Risultato della ricerca: sposato
angelofarina
Questo scatto è uno di quelli presi durante l'ultimo viaggio in Africa,nelle terre dell'Ethiopia Kenya e Tanzania.Raffigurati due appartenenti alla tribù Masai.Il primo alla sinistra,capelli rasati e tunica a quadri è sposato,secondo le loro regole e abitudini,mentre l'altro Masai a destra con la tunica maculata e i capelli lunghi non lo è.In base appunto a queste caratteristiche riescono a capirsi tra loro e con le altre tribù presenti lunga la Savana e l'ampio raggio.Dormono in capanne costruite con terra,escrementi e legna,come è possibile vederle nella foto nel background,mentre i cespugli di spine lungo il contorno del villaggio servono da protezione per animali selvaggi,come leoni elefanti ghepardi,rinoceronti etc.Grazie a tutti
gabrielegiannetti
una lunga e difficile salita verso l\'ingresso del castello di Lari... peccato per il muro a sud bruciato. Ho fatto un solo scatto ed esposto male. Ma siccome è il luogo in cui mi sono sposato ve lo propongo ugualmente.
mgnello
Questo bosco pur troppo non esiste più... Per colpa di qualcuno, o di cosa non si sa, forse il proprietario del terreno si e sposato e se ne andato a vivere altrove, Boh chissà...!!!! Qualsiasi fosse il motivo reale, per me essere li dentro era un relax al 100 x 100 camminare nel silenzio più assoluto per quel poco che riuscivo a sentire si sentivano parecchi versi di Uccelli. Tanti Ornitologi riuscivano a sentire di tutto e io scrivevo in un taccuino e portavo a casa almeno 30 specie se non di più di 40 avvolte... In ogni caso ogni volta che vedo questa foto penso sempre che questo bosco non cè più, mi dispiace molto....!!!! Un saluto a tutti....(MGNELLO)
Oscar-SO
Foto al tramonto del monumento naturale a forma di donna situato nelle montagne di Austis , piccolo centro dell\'entroterra sardo :la leggenda narra che una fanciulla di Cabras si innamorò di un pastore di Austis conosciuto durante la solita transumanza invernale che dalle montagne faceva scendere le greggi alla ricerca dei pascoli migliori, fino alla costa dove il clima era più mite. Furono scambiati i doni e le promesse di matrimonio. Il pastore partì e la ragazza attendeva il suo ritorno, ma inutilmente. La giovane allora intraprese il faticoso e difficile percorso verso la montagna. Giunta ad Austis trovò il pastore sposato con un’altra... una corsa veloce la riportò sui suoi passi... ancora uno sguardo indietro verso la speranza distrutta e la fanciulla rimase pietrificata dall’immenso dolore che segnò la sua sorte. Secondo un’altra leggenda la ragazza era forestiera e perciò non conosceva le usanze locali. Un giorno, mentre ritornava dall’ovile del marito, recando in testa un recipiente di sughero pieno di latte, incontrò un pastore affamato. Questi le chiese cosa portava sulla testa. E la ragazza risposte che trasportava pietre. Pertanto il pastore le disse che si sarebbe trasformata in pietra. E la maledizione si avverò.
dylan72
Il Castello dei Ventimiglia di Castelbuono ha una storia lunga 700 anni, sorge in un incantevole borgo che lo custodisce, alle pendici del “Colle Milocca”, tra il mare e il Parco delle Madonie, deve le sue origini ai Ventimiglia, Signori della Contea di Geraci che, agli inizi del 1300, diedero avvio alla costruzione di un possente Maniero sul poggio dominante l'antico casale di “Ypsigro”. Nel 1317 Francesco I di Ventimiglia, dei Conti di Geraci, sposato con Costanza Chiaramonte, lo edificò secondo il modello di “maschio”, o mastio, torre comune nei castelli medievali, cui si affianca la residenza. La nascita del Castello fece crescere così tanto la piccola comunità che, nel 1454, Giovanni I vi si trasferì con la sua “corte”, facendolo diventare il centro più importante degli immensi possessi territoriali dei Ventimiglia, portando con sé la sacra Reliquia del teschio di S. Anna, la patrona del paese. La reliquia è custodita all'interno della Cappella Palatina (1684), interamente decorata a stucco su fondo oro zecchino, opera dei fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta. Lo straordinario apparato decorativo degli stucchi serpottiani rappresenta uno dei più mirabili esempi del Barocco siciliano, e si discosta dalle formule artistiche utilizzate negli oratori palermitani, per la sua ricchezza e l'inusuale rappresentazione di soggetti zoomorfi e fitomorfi che animano le superfici e l'architettura. (fote Castelli di Sicilia)
Arman Matteo
Quella di San Pietro è una bella chiesetta, proprio nel centro del paese di Cembra (TN), sulla sponda destra dell\'Avisio. È uno dei più importanti esempi di arte sacra della Val di Cembra, in particolare per i ricchi affreschi che ne ornano le pareti interne. La sua data di fondazione non ci è nota, ma si sa per certo che esisteva già nel 1224. Per me ha anche un valore affettivo, dato che mi sono sposato qulache anno fa proprio in questa bella chiesetta...
