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Leggere La Fotografia
ci proviamo assieme?
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Giorgio Baruffi
Messaggio: #1
premessa: qualche fotografia che possa servire da "case study" ci può stare, anzi, ci dovrà essere, mi piacerebbe però sviluppare bene ajche la teoria, una nostra teoria.

Fotografie...

…già, ne vediamo ogni giorno, ovunque, giornali, riviste, cartelloni pubblicitari ed internet, nei forum dedicati ad esse come il nostro soprattutto…

Ma come le guardiamo?

Come le “leggiamo”?

Seguiamo una logica oppure ci lasciamo trascinare dall’istinto?

Ma soprattutto, esiste la possibilità di codificare un metodo universale in grado di aiutarci a “leggere” una fotografia?

Vi immagino li seduti davanti al vostro monitor:

“Eh ma quante domande, e siamo solo all’inizio del post, chissà dove vuole arrivare questo qui?”

ecco, appunto, dove vorrei arrivare? (azz… un’altra domanda!)

la risposta è semplice, perlomeno è semplice, per me, specificare dove mi piacerebbe arrivare, poi arrivarci sarà compito di tutti noi, assieme, ognuno con le proprie esperienze e con le proprie convinzioni, dettate dalla diversa cultura che possediamo, da come viviamo la fotografia ma anche la vita quotidiana (che influisce, sempre secondo me, notevolmente anche davanti ad una fotografia) …

ah, la risposta, vero, avete ragione: leggere la fotografia con consapevolezza, con metodo, con modalità “codificate” ma che possono, sempre consapevolmente, essere stravolte o ignorate di volta in volta.

Riporto un brano di un libro che amo molto, forse è più chiaro di quanto lo sono stato io fino ad ora (beh, fa il professore di storia della fotografia alla Sapienza, per forza è più chiaro di me che assemblo iniettori!):

“L’immagine fotografica, io credo, va pensata un po’ come si pensa un albero: se mi limito a come lo vedo esteriormente (il tronco, le foglie, il movimento al vento, la dimensione) mi mancherà la consapevolezza delle radici profonde e gigantesche che si ramificano ed entrano in contatto con altre realtà, mi mancherà inoltre la percezione della sua crescita nel tempo. Se invece pretendo di osservarne solo la parte di solito invisibile: il sotto, il dentro, l’altrove, mi perderò quella frase d’amore incisa sulla corteccia di un salice, o non saprò più comprendere il senso di un cipresso in un giardino all’inglese: mancherò di cogliere, insomma, il ruolo che svolge, il mio oggetto d’analisi, nel mondo reale.



Una fotografia è dunque tanto apprezzabile quanto studiabile, tecnicamente in quanto fotografia, e stilisticamente o iconograficamente in quanto immagine.”
(cit. Augusto Pieroni)


Spero di essere stato in grado di spiegare le mie intenzioni, e con questo creare ad un thread lungo e costruttivo, che possa servire a tutti (me per primo) a leggere le fotografie in maniera sì naturale, ma ragionata e profonda.

giorgio
Massimo Pasinato
Messaggio: #2
QUOTE(GiorgioBS @ Nov 25 2005, 06:38 AM)

Spero di essere stato in grado di spiegare le mie intenzioni, e con questo creare ad un thread lungo e costruttivo, che possa servire a tutti (me per primo) a leggere le fotografie in maniera sì naturale, ma ragionata e profonda.

giorgio
*



Caspita Giorgio, bellissima iniziativa!

Molto profonda e impegnativa....

Buona giornata, ciao Massimo
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #3
Giorgio, hai toccato un tasto importante.
L'argomento che lanci io lo vivo quotidianamente con il mio lavoro.

Spesso quando faccio un ritratto, un matrimonio, mi pongo questa domanda.
"...quello che io ho intenzione di fare piacerà al destinatario?"

Cosa significa questo?
L'immagine che sto per fare è la mia interpretazione del soggetto, mediata da un colloquio iniziale, dalla mia esperienza, cultura,emozioni e dalla reazione del soggetto per le stesse variabili.
Ma se la mia scelta non è quella immaginata dal cliente?
Avrò fatto un fiasco.

Nelle mie valutazioni devo anche pensare:
"...come guarderà la mia immagine il cliente?"

E come vede una immagine una persona, è quanto di più personale ci sia.

Il maniaco della tecnica (e qui nel forum ce n'è una cospiqua rappresentanza... rolleyes.gif ) peserà il mio lavoro sulla nitidezza, sull'attrezzatura usata, sulle mille variabili tecnologiche che influiscono sul prodotto. Meno gli importerà l'armonia nella composizione o la spontaneità dell'espressione.

