Ciao, sposto al Bar, dove sicuramente questo quesito avrà certamente più audience.
Ti dico brevemente la mia, per quel che può valere:
più che vado avanti e più mi rendo conto che, PER ME, conta sempre meno il COME ma conta soprattutto il COSA.
E che la questione della cosiddetta QUALITA' è, sempre per me, abbastanza residuale nella maggior parte dei casi, anche considerando che con i mezzi attuali, ma anche con molti di quelli più risalenti, non è affatto difficile ottenere una qualità sufficiente.
Questione a parte (oltre che gran temone) è se il particolare feeling con un particolare strumento fotografico (qualunque sia) offra al fotografo, in determinate circostanze, delle chances creative ( ) maggiori.
E qui mi fermo.
Ciao! Paolo
Ti dico brevemente la mia, per quel che può valere:
più che vado avanti e più mi rendo conto che, PER ME, conta sempre meno il COME ma conta soprattutto il COSA.
E che la questione della cosiddetta QUALITA' è, sempre per me, abbastanza residuale nella maggior parte dei casi, anche considerando che con i mezzi attuali, ma anche con molti di quelli più risalenti, non è affatto difficile ottenere una qualità sufficiente.
Questione a parte (oltre che gran temone) è se il particolare feeling con un particolare strumento fotografico (qualunque sia) offra al fotografo, in determinate circostanze, delle chances creative ( ) maggiori.
E qui mi fermo.
Ciao! Paolo
Su questo argomento, qui nel forum, ci sono state e ci sono migliaia di discussioni in merito....
Francesco Martini
Francesco Martini
Cosa c'entra il "fascino" con la "qualità"? :-)
E poi... CHE "qualità"? Per come indendo io la parola, la "qualità" delle mie foto non è cambiata, passando da un mezzo all'altro. Alla fin fine, "raccontano le stesse storie", e più o meno altrettanto bene (o male).
Ma il "fascino"? Di nuovo, bisgna definire di cosa parliamo. Per me, il digitale mi ha ridato il controllo dell'intero processo, e non tornerei indietro nemmeno se mi pagassero. E QUESTO mi affascina moltissimo. Per il resto, non trovo alcun "fascino" in fotografare a pellicola, in digitale, o in qualsiasi altro modo. Mi affascina il PROCESSO.
Ovviamente, tutto questo è soggettivo. E questa è soltanto la mia opinione, che riguarda me, funziona per me, e tanto basta.
Ciao,
Davide
E poi... CHE "qualità"? Per come indendo io la parola, la "qualità" delle mie foto non è cambiata, passando da un mezzo all'altro. Alla fin fine, "raccontano le stesse storie", e più o meno altrettanto bene (o male).
Ma il "fascino"? Di nuovo, bisgna definire di cosa parliamo. Per me, il digitale mi ha ridato il controllo dell'intero processo, e non tornerei indietro nemmeno se mi pagassero. E QUESTO mi affascina moltissimo. Per il resto, non trovo alcun "fascino" in fotografare a pellicola, in digitale, o in qualsiasi altro modo. Mi affascina il PROCESSO.
Ovviamente, tutto questo è soggettivo. E questa è soltanto la mia opinione, che riguarda me, funziona per me, e tanto basta.
Ciao,
Davide
Per quanto mi riguarda, un fotografo che non ha mai scattato in pellicola non si può autodefinire "Photographer".
Per quanto mi riguarda, un fotografo che non ha mai scattato in pellicola non si può autodefinire "Photographer".
Questa l'hai detta grossa....!!!!
Un buon fotografo deve saper fare belle foto con qualsiasi cosa abbia in mano,
anche con una Polaroid.....
Francesco Martini
Per quanto mi riguarda, un fotografo che non ha mai scattato in pellicola non si può autodefinire "Photographer".
Ho scattato in pellicola per oltre 40 anni; ho sviluppato e stampato in proprio bianco e nero, negativo colore, diapositive colore, carta invertibile Cibachrome.
Ma non mi definisco un "Photographer", termine che tra l'altro detesto: "Fotografo" è riduttivo?
Ma tutto questo è tecnica, la vera Fotografia non è nel mezzo tecnico, ma nell'occhio, nel cuore, nell'entusiasmo.
Un ragazzino può diventare un grande fotografo anche solo con il digitale, un imbranato resterà imbranato anche dopo decenni di pellicola.
Messaggio modificato da walter lupino il Nov 24 2012, 08:53 PM
Rispondendo direttamente alla domanda del topic, ritengo che fotografare con la pellicola fosse più affascinante per un fattore 'feticistico'. Passatemi il termine. Aprire un nuovo rullino, caricarlo sulla fotocamera cercando di ottimizzare in caricamento in modo da ottenere uno o due scatti in più da un film di 36 pose. Dopo ogni scatto azionare la leva di caricamento sperando di aver caricato bene il rullino. Ogni scatto poi èra una cosa a sé, si rifletteva molto di più prima di pigiare il tasto... la pellicola, lo sviluppo e la stampa costavano.
Finito il rullino lo si riavvolgeva e lo si consegnava al laboratorio di fiducia consci di dover aspettare giorni prima di poter vedere i risultati. Arrivato il giorno fatidico ecco che il cuore palpitava in attesa di aprire la busta e verificare la riuscita degli scatti, che fossero stampe a colori o diapositive.
Col bianco e nero stampato in casa la soddisfazione era ancora maggiore, veder materializzarsi l'immagine da un pezzo di carta bianco, piano piano... prenderla, appenderla affinché si asciughi ed osservarla.
Si potrebbe andare avanti per ore... ma mi fermo qui, non sono la persona che vive di ricordi e preferisco sicuramente guardare avanti senza nostalgie ed apprezzare ciò che la tecnologia è in grado di offrirci.
E nacque il digitale. I primi tentativi furono disastrosi in termini di qualità e di costi dell'attrezzatura, ma piano piano la qualità è aumentata ed i costi si sono abbassati.
