente la situazione, analizzando tutti i rumori.
Il nostro pixel, con una FWC di 50000 elettroni ne ha accumulati 10000, in un tempo di esposizione breve.

Segnale: 10.000
Rumore di Segnale: 100
Currente di Buio: trascurabile
Rumore di reset = 0
Rumore di trasferimento: 31 elettroni
Rumore di codifica: 3 elettroni

Rumore complessivo : 104 elettroni (è la radice quadrata della somma dei quadrati dei singoli rumori)
Anch'esso entra nel ADC: se ogni suo passo contiene 12 elettroni, abbiamo come conseguenza che il rumore "si mangia" 104:12= 9 passi, cioè 4 bit dei 12 del ADC. La nostra gamma dinamica è scesa da 12 bit a 8 bit, da 4096 tonalità possibili a sole 256.
Se aumentiamo l'amplificazione è facile passare ad un rumore totale che impegna 5 o 6 dei 12 bit, con una gamma di tonalità che crolla a 128 se non 64! E, poiché se scende uno sale l'altro, il rumore, visto come valore quantificabile nella media del sensore ma imponderabile nel singolo pixel, diventa evidente visivamente.




QUOTE
Quindi, a parità di megapixel (e di tecnologia), un sensore di dimensioni maggiori avrà:

- un rumore di segnale inferiore in quanto le dimensioni dei suoi frammenti sono di dimensioni maggiori - SOLO e SOLTANTO per quello.
- un rumore di lettura inferiore perchè alla lettura del singolo pixel si dovrà applicare una amplificazione minore.

Sempre se non mi sfugge ancora qualcosa.

Ciao a tutti
Guido
*



Sì; per il punto due vale quanto ho scritto sopra.

Ciao a tutti e grazie a chi è riuscito a seguirmi. L'argomento non è semplicissimo.

Enzo

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