Risultato della ricerca: guerrieri
MCarina
- Ottava meraviglia del mondo - La Cina di 2000 anni fa nel cuore di Napoli. Ben 170 grandi guerrieri di terracotta, tutti in grandezza naturale, sono esposti a Napoli nella navata centrale della Basilica dello Spirito Santo
mat max
Erano Guerrieri, i Masai...
Mirko.men83
I Guerrieri Masai, abitanti nei villaggi di Tanzania e Kenya. Omrani è il periodo di crescita passando da adolescenti a veri e propri guerrieri.
CAROLAEMANUELE
GEOMETRIA DELLA TRIBUNA DELLO STADIUM CON VISTA DAL CAMPO
Gianclaudio_Curia
Bercellona - Comignoli di casa Milà , detta "La Pedrera"
pglg
Guerrieri di terra cotta, Xi'an
Ashti
E siamo li, in cima alla vetta a osservare un Mondo Lontano ma così vicino . In alto, forse troppo FeLici per far caso al traguardo che abbiamo raggiunto, Invincibili . Spavaldi guerrieri, pirati pronti per una nuova avventura, incuranti della battaglia, incuranti delle avversità . Inguaribili Sognatori . . .
PierGeo
Testo tratto da: www.walkingearth.wordpress.com Milano, 7 del mattino. Il cielo lentamente s’illumina della luce del sole nascente, le cime bergamasche mostrano i loro veli imbiancati come timide spose. Il treno velocemente si riempie delle persone che quotidianamente ripetono il rito del viaggio pendolare dalle loro case al posto di lavoro. Silenziose figure barcollano in cerca di un posto in cui sedere per poi rimanere con occhi bassi o alzarli vagamente per lanciare uno sguardo sospettoso al ragazzo con le cuffie di fronte. Io invece penso ancora a lei. Penso a quello sguardo durato 1/50 di secondo, appena accennato dietro il velo rosso e bianco. Penso a quell’enigmatico sorriso, più nobile di qualunque ricca principessa e più misterioso di qualunque Monna Lisa. A essere sinceri, potrei trovare diversi difetti tecnici in questo scatto: la composizione non strepitosa, il fuoco un po’ debole intorno alla bocca, lo sfondo non omogeneo e altro ancora. Tuttavia non è un caso se ho deciso di iniziare una serie di post dedicati al mio recente viaggio in Etiopia e Dancalia proprio con questa fotografia. Tra tante, meglio di altre rappresenta l’essenza di questa esperienza. La Dancalia non è una terra che si ammira al primo sguardo. L’aria soffocante ricca di polvere e il calore che sale dal terreno arso dal sole impediscono allo sguardo di correre verso i coni vulcanici che appena si intravedono in lontananza. Questa terra ci costringe a faticare per camminare, percorrere i sentieri e le piste accidentate dove sopravvivono solo secchi arbusti, invidiando l’incedere elegante dei dromedari. Ma poi, ecco che si svelano laghi azzurri, vulcani con laghi pulsanti di lava, distese luccicanti di rocce gialle, rosse e verdi. In questa terra vive un popolo che è come lei, schivo, fiero e guerriero. Sono gli afar che percorrono da millenni questo deserto infernale seguendo le stelle per spostarsi da un pozzo all’altro e abbeverare le poche capre che ne garantiscono la sopravvivenza. Per tutto il viaggio avevo cercato di ritrarre queste genti. Gli anziani che con la loro saggezza dirigono le carovane, i giovani guerrieri con i lunghi coltelli e gli immancabili mitragliatori AK-47 Kalashnikov. E le donne, bellissime, eleganti come regine, camminano come sulle nuvole e si nascondono veloci dietro i veli e nelle tende di pelli, attorniate da una miriade di bambini sorridenti. La legge dell’Islam e il costume vietano alle ragazze in età di marito di mostrarsi con facilità e tantomeno di farsi fotografare da qualche bianco in caccia del souvenir della vacanza. Non era questo che cercavo, né tantomeno avrei mai ceduto alla diffusa usanza di pagare per ottenere lo scatto desiderato. No, volevo una foto sincera che scaturisse da un incontro amichevole. Ho visto questa ragazza ad Ahmed-Ela, un villaggio di capanne a pochi chilometri dal confine eritreo. Qui da secoli gli uomini si seccano al sole della Dancalia per estrarre il sale dalla Piana del Sale e guadagnare pochi Birr in cambio degli occhi che si spengono a poco più di trent’anni. Guardavo le carovane che rientravano in città quando ho notato questa ragazza appoggiata a un angolo della baracca in cui viveva con la sua famiglia. Era bellissima, incuriosita dalla nostra presenza e attenta a non farsi fotografare. Mi sono avvicinato “Salam Alekum” le dissi e lei “Alekum Salam”. Non ci speravo, le ho indicato la macchina fotografica e lei, dopo aver controllato che il padre non la vedesse, si è tolta il velo e…click…poi è fuggita, le sorelline alla gonna, la cena da preparare, una vita e due mondi uniti in 1/50 di secondo.
BellisaiPaolo
Le margherite mettono subito allegria, ma cosa esprimono nel significato dei fiori? Per innamorati e non solo, ecco significato e leggende sulla margherita! M’ama o non m’ama? Ai petali delle margherite sono affidate le speranze dei cuori di innamorati che sognano di essere ricambiati: ma cosa simboleggia regalare una margherita? Questo fiore ha origini molto antiche e ha assunto nel corso dei secoli moltissimi significati, in genere positivi. Regalare un mazzolino di margherite significa infatti la promessa di un amore fedele: non donatelo però davanti ad altre persone o il vostro amore verrà scambiato solo per un segreto che lei dovrà custodire. Le margherite simboleggiano anche la riflessione: donarla a una persona che ha confessato il suo amore vuol dire che non si è sicuri di contraccambiare i suoi sentimenti, che è necessario pensarci un po’ su! Nel medioevo le donne innamorate dei loro cavalieri cingevano con una corona di margherite gli scudi dei valorosi guerrieri; quando invece volevano accettare una proposta di matrimonio, le dame si cingevano con una corona di margherite la propria testa. Candide e solari, le margherite sono considerate il simbolo di purezza di corpo e spirito: fanno riferimento all’età più innocente e pura e che sia, l’infanzia. Le margherite sono insomma un fiore semplice che ha però la forza di donare un sorriso! Fonte :Leitv.it Dati di scatto: RR: 1:1 Diaframma: f/16 Fotocamera: NIKON D90 Tempo: 16/10 ISO: 200 noStack,flash64,ref2,cav,plump,
MCarina
-Ottava meraviglia del mondo- la Cina di 2000 anni fa nel cuore di Napoli. Ben 170 grandi guerrieri di terracotta, tutti a grandezza naturale, sono eposti nella navata centrale della Basilica dello Spirito Santo.
GaiaDominici
Guerrieri Maasai danzano alla cerimonia di circoncisione di un giovane guerriero. Kenya 2014
Gianclaudio_Curia
Comignoli di casa Milà - Barcellona
LaJack
Monumento al Granatiere di Sardegna. Uno dei simboli della prima Grande Guerra, in cui 2000 granatieri di Sardegna persero la vita sul monte Cengio (Cogollo del Cengio, VI); essi resistettero al nemico combattendo fino all'ultimo e trascinando con sè i nemici giù dal precipizio pur di non farli passare. Per questa ragione il memoriale è anche chiamato "Salto del Granatiere". La Statua fu costruita con i resti metallici delle bombe della Prima Guerra Mondiale.
vespatime
Frangivento nelle campagne Friulane si riposano nel freddo inverno del Nord Est.