Oggi ritengo che la qualità del digitale sia decisamente migliore rispetto alla pellicola ed offre maggiori possibilità creative. La gamma dinamica dei nuovi sensori è anni luce superiore alla latitudine di posa delle pellicole, anche le migliori, offrendo un rumore quasi inesistente. La possibilità poi di vedere immediatamente i risultati dello scatto permette di correggere subito il tiro e produrre molto più facilmente buoni scatti.
Ho detto buoni scatti in termini tecnici, poiché i più bei scatti che abbia mai visto, pur con delle imperfezioni dovute alla qualità delle ottiche ed ai limiti propri del materiale sensibile, sono immagini prodotte dalla pellicola. Andiamo a vedere gli scatti, anzi i capolavori dei vecchi maestri e ci rendiamo conto che il limite siamo noi (parlo per me ovviamente) e che con una semplice D40 e un 18-55 potremmo tranquillamente superare la loro qualità. Rendiamoci conto però che la qualità in uno scatto non è tutto, ma è ciò che traspare dall'immagine che fa la differenza.
Noi ultimamente rincorriamo la qualità ai massimi livelli, ma spesso perdiamo di vista il vero obiettivo della fotografia. Scatti tecnicamente perfetti anche a millemila ingrandimenti che però non trasmettono nulla.
Ecco forse qual'è il vero problema del digitale, quello di farci concentrare troppo sulla tecnica e sulla perfezione dell'immagine facendoci perdere di vista il senso stesso della fotografia.
Non vuole assolutamente essere una polemica la mia, anzi... ma semplicemente uno spunto di riflessione per tutti, a partire dal sottoscritto.
Buona luce!
Finito il rullino lo si riavvolgeva e lo si consegnava al laboratorio di fiducia consci di dover aspettare giorni prima di poter vedere i risultati. Arrivato il giorno fatidico ecco che il cuore palpitava in attesa di aprire la busta e verificare la riuscita degli scatti, che fossero stampe a colori o diapositive.
Col bianco e nero stampato in casa la soddisfazione era ancora maggiore, veder materializzarsi l'immagine da un pezzo di carta bianco, piano piano... prenderla, appenderla affinché si asciughi ed osservarla.
Si potrebbe andare avanti per ore... ma mi fermo qui, non sono la persona che vive di ricordi e preferisco sicuramente guardare avanti senza nostalgie ed apprezzare ciò che la tecnologia è in grado di offrirci.
E nacque il digitale. I primi tentativi furono disastrosi in termini di qualità e di costi dell'attrezzatura, ma piano piano la qualità è aumentata ed i costi si sono abbassati.
Oggi ritengo che la qualità del digitale sia decisamente migliore rispetto alla pellicola ed offre maggiori possibilità creative. La gamma dinamica dei nuovi sensori è anni luce superiore alla latitudine di posa delle pellicole, anche le migliori, offrendo un rumore quasi inesistente. La possibilità poi di vedere immediatamente i risultati dello scatto permette di correggere subito il tiro e produrre molto più facilmente buoni scatti.
Ho detto buoni scatti in termini tecnici, poiché i più bei scatti che abbia mai visto, pur con delle imperfezioni dovute alla qualità delle ottiche ed ai limiti propri del materiale sensibile, sono immagini prodotte dalla pellicola. Andiamo a vedere gli scatti, anzi i capolavori dei vecchi maestri e ci rendiamo conto che il limite siamo noi (parlo per me ovviamente) e che con una semplice D40 e un 18-55 potremmo tranquillamente superare la loro qualità. Rendiamoci conto però che la qualità in uno scatto non è tutto, ma è ciò che traspare dall'immagine che fa la differenza.
Noi ultimamente rincorriamo la qualità ai massimi livelli, ma spesso perdiamo di vista il vero obiettivo della fotografia. Scatti tecnicamente perfetti anche a millemila ingrandimenti che però non trasmettono nulla.
Ecco forse qual'è il vero problema del digitale, quello di farci concentrare troppo sulla tecnica e sulla perfezione dell'immagine facendoci perdere di vista il senso stesso della fotografia.
Non vuole assolutamente essere una polemica la mia, anzi... ma semplicemente uno spunto di riflessione per tutti, a partire dal sottoscritto.
Buona luce!
Cosa c'entra il "fascino" con la "qualità"? :-)
E poi... CHE "qualità"? Per come indendo io la parola, la "qualità" delle mie foto non è cambiata, passando da un mezzo all'altro. Alla fin fine, "raccontano le stesse storie", e più o meno altrettanto bene (o male).
Ma il "fascino"? Di nuovo, bisgna definire di cosa parliamo. Per me, il digitale mi ha ridato il controllo dell'intero processo, e non tornerei indietro nemmeno se mi pagassero. E QUESTO mi affascina moltissimo. Per il resto, non trovo alcun "fascino" in fotografare a pellicola, in digitale, o in qualsiasi altro modo. Mi affascina il PROCESSO.
Ovviamente, tutto questo è soggettivo. E questa è soltanto la mia opinione, che riguarda me, funziona per me, e tanto basta.
Ciao,
Davide
E poi... CHE "qualità"? Per come indendo io la parola, la "qualità" delle mie foto non è cambiata, passando da un mezzo all'altro. Alla fin fine, "raccontano le stesse storie", e più o meno altrettanto bene (o male).
Ma il "fascino"? Di nuovo, bisgna definire di cosa parliamo. Per me, il digitale mi ha ridato il controllo dell'intero processo, e non tornerei indietro nemmeno se mi pagassero. E QUESTO mi affascina moltissimo. Per il resto, non trovo alcun "fascino" in fotografare a pellicola, in digitale, o in qualsiasi altro modo. Mi affascina il PROCESSO.
Ovviamente, tutto questo è soggettivo. E questa è soltanto la mia opinione, che riguarda me, funziona per me, e tanto basta.
