Che dire che non sia stato detto
Splendide foto splendido viaggio e splendido reportage
Grazie di cuore.
Saluti a tutti
jena74
Splendide foto splendido viaggio e splendido reportage
Grazie di cuore.
Saluti a tutti
jena74
Grazie per i complimenti...
Ma ripeto. Chiunque ritenga di avere un interesse per questo mondo non si faccia fermare da paure o preoccupazioni. Sarebbe eccesivo e sbagliato.
Ma ripeto. Chiunque ritenga di avere un interesse per questo mondo non si faccia fermare da paure o preoccupazioni. Sarebbe eccesivo e sbagliato.
Grazie molte per la risposta incoraggiante e ancora bravo per le immagini che ci regali
ciao Enzo
Che dire che non sia stato detto
Splendide foto splendido viaggio e splendido reportage
Grazie di cuore.
Saluti a tutti
jena74
Splendide foto splendido viaggio e splendido reportage
Grazie di cuore.
Saluti a tutti
jena74
Grazie mille a te per l'attenzione!!!!
Grazie molte per la risposta incoraggiante
vorrà dire che aspettiamo le TUE foto africane!!!!
Dunque l'ultima notta al Ruaha è passata tranquilla e al mattino (come sempre all'alba) si smonta il campo già con un po' di rimpianto...
...ma anche con curiosità per quello che ci attende. Appena fuori dal parco i primi segni di "civiltà" (???!!????? )
ma anche un bellissima ragazza che sfoggia il suo kanga.
Il modo di vestire può raccontare molto di una persona. Ciò è particolarmente vero in Tanzania dove gli abiti “parlano”, o meglio comunicano messaggi inequivocabili. I tradizionali kanga, lunghi e colorati veli di cotone indossati dalle donne, hanno infatti la peculiarità di sfoggiare frasi e slogan in lingua kiswahili.
I messaggi svolazzanti - stampati sui tessuti - sono innumerevoli e talvolta curiosi: “L’amore è cieco” (Mpenzi hayana macho ya kuona), “Non mi vendico, ma non dimentico” (Na wala sitasahau sitalipiza), “Un vicino ti sta spiando” (Girani za pekepeke ndani hazinitoi), “La forza del povero è la resistenza fisica” (Ninguvu zake mtagi wa maskini).
Sui kanga si trovano messaggi d’amore, frasi augurali, aforismi, proverbi, persino annunci funebri. Il kanga viene usato anche per avvolgere comodamente i propri bambini sulla schiena. Quando una donna diventa madre, è usanza che il proprio marito le regali un kanga con una dolce frase: “Nani kama mama” (“Tu ora, sei madre”): servirà da marsupio per il neonato. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Per questo l’acquisto di un kanga è sempre un rito assai complicato. L’abito non viene scelto dalle donne in base alla fantasia o al tipo di cotone, quanto piuttosto alla “frase” che si trova impressa sul telo.
Il cotone usato per la fabbricazione dei kanga può essere ruvido e pesante (in genere viene usato dalle donne sposate), oppure morbido e leggero (viene prediletto dalle giovani ragazze che vogliono mettere ben in evidenza le curve del proprio corpo).
La diffusione dei “kanga parlanti” è cominciata una cinquantina di anni fa, quando le industrie tessili tanzaniane - in perenne concorrenza con quelle keniote - ebbero l’idea di rendere i vestiti delle donne, più accattivanti.
Trasformarono i parei classici in lunghi teli bordati con delle frasi originali. Fu un successo clamoroso. Una moda contagiosa che ha saputo rinnovarsi nel tempo per conquistare le nuove generazioni.
Oggi una ragazza tanzaniana che desidera riappacificarsi con un amico può indossare un kanga con la scritta Nilijua yatawakera sana, che significa “Ho saputo che sei molto arrabbiato con me”, oppure più semplicemente Penzi haina shirika, “L’amore non ha limiti”.
Infine ritornati a Iringa (ci eravamo già passati all'andata) per rifornire la cambusa e passare la notte, incrociamo un camioncino che trasporta... le festanti invitate a un matrimonio!
E' un peccato non potersi fermare, ma appunto la cambusa piange e ci spostiamo al mercato. Lungo una delle vie di accesso fitte esposizioni di oggetti per la casa
e soprattutto montagne di cestini
Le occasioni di accrescere il bottino fotografico non sembrano mancare... chissà se il fotografo sarà almeno un po' all'altezza???
Lo vedremo nella prossima puntata.
Ciao a tutti.
Paolo
...ma anche con curiosità per quello che ci attende. Appena fuori dal parco i primi segni di "civiltà" (???!!????? )
ma anche un bellissima ragazza che sfoggia il suo kanga.
Il modo di vestire può raccontare molto di una persona. Ciò è particolarmente vero in Tanzania dove gli abiti “parlano”, o meglio comunicano messaggi inequivocabili. I tradizionali kanga, lunghi e colorati veli di cotone indossati dalle donne, hanno infatti la peculiarità di sfoggiare frasi e slogan in lingua kiswahili.
