Risultato della ricerca: leggeri
loryportraits
Ogni giorno sembra uguale, ma ogni giorno cambia qualcosa saranno piccoli minuscoli dettagli, come virgole sulla pagina di un libro, impercettibili come leggeri aliti di vento tra le foglie...eppure domani sarà  diverso da oggi e da ieri e anche tu lo sarai. Avrai più giorni sulle spalle , più lacrime negli occhi, più sorrisi sulla bocca, più ricordi nella testa, e sul cuore più cicatrici e forse anche più amore. L\'amore, tutto quello che avrai dato e tutto quello che ti è tornato ! Shan.
Ilaria_fe_
"Talvolta dobbiamo imparare a cambiare forma ai pensieri, rimodellarli, colorarli e renderli più leggeri."
Francesca.Murroni_Ph
GHEPPIO | FALCO TINNUNCULUS (F) In questi momenti intensi quanto una vita, non conta chi sono e che attrezzatura ho. I battiti del cuore fanno più rumore dei passi, leggeri e lenti, interrotti solo dal pulsante di scatto. ???? Pausa, respiro ed ammiro con gli occhi e non dal mirino. Ricomincio, avvicinandomi un po di più, ogni volta l'emozione è indescrivibile. Tutto il resto è fuori. Mi fermo e rispetto i limiti della sua fiducia, noto che qualcosa "taglia" il legame invisibile che si era creato, una macchina riparte e anche lei decide di riprendere il suo viaggio. Ritorno ad essere io ed il mio 300 mm, ma questa è un'altra storia.
Aldo.Pesolo
Nella costa meridionale della Sicilia… a Realmonte vederla è… innamorarsene». Acque turchesi. Profumo di zagara. Brezza di sera. Nella costa di Girgenti superba ti innalzi Scala dei Turchi! Scultura divina incanti e stupisci Meraviglia del mondo… Di antica memoria passi leggeri e veloci nel tuo cuore risuonano ancora Sorridi… oggi i tuoi bianchi scalini risplendono al sole.
nerocorso
Quel giorno fu inaugurato e aperto questo storico e anche bellissimo ponte e nonostante oggi vi circolino solo auto, altri veicoli leggeri, biciclette e pedoni, è ancora li che fa il suo utilissimo servizio e attira ogni anno milioni di visitatori. La polemica non è solo apparente, ma sostanzialmente voluta!
nazariodimauro
Leggeri sprazzi di neve hanno avvolto le colline liguri creando l'occasione di fotografare un bellissimo paesaggio invernale.
serenamontesano
io non so fare foto, non nel senso canonico del termine; le mie foto non sono mai buone, alcune però sono belle (e, ahimè, c'è una notevole differenza). quello che mi piace dell'atto di fotografare è trovare l'incanto, fermarlo e mostrarlo agli altri. purtroppo per voi, però, come notate dalla mia prolifica produzione, io l'incanto lo trovo ovunque :-))) un consiglio: siate leggeri.
giuliazan
"Estate: i capelli sono più leggeri. La pelle è più scura. L’acqua è più calda. Le bibite sono più fredde. La musica è più forte. Le notti si allungano. La vita migliora." (A)
viborda
prove macro con tuby di prolunga
FedericoParraPoiesis
Auguri Fratello Volatore Che quel giorno ci sia il Sole! E che tutti lo possano sapere... Che ritornino veloci le rondini anche se non è stagione di tornare. Che tutti gli uccelli del cielo si mettano in volo, Per venirti a salutare, volteggiando alti e leggeri nel blu del cielo. Si! Che quel giorno ci sia il sole! E che senta qualcosa anche il Mare. Che cominci a cambiare, a battere contro gli scogli e a urlare forte nel suo bianco, costante schiumare. Che tutte le sirene nelle profondità degli abissi, si facciano colorate e belle. Che vengano per te, bagnate di acqua e di sale, a cantare. Che la notte di quel giorno per te sia speciale e che sia ricoperta da milioni di stelle. Che tutti i cani cerchino di mordersi la coda! Girando vorticosamente, come impazziti, su se stessi. Che tutti i pesci volanti inizino a schizzare fuori dal mare! Come spruzzi improvvisi