Ciao,
Davide
Davide il fascino delle vecchie analogiche era quello di dover costruire una foto solo col ,e proprie capacità di fotografo,senza nemmeno l'ausilio degli esposimetri ,io ho imparato così a fotografare,imparando a leggere la luce,per quanto riguarda la qualità,forse la confondo con la definizione che oggi grazie all fotoricco può raggiungere grandi livelli. Ma se per te non è cambiato niente è giusto che tu abbia questa opinione ...un saluto
Rispondendo direttamente alla domanda del topic, ritengo che fotografare con la pellicola fosse più affascinante per un fattore 'feticistico'. Passatemi il termine. Aprire un nuovo rullino, caricarlo sulla fotocamera cercando di ottimizzare in caricamento in modo da ottenere uno o due scatti in più da un film di 36 pose. Dopo ogni scatto azionare la leva di caricamento sperando di aver caricato bene il rullino. Ogni scatto poi èra una cosa a sé, si rifletteva molto di più prima di pigiare il tasto... la pellicola, lo sviluppo e la stampa costavano.
Finito il rullino lo si riavvolgeva e lo si consegnava al laboratorio di fiducia consci di dover aspettare giorni prima di poter vedere i risultati. Arrivato il giorno fatidico ecco che il cuore palpitava in attesa di aprire la busta e verificare la riuscita degli scatti, che fossero stampe a colori o diapositive.
Col bianco e nero stampato in casa la soddisfazione era ancora maggiore, veder materializzarsi l'immagine da un pezzo di carta bianco, piano piano... prenderla, appenderla affinché si asciughi ed osservarla.
Si potrebbe andare avanti per ore... ma mi fermo qui, non sono la persona che vive di ricordi e preferisco sicuramente guardare avanti senza nostalgie ed apprezzare ciò che la tecnologia è in grado di offrirci.
E nacque il digitale. I primi tentativi furono disastrosi in termini di qualità e di costi dell'attrezzatura, ma piano piano la qualità è aumentata ed i costi si sono abbassati.
Oggi ritengo che la qualità del digitale sia decisamente migliore rispetto alla pellicola ed offre maggiori possibilità creative. La gamma dinamica dei nuovi sensori è anni luce superiore alla latitudine di posa delle pellicole, anche le migliori, offrendo un rumore quasi inesistente. La possibilità poi di vedere immediatamente i risultati dello scatto permette di correggere subito il tiro e produrre molto più facilmente buoni scatti.
Ho detto buoni scatti in termini tecnici, poiché i più bei scatti che abbia mai visto, pur con delle imperfezioni dovute alla qualità delle ottiche ed ai limiti propri del materiale sensibile, sono immagini prodotte dalla pellicola. Andiamo a vedere gli scatti, anzi i capolavori dei vecchi maestri e ci rendiamo conto che il limite siamo noi (parlo per me ovviamente) e che con una semplice D40 e un 18-55 potremmo tranquillamente superare la loro qualità. Rendiamoci conto però che la qualità in uno scatto non è tutto, ma è ciò che traspare dall'immagine che fa la differenza.
Noi ultimamente rincorriamo la qualità ai massimi livelli, ma spesso perdiamo di vista il vero obiettivo della fotografia. Scatti tecnicamente perfetti anche a millemila ingrandimenti che però non trasmettono nulla.
Ecco forse qual'è il vero problema del digitale, quello di farci concentrare troppo sulla tecnica e sulla perfezione dell'immagine facendoci perdere di vista il senso stesso della fotografia.
Non vuole assolutamente essere una polemica la mia, anzi... ma semplicemente uno spunto di riflessione per tutti, a partire dal sottoscritto.
Buona luce!
Finito il rullino lo si riavvolgeva e lo si consegnava al laboratorio di fiducia consci di dover aspettare giorni prima di poter vedere i risultati. Arrivato il giorno fatidico ecco che il cuore palpitava in attesa di aprire la busta e verificare la riuscita degli scatti, che fossero stampe a colori o diapositive.
Col bianco e nero stampato in casa la soddisfazione era ancora maggiore, veder materializzarsi l'immagine da un pezzo di carta bianco, piano piano... prenderla, appenderla affinché si asciughi ed osservarla.
Si potrebbe andare avanti per ore... ma mi fermo qui, non sono la persona che vive di ricordi e preferisco sicuramente guardare avanti senza nostalgie ed apprezzare ciò che la tecnologia è in grado di offrirci.
E nacque il digitale. I primi tentativi furono disastrosi in termini di qualità e di costi dell'attrezzatura, ma piano piano la qualità è aumentata ed i costi si sono abbassati.
Oggi ritengo che la qualità del digitale sia decisamente migliore rispetto alla pellicola ed offre maggiori possibilità creative. La gamma dinamica dei nuovi sensori è anni luce superiore alla latitudine di posa delle pellicole, anche le migliori, offrendo un rumore quasi inesistente. La possibilità poi di vedere immediatamente i risultati dello scatto permette di correggere subito il tiro e produrre molto più facilmente buoni scatti.
Ho detto buoni scatti in termini tecnici, poiché i più bei scatti che abbia mai visto, pur con delle imperfezioni dovute alla qualità delle ottiche ed ai limiti propri del materiale sensibile, sono immagini prodotte dalla pellicola. Andiamo a vedere gli scatti, anzi i capolavori dei vecchi maestri e ci rendiamo conto che il limite siamo noi (parlo per me ovviamente) e che con una semplice D40 e un 18-55 potremmo tranquillamente superare la loro qualità. Rendiamoci conto però che la qualità in uno scatto non è tutto, ma è ciò che traspare dall'immagine che fa la differenza.
Noi ultimamente rincorriamo la qualità ai massimi livelli, ma spesso perdiamo di vista il vero obiettivo della fotografia. Scatti tecnicamente perfetti anche a millemila ingrandimenti che però non trasmettono nulla.
Ecco forse qual'è il vero problema del digitale, quello di farci concentrare troppo sulla tecnica e sulla perfezione dell'immagine facendoci perdere di vista il senso stesso della fotografia.
Non vuole assolutamente essere una polemica la mia, anzi... ma semplicemente uno spunto di riflessione per tutti, a partire dal sottoscritto.
Buona luce!
Sottoscrivo in pieno tutto ciò che hai scritto
Ho scattato in pellicola per oltre 40 anni; ho sviluppato e stampato in proprio bianco e nero, negativo colore, diapositive colore, carta invertibile Cibachrome.
Ma non mi definisco un "Photographer", termine che tra l'altro detesto: "Fotografo" è riduttivo?