Il critico d'arte analizzerà il mio ritratto come fosse un quadro esposto nel museo, composizione, accostamenti cromatici, masse luminose contapposte alle ombre.

Il frustrato sessualmente se troverà qualche centimetro scoperto in più griderà allo scandalo.
Il narciso godrà della sua bellezza enfatizzata dalle luci e più spesso dalle ombre.

Momento clou di questi diversi modi di guardare lo riscontro quando faccio una personale.
Guardo il pubblico sfilare davanti le mie foto e ne noto le reazioni.
Spesso sono diametralmente opposte proprio per i motivi che ho descritto e lo vedo quando guardano due immagini molto diverse fra di loro, magari una ad alto contenuto tecnico e l'altra erotico.

Il nostro modo di analizzare e giudicare una foto dipende da noi, dalle nostre esperienze, tabù, passioni, cultura e, non meno importante, dalla stima nell'autore.
In generale sappiamo distinguere quando c'è o manca un serio contenuto qualitativo, le reazioni ai diversi messaggi contenuti nell'immagine, possono però essere molto diverse da osservatore ad osservatore.

sergio
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
Caro Giorgio.

Il nostro amico Sergio ha, come al solito, analizzato il problema in modo profondo e del tutto condivisibile.

Ti faccio un esempio per analogia, attingendo alla mia altra grande passione.
Quando ascolto un brano musicale, vado a ...scovare per prima cosa l'arrangiamento, ...i giri di basso (come impropriamente si dice), le battute del batterista.
Ma la mia esperienza in questo campo, seppur breve e di scarsa qualità, si è espressa lì.
Far parte di un gruppo (nella fattispecie ero bassista), e quindi partecipare attivamente alla costruzione, alla composizione, o solo alla interpretazione di un brano, fa si che si possano acquisire gli strumenti di analisi per capire meglio la musica che ascoltiamo.

Chi ascolta un capolavoro (a mio avviso) quale "The Nightfly" di Donald Fagen (1982), lo potrà apprezzare tanto più, se riuscirà a scovare, oltre l'armonia del canto, tutto ciò che sta ...dietro. L'arrangiamento, l'orchestrazione.

Nello stesso modo, fotografare attivamente, fa acquisire gli strumenti necessari per capire una fotografia.

Tutto questo per dire che la creatività di ognuno di noi, prende percorsi diversi, ...anche diametralmente opposti, ...ma altrettanto efficaci e razionali.
I percorsi determinati dalla nostra personalità, quando questa riesce a ...farsi largo nel mare della avvilente omologazione e standardizzazione.

Parlo di creatività non a caso e non impropriamente credo.
Peché, anche per ascoltare un brano musicale o osservare una foto, è necessaria una buona dose di creatività.

-------------------

Sto pensando dove spostare questa discussione. "Tecniche", credo sia la collocazione più corretta.

OK, ci vediamo là.
stella.degli.angeli
Messaggio: #5
QUOTE(ludofox @ Nov 25 2005, 09:43 AM)

Tutto questo per dire che la creatività di ognuno di noi, prende percorsi diversi, ...anche diametralmente opposti, ...ma altrettanto efficaci e razionali.


sono d'accordissimo, forse tecnicamente una foto può essere giudicata "universalmente", ma quello che trasmette credo sia solo un fattore soggettivo.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #6
guardare e' un po' "mangiare". Ed ogni giorno mangio qualcosa di diverso.
Questo per dire che, a mio avviso, pur concordando con quello che e' stato detto, molto dipende da come mi sento. Ed in base a come sto, osservo con piu' o meno attenzione cio' di cui ho bisogno. Quello che ieri mi e' sfuggito, oggi lo posso cogliere in un lampo. Quello che ieri ho visto, oggi mi puo' sembrare senza interesse.
Condivido con Ludovico una profonda passione per la musica (sempre presente nella mia vita, per anni anche 24 ore al giorno). E come nella musica mi e' capitato di riscoprire dopo anni brani che per anni avevo sentito piu' che ascoltato, lo stesso fenomeno si ripropone anche con la fotografia.
Come diceva platone, non ci si puo' bagnare 2 volte nello stesso fiume...e di questo divenire io mi appassiono.