e schiaffi forti sulle onde, e sulla chiglia della barca di un incredulo pescatore. Ti auguro caro fratello volatore, di poter sempre tornare. E per ogni giorno della tua vita, di poterti ancora, nuovamente innamorare. Spero inoltre e sono convinto che mi comprenderai. Che il vento non si dimentichi mai di entrare dalle finestre che lascerai aperte. Non ti augurerò mai e poi mai, che tutto sia piatto e sereno, noioso, spossante, inutile o quotidiano. Oppure solo bellissimo, romantico ed appassionato. Anche se molto buoni, come sai non si può vivere di sole caramelle, panna e dolciumi. Così ti invito al viaggio e a seguirne le fredde correnti ascensionali... Così ti auguro mille speranze e mille sconfitte. Tante battaglie e tante vittorie, e paesi da scoprire, gente da incontrare, e tesori nascosti infondo al mare. Isole meravigliose per riposarti e isole sperdute da trovare seguendo solo poche mappe di stelle, di profumo o di odore. E poi una collana di perle tutta da rinfilare. Ti auguro le grandi navi fantasma che si scontrano nella burrasca, e di proteggerti dagli ammaraggi dei pirati più spietati, quando sarai, e se ti troverai in alto mare. Ti auguro picchiate fulminee di aquile reali, In procinto selvaggio di inseguire le prede e di cacciare. La forza liquida e la velocità potente. L\'agilità grigio celeste dei delfini, quando dovrai rimetterti a navigare. Ciò nonostante ti auguro sempre di tornare. Di prenderla per mano e di ricominciare a volare, Che Il colore dei suoi occhi ti sembri sempre più chiaro, e che ogni giorno del precedente ti sembri migliore. Ti auguro che ci siano tempeste e uragani da affrontare, fiumi in piena e cascate, pendii, vette e poi vallate. Che tu prenda per mano la tua compagna E seguendo tutti i sentieri battuti e quelli sconosciuti, Oltrepassi ogni deserto o ogni impervia montagna. Certo ti auguro anche mari calmi e soleggiate primavere profumate. Quindi anche cieli tersi e notti stellate, poi tante sorprese e alcuni sogni galleggianti. Ti auguro quei sogni galleggianti che ben sai! Quelli cullati da piccolissime onde, formate da goccioline azzurre e turchesi. Che provengono dal ventre profondo del mare. Ti auguro poi la pioggia leggera nei pomeriggi d\'estate. Ma la mia più grande speranza e Sono sicuro che mi capirai per questo, la affido alle carezze e alle folate improvvise del vento. Che sbatta forte tutte le porte! E che non si scordi mai di entrare dalle finestre che lascerai aperte. Spero di vedere ancora un giorno le rondini tornare, E spero che a quel tempo avrò imparato qualcosa in più su tutte le cose, che gli uccelli in volo hanno da dire. Spero quanto meno di capire, se mi parleranno di qualche bolla d\'aria o di una strana nuvola, e di qualche nuovo colore, di qualcosa che ti segue nel cielo e che batte all\'unisono del tuo cuore. Che se n\'è venuto fuori come una scia bianca, da un piccolo aereo acrobatico. Da uno strappo di vento o da una virata improvvisa del tuo amore. Che se n\'è uscito come un vapore da un tappeto di nubi in un sogno, dove senza bisogno di orpelli terrestri, potevi liberamente volare. Così diranno gli uccelli in quel giorno futuro! Se vorranno ancora tornare a trovarci e se io avrò imparato ad ascoltarli parlare o almeno a capire qualcosa in più del loro volo. Così caro fratello volatore... Questo è il mio augurio per tutta la tua vita... Che tu non smetta mai di imparare! E che tu possa sempre, a casa ritornare. A Sandro Bigozzi Con Gratitudine e Amicizia Titolo originale - Preghiera dell\'aviatore - Fp 2014 www.federicoparrapoiesis.com
Massimo_2015
Sotto un sole di Maggio, mille spighe si piegano ai leggeri venti inebriandosi dei caldi raggi...