Ma tutto questo è tecnica, la vera Fotografia non è nel mezzo tecnico, ma nell'occhio, nel cuore, nell'entusiasmo.
Un ragazzino può diventare un grande fotografo anche solo con il digitale, un imbranato resterà imbranato anche dopo decenni di pellicola.
Ma non mi definisco un "Photographer", termine che tra l'altro detesto: "Fotografo" è riduttivo?
Ma tutto questo è tecnica, la vera Fotografia non è nel mezzo tecnico, ma nell'occhio, nel cuore, nell'entusiasmo.
Un ragazzino può diventare un grande fotografo anche solo con il digitale, un imbranato resterà imbranato anche dopo decenni di pellicola.
diciamo che il digitale ha reso la fotografia molto meno selettiva e quasi per tutti,con i nuovi sistemi ti può venire una bella foto anche per sbaglio, con le vecchie analogiche tutto questo era molto difficile.....e soprattutto ritieniti orgoglioso di chiamarti semplicemente fotografo che è l'aggettivo migliore e non è assolutamente riduttivo............un saluto
Personalmente sono soddisfatto quando faccio una buona foto, il modo in cui l'ho ottenuta è meno importante.
Confesso che quando sviluppavo e stampavo in proprio il b/n provavo delle belle emozioni, che provo delle sensazioni positive quando utilizzo una bella lente e così via, ma un buon risultato finale è la cosa che mi affascina di più.
Penso che le foto siano più affascinanti delle tank, degli obiettivi e delle fotocamere
Pino
Confesso che quando sviluppavo e stampavo in proprio il b/n provavo delle belle emozioni, che provo delle sensazioni positive quando utilizzo una bella lente e così via, ma un buon risultato finale è la cosa che mi affascina di più.
Penso che le foto siano più affascinanti delle tank, degli obiettivi e delle fotocamere
Pino
Per quanto mi riguarda, un fotografo che non ha mai scattato in pellicola non si può autodefinire "Photographer".
be è normale , con le digitali fotografa chiunque, con le analogiche tutte manuali se non sapevi leggere la luce non fotografavi,la differenza è notevole
Ciao, sposto al Bar, dove sicuramente questo quesito avrà certamente più audience.
Ti dico brevemente la mia, per quel che può valere:
più che vado avanti e più mi rendo conto che, PER ME, conta sempre meno il COME ma conta soprattutto il COSA.
E che la questione della cosiddetta QUALITA' è, sempre per me, abbastanza residuale nella maggior parte dei casi, anche considerando che con i mezzi attuali, ma anche con molti di quelli più risalenti, non è affatto difficile ottenere una qualità sufficiente.
Questione a parte (oltre che gran temone) è se il particolare feeling con un particolare strumento fotografico (qualunque sia) offra al fotografo, in determinate circostanze, delle chances creative ( ) maggiori.
E qui mi fermo.
Ciao! Paolo
Ti dico brevemente la mia, per quel che può valere:
più che vado avanti e più mi rendo conto che, PER ME, conta sempre meno il COME ma conta soprattutto il COSA.
E che la questione della cosiddetta QUALITA' è, sempre per me, abbastanza residuale nella maggior parte dei casi, anche considerando che con i mezzi attuali, ma anche con molti di quelli più risalenti, non è affatto difficile ottenere una qualità sufficiente.
Questione a parte (oltre che gran temone) è se il particolare feeling con un particolare strumento fotografico (qualunque sia) offra al fotografo, in determinate circostanze, delle chances creative ( ) maggiori.
E qui mi fermo.
Ciao! Paolo
la tua opinione vale molto come quella di tutti, e quello che dici è un dato di fatto sicuramente condivisibile.
uso tuttora entrambi i supporti, dia , emulsioni bw e digitale.
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Usare l'immagine di una Rolleiflex nel porre questa domanda sembrerebbe chiudere ogni possibilità di dibattito... il fascino di quei meravigliosi oggetti meccanici non potrà mai essere nemmeno lontamente sfiorato da un qualunque algido ed asettico chip ipertecnologico.
Però in realtà non vedo così netta la contrapposizione nel tuo quesito, mi sembra che le due alternative siano in realtà coesistenti.
L'analogico era più affascinante, senza dubbio. C'era un qualcosa di quasi misterioso, di iniziatico, nel caricare la pellicola, nel vedere nascere le immagini nel silenzio e nell'isolamento della camera oscura. Bisognava essere più "bravi" per essere fotografi, non era cosa da tutti. Il solo dire "io le fotografie me le stampo da solo" destava ammirazione e rispetto.
Ma al tempo stesso gli strumenti di oggi ci offrono ben altre opportunità. Già la sola possibilità di potere vedere immediamente il risultato, seppur sul piccolo monitor della macchina, mi sembra una cosa straordinaria. Quante volte ci succedeva di tornare a casa pieni di aspettative che poi risultavano amaramente deluse? Oggi questo non esiste più, un errore può essere immediatamente corretto, ed è un progresso enorme, che secondo me fa passare in secondo piano tutti gli altri. Ricorderei però anche la qualità degli autofocus attuali, che ci consentono di affrontare con maggior successo le situazioni più dinamiche.
Più in generale, credo che ogni ausilio tecnico che ci consenta di armeggiare meno con ghiere e levette, a vantaggio di attenzione e concentrazione da dedicare ad inquadratura e composizione offra effettivamente "più possibilità qualitative". Poi bisogna saperle sfruttare... ma questa è un'altra storia...
Messaggio modificato da edozuna il Nov 26 2012, 02:59 PM
Però in realtà non vedo così netta la contrapposizione nel tuo quesito, mi sembra che le due alternative siano in realtà coesistenti.
L'analogico era più affascinante, senza dubbio. C'era un qualcosa di quasi misterioso, di iniziatico, nel caricare la pellicola, nel vedere nascere le immagini nel silenzio e nell'isolamento della camera oscura. Bisognava essere più "bravi" per essere fotografi, non era cosa da tutti. Il solo dire "io le fotografie me le stampo da solo" destava ammirazione e rispetto.