.oesse.
maxter
Messaggio: #7
Le domande di Giorgio sono un pò le mie domande da tanto tempo. Anche perchè penso, (sbagliando?), che solo comprendendo "intimamente" perchè una foto è bella si possa provare a migliorare e andare alla ricerca dell'immagine perfetta. Certo, quello che l' immagine comunica, i sentimenti che l'autore ci ha messo e quello che ci fa provare. Ma, al di là che è bello quel che piace, ci debbono essere anche altri parametri, più tecnici, rigorosi, che fanno si che si debba dire questa è bella e questa è brutta. Voglio dire: le macro, lo still life, lo sport.....i sentimenti e le emozioni c'entrano ma fino ad un certo punto. E' da un pò di tempo che cerco di leggere le foto che mi piacciono per capirne il perchè, partendo dagli elementi più freddi ed oggettivi che ci siano: soggetto, inquadratura, rispetto delle regole compositive o meno, colori,...per poi cercare tra di loro degli elementi comuni. Una foto piace o non piace. Ma esistono elementi oggettivi, razionali, tecnici, perchè una foto sia ritenuta "quasi universalmente" bella? Secondo me si, e ben lo sanno quelli che tecnicamente, razionalmente, costruiscono immagini con il fine di indurre emozioni o sentimenti nell'osservatore. Quali sono, questi elementi? Al momento non so rispondere, ma è lo studio che sto facendo proprio sulle immagini che nel forum riscuotono maggior successo. Capita anche a qualcun altro? Avete già raggiunto alcune conclusioni? Non ce n'è bisogno perchè è già tutto scritto?

PS
Spero di aver interpretato bene il 3d di Giorgio e di aver proseguito, con le mie domande, nel solco da lui tracciato; io penso di essere in linea, ma se ho sbagliato chiedo scusa a Giorgio per primo e a tutti voi.
PAS
Messaggio: #8
La mia professione mi porta quasi sempre a fare sintesi e semplificare.
Questo perché mi aiuta a capire meglio ed a spiegarmi meglio.
Con il progredire dell’età poi le sinapsi si impigriscono ed è bene cercare di non sovraccaricarle.

Semplificando, appunto, io tendo ad usare chiavi di lettura affini per le opere della creatività.
Ovvero fotografie come dipinti, come libri, come film, come brani musicali, ci parlano sì con linguaggi diversi ma nelle diverse lingue troviamo sempre sostanza comune.

Poiché il tema che poni è “leggere la fotografia”, allora i soggetti sono due: chi ha realizzato la fotografia e chi ne prende visione.
Ho utilizzato il termine “realizzato” e non “fotografato” perché ritengo faccia parte della fotografia anche una sua elaborazione successiva allo scatto ed il contesto in cui viene presentata.
Per affinità: lo stesso brano musicale lo si può ascoltare in un auditorium o attraverso le cuffie dello stereo di casa.

Essendo quindi due i soggetti, il prodotto della lettura dipenderà da entrambi. Chi prende visione di una fotografia non è assolutamente un soggetto passivo che raccoglie un messaggio codificato.
La sua sensibilità, il suo background culturale, il suo stato d’animo e recettività momentanea sono parte determinante.

Ergo. Ritengo che a prescindere dagli aspetti tecnici, facilmente codificabili e valutabili, la summa di sensazioni che stimola la visione di una fotografia tenda ad avere una importante componente soggettiva.
Sta, a mio avviso, nella sensibilità e nell’abilità del fotografo fare in modo che non prevalga questa componente bensì ciò che lui vuole comunicarci.

In altre e povere parole: un discorso confuso si presta a mille interpretazioni, un discorso chiaro, no
Stefi
Messaggio: #9
Giorgio bellissima idea, che condivido appieno. Credo sia il modo migliore per far crescere fotograficamente il Forum.
Lancio un'idea (che magari è una stupidaggine):
postiamo una foto (magari partendo da una molto nota o di un grande fotografo, he ne so, HCB, Erwitt, McCurry e chi più ne ha più ne metta, ma poi possiamo passare a una degli utenti) e vediamo i commenti sulla lettura dell'immagine.
Chiederei aiuto (e il tempo) soprattutto dei più esperti e dei fotografi professionisti di questo Forum.
grazie.gif

Cominciamo!
HCB: Brie France 1959.

Ho solamente aggiunto le linee rosse sui terzi dell'immagine e le linee blu al centro esatto dell'immagine, come griglia per la lettura.
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
Stefi
Messaggio: #10
Un'altra per dare un'alternativa (ma spero di aver compreso il senso del thread, altrimenti scusa Giorgio!)
Sempre Parigi, sempre HCB.

