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Vita da monaco
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13 04 2022
I monaci birmani (Myanmar) rimasti avvolti in un silenzio ingiustificabile come tutto il paese, tornano ad interessare l’opinione pubblica soltanto nel settembre del 2007, quando grazie alla potenza dei mezzi di comunicazione, arrivano le immagini delle proteste dei monaci che marciano in nome della democrazia e della libertà. I monaci, in birmania raggiungono un numero di circa 500.000, e rappresentano un vero esercito a difesa della democrazia e in contrapposizione al regime militare. Il mio reportage, “Vita da monaco” nasce con l'intento di trasferire all'osservatore spaccati e sensazioni della giornata di un monaco birmano. Questi monaci, che ci appaiono affascinanti e misteriosi, sono un esempio del buddismo reale che si può respirare in ogni momento della giornata e in ogni angolo del paese. La loro condizione prevede che non possano possedere nulla, dunque di mattina molto presto, nelle vie cittadine si possono vedere processioni di monaci sfilare tra le case, tra le vie in mezzo al traffico e ricevere dai fedeli mestoli di riso, frutta ed anche banconote. Alcuni sono giovanissimi, sei, sette anni. E sono proprio i più piccoli a rendere più spontanea e allegra la loro presenza nelle strade, nei monasteri e nella comunità. I monaci svolgono un ruolo fondamentale per i fedeli e per la comunità e dagli stessi ricevono gli aiuti per continuare nelle loro attività di preghiera e meditazione. Nel corso della giornata, la meditazione, la preghiera, la carità e lo studio si susseguono con una secolare regolarità e il tutto è avvolto da una atmosfera di serenità interiore ed esteriore e da un’ aria misteriosa che ho cercato di fermare in questa piccola raccolta.
vita da donna in birmania
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13 04 2015
villaggio nomadi rajasthan
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14 09 2014
villaggio nomadi rajasthan (India) una mattina in un villagio nomadi mentre le donne preparano la colazione per gli uomini
l'aia...
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11 10 2011
L’Aia è una superficie solitamente circolare di dimensioni variabili, sulla quale un tempo avveniva la trebbiatura del grano. Solitamente l’aia era collocata sulla parte più elevata del terreno, in quella parte cioè più esposta al vento. La “Trebbiata”, in dialetto “pisari”, si svolgeva di giorno sotto il sole cocente. Il contadino prendeva i muli, generalmente in numero di due, preferibilmente femmine, e andava al centro dell’aia reggendo le redini con la mano sinistra mentre con la destra impugnava un frusta che agitata incessantemente serviva ad incitare le bestie per farle girare in tondo al trotto. In seguito cominciava un altro tipo di lavoro: la “spaggnatura”. Con un’asta biforcuta e il vento alle spalle si afferrava il prodotto della “pisatura” e lo si gettava in aria per separare la paglia dal grano. Infatti la paglia, che era leggera, volava lontano mentre il grano, più pesante, ricadeva sull’aia. Questo breve reportage vuole raccontare quei “momenti vissuti.. “ che non esistono piu, “momenti” che erano autentici ed originali… www.lellofargione.com
scatti
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27 05 2008
dal mondo