I messaggi svolazzanti - stampati sui tessuti - sono innumerevoli e talvolta curiosi: “L’amore è cieco” (Mpenzi hayana macho ya kuona), “Non mi vendico, ma non dimentico” (Na wala sitasahau sitalipiza), “Un vicino ti sta spiando” (Girani za pekepeke ndani hazinitoi), “La forza del povero è la resistenza fisica” (Ninguvu zake mtagi wa maskini).
Sui kanga si trovano messaggi d’amore, frasi augurali, aforismi, proverbi, persino annunci funebri. Il kanga viene usato anche per avvolgere comodamente i propri bambini sulla schiena. Quando una donna diventa madre, è usanza che il proprio marito le regali un kanga con una dolce frase: “Nani kama mama” (“Tu ora, sei madre”): servirà da marsupio per il neonato. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Per questo l’acquisto di un kanga è sempre un rito assai complicato. L’abito non viene scelto dalle donne in base alla fantasia o al tipo di cotone, quanto piuttosto alla “frase” che si trova impressa sul telo.
Il cotone usato per la fabbricazione dei kanga può essere ruvido e pesante (in genere viene usato dalle donne sposate), oppure morbido e leggero (viene prediletto dalle giovani ragazze che vogliono mettere ben in evidenza le curve del proprio corpo).
La diffusione dei “kanga parlanti” è cominciata una cinquantina di anni fa, quando le industrie tessili tanzaniane - in perenne concorrenza con quelle keniote - ebbero l’idea di rendere i vestiti delle donne, più accattivanti.
Trasformarono i parei classici in lunghi teli bordati con delle frasi originali. Fu un successo clamoroso. Una moda contagiosa che ha saputo rinnovarsi nel tempo per conquistare le nuove generazioni.
Oggi una ragazza tanzaniana che desidera riappacificarsi con un amico può indossare un kanga con la scritta Nilijua yatawakera sana, che significa “Ho saputo che sei molto arrabbiato con me”, oppure più semplicemente Penzi haina shirika, “L’amore non ha limiti”.
Infine ritornati a Iringa (ci eravamo già passati all'andata) per rifornire la cambusa e passare la notte, incrociamo un camioncino che trasporta... le festanti invitate a un matrimonio!
E' un peccato non potersi fermare, ma appunto la cambusa piange e ci spostiamo al mercato. Lungo una delle vie di accesso fitte esposizioni di oggetti per la casa
e soprattutto montagne di cestini
Le occasioni di accrescere il bottino fotografico non sembrano mancare... chissà se il fotografo sarà almeno un po' all'altezza???
Lo vedremo nella prossima puntata.
Ciao a tutti.
Paolo
Proseguendo lungo la strada, arriviamo alla zona alimentare del mercato. La prima cosa che si nota sono gli enormi sacchi di riso accatastati ovunque. La cucina tanzaniana in effetti è molto basata sul riso che è una delle principali colture destinate al mercato interno (bisogna comunque ricordare che solo il 4% della superficie del paese è coltivabile, e che in gran parte le colture sono destinate all'esportazione, caffe e cotone in primis)
Il riso, ovviamente, viene venduto sfuso.
Frutta e vedura sono abbastanza diffuse, e in buona varietà, se confrontate con i mercati del vicino Malawi, molto meno se prendiamo a parametro le nostre abitudini "occidentali".
E le piccole cataste ordinate di lime, sono ghiotte anche fotograficamente
Finita la spesa, si fa campo per la notte e all'indomani mattina (presto, manco a dirlo) si partirà per gli Udzungwa...
Ciao a tutti e... alla prossima
Il riso, ovviamente, viene venduto sfuso.
Frutta e vedura sono abbastanza diffuse, e in buona varietà, se confrontate con i mercati del vicino Malawi, molto meno se prendiamo a parametro le nostre abitudini "occidentali".
E le piccole cataste ordinate di lime, sono ghiotte anche fotograficamente
Finita la spesa, si fa campo per la notte e all'indomani mattina (presto, manco a dirlo) si partirà per gli Udzungwa...
Ciao a tutti e... alla prossima
Che ricordi!... Finalmente vedo il tuo reportage e mi tornano alla mente sensazioni, odori ecc. di quando, come sai, con Silvia avemmo modo di vivere la Tanzania "dall'interno". Be' noi non avevamo quel meraviglioso camion, ma solo un paio di scassatissime jeep (letteralmente: si era sempre lì ad aggiustare un pezzo...) e tende con le lampo malfunzionanti da poveri biologi... D'altronde il nostro compito era contare i baffi ai leoni, e far la conta delle loro prede (oltre, nel mio caso, a raccogliere documentazione per una sceneggiatura di Martin Mystère). Ma che bello! A veder le tue foto, le ricolloco nel nostro diverso percorso (nel Tarangire) immaginando come sarebbero venute se la Nikon di Silvia non avesse ceduto il primo giorno e non avessimo dovuto accontentarci della mia preistorica compattina Olympus del 2000! Così è la vita. Per fortuna i ricordi "fisici" non spariscono tanto facilmente e i tuoi scatti li riattizzano! Grazie! :-)
Ah, quand'è che le metti su Flickr?