Io mi sono limitato a segnare alcune cose che m hanno colpito di queste immagini:
- rigore geometrico e compositivo
- punto chiave dell'immagine
- punti di fuga della prospettiva
Non sono in grado per la mia scarsa esperinza di dire quali sono le altre caratteristiche (es. perchè la scelta compositiva è stata questa, quali sono i rapporti luci-ombre, masse chiare e scure, ecc)
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
margior
Messaggio: #11
Pronti, partenza...via! Già partiti? Forse sarebbe bene continuare con qualche premessa metodologica...prima di sezionare chirurgicamente i mostri sacri della fotografia!

Come ogni oggetto polisemantico anche la fotografia può essere approcciata da una molteplicità di punti di vista. Provo a segnalarne tre.

Storico critico se raccolgo le informazioni biografiche dell'autore, cerco di ricostruire percorsi sincronici e diacronici della sua opera, cerco di scoprire attraverso indagini di archivio e testimonianze dirette la vicenda legata ad un suo scatto.

Critico estetico se attraverso i sensi mi pongo come obiettivo il provare a ripercorrere tutti quei percorsi logici ed extralogici che hanno condotto al risultato che ho davanti.

Tecnico fotografico se intendo pormi domande sui mezzi e sui processi utilizzati.

In un'altra sezione del forum è stata riesumata una discussione molto bella su Capa, etc.

Molto schematicamente la famosa foto del miliziano, da un punto di vista storico critico è un "falso a scopo di propaganda". Da un punto di vista critico estetico è una mirabile citazione di opere pittoriche assai famose. Da un punto di vista tecnico fotografico, fare uno scatto cosi, reale, in mezzo a pallottole vere, sarebbe stato forse un bel problema, etc.

Ovviamente la foto in questione è molto, molto altro e su di essa sono stati scritti fiumi di parole...

Tutto questo per dire che ogni scatto, non necessariamente quello del "mostro sacro", ha dentro questa polisemanticità, e tanto più ne è ricco, tanto più si carica di interesse per noi.

Un'ultima considerazione: chi ha la fortuna oggi di fare fotografia, essa sia come arte o arte applicata, nel suo grande o nel suo piccolo, immerso nel presente, non è, non può e non deve essere uno storico, un filosofo, un tecnico. Ma sicuramente deve essere animato dal sacro fuoco della curiosità, della ricettività, della ricerca in ogni ambito.

Complimenti a Giorgio per il topic bellissimo e decisamente impegnativo...









Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #12
Rieccomi,
continuo la mia risposta di prima con un esempio pratico che, a suo tempo, mi aveva shoccato non poco.

Diversi anni fa ho fatto un ritratto ad una bimba.
Lei chiede alla mamma di poterlo fare col suo cagnolino, uno stupendo cucciolo dalmata.
L'idea era ottima.

user posted image

Prima di consegnare il ritratto al cliente, è rimasto esposto in vetrina per qualche giorno.
Sentivo i commenti.
Le mamme, le nonne, apprezzavano la bambina, l'idea di farsi accompagnare dal piccolo amico, i bambini ammiravano, invidiando la bimba, il cagnolino.
Gli amanti della fotografia apprezzavano il ritratto.
Solo un commento mi ha lasciato di stucco.

"...il messaggio è inequivocabile, la bella e la bestia..."

e giù con commenti sulle azioni più depravate immaginabili sui soggetti del ritratto.
Anziani bacchettoni?
No, ragazze poco più che ventenni.
Secondo me malate.

Il metro di misura sta nel nostro cervello, dipende da noi e, come ho già detto, risente pesantemente dalle nostre esperienze, passioni, cultura, tabù.

sergio

Messaggio modificato da sergiopivetta il Nov 25 2005, 03:41 PM
Giorgio Baruffi
Messaggio: #13
ma come sono contento!

grazie a tutti, splendido inizio...

Stefi, hai fatto bene ed hai interpretato bene, ma, come ha scritto qualcun altro, aspettiamo a "sezionare" delle fotografie, cerchiamo prima (se possibile ovviamente, la sfida è proprio questa) di parlare "lo stesso linguaggio"...

Marco (oesse), concordo in assoluto con te, ma la mia vorrebbe essere un'analisi che porta il nostro sguardo al di là delle pure (e sacrosante aggiungerei) sensazioni personali legate al momento che stiamo emotivamente vivendo...

Sergio decisamente pragmatico, sei sulla strada giusta (per me ovvio)...

ok, continuiamo, cerchiamo, per sommi capi (poi approfondiremo) di tracciare una strada comune...

Sempre cercando di interpretare ciò che ho letto e che più si avvicina al mio scopo, aggiungo un ulteriore tassello.

