Risultato della ricerca: graffito
Maricetta
Questo graffito, non so perché, mi ricorda la Vecchia dell’aceto, personaggio celeberrimo tra i palermitani. La Vecchia dell’aceto la possiamo definire una serial killer ante litteram. Al secolo Giovanna Bonanno, questo personaggio quasi mitico tra i palermitani (esiste persino un romanzo storico, scritto da Luigi Natoli, lo stesso che raccontò la storia romanzata dei Beati Paoli) visse nel 1700 e fu l’autrice di numerosi delitti perpetrati con “acqua per pidocchi” mista a vino o ad aceto e che distribuiva allegramente (e non certo gratuitamente) a chi si volesse sbarazzare del marito o della moglie o da un personaggio scomodo. Fú scoperta per caso e giustiziata per impiccagione quasi alla fine dello stesso secolo al centro di piazza Vigliena, quella che conosciamo tutti come i quatto canti.
andrea polvicino
“… nel 1911, in Perù, un esimio professore di storia dell’Università di Yale abbandonò le sue ricerche in una valle a nordovest di Cuzco per attraversare l’umida foresta pluviale e raggiungere una montagna che svettava a circa 2400 metri sul livello del mare. Là, oltre il ruggito del fiume Urubamba, trovò un’antica cittadella di pietra; terrazze scolpite, templi e tombe, costruzioni di granito e pareti levigate ricoperte di vegetazione e rampicanti. Hiram Bingham si era imbattuto in Machu Picchu. “Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola” scrisse nell’edizione 1913 del National Geographic. Ma le sue parole erano fuorvianti. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu, lo aveva forse portato all’attenzione del mondo occidentale. Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano, infatti, che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero locale giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida di alcuni conterranei. Un graffito su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre lo prova …”
angel53
dopo aver letto un tutorial su come eliminare la propria ombra dalle foto Immaginate l\'utilità di questo tutorial) m\'è venuto subito di farne una che lasciasse su questi muri corrosi dal tempo l\'ombra di un vecchiaccio che scatta in digitale ma pensa ancora in analogico. Mi piace immaginarlo come un graffito di Vhils (Alexandre Farto) che scava gli intonaci di vecchi muri e per sottrazione crea opere straordinarie. Guardatelo se non lo conoscete è un giovane davvero in gamba.
Maricetta
Palazzo Steri (1307) resta uno dei palazzi più antichi e più belli della città, ma è anche uno dei più inquietanti poiché ospitò, dai primi anni del 1600, il tribunale della Santa Inquisizione e le sue carceri. Istituito da Ferdinando II di Spagna, in Sicilia il Santo Uffizio ebbe diverse sedi, tra il Palazzo dei Normanni, il Castello a Mare e poi, a partire dal 1600 definitivamente a Palazzo Steri per l’appunto, fino a quando, nel 1782 il Tribunale venne abolito dal Viceré Caracciolo (un Viceré illuminato). Le celle che ospitavano i detenuti, sono piene e ricche di grafiti, realizzati da persone particolarmente dotate di maestria nel disegno, nella poesia o semplicemente bravi a raccontare le loro disgrazie. Le celle erano state intonacate in modo da fa sparire le prove di tanto orrore, così come vennero bruciati tutti i documenti del tribunale, per volere dello stesso Caracciolo. Immaginate che archivio storico avremmo potuto leggere se il rogo (ancora una volta di troppo) non avesse distrutto le prove di tanto orrore. Successivamente però (io so quasi per caso) l’intonaco fu rimosso e finalmente vennero alla luce i racconti di tanta sofferenza vissuta nel buio di queste celle maleodoranti e scarsamente illuminate. Nella foto il graffito realizzato da un detenuto, il quale racconta la celeberrima battaglia di Lepanto del 1571, a cui sembra abbia partecipato l’autore stesso. Per la cronaca. L'autore di questo graffito, scontati gli anni di carcere fù poi messo in libertà, perché non tutti i condannati erano dei destinati al rogo.
andrea polvicino
“… nel 1911, in Perù, un esimio professore di storia dell’Università di Yale abbandonò le sue ricerche in una valle a nordovest di Cuzco per attraversare l’umida foresta pluviale e raggiungere una montagna che svettava a circa 2400 metri sul livello del mare. Là, oltre il ruggito del fiume Urubamba, trovò un’antica cittadella di pietra; terrazze scolpite, templi e tombe, costruzioni di granito e pareti levigate ricoperte di vegetazione e rampicanti. Hiram Bingham si era imbattuto in Machu Picchu. “Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola” scrisse nell’edizione 1913 del National Geographic. Ma le sue parole erano fuorvianti. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu, lo aveva forse portato all’attenzione del mondo occidentale. Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano, infatti, che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero locale giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida di alcuni conterranei. Un graffito su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre lo prova …”
Marco_Gabbuggiani
Chissà perchè è stata appesa questa maschera con scritto "asino" all'inizio di questo cunicolo semi-buio nel centro di Pistoia. Forse... perchè qualcuno ha chiuso quella che doveva essere una porta? Mha!