Ma al tempo stesso gli strumenti di oggi ci offrono ben altre opportunità. Già la sola possibilità di potere vedere immediamente il risultato, seppur sul piccolo monitor della macchina, mi sembra una cosa straordinaria. Quante volte ci succedeva di tornare a casa pieni di aspettative che poi risultavano amaramente deluse? Oggi questo non esiste più, un errore può essere immediatamente corretto, ed è un progresso enorme, che secondo me fa passare in secondo piano tutti gli altri. Ricorderei però anche la qualità degli autofocus attuali, che ci consentono di affrontare con maggior successo le situazioni più dinamiche.
Più in generale, credo che ogni ausilio tecnico che ci consenta di armeggiare meno con ghiere e levette, a vantaggio di attenzione e concentrazione da dedicare ad inquadratura e composizione offra effettivamente "più possibilità qualitative". Poi bisogna saperle sfruttare... ma questa è un'altra storia...
Messaggio modificato da edozuna il Nov 26 2012, 02:59 PM
Per quanto mi riguarda, un fotografo che non ha mai scattato in pellicola non si può autodefinire "Photographer".
Ma dai... sarebbe come dire 'chi non ha mai disegnato mammuth sulla parete di una caverna non si può chiamare pittore'... Il mezzo (lo strumento, l'arnese) si evolve in continuazione, il principio (scrivere con la luce) rimane lo stesso. Ci sono ottimi fotografi digitali e pessimi fotografi analogici. Se poi mi si vuol parlare del fascino del 'fatto a mano', dell'artigianalità propria di alcune pratiche piuttosto che di altre, va bene, non discuto. Purché il discorso non si riduca al rimpianto dei vecchi (bei) tempi andati, quando eravamo (eravate) pochi, più giovani, più sereni, etc...
Penso che mettere in contrapposizione la (vecchia) pellicola e la (nuova) tecnologia digitale sia improprio.
Si contrappongono tre loro tecniche e non opportunità espressive.
Opportunità che restano comuni ai due ambiti fotografici. E la capacità di sfruttarle al meglio dipende solo dalla sensibilità e dalla bravura del fotografo.
Poi si può avere nostalgia del rituale un po’ “romantico” della camera oscura (anch’io un po’ ce l’ho), ma questo è un altro aspetto. Da non confondere con il ruolo espressivo della fotografia, che si concretizza nel momento dello scatto. Indipendentemente da quale sia il supporto sensibile all’interno della fotocamera.
Valerio
Si contrappongono tre loro tecniche e non opportunità espressive.
Opportunità che restano comuni ai due ambiti fotografici. E la capacità di sfruttarle al meglio dipende solo dalla sensibilità e dalla bravura del fotografo.
Poi si può avere nostalgia del rituale un po’ “romantico” della camera oscura (anch’io un po’ ce l’ho), ma questo è un altro aspetto. Da non confondere con il ruolo espressivo della fotografia, che si concretizza nel momento dello scatto. Indipendentemente da quale sia il supporto sensibile all’interno della fotocamera.
Valerio
uso tuttora entrambi i supporti, dia , emulsioni bw e digitale.
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Era proprio quello che tu hai detto riguardoall'analogico che volevo intendere io per "fascino"-
Penso che mettere in contrapposizione la (vecchia) pellicola e la (nuova) tecnologia digitale sia improprio.
Si contrappongono tre loro tecniche e non opportunità espressive.
Opportunità che restano comuni ai due ambiti fotografici. E la capacità di sfruttarle al meglio dipende solo dalla sensibilità e dalla bravura del fotografo.
Poi si può avere nostalgia del rituale un po’ “romantico” della camera oscura (anch’io un po’ ce l’ho), ma questo è un altro aspetto. Da non confondere con il ruolo espressivo della fotografia, che si concretizza nel momento dello scatto. Indipendentemente da quale sia il supporto sensibile all’interno della fotocamera.
Valerio
Si contrappongono tre loro tecniche e non opportunità espressive.
Opportunità che restano comuni ai due ambiti fotografici. E la capacità di sfruttarle al meglio dipende solo dalla sensibilità e dalla bravura del fotografo.
Poi si può avere nostalgia del rituale un po’ “romantico” della camera oscura (anch’io un po’ ce l’ho), ma questo è un altro aspetto. Da non confondere con il ruolo espressivo della fotografia, che si concretizza nel momento dello scatto. Indipendentemente da quale sia il supporto sensibile all’interno della fotocamera.
Valerio
Non è questione di contrapposizione e non è neppure per discutere su come vengono meglio le foto ,forse è un forum aperto per nostalgia del vecchio modo di fotografare ,soprattutto considerando che gli scatti erano centellinati e c'era anche la curiosità di sviluppare la pellicola per capire se avevi fatto la foto che immaginavi o magari non ti rendeva soddisfatto,al contrario di quello che succede oggi col digitale che ti permette di fare scatti a oltranza e renderti conto in tempo reale di quello che hai fatto. Senza contare che un semplice programma di fotoritocco spesso riesce a trasformare una foto.Niente contro il progresso perchè in genere ci migliora,ma forse sto diventando vecchio e ricordo con un po di nostalgia quando fotografavo con la Nikon F2 tutta manuale e sviluppavo da solo il mio bianco e nero.
uso tuttora entrambi i supporti, dia , emulsioni bw e digitale.
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Scusami se ti "sfrutto" ma, pensandola esattamente allo stesso modo, era superfluo riscrivere.
Proprio perchè continuo ad usare tutto, appena ho finito l'ultimo rullo di diapositive ho ripreso un post che avevo aperto in digitale per continuare in analogico... qui
Questa l'hai detta grossa....!!!!
Un buon fotografo deve saper fare belle foto con qualsiasi cosa abbia in mano,
anche con una Polaroid.....
Francesco Martini
Un buon fotografo deve saper fare belle foto con qualsiasi cosa abbia in mano,
anche con una Polaroid.....
Francesco Martini
Caro Francesco coi mezzi che ci sono ora spesso anche fotografi improvvisati riescono a tirare fuori qualche bella immagine ,una volta era praticamente impossibile o quantomeno piuttosto difficile.