Capita spessissimo, anzi, quasi sempre, che nel guardare le fotografie che appaiono sul nostro forum si finisca per parlare dei mezzi e delle loro caratteristiche intrinseche che le hanno prodotte: "con che ottica?", "che nitidezza", "mi sarebbe piaciuta più pdc" e via discorrendo, perdendo, forse, il punto di vista reale, la fotografia, il risultato finale, lo scopo per il quale utilizziamo tutti quegli apparati iperteconologici che possediamo.

Sempre dal caro Pieroni, che ci accompagnerà per tutto il 3D, spero non ne abbia a male:

è chiaro che saper dirigere la luce e decidere la strumentazione da utilizzare in relazione alla sua temperatura, non è solo utile a fare migliori immagini in condizioni di illuminazione artificiale, ma ci rende più sensibili all'uso che altri ne possono fare. Questo tipo di alfabetizzazione, però, può finire per costituire un fine e non un mezzo della comprensione: ci si chiude in una pratica e ci si rimane, creando anche una sorta di schema valutativo del tipo: uso corretto/uso scorretto.


Ansel Adams sosteneva che la intima comprensione tecnica del fotografico fosse utile alla bontà del risultato tanto quanto per un pianista il saper costruire un pianoforte.





Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #14
Allora Giorgio, se non ho capito male quanto hai aggiunto,
seguo questi tuoi ultimi ragionamenti, raccontando il ritratto che ho fatto al conte Nuvoletti.

Tu scrivi
"... lo scopo per il quale utilizziamo tutti quegli apparati iperteconologici che possediamo..."

Il mezzo fotografico ci mette a disposizione dei meccanismi, delle divolerie, che ci consentono, se conosciute e sfruttate, di esprimerci come vogliamo con le nostre immagini (vogliamo o non vogliamo essere i padroni di ciò che facciamo?).

Come leggere una immagine?
In questa foto, invece, non dovete leggere.

Con fare elegante, tranquillo ed estremamente signorile, mi si presenta il conte Nuvoletti.
Lo faccio accomodare su di uno sgabello da pianoforte, e rifletto su come ritrarlo.
Noto che tiene ancora fra le mani un quotidiano.
Bene penso io, una macchia chiara in un insieme di tonalità autunnali e scure mi aiuterà a vivacizzare l'armonia tonale.

Riflettere su ciò che sto facendo, però, significa proprio ragionare, non pettinare pidocchi.

Il quotidiano era molto ben visibile e vi si poteva leggere molto bene il nome della testata.
Una testata, anche se più o meno, è schierata politicamente.
Il conte Nuvoletti è un personaggio pubblico.
Ora io non so se e da che parte politica si schieri, di certo è controproducente che, nel ritratto che sarà esposto nel suo studio, vi si possa leggere un riferimento del genere.
Spiego il mio ragionamento al conte e conveniamo che il giornale è un ottimo alibi per parcheggiare le mani evitando una posa da signora.
Quindi ce lo dobbiamo tenere, e la patata bollente ritorna a me: il problema della riconoscibilità della testata.
hmmm.gif
Me ne devo inventare una delle mie.

Per un ritratto di quel tipo ho deciso di usare il mio fidato Sinar che, oltre che a permettermi di usare grandi formati di pellicola con conseguente miglioramento della qualità, ha anche la possibilità Lampadina.gif di basculare l'obiettivo e/o il piano pellicola.

Decido allora di inclinare il piano dell'obiettivo (per non modificare la prospettiva) quel tanto che basta per sfocare completamente il quotidiano, mantenendo perfettamente a fuoco il viso.

Ecco, sfruttando una caratterisctica del mezzo tecnologico ho potuto elegantemente risolvere, come si confaceva, il mio problema.

user posted image

sergio

Messaggio modificato da sergiopivetta il Nov 26 2005, 07:27 AM
maxter
Messaggio: #15
Ottimo, guru.gif sergio. Grazie dell'esempio e di aver condiviso il ragionamento che hai fatto, molto utile. Ciao
margior
Messaggio: #16
Bella e paradossale la citazione di Ansel Adams, non può credo d'altra parte farci dimenticare quanto sia sempre più importante essere avidi anche di tecnica. Il talento ha implicita in sè una tecnica formidabile spesso a tal punto che è nuova tecnica (semplicemente codificata dopo).
Oggi la necessità di una preparazione tecnica sicura nasce poi dalla contaminazione spinta tra saperi e tra saperi e tecniche stesse.

Il caso stesso del mezzo tecnico applicato al conte Nuvoletti (!) è assai eloquente...e divertente!