andrea polvicino
“… nel 1911, in Perù, un esimio professore di storia dell’Università di Yale abbandonò le sue ricerche in una valle a nordovest di Cuzco per attraversare l’umida foresta pluviale e raggiungere una montagna che svettava a circa 2400 metri sul livello del mare. Là, oltre il ruggito del fiume Urubamba, trovò un’antica cittadella di pietra; terrazze scolpite, templi e tombe, costruzioni di granito e pareti levigate ricoperte di vegetazione e rampicanti. Hiram Bingham si era imbattuto in Machu Picchu. “Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola” scrisse nell’edizione 1913 del National Geographic. Ma le sue parole erano fuorvianti. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu, lo aveva forse portato all’attenzione del mondo occidentale. Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano, infatti, che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero locale giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida di alcuni conterranei. Un graffito su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre lo prova …”
andrea polvicino
“… nel 1911, in Perù, un esimio professore di storia dell’Università di Yale abbandonò le sue ricerche in una valle a nordovest di Cuzco per attraversare l’umida foresta pluviale e raggiungere una montagna che svettava a circa 2400 metri sul livello del mare. Là, oltre il ruggito del fiume Urubamba, trovò un’antica cittadella di pietra; terrazze scolpite, templi e tombe, costruzioni di granito e pareti levigate ricoperte di vegetazione e rampicanti. Hiram Bingham si era imbattuto in Machu Picchu. “Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola” scrisse nell’edizione 1913 del National Geographic. Ma le sue parole erano fuorvianti. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu, lo aveva forse portato all’attenzione del mondo occidentale. Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano, infatti, che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero locale giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida di alcuni conterranei. Un graffito su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre lo prova …”
andrea polvicino
“… nel 1911, in Perù, un esimio professore di storia dell’Università di Yale abbandonò le sue ricerche in una valle a nordovest di Cuzco per attraversare l’umida foresta pluviale e raggiungere una montagna che svettava a circa 2400 metri sul livello del mare. Là, oltre il ruggito del fiume Urubamba, trovò un’antica cittadella di pietra; terrazze scolpite, templi e tombe, costruzioni di granito e pareti levigate ricoperte di vegetazione e rampicanti. Hiram Bingham si era imbattuto in Machu Picchu. “Quelli di Machu Picchu potrebbero essere i resti più grandi e importanti scoperti in Sud America dal tempo della conquista spagnola” scrisse nell’edizione 1913 del National Geographic. Ma le sue parole erano fuorvianti. Bingham non aveva “scoperto” Machu Picchu, lo aveva forse portato all’attenzione del mondo occidentale. Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano, infatti, che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero locale giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida di alcuni conterranei. Un graffito su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre lo prova …”
giuseppe di pietrantonio
Ho ritrovato questa vecchia foto scattata in una via di Trastevere...e mi è sembrata di attualità...
GabboCaredda
Scatto di un particolare graffito situato sotto un ponte del Reagent's canal a Londra.
pinei
Titolo: Il bimbo emigrante Il graffito apparso tra il 10 e l'11 maggio sul muro di un palazzo veneziano.
fabioorlando.bernardini
un graffito romantico per coprire un poco romantico contatore del gas...
Maricetta
In questa seconda foto, si può distinguere chiaramente, il Leviatano, enorme e mostruoso pesce dalla bocca spalancata. Divora i patriarchi dell’Antico Testamento e i progenitori inginocchiati che si rivolgono imploranti al Cristo, il quale regge uno stendardo. Segno del desiderio irrefrenabile di sfuggire alla propria condizione, speranza posta in un miracoloso intervento divino, unica possibilità che forse si poteva contemplare dal fondo della Bestia infernale, che li aveva inghiottiti e lentamente masticati. Al di sopra dell’Animale biblico c’è una testimonianza in lingua inglese di un condannato a morte che è stato risparmiato. (descrizione ripresa da Internet). Questo graffito la dice lunga su come consideravano la loro condizione i poveracci che venivano chiusi in queste celle.
bigbob57
il vegano, interpretazione di un graffito moderno
pinei
Titolo: Aquatic channel art Parafrasando la " street art " questa immagine mostra il graffito attribuito al fantomatico Banksy sul muro prospicente il canale di un antico palazzo veneziano (già apparso in altra mia foto presente in questo sito). Capisco l'arte, ma a Venezia nessuno chiede permesso, ognuno lascia le sue tracce...