Personalmente sono soddisfatto quando faccio una buona foto, il modo in cui l'ho ottenuta è meno importante.
Confesso che quando sviluppavo e stampavo in proprio il b/n provavo delle belle emozioni, che provo delle sensazioni positive quando utilizzo una bella lente e così via, ma un buon risultato finale è la cosa che mi affascina di più.
Penso che le foto siano più affascinanti delle tank, degli obiettivi e delle fotocamere
Pino
Confesso che quando sviluppavo e stampavo in proprio il b/n provavo delle belle emozioni, che provo delle sensazioni positive quando utilizzo una bella lente e così via, ma un buon risultato finale è la cosa che mi affascina di più.
Penso che le foto siano più affascinanti delle tank, degli obiettivi e delle fotocamere
Pino
Certo alla fine è il risultato che conta,ma ottenerlo grazie a tutte le tue capacità e senza aiuti tecnologici ha un altro sapore
uso tuttora entrambi i supporti, dia , emulsioni bw e digitale.
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Trovo che in termine di fascino l'analogico sia imbattibile, il fatto di non poter vedere il risultato, costringersi a non andare per tentativi ma esporre correttamente alla prima, l'attesa dello sviluppo del rullino. E per chi si sviluppa da se in c.o. le stampe la soddisfazione è unica e il processo completo.
Il digitale è più facile, molto più controllabile nel risultato certo, più adatto per certi generi e/o situazioni e meno per altri secondo me ma non trovo che il digitale abbia superato in tutto l'analogico.
Ma come è già stato detto, poco importa il come ma l'interessante è il risultato finale.
Ciao
Max
Max... Potresti, per favore, spiegarmi cosa, di tuttoquello che ho evidenziato, non puoi fare anche in digitale?
Io lo faccio. E se ci riesco io...
Tranne l'utilità di una guardata al display quando, in condizioni difficili (di movimento o simili), voglio controllare al volo di avere almeno incluso nell'inquadratura quello che volevo includere. E lo trovo un enorme VANTAGGIO, anche dal punto di vista del fascino...
Era proprio quello che tu hai detto riguardoall'analogico che volevo intendere io per "fascino"-
Vedi sopra.
Caro Francesco coi mezzi che ci sono ora spesso anche fotografi improvvisati riescono a tirare fuori qualche bella immagine ,una volta era praticamente impossibile o quantomeno piuttosto difficile.
Certo alla fine è il risultato che conta,ma ottenerlo grazie a tutte le tue capacità e senza aiuti tecnologici ha un altro sapore
Certo alla fine è il risultato che conta,ma ottenerlo grazie a tutte le tue capacità e senza aiuti tecnologici ha un altro sapore
Alinari, scusami anche tu, ma... in che diavolo di modo tutto l'ambaradan che si usava per lo sviluppo e la stampa non era "tecnologia"? In che modo le varie composizioni chimiche, mezzi di diluizione, tank termostatate, controlli del pH, eccetera non erano "teconologia"? E, last but not least, la capacità di UTILIZZARE AL MEGLIO le tecnologie disponibili non è forse essa stessa una capacità, con pari dignità di quella di saper sviluppare o stampare? Così, per capire...
Messaggio modificato da davidebaroni il Nov 26 2012, 09:29 PM
Usare l'immagine di una Rolleiflex nel porre questa domanda sembrerebbe chiudere ogni possibilità di dibattito... il fascino di quei meravigliosi oggetti meccanici non potrà mai essere nemmeno lontamente sfiorato da un qualunque algido ed asettico chip ipertecnologico.
Però in realtà non vedo così netta la contrapposizione nel tuo quesito, mi sembra che le due alternative siano in realtà coesistenti.
L'analogico era più affascinante, senza dubbio. C'era un qualcosa di quasi misterioso, di iniziatico, nel caricare la pellicola, nel vedere nascere le immagini nel silenzio e nell'isolamento della camera oscura. Bisognava essere più "bravi" per essere fotografi, non era cosa da tutti. Il solo dire "io le fotografie me le stampo da solo" destava ammirazione e rispetto.
Ma al tempo stesso gli strumenti di oggi ci offrono ben altre opportunità. Già la sola possibilità di potere vedere immediamente il risultato, seppur sul piccolo monitor della macchina, mi sembra una cosa straordinaria. Quante volte ci succedeva di tornare a casa pieni di aspettative che poi risultavano amaramente deluse? Oggi questo non esiste più, un errore può essere immediatamente corretto, ed è un progresso enorme, che secondo me fa passare in secondo piano tutti gli altri. Ricorderei però anche la qualità degli autofocus attuali, che ci consentono di affrontare con maggior successo le situazioni più dinamiche.
Più in generale, credo che ogni ausilio tecnico che ci consenta di armeggiare meno con ghiere e levette, a vantaggio di attenzione e concentrazione da dedicare ad inquadratura e composizione offra effettivamente "più possibilità qualitative". Poi bisogna saperle sfruttare... ma questa è un'altra storia...
Però in realtà non vedo così netta la contrapposizione nel tuo quesito, mi sembra che le due alternative siano in realtà coesistenti.
L'analogico era più affascinante, senza dubbio. C'era un qualcosa di quasi misterioso, di iniziatico, nel caricare la pellicola, nel vedere nascere le immagini nel silenzio e nell'isolamento della camera oscura. Bisognava essere più "bravi" per essere fotografi, non era cosa da tutti. Il solo dire "io le fotografie me le stampo da solo" destava ammirazione e rispetto.
Ma al tempo stesso gli strumenti di oggi ci offrono ben altre opportunità. Già la sola possibilità di potere vedere immediamente il risultato, seppur sul piccolo monitor della macchina, mi sembra una cosa straordinaria. Quante volte ci succedeva di tornare a casa pieni di aspettative che poi risultavano amaramente deluse? Oggi questo non esiste più, un errore può essere immediatamente corretto, ed è un progresso enorme, che secondo me fa passare in secondo piano tutti gli altri. Ricorderei però anche la qualità degli autofocus attuali, che ci consentono di affrontare con maggior successo le situazioni più dinamiche.