Bella anche la scelta di foto di Henri Cartier-Bresson: entrambe con il loro netto nitore mi hanno riportato improvvisamente a mente le "Six memos for the next millennium", le Lezioni Americane di Calvino. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, (consistency).

...

Buona serata
Martino




nuvolarossa
Messaggio: #17
Il titolo "Leggere la fotografia" mi porta inevitabilmente a pensare al MIO modo di leggerla, che non è e non deve essere quello universale.
Se una foto mi colpisce e comunica sensazioni al primo impatto allora va bene così e mi fermo, tutte le disquisizioni tecniche passano in secondo piano e a volte non le faccio neanche (è il caso per esempio di grandi foto di reportage), se invece la foto mi comunica poco alla prima occhiata, allora mi soffermo sulle analisi tecniche e di cultura visiva... A volte mi piace, a volte no. Se non mi piace allora passo ad una terza lettura ed esamino "il fotografo" e mi chiedo: "cosa avrà voluto comunicare??? Perchè ha fatto questo scatto?"
Spesso la risposta non c'è, magari perchè il background dell'autore della foto è diverso dal mio, oppure abbiamo sensibilità diverse, oppure la foto è "oggettivamente brutta"! laugh.gif

Un trucco che addotto spesso con le mie foto è mostrarle a chi di fotografia (nel senso di tecnica fotografica) capisce poco e vedere le sue reazioni.... Vi assicuro che serve moltissimo anche a me!

P.S.: finalmente una discussione dove si parla di "fotografia" e non di sensori, megapixel, vetri, plastica e magnesio!!! Pollice.gif
margior
Messaggio: #18
Per fortuna non esiste un modo universale di leggere la fotografia e ognuno di noi è libero di costruirsi propri percorsi di fruizione, come è il tuo, Stefano! Altrimenti saremmo spacciati!

Tornando alla dicotomia arte/arte applicata versus tecnica, volendo aggiungere qualche breve considerazione storico critica, una sorta di separazione tra i due ambiti che per secoli sono stati fusi insieme, avviene nel Settecento quando si comincia a teorizzare il bello e a distinguere tra belle arti e arti meccaniche.
Sicuramente il Novecento ha recuperato la tecnica tra le componenti della valutazione razionale di un'esperienza artistica nel suo complesso: dove arte, vita (esistenzialità, socialità), conoscenza e tecnica formano nodi (spesso inestricabili!) di relazioni.

Se si sposta il tiro da arti/arti applicate in generale, allo specifico della fotografia in particolare, confesso però di non essere molto aggiornato sulle riflessioni più recenti circa il suo statuto.

Voglio dire che siamo molto lontani da un'epoca di immagini nette come quelle postate di Henri Cartier-Bresson. Siamo anche lontani da un periodo storicamente terribile e filosoficamente fecondo come quello tra le due Guerre, dove si colloca la riflessione famosissima e fondamentale (e profetica?) di Benjamin, ("L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica") in cui trovano spazio anche fotografia e cinema intese come nuove tecniche di produzione di arte figurativa.
Oggi, a distanza di anni, siamo immersi o sommersi di immagini. Fotografia, video e videoclip, pubblicità, cinema...ogni ambito con generi e sottogeneri...accostamenti di immagini e suoni, immagini e parole, contaminazioni...è così anche nei life bellissimi di questo sito...





click69
Messaggio: #19
Non ho letto ancora le risposte degli altri perchè non voglio esserne influenzato.
Premetto che è da poco sorta in me questa splendida passione che è la fotografia quindi non ho nè una grossa cultura fotografica nè una grossa esperienza ma voglio comunque esporre il mio modo di pormi davanti ad un'immagine fotografica.
Quando osservo una foto la prima cosa che scatta in me è un fatto istintivo, giudico una foto "buona" o non "buona" dal fatto che riesca o meno a suscitare in me una qualche emozione, emozione che si traduce quasi sempre in un profondo sospiro, ecco se capita questo per me la foto è "buona", io stesso quando scatto mi baso molto sul mio istinto, sull'emozione, sulle sensazioni che il soggetto che voglio ritrarre riesce a darmi e cerco quindi di trasferirle attraverso la foto, poi magari subito dopo la "fase istintiva", chiamiamola così, inizio, per quelle che sono le mie competenze, a ragionarci un pò ed applico quelle "regole" che ho appreso da un libro, che sono riuscito ad interpretare vedendo una foto simile, da questo forum. ecc.
E questo capita anche quando osservo una foto: prima deve emozionarmi e poi magari inizio ad analizzarla e a vedere se c'è qualcosa che non va (questa seconda fase però e per me quella più difficile, non ancora riesco sempre a capire ciò che va o non va in una foto). Credo infine che per fare belle foto bisogna essere prima di tutto delle persone sensibili, bisogna riuscire a "sentire la fotografia", la natura che ci circonda, la gente per strada insomma tutto quello che volgiamo ritrarre, bisogna lasciarsi completamente andare. Poi chiaramente entrano in gioco la tecnica, la creatività (elemento anch'esso molto importante),l'esperienza, la cultura (non solo quella fotografica).