Messaggio modificato da GianfrancoGoria il Sep 21 2008, 08:22 PM
Ah, quand'è che le metti su Flickr?
Messaggio modificato da GianfrancoGoria il Sep 21 2008, 08:22 PM
Che ricordi!... Finalmente vedo il tuo reportage e mi tornano alla mente sensazioni, odori ecc. di quando, come sai, con Silvia avemmo modo di vivere la Tanzania "dall'interno". Be' noi non avevamo quel meraviglioso camion, ma solo un paio di scassatissime jeep (letteralmente: si era sempre lì ad aggiustare un pezzo...) e tende con le lampo malfunzionanti da poveri biologi... D'altronde il nostro compito era contare i baffi ai leoni, e far la conta delle loro prede (oltre, nel mio caso, a raccogliere documentazione per una sceneggiatura di Martin Mystère). Ma che bello! A veder le tue foto, le ricolloco nel nostro diverso percorso (nel Tarangire) immaginando come sarebbero venute se la Nikon di Silvia non avesse ceduto il primo giorno e non avessimo dovuto accontentarci della mia preistorica compattina Olympus del 2000! Così è la vita. Per fortuna i ricordi "fisici" non spariscono tanto facilmente e i tuoi scatti li riattizzano! Grazie! :-)
Ah, quand'è che le metti su Flickr?
Ah, quand'è che le metti su Flickr?
Eh gia! Sono esperienze che non si dimenticano. Peccato per la Nikon
Certo che adesso (da anni in realtà) che c'hai la d200 dovreste farlo un altro giretto da quelle parti, no?
Per le foto su Flickr... vedremo, appena il lavoro molla un po' la presa!
Tornando al viaggio...
Gli Udzungwa Mountains sono uno dei pochi luogi in cui si è conservata la cosidetta foresta primaria africana.
Certo anche un piccolo trkking come il nostro, per un totale di non più di 400 metri di dislivello in 4-5 ore di passeggiata ad anello richiede un bel po' di sforzo, dato il caldo e l'umidità, ma i panorami sono eccezionali
e la varietà di farfalle impressionante
Per non parlare del signore incontrastato di queste montagne e dei loro alberi: il black and white colobus!
Insomma anche della scarpinata ne è valsa la pena... e ad attenderci fuori dalla forsta i simpatici abitanti di un piccolo villaggio. ma quest onei prossimi giorni.
Ciao a tutti (e grazie per la pazienza!!!)
Paolo
Gli Udzungwa Mountains sono uno dei pochi luogi in cui si è conservata la cosidetta foresta primaria africana.
Certo anche un piccolo trkking come il nostro, per un totale di non più di 400 metri di dislivello in 4-5 ore di passeggiata ad anello richiede un bel po' di sforzo, dato il caldo e l'umidità, ma i panorami sono eccezionali
e la varietà di farfalle impressionante
Per non parlare del signore incontrastato di queste montagne e dei loro alberi: il black and white colobus!
Insomma anche della scarpinata ne è valsa la pena... e ad attenderci fuori dalla forsta i simpatici abitanti di un piccolo villaggio. ma quest onei prossimi giorni.
Ciao a tutti (e grazie per la pazienza!!!)
Paolo
sempre interessante!
Che nostalgia vedere queste stupende foto. Qualche settimana fa (vedi post in prima pagina) ti chiedevo informazioni e adesso mi ritrovo a guardare i tuoi ultimi upload fresco fresco dal rientro dal mio viaggio. Ho fatto una settimana di safari nei parchi nord, tra Serengeti, Ngorongoro, Tarangire e Lago Manyara e una settimana di riposo sulle spiagge di Zanzibar.
Inutile provare a psiegare a parole l'atmosfera di quei luoghi e l'emozione di vedere così tanti animali nel loro habitat naturale, così vicini da poterli quasi toccare. A volte, scaricando le oltre mille foto che ho fatto, mi rendo conto che neanche le immagini e i video riescono a rendere a pieno l'idea. Sembra sempre tutto troppo parziale rispetto alla realtà di queste esperienze...
complimenti ancora per le foto
Andrea
Inutile provare a psiegare a parole l'atmosfera di quei luoghi e l'emozione di vedere così tanti animali nel loro habitat naturale, così vicini da poterli quasi toccare. A volte, scaricando le oltre mille foto che ho fatto, mi rendo conto che neanche le immagini e i video riescono a rendere a pieno l'idea. Sembra sempre tutto troppo parziale rispetto alla realtà di queste esperienze...
complimenti ancora per le foto
Andrea
Insomma anche della scarpinata ne è valsa la pena... e ad attenderci fuori dalla forsta i simpatici abitanti di un piccolo villaggio. ma questo nei prossimi giorni.
Ciao a tutti (e grazie per la pazienza!!!)
Paolo
Ciao a tutti (e grazie per la pazienza!!!)
Paolo
aspettiamo i prossimi giorni per continuare questo splendido viaggio africano