stefanovecchi84
Di fronte alla chiesa di Sant’Andrea, si erge maestosa l’intrigante Casa Barnekow. Nel 1856 la sua foggia colpì lo studioso tedesco Ferdinand Gregorovius che, sedutosi su un banco di pietra nelle vicinanze, ne fece un disegno, riproducendone le fattezze. L’edificio, in un documento del 1280,era di proprietà di un certo Stefano Thomasi de Cinzio. Dai documenti successivi sono noti diversi proprietari: la casa è citata come Loggia Battistelli, Casa Gigli nell’Ottocento, e Tomasi successivamente. Appartenne anche al noto artista anagnino Tommaso Gismondi che ne fece un’area espositiva delle sue opere e ne curò un parziale restauro. Il nome le deriva dal barone Albert von Barnekow, un pittore svedese che vi si stabilì a metà dell’Ottocento dopo aver sposato una sua modella di origine anagnina. Convertitosi al Cattolicesimo, volle celebrare questo passaggio alla nuova religione con una serie di affreschi ed iscrizioni posti sulla facciata. Le epigrafi, scritte in varie lingue e sollecitate da un forte fervore religioso, sono di difficile interpretazione, spesso anche enigmatiche. La casa colpisce per le sue fattezze che richiamano le logge (profferli) del viterbese. Si tratta di una costruzione a più piani, con una scala esterna incorniciata da due ampie arcate a tutto sesto con una colonna centrale e dei pilastrini laterali. A pian terreno, nel sottoscala, la porta a sesto ribassato è un’apertura moderna. Sopra le arcate si sviluppa una decorazione ad archetti sostenuti da piccole mensole.
stefanovecchi84
Di fronte alla chiesa di Sant’Andrea, si erge maestosa l’intrigante Casa Barnekow. Nel 1856 la sua foggia colpì lo studioso tedesco Ferdinand Gregorovius che, sedutosi su un banco di pietra nelle vicinanze, ne fece un disegno, riproducendone le fattezze. L’edificio, in un documento del 1280,era di proprietà di un certo Stefano Thomasi de Cinzio. Dai documenti successivi sono noti diversi proprietari: la casa è citata come Loggia Battistelli, Casa Gigli nell’Ottocento, e Tomasi successivamente. Appartenne anche al noto artista anagnino Tommaso Gismondi che ne fece un’area espositiva delle sue opere e ne curò un parziale restauro. Il nome le deriva dal barone Albert von Barnekow, un pittore svedese che vi si stabilì a metà dell’Ottocento dopo aver sposato una sua modella di origine anagnina. Convertitosi al Cattolicesimo, volle celebrare questo passaggio alla nuova religione con una serie di affreschi ed iscrizioni posti sulla facciata. Le epigrafi, scritte in varie lingue e sollecitate da un forte fervore religioso, sono di difficile interpretazione, spesso anche enigmatiche. La casa colpisce per le sue fattezze che richiamano le logge (profferli) del viterbese. Si tratta di una costruzione a più piani, con una scala esterna incorniciata da due ampie arcate a tutto sesto con una colonna centrale e dei pilastrini laterali. A pian terreno, nel sottoscala, la porta a sesto ribassato è un’apertura moderna. Sopra le arcate si sviluppa una decorazione ad archetti sostenuti da piccole mensole.