Più in generale, credo che ogni ausilio tecnico che ci consenta di armeggiare meno con ghiere e levette, a vantaggio di attenzione e concentrazione da dedicare ad inquadratura e composizione offra effettivamente "più possibilità qualitative". Poi bisogna saperle sfruttare... ma questa è un'altra storia...
Ti ringrazio veramente per aver pienamente compreso quello che volevo dire in questo forum ,le tue parole sono come fossero le mie
Max... Potresti, per favore, spiegarmi cosa, di tuttoquello che ho evidenziato, non puoi fare anche in digitale?
Io lo faccio. E se ci riesco io...
Tranne l'utilità di una guardata al display quando, in condizioni difficili (di movimento o simili), voglio controllare al volo di avere almeno incluso nell'inquadratura quello che volevo includere. E lo trovo un enorme VANTAGGIO, anche dal punto di vista del fascino...
Vedi sopra.
Alinari, scusami anche tu, ma... in che diavolo di modo tutto l'ambaradan che si usava per lo sviluppo e la stampa non era "tecnologia"? In che modo le varie composizioni chimiche, mezzi di diluizione, tank termostatate, controlli del pH, eccetera non erano "teconologia"? E, last but not least, la capacità di UTILIZZARE AL MEGLIO le tecnologie disponibili non è forse essa stessa una capacità, con pari dignità di quella di saper sviluppare o stampare? Così, per capire...
Io lo faccio. E se ci riesco io...
Tranne l'utilità di una guardata al display quando, in condizioni difficili (di movimento o simili), voglio controllare al volo di avere almeno incluso nell'inquadratura quello che volevo includere. E lo trovo un enorme VANTAGGIO, anche dal punto di vista del fascino...
Vedi sopra.
Alinari, scusami anche tu, ma... in che diavolo di modo tutto l'ambaradan che si usava per lo sviluppo e la stampa non era "tecnologia"? In che modo le varie composizioni chimiche, mezzi di diluizione, tank termostatate, controlli del pH, eccetera non erano "teconologia"? E, last but not least, la capacità di UTILIZZARE AL MEGLIO le tecnologie disponibili non è forse essa stessa una capacità, con pari dignità di quella di saper sviluppare o stampare? Così, per capire...
Certo che anche quella era una forma di tecnologia ,ma sicuramente lasciava molto piu spazio alle capacità personali nell'ambito del campo della fotografia pura,oggi la tecnologia fotografica si affida spesso alla capacità di usare proigrammi e tecnologie legate quasi più all'elettronica o informatica piuttosto che al concetto di fotografia.Poi anche io ormai uso praticamente solo il digitale ma sono orgoglioso di essere passato per le analogiche e per le camere oscure costruite,montate e smontate nel bagno di casa mia.La cosa che ricordo con maggiore piacere e anche con un po di nostalgia è quando tiravo fuori il negativo dalla vasca verticale dello sviluppo e dopo averla fissata con un po di ansia andavo a vedere come erano venute le foto.Ma forse sarà pure perchè sto invecchiando
Buona luce a tutti.
Fotografare a pellicola era tutt'altro film per i mille motivi che tanti di Voi hanno già ricordato.
In effetti, il digitale ha banalizzato e reso "volgare", un gesto che prima era quasi magico: la reflex era un oggetto ai più sconosciuto, quasi incuteva timore. Pensare poi a come ci si organizzava per sviluppare e stampare in proprio, visto da oggi ha dell'incredibile.
Oggi è tutto più facile, immediato e servoassistito.
Personalmente ho ancora il gusto di preparare una foto e di "sentire" la macchina fotografica: oggi come tanti anni fa, fissare il tempo ha per me un fascino assoluto.
Ciao
Fotografare a pellicola era tutt'altro film per i mille motivi che tanti di Voi hanno già ricordato.
In effetti, il digitale ha banalizzato e reso "volgare", un gesto che prima era quasi magico: la reflex era un oggetto ai più sconosciuto, quasi incuteva timore. Pensare poi a come ci si organizzava per sviluppare e stampare in proprio, visto da oggi ha dell'incredibile.
Oggi è tutto più facile, immediato e servoassistito.
Personalmente ho ancora il gusto di preparare una foto e di "sentire" la macchina fotografica: oggi come tanti anni fa, fissare il tempo ha per me un fascino assoluto.
Ciao
Certo che anche quella era una forma di tecnologia ,ma sicuramente lasciava molto piu spazio alle capacità personali nell'ambito del campo della fotografia pura,oggi la tecnologia fotografica si affida spesso alla capacità di usare proigrammi e tecnologie legate quasi più all'elettronica o informatica piuttosto che al concetto di fotografia.Poi anche io ormai uso praticamente solo il digitale ma sono orgoglioso di essere passato per le analogiche e per le camere oscure costruite,montate e smontate nel bagno di casa mia.La cosa che ricordo con maggiore piacere e anche con un po di nostalgia è quando tiravo fuori il negativo dalla vasca verticale dello sviluppo e dopo averla fissata con un po di ansia andavo a vedere come erano venute le foto.Ma forse sarà pure perchè sto invecchiando
Guarda, Alinari... Ho fatto camera oscura per 30 anni abbondanti, e forse sono più vecchio di te. Mi sviluppavo da solo le diapositive (Agfachrome 50 S Professional), e usavo accorgimenti in fase di sviluppo per "controllare" parametri come nel BN (visto che con quelle pellicole si poteva). Ho smesso quando sono rimaste solo le pellicole con sviluppo E6, e la loro tolleranza di temperatura pari quasi a zero. Sviluppavo e stampavo il mio BN, anche quello "strano" (ad esempio, le Kodak Rekording 2475 "tirate" a sensibilità improponibili con qualsiasi altra pellicola, fino a 32.000 ASA, oppure le varie fotomeccaniche ed AgfaContour che ho usato per foto "particolari" che mi servivano per una mostra...), e, per essere onesto, non lo rimpiango. Proprio nemmeno un po'.
Però mi è servito tanto quando ho dovuto imparare la camera chiara. Che, contrariamente a quanto sembri pensare, non è AFFATTO facile da usare bene... Sennò saremmo tutti Photoshop Evangelists.