FedericoParraPoiesis
La Mappa del Cielo e delle Stelle Il mio battello salpava sempre presto ogni mattina. Il capitano non aspettava mai per nessuno! Partiva sempre dallo stesso porto, alla stessa ora e per lo stesso mare. Così furono anche i sogni che avevano stabilito per me. Il capitano era mio padre, anche se non sapeva di esserlo. Il primo ufficiale era mio fratello, e lui sapeva di esserlo. Mia madre era la sguattera di bordo e non aveva mai un motivo o una ragione per toccare il timone. Le vele erano troppo alte e le tempeste le facevano molta paura. Del suo essere portava in tasca solo un documento con scritto il nome. Il veliero era grande e bellissimo, però faceva solo il giro della nostra piccola isoletta. Una prua maestosa che avrebbe potuto navigare contro la forza dell\'oceano. Se ne stava invece ferma, in rada a galleggiare. A me avevano assegnato il posto nella stiva. Dovevo controllare la merce, legare le casse, e stare attento che nulla cadesse. In quella calma quotidiana mi sentivo alla deriva. Dal mio piccolo oblò nascosto nel fondo della stiva, guardavo fuori tutti i colori cambiare e dal cielo e dai gabbiani imparavo a volare. Ogni cosa è quel che sembra, ma anche tutto ciò che può sembrare. Così intorno a me l\'isola sembrava una gabbia virtuale. Fuori dal mio oblò era tutto azzurro infinito e mare. Io dovevo controllare la merce durante le tempeste. Un grande onore diceva tutto l\'equipaggio, un lavoro da niente, un lavoro che tutti possono fare. Per loro questo era veramente un pregio e un favore. Forse non mi meritavo tanto, visto che come dicevano a bordo... Non ero mai contento! Io invece non capivo bene cosa stessi a fare su quel vascello. Dato che di tempeste non ne avremmo mai incontrate. E visto che mai il capitano avrebbe lasciato le acque sicure dell\'isola, per navigare in mare aperto con il suo ammirato battello. Giravamo intorno alla terra ferma, come pavoni, per farci notare. Diceva il Capitano che è sempre un bene quando c\'è da guadagnare. Quando c\'è qualcosa da farsi invidiare o da ammirare. La baia intorno all\'isola era calma e sinuosa, aveva le curve e le insenature come i fianchi di una donna dalla pelle rocciosa. La grande prua del nostro battello, sembrava puntare verso il lontano orizzonte. Ma rientrava lungo i fianchi dell\'isola curvando improvvisamente. Io ero solo un bambino nella stiva. Il capitano di quella nave e di quella finta famiglia, mi aveva lasciato solo e naufrago alla deriva. Guardavo dal mio oblò la Luna che risplende sull\'argento del mare e che non può mai ingannare. Seguivo da un buco la mappa del mio cielo e di tutte le stelle. Rimanevo incantato per ore a veder le nuvole viaggiare. Poi immaginavo rotte impossibili per noi tutti. Immaginavo fossimo come le nubi che attraversano ogni mare. Vedevo sulla prua del nostro veliero tanti grossi tentacoli provenire dal fondo degli abissi per farci affondare. Quelle cose provenivano dal mio avventuroso immaginario di letture, ma era anche una strana speranza. Che tutto potesse essere distrutto per sempre e finalmente trasformarsi e poi cambiare. Io ero solo un bambino nella stiva, guardavo fuori dal mio buco i colori del cielo lentamente cambiare. Ascoltavo i venti arrivare e li sapevo riconoscere e catalogare. La divisione netta tra liquido azzurro e infinito in movimento. La linea dell\'orizzonte che si piega intorno al mondo, dove il vascello diventava piccolo e insignificante. E come un guscio di noce andava verso il fondo. Vedevo dal mio buco i delfini trasformarsi nelle onde del mare. I pesci volanti diventare gli spruzzi e schizzare. Nella schiuma bianca delle onde di ritorno vedevo milioni di meduse divenire solide ogni giorno. Quando fui quasi uomo, per uno sbaglio di calcolo, per una rotta sbagliata o per una forza sottostante e conduttrice di certe onde. Il capitano ci portò per nell\'isola vicina delle sirene bionde. Appena riconobbi nel vento il loro canto e il loro odore, vidi tutte le cose sulla nave cambiare. Il capitano si voltò dal comando e si accorse subito di me, lasciò il timone e disse che oggi ero pronto a comandare. Era la prima volta che il capitano mi guardava, ma le sue orbite erano vuote come caverne. E dentro gli occhi un cielo cupo di tempeste, così pieno di misteri, dove volavano nel vuoto milioni di corvi neri. Le sirene bionde sanno per certezza secolare sicuramente cantare, si prendono in bocca gli uomini di poco valore e li vanno a vomitare. Solo chi è \"Nessuno\" le ha potute incontrare. Ora ero quasi un uomo e dovevo ancora controllare la stiva. \"Vigliacchi! Infami e Bastardi cani!