Comunque Giorgio bel 3d, grazie per avercelo proposto.
Ora devo andare, è ora di pranzo, più tardi ci ritorno per confrontarmi con quello che avete scritto voi.
a dopo
Carmine
click69
Messaggio: #20
Beh rieccomi. Ora che ho letto i Vs. punti di vista, molto interessanti, io mi ritrovo un pò con quanto detto da Oesse che sintetizzo in "dipende da come ci si sente in quel momento... la foto è un continuo divenire" e con nuvolarossa, che, come me, dice che la foto deve prima trasmettergli un qualcosa, un'emozione. Voi non credete?
daniele.airola
Messaggio: #21
Ciao a tutti,
mi sono letto tutto d'un fiato i vostri contributi..... ed è davvero meravigliosa la ricchezza di idee e di spunti che sono stati apportati!

Provo a dare un contributo alla discussione....

Durante questo periodo della mia breve storia fotografica, dopo aver cercato di imparare "il necessaire" dal punto di vista tecnico, sono nate spontaneamente molte domande riguardo l'interpretazione delle (poche) fotografie che scatto e delle (troppe) fotografie ed immagini che vedo.
Domand
Perchè questa immagine non mi piace?
Perchè qiuesta immagine mi lascia estasiato?
Perchè questa immagine mi lascia indifferente, non mi trasmette nulla??
Ovviamente ognuno ha il proprio, personalissimo, approccio nel recepire e giudicare una qualsiasi forma d'arte, qualcuno lo fa con "la testa", qualcuno lo fa con "la pancia".... posso essere in diversi stati d'animo, in diversi momenti della vita...

ma la domanda che mi pongo è: c'è un linguaggio comune a cui il nostro "gusto" è stato abituato, una sorta di conformismo della rappresentazione visiva di cui regola dei terzi, sezione aurea (e la loro violazione) non sono altro che l'appendice tecnica e a cui tutti noi, in qualche modo, paghiamo il dazio?
C'è un comue denominatore a cui tutti noi facciamo riferimento?
Ne parliamo insieme?
Io lo sto cercando....

Un caro saluto
Daniele
Giorgio Baruffi
Messaggio: #22
QUOTE(d.airola @ Nov 26 2005, 04:59 PM)
Ciao a tutti,
mi sono letto tutto d'un fiato i vostri contributi.....

ma la domanda che mi pongo è: c'è un linguaggio comune a cui il nostro "gusto" è stato abituato, una sorta di conformismo della rappresentazione visiva di cui regola dei terzi, sezione aurea (e la loro violazione) non sono altro che l'appendice tecnica e a cui tutti noi, in qualche modo, paghiamo il dazio?
C'è un comue denominatore a cui tutti noi facciamo riferimento?
Ne parliamo insieme?
Io lo sto cercando....

Un caro saluto
Daniele
*




direi che hai colto in pieno il senso del mio post... la ricerca è in quel senso, non so (e non credo ad essere sincero) che troveremo quanto cerchiamo, ma il percorso che potremo fare per raggiungere lo scopo, forse, E' lo scopo! wink.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #23
QUOTE(d.airola @ Nov 26 2005, 05:59 PM)
ma la domanda che mi pongo è: c'è un linguaggio comune a cui il nostro "gusto" è stato abituato, una sorta di conformismo della rappresentazione visiva di cui regola dei terzi, sezione aurea (e la loro violazione) non sono altro che l'appendice tecnica e a cui tutti noi, in qualche modo, paghiamo il dazio?
C'è un comue denominatore a cui tutti noi facciamo riferimento?
Ne parliamo insieme?
Io lo sto cercando....

Un caro saluto
Daniele
*


Ciao Daniele, sicuramente vi è qualcosa in noi che risale a quando è nato il genere umano e che, aggiornandosi di generazione in generazione, influisce inconsciamente nelle nostre scelte e giudizi.

Per esempio, un neonato quando cerca di comunicare con noi, ci guarda negli occhi.
Come fa lui già a sapere che vediamo e guardiamo con gli occhi ?