gianbiccari
Otello Sarzi, forse il burattinaio italiano più famoso. Antifascista, lingua tagliente nel passato è spesso stato avversato e perseguitato per le sue satire affidate a Fagiolino e Sandrone e, in questo caso, a Pulcinella. Basti ascoltare cosa dice di lui il grande Dario Fo: Quando osservo una marionetta o un pupazzo di Otello non penso immediatamente al teatro ma a un rito, un mistero arcaico, tragico e grottesco insieme. Le maschere di Sarzi hanno il \"quid\" e il \"tabù\". Potresti vederle esplodere, grondare lacrime, urlare e singhiozzare da sole e al fine sciogliersi sprigionando fumo giallo e nero. Insomma vivono ed esistono già da sole. Non hanno bisogno di essere immediatamente agite. E\' quello che ti capita davanti ai grandi burattini e ai pupi degli antichi. Io, personalmente ho imparato a muovere e anche a fabbricare pupazzi e burattini. Ci ho allestito più d\' uno spettacolo; sono del mestiere. Perdipiù ho sposato una Rame, figlia di marionettisti d\'origine antichissima. Me ne intendo. Capisco quando un oggetto di teatro è personaggio vivo. Davanti a ciò che fabbrica e muove Otello sei già nel clima della rappresentazione d\'acchito. Basta guardare le foto del catalogo: a parte la bravura dei fotografi, sono davvero \"opere\". Otello adopera di tutto: lamiera latta dei barattoli, carta, stoffa, legno, plastica, lattice, cartapesta... e colore a smalto, tempere, acrilici, ducotone da pareti... adopererebbe anche il fumo, la mollica di pane, la pietra e gli spaghetti per farci i capelli. E non è detto che non li abbia già usati. Non ha pregiudizi, remore, timori- è il burattinaio di Pinocchio. Lui le marionette le fa non solo per farle muovere ma anche per cuocerle e mangiarsele... e seppellirne i resti. Perché è roba che nasce e muore- razza umana non robot o mutanti.
grazianosecchi
Il primo murale fu realizzato nel 1969 da un gruppo anarchico milanese che si firmarono “Dioniso”, erano gli anni della contestazione giovanile. Comunque il fenomeno muralistico a Orgosolo è nato nel 1975, quando il professor Francesco Del Casino, senese di nascita ma sposato e residente ad Orgosolo, inizio la sua opera di abbellimento di alcune pareti spoglie. In questo venne aiutato dagli alunni della scuola media, ed in seguito altri artisti si cimentarono nell’opera, tra i quali un grande contributo è stato apportato dall’orgolese Pasquale Buesca. Francesco del Casino volle commemorare il trentesimo anniversario della Liberazione d’Italia. Il suo singolare stile pittorico caratterizza i murales sulla denuncia delle ingiuste reclusioni, le condizioni delle carceri, la sofferenza di detenuti e familiari, la vita del latitante e ed una serie di dipinti a sfondo politico; ancora, il volto di Gramsci e il cosiddetto “Indiano”, immagine simbolo di Orgosolo che accoglie chiunque arrivi in paese. Negli anni 80, con l’attenuarsi della tensione politica, Del Casino dipinse scene di vita quotidiana: uomini a cavallo, donne con in grembo i propri figli, pastori che tagliano la lana alle pecore e contadini con in mano la falce.
en.giuliani
Il luogo entra nella storia biblica con il profeta Elia al tempo del re d’Israele, Acab. Costui aveva sposato Gezabele, di origine fenicia, che aveva importato nel regno d’Israele il culto idolatrico di Baal. Contro questa apostasia insorse il profeta: egli scelse proprio il Carmelo come baluardo del monoteismo contro l’idolatria che proveniva dal nord. Il monte divenne sacro alla memoria del profeta più popolare dell’A.T Elia vi eresse il suo altare e lanciò la sua sfida ai profeti di Baal: il dio che avrebbe mandato il fuoco dal cielo a bruciare la vittima sul proprio altare, quello mostrava di essere il Dio vero. Dopo il miracolo del fuoco sceso sull’altare di Elia, i profeti di Baal vennero tutti trucidati e i loro corpi gettati nel torrente Kishon. Il riconoscimento del vero Dio fece cessare il castigo della siccità.
bruno_b
Changó è un orisha estremamente focoso, dalla volontà forte, che ama tutti i piaceri del mondo: il ballo, i tamburi, le donne, il canto e le libagioni. Changó, forse il più popolare degli Orishas, governa i fulmini, i tuoni, il fuoco, i tamburi e la danza; se si osserva la rapidità con la quale un fulmine cade su un albero, allora si è potuto osservare il temperamento di Changó in azione. E’ un guerriero dall’intelligenza acuta, dal temperamento irascibile, e dalla forte virilità. E’ sposato con Obba, però mantiene relazioni amorose con Oyá e Oshún.
claudio g.
splendido autonno sposato con l'inverno