\" Diceva il mozzo tra una bestemmia e l\'altra... Dicevano che era matto e nessuno a bordo sapeva mai con chi ce l\'aveva. Il capitano e gli ufficiali erano a terra nel bar del porto, a giocare soldi d\'azzardo e divertirsi e godere come grossi maiali. La sguattera puliva in fretta e preoccupata diceva: \" Facciamo presto che tra poco il capitano arriva!\" Io vedevo le balene grigie diventare arcobaleni, poi i colori sparpagliarsi in battiti di ali e trasformarsi in polvere magica e colorate falene. Avevo per amici i gabbiani, che diventavano leggeri come lanterne e poi aquiloni. Qualche volta venivano da soli i pesci, a mangiare dalle mie mani. Io cercavo solo la mappa del mio cielo e delle stelle, ed è per questo che dovevo imparare a viaggiare. La mia vita cercava di condurmi al paese della fantasia, adesso ne sono certo, perché abito da solo in casa sua. Così dovevo sempre solo immaginare, cosa vi fosse aldilà dell\'orizzonte e del mare. Già a quel tempo sapevo dell\'Africa e della fame e del pane. Io non parlavo con lui, ma sapevo ascoltare il mio cane. Avevo visto le tigri e i leopardi che prima erano tappeti di foglie gialle e nere animarsi e correre veloci per cacciare. Avevo visto le teste grandi dei leoni diventare presidenti, criniere e corone per uomini potenti. I cavalli correre selvaggi e divenire i muscoli tesi dei venti. Le giraffe dalle lunghe gambe eleganti, come le donne più belle che corrono sui tacchi a spillo, per fuggire senza riuscirci a uomini violenti. Avevo visto i bambini di tutti i mondi poveri piangere e urlare, per un mio gioco nocivo, riuscivo a scambiare i miei occhi con i loro. Serviva a delineare la mia mappa del cielo e del mare, ma non era un bel gioco da fare. Sentivo forte la fame, la sete e la loro paura... Una madre qualunque di quel villaggio mi prese in braccio, mi spinse sul suo seno e iniziò ad allattarmi come chiede la natura. Nella capanna due uomini stavano violentando una donna. Io continuavo vorace a farmi nutrire e avevo sempre meno paura. Tutto pareva bello in quel gesto materno, ma non lo era! Così questa era la mappa del mio cielo. La scrivevo nel mio profondo di giorno e di notte... Era il posto dove ogni incubo e ogni sogno poteva diventare vero e io restavo solo. Il capitano benché fosse capitano da molto tempo. Non capiva proprio niente del mare. Per lui il mare era solo tanta acqua salata di una vasca immensa, Poteva essere cattivo e pericoloso o di pesci generoso. Per lui il mare era solo un lavoro e in lui non c\'era nessun\'altra coscienza. Il capitano era ubriaco di giovani puttane e di scommesse. Il primo ufficiale sembrava mio fratello, ma non lo era. La madre non era il fregio né il nome del nostro vascello, era solo una madonna piangente che non racconta mai niente di bello. La madonna era una sguattera che non aveva mai avuto una sola ragione, per togliere dalle mani del padrone il comando e il timone. Era una serva che diceva sempre si per nascondersi dall\'opinione della gente. Sorrideva solo quando si doveva sorridere e non a lungo, non sempre. A me avevano assegnato il posto nella stiva. Dovevo controllare la nostra merce e legare le casse. dovevo stare attento che nulla improvvisamente cadesse. In quella finta calma apparente ormai mi sentivo alla deriva. Dicevano a bordo che eravamo una buona famiglia, e che tutte le altre navi erano navi da pirati. Io però non gli ho mai creduto veramente! Forse, perché un vero capitano dovrebbe avere il coraggio di viaggiare, di navigare. E capire molte cose in più del mare. Poi ci fu un alba improvvisa dentro di me, era un mattino dai colori vivaci che si mischiavano liberi tra cielo e mare. Era un giorno da cuori impavidi che avevano bisogno di salpare. La grande nave che partiva per attraversare l\'oceano si avvicinava lentamente al mio oblò nascosto nella stiva. Tutto sembrava speciale quel mattino guardando fuori dal buco, anche perché da sempre mi ero sentito galleggiare alla deriva. Così questa era la mappa delle stelle e del mio cielo. Erano i miei amici gabbiani che mi chiedevano di andare con loro, di spiccare il volo. Io a quel tempo ero un po\' uomo e un po\' bambino. Aprii in fretta il finestrino e mi lasciai andare. Caddi tra le braccia azzurre del mare. Avevo un piccolo salvagente intorno alla mia vita. Ero un punto rosso e galleggiante sull\'azzurro del mare. La corrente mi portava lentamente tra le due grandi navi, una ferma immobile e l\'altra che ora partiva a navigare. Tutto in quel mattino sembrava molto poetico. Tutto pareva bello, ma effettivamente non poteva esserlo! Federico Parra www.Federicoparrapoiesis.com