Ciò che ci contraddistingue è l'intelligenza, e questa fa si che noi non si reagisca come degli automi a quella sorta di programmazione, vivendo come dei cloni.
Ragioniamo, modifichiamo le idee vecchie, quando va bene ne inventiamo di nuove.
Nella mia esperienza, aggiungerei anche che, ad influire pesantemente, è anche la noia che nasce quando mi accorgo di fare da diverso tempo foto con la stessa logica.
Devo spronarmi a percorrere nuove strade, trovare nuove idee, perchè quello che faccio mi piaccia e mi diverta.
Divertimento, gioco.
E qui, volendo, possiamo aprire un altro 3d.

Questo è quello che penso.
Qualche riflessione su questi schemi ancestrali me la sono posta anch'io e ne ho parlato qui:
http://www.nital.it/forum/index.php?showto...ndpost&p=348414

ciao,
sergio
toad
Messaggio: #24
Mi inserisco adesso in questa interessante discussione. In questi giorni ho qualche problema ad essere molto presente.
Rispondo all’amico d. airola, mio taxista (lui sa perché biggrin.gif ), e anche a Giorgio No, non c’è secondo me un linguaggio comune. La regola dei terzi va bene, la sezione aurea, pure, ma vanno bene anche le violazioni. L’importante – e secondo me questo è il punto principale – è che devi sentire “qualcosa” che l’immagine ti trasmette. E questo prescinde dalle regole tecniche. Esempi se ne potrebbero fare a migliaia. Io sono, tendenzialmente, un istintivo e perciò ragiono in questa maniera, pur credendo di riuscire ad apprezzare l’immagine tecnicamente perfetta. Ma non è questo il punto. Il punto, come detto, è proprio quello di “pagare il dazio”. Scattiamo d’istinto o ragioniamo prima dello scatto in modo da avere tutte le componenti tecniche canoniche al loro posto? Certo, l’ideale sarebbe fare entrambe le cose, ma non sempre ti è possibile o non ne sei capace, diciamola tutta. Dipende poi cosa fotografi. I paesaggi sono una cosa, lo “street” è un’altra. Alla fine della fiera, ritengo che la prima persona a cui la foto deve piacere sia l’autore, parlo di noi fotoamatori, per i professionisti è ovviamente diverso. Se ne siamo convinti non cerchiamo il comune denominatore, ma la nostra sensibilità, che a volte può anche non essere compresa. Dipende perché si fotografa…

Un caro saluto.

Guido

Carlo79
Messaggio: #25
Sono d'accordo con quanto dice Marco, dipende molto dallo stato d'animo che si ha al momento della valutazione! Ma sono anche pienamente d'accordo con nuvolarossa quando cita l'importanza del giudizio di una persona che di tecnica non ne capisce nulla... Bisognerebbe cercare quindi quei parametri standard che possono condurci a valutare una foto con la stessa "mentalità". A mio parere, c'è un aspetto della fotografia che è la tecnica, sulla quale è impossibile sindacare ( le eccezioni dei colpi di genio, sono un'altra cosa ) perchè per diversi motivi ci sono dei principi base che una fotografia DOVREBBE rispettare. Stabiliti questi è semplice trovare un punto comune di lettura. Passando invece al lato emozionale ( il più importante, IMHO ) non troveremo mai un punto unico come riferimento, i sentimenti che si possono provare guardando una foto sono innumerevoli e soprattutto soggettivi. Da qui quindi si potrebbe dedurre anche la spiegazione a quanto dice Sergio riguardo ai commenti fatti sulla foto della bambina... Beh, lo trovo un esempio lampante di come la mente produca sentimenti diversi da persona a persona... E ci saranno di conseguenza le diverse valutazioni di ciò che l'occhio ha visto e la mente o la fantasia hanno recepito!



QUOTE
Nella mia esperienza, aggiungerei anche che, ad influire pesantemente, è anche la noia che nasce quando mi accorgo di fare da diverso tempo foto con la stessa logica.
Devo spronarmi a percorrere nuove strade, trovare nuove idee, perchè quello che faccio mi piaccia e mi diverta.
Divertimento, gioco.

Questo è a mio parere un altro aspetto fondamentale, trovare nuovi stimoli, ma soprattutto divertirsi è questa una cosa che non deve mai mancare... Ultimamente mi rendo conto di quanto sia bello poter approfondire ed accrescere la propria passione divertendosi, non si devono sempre e per forza fare i capolavori altrimenti in molti saremo costretti ad appendere i giocattoli al chiodo e guardare i capolavori di chi li sa fare!

smile.gif

Interessante questa discussione! Pollice.gif
 
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