Risultato della ricerca: gonna
IvoMarkes
Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir mi rimembra) a lei di fare al bel fianco colonna; erba e fior che la gonna leggiadra ricoverse co l\'angelico seno; aere sacro, sereno, ove Amor co\' begli occhi il cor m\'aperse: date udienza insieme a le dolenti mie parole estreme. S\'egli è pur mio destino, e \'l cielo in ciò s\'adopra, ch\'Amor quest\'occhi lagrimando chiuda, qualche grazia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l\'alma al proprio albergo ignuda.....PETRARCA.
Er Bimbo
Non vi ricorda la mitica scena di Rocky III? :) Scattata nel maggio 2011
SaraMorgia
The world was on fire and no one could save me but you, It's strange what desire will make foolish people do. I never dreamed that I'd meet somebody like you I never dreamed that I'd lose somebody like you No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart] No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart] With you
PierGeo
Testo tratto da: www.walkingearth.wordpress.com Milano, 7 del mattino. Il cielo lentamente s’illumina della luce del sole nascente, le cime bergamasche mostrano i loro veli imbiancati come timide spose. Il treno velocemente si riempie delle persone che quotidianamente ripetono il rito del viaggio pendolare dalle loro case al posto di lavoro. Silenziose figure barcollano in cerca di un posto in cui sedere per poi rimanere con occhi bassi o alzarli vagamente per lanciare uno sguardo sospettoso al ragazzo con le cuffie di fronte. Io invece penso ancora a lei. Penso a quello sguardo durato 1/50 di secondo, appena accennato dietro il velo rosso e bianco. Penso a quell’enigmatico sorriso, più nobile di qualunque ricca principessa e più misterioso di qualunque Monna Lisa. A essere sinceri, potrei trovare diversi difetti tecnici in questo scatto: la composizione non strepitosa, il fuoco un po’ debole intorno alla bocca, lo sfondo non omogeneo e altro ancora. Tuttavia non è un caso se ho deciso di iniziare una serie di post dedicati al mio recente viaggio in Etiopia e Dancalia proprio con questa fotografia. Tra tante, meglio di altre rappresenta l’essenza di questa esperienza. La Dancalia non è una terra che si ammira al primo sguardo. L’aria soffocante ricca di polvere e il calore che sale dal terreno arso dal sole impediscono allo sguardo di correre verso i coni vulcanici che appena si intravedono in lontananza. Questa terra ci costringe a faticare per camminare, percorrere i sentieri e le piste accidentate dove sopravvivono solo secchi arbusti, invidiando l’incedere elegante dei dromedari. Ma poi, ecco che si svelano laghi azzurri, vulcani con laghi pulsanti di lava, distese luccicanti di rocce gialle, rosse e verdi. In questa terra vive un popolo che è come lei, schivo, fiero e guerriero. Sono gli afar che percorrono da millenni questo deserto infernale seguendo le stelle per spostarsi da un pozzo all’altro e abbeverare le poche capre che ne garantiscono la sopravvivenza. Per tutto il viaggio avevo cercato di ritrarre queste genti. Gli anziani che con la loro saggezza dirigono le carovane, i giovani guerrieri con i lunghi coltelli e gli immancabili mitragliatori AK-47 Kalashnikov. E le donne, bellissime, eleganti come regine, camminano come sulle nuvole e si nascondono veloci dietro i veli e nelle tende di pelli, attorniate da una miriade di bambini sorridenti. La legge dell’Islam e il costume vietano alle ragazze in età di marito di mostrarsi con facilità e tantomeno di farsi fotografare da qualche bianco in caccia del souvenir della vacanza. Non era questo che cercavo, né tantomeno avrei mai ceduto alla diffusa usanza di pagare per ottenere lo scatto desiderato. No, volevo una foto sincera che scaturisse da un incontro amichevole. Ho visto questa ragazza ad Ahmed-Ela, un villaggio di capanne a pochi chilometri dal confine eritreo. Qui da secoli gli uomini si seccano al sole della Dancalia per estrarre il sale dalla Piana del Sale e guadagnare pochi Birr in cambio degli occhi che si spengono a poco più di trent’anni. Guardavo le carovane che rientravano in città quando ho notato questa ragazza appoggiata a un angolo della baracca in cui viveva con la sua famiglia. Era bellissima, incuriosita dalla nostra presenza e attenta a non farsi fotografare. Mi sono avvicinato “Salam Alekum” le dissi e lei “Alekum Salam”. Non ci speravo, le ho indicato la macchina fotografica e lei, dopo aver controllato che il padre non la vedesse, si è tolta il velo e…click…poi è fuggita, le sorelline alla gonna, la cena da preparare, una vita e due mondi uniti in 1/50 di secondo.
xenofontis
Giovane pigliamosche sembra meravigliarsi dell'effetto che ha il vento sul proprio piumaggio.
ElenaGattiPH
Plastic girl è solo la prima parte di un progetto nato mesi fa quando ho visto e ho riflettuto sull'enorme quantità di rifiuti che ogni giorno produciamo. Nella ditta in cui lavoravo, tra luglio e agosto 2015, c'erano in media 33 gradi e un tasso di umidità altissimo. In ditta c'era un distributore di bottiglie d'acqua che, in quel periodo, veniva rifornito quotidianamente... il consumo di bottiglie di plastica era spaventoso. Già sapevo che i rifiuti, nella società contemporanea, sono un grosso se non addirittura enorme problema, ma forse non mi ero mai fermata a pensarci veramente fino a quando non ho visto tutta quella plastica. Ho iniziato a raccogliere tutte quelle bottiglie per realizzare questo progetto e in meno di due mesi avevo già riempito fino all'orlo 6 sacchi condominiali di plastica, avete presente quanto sono grandi? Non ho mai contato le bottiglie che avevo raccolto, ma dopo soli due mesi ho stabilito che bastavano per il mio progetto. Finalmente ho trovato il tempo di realizzare non solo lo shooting, ma di creare l'abito! La plastica che fa base alla gonna è realizzata con plastica interamente di recupero, sempre scartata dall'azienda in cui lavoravo. Modella: Andrea Jessica Battista MUA: Sara Agnelotti
luisgio
sembra una gonna mossa dal vento
VitoRaiaL
Spesso le donne nascondono dietro un velo d'apparenza, una profonda sofferenza e tristezza.