Guarda quante foto vedi in giro in cui la post produzione è, quanto meno, approssimativa, se non francamente "cannata". Se fosse DAVVERO "facile e servoassistito", non le vedresti. O ne vedresti molte di meno.
Sospetto che quello che accade nel passaggio dal supporto "analogico" a quello "digitale" sia più o meno quello che è successo ad OGNI cambiamento "epocale" nella tecnologia. "Ah, no, questo non è più 'vera' fotografia (o qualsiasi altra cosa)! O tempora, o mores... Dove andremo (o siamo andati) a finire...".
In realtà la tecnologia si evolve, sempre, e tocca a noi stare al passo. Così come tocca a noi usare o meno un certo "criterio", o "stile", nell'usarla... Nessuno, NESSUNO ci obbliga a scattare 20.000 foto in un pomeriggio senza pensare, sperando che una o due vengano decenti. E nessuno ci impedisce di usare fotobottega come usavamo tank e vaschette.
Strutturalmente, il processo è lo stesso.
Ciao,
Davide
Messaggio modificato da davidebaroni il Nov 27 2012, 10:48 AM
Buona luce a tutti.
Fotografare a pellicola era tutt'altro film per i mille motivi che tanti di Voi hanno già ricordato.
In effetti, il digitale ha banalizzato e reso "volgare", un gesto che prima era quasi magico: la reflex era un oggetto ai più sconosciuto, quasi incuteva timore. Pensare poi a come ci si organizzava per sviluppare e stampare in proprio, visto da oggi ha dell'incredibile.
Oggi è tutto più facile, immediato e servoassistito.
Personalmente ho ancora il gusto di preparare una foto e di "sentire" la macchina fotografica: oggi come tanti anni fa, fissare il tempo ha per me un fascino assoluto.
Ciao
Fotografare a pellicola era tutt'altro film per i mille motivi che tanti di Voi hanno già ricordato.
In effetti, il digitale ha banalizzato e reso "volgare", un gesto che prima era quasi magico: la reflex era un oggetto ai più sconosciuto, quasi incuteva timore. Pensare poi a come ci si organizzava per sviluppare e stampare in proprio, visto da oggi ha dell'incredibile.
Oggi è tutto più facile, immediato e servoassistito.
Personalmente ho ancora il gusto di preparare una foto e di "sentire" la macchina fotografica: oggi come tanti anni fa, fissare il tempo ha per me un fascino assoluto.
Ciao
totalmente condivisibile grazie
Guarda, Alinari... Ho fatto camera oscura per 30 anni abbondanti, e forse sono più vecchio di te. Mi sviluppavo da solo le diapositive (Agfachrome 50 S Professional), e usavo accorgimenti in fase di sviluppo per "controllare" parametri come nel BN (visto che con quelle pellicole si poteva). Ho smesso quando sono rimaste solo le pellicole con sviluppo E6, e la loro tolleranza di temperatura pari quasi a zero. Sviluppavo e stampavo il mio BN, anche quello "strano" (ad esempio, le Kodak Rekording 2475 "tirate" a sensibilità improponibili con qualsiasi altra pellicola, fino a 32.000 ASA, oppure le varie fotomeccaniche ed AgfaContour che ho usato per foto "particolari" che mi servivano per una mostra...), e, per essere onesto, non lo rimpiango. Proprio nemmeno un po'.
Però mi è servito tanto quando ho dovuto imparare la camera chiara. Che, contrariamente a quanto sembri pensare, non è AFFATTO facile da usare bene... Sennò saremmo tutti Photoshop Evangelists.
Guarda quante foto vedi in giro in cui la post produzione è, quanto meno, approssimativa, se non francamente "cannata". Se fosse DAVVERO "facile e servoassistito", non le vedresti. O ne vedresti molte di meno.
Sospetto che quello che accade nel passaggio dal supporto "analogico" a quello "digitale" sia più o meno quello che è successo ad OGNI cambiamento "epocale" nella tecnologia. "Ah, no, questo non è più 'vera' fotografia (o qualsiasi altra cosa)! O tempora, o mores... Dove andremo (o siamo andati) a finire...".
In realtà la tecnologia si evolve, sempre, e tocca a noi stare al passo. Così come tocca a noi usare o meno un certo "criterio", o "stile", nell'usarla... Nessuno, NESSUNO ci obbliga a scattare 20.000 foto in un pomeriggio senza pensare, sperando che una o due vengano decenti. E nessuno ci impedisce di usare fotobottega come usavamo tank e vaschette.
Strutturalmente, il processo è lo stesso.
Ciao,
Davide
Però mi è servito tanto quando ho dovuto imparare la camera chiara. Che, contrariamente a quanto sembri pensare, non è AFFATTO facile da usare bene... Sennò saremmo tutti Photoshop Evangelists.
Guarda quante foto vedi in giro in cui la post produzione è, quanto meno, approssimativa, se non francamente "cannata". Se fosse DAVVERO "facile e servoassistito", non le vedresti. O ne vedresti molte di meno.
Sospetto che quello che accade nel passaggio dal supporto "analogico" a quello "digitale" sia più o meno quello che è successo ad OGNI cambiamento "epocale" nella tecnologia. "Ah, no, questo non è più 'vera' fotografia (o qualsiasi altra cosa)! O tempora, o mores... Dove andremo (o siamo andati) a finire...".
In realtà la tecnologia si evolve, sempre, e tocca a noi stare al passo. Così come tocca a noi usare o meno un certo "criterio", o "stile", nell'usarla... Nessuno, NESSUNO ci obbliga a scattare 20.000 foto in un pomeriggio senza pensare, sperando che una o due vengano decenti. E nessuno ci impedisce di usare fotobottega come usavamo tank e vaschette.
Strutturalmente, il processo è lo stesso.
Ciao,
Davide
Che ormai questa sia l'era del digitale è fuori discussione,e non nego nemmeno che ti possa dare belle soddisfazioni,ho aperto questo topic forse per un po di nostalgia dei vecchi sistemi e accetto le tue opinioni peraltro ben argomentate un saluto Roberto