Milano, 14 luglio 2004
A giorni dovrebbe essere disponibile in tutte le librerie americane il mitico manuale "DUST OFF" della Swiffer Press: sembra contenga tutte le migliorie metodologie oggi disponibili non solo per eliminare la polvere dai sensori delle reflex ma addirittura per impedire, dopo il primo intervento, che la polvere riesca a penetrare nel corpo macchina almeno per 6 mesi successivi al primo intervento, anche cambiando di frequente l'ottica in ambienti esterni e in presenza di vento e polvere.
In Italia dovrebbe occuparsi della traduzione una nota casa editrice specializzata in libri di fantascienza.
Sì, perchè il manuale, in realtà non esiste...
Ci permettiamo l'ennesimo intervento, COSTRUTTIVO, per cercare una soluzione realistica a un problema reale.
Leggiamo di post di utenti che rimpiangono la pellicola: erano tempi in cui la polvere non c'era, almeno in ripresa - poi magari ci arrivava dopo la prima stampa, insieme a un pò di graffi, ma questa è un'altra storia.
E siamo convinti che per chi non risce a sopportare nè l'idea nè la realtà che qualche pixel sia temporaneamente oscurato da n granelli di polvere, questa sia veramente una soluzione liberatoria, sia in termini mentali che pratici
Leggiamo di altri post di utenti che rimpiangono la compatta digitale; rimpiangono... sono sempre in tempo a ricaricare le batterie di quella che già posseggono, se la posseggono o ad affiancarla alla loro reflex digitale, o a sostituirla del tutto: è un'altro sistema che mette al 100% al sicuro dal rischio polvere.
Poi ci sono gli utenti che devono o vogliono continuare a lavorare con la reflex ma non riescono ancora a dare il giusto peso (millesimi di milligrammi...) alla polvere che allignava, si alligna e si allegnerà sul loro sensore.
A differenza della pellicola dove polvere ostinata e graffi sono irrimediabilmente fissati all'emulsione, lo scatto digitale, o la scansione, possono fruire di sistemi anche automatizzabili di rimozione della polvere atttraverso un programma di fotoritocco, così come eliminano normalmente il problema degli occhi rossi, o tolgono elementi più ingombranti di un granello di polvere, come una parabola o un'antenna televisiva che tolgono fotogenia alla loro immagine.
Ci chiediamo perchè lavorano col "timbro" senza problemi per alcuni problemi e si rifiutano di adoperarlo per il microscopico problema della polvere.
Ci piacerebbe anche sapere quanti possessori di D70 usano la funzione DUST OFF e come si sono trovati con la rimozione automatica con Nikon Capture, postando magari qualche allegato del prima e del dopo.
Ci permettiamo di consigliare - noi stessi leggermente perfezionisti e molto attenti al nostro corredo di non, come si dice sotto il Vesuvio "sfruculiare la mazzarella di san Gennaro", cioè incaponirsi con strumenti più o meno umidi e invasivi nel tentativo reiterato di rimuovere personalmente la polvere, con un'azione meccanica che, e questa è realtà, non fantascienza, può portare a problemi IRREVERSIBILIsul filtro posto davanti al sensore ma che non può essere sotituito dall'Assistenza se non insieme al sensore e con costi a questo punto veramente pesanti.
Come ci si può sentire più tranquilli a trafficare sul sensore - per necessità (?) perfezionismo, ottemperamento dell'Undicesimo Comandamento - anzichè a trafficare sul file o far trafficare sul file Nikon Capture in automatico?
Lo ripetiamo, cerchiamo sempre di intervenire in modo costruttivo, e speriamo che questo intervento dia "serenità" a qualcuno.
Se Dante avesse scritto la Commedia ai nostri giorni probabilmente avrebbe messo qualche peccatore in qualche girone infernale, costretto in eterno a rimuovere la polvere dal suo sensore durante un'eterna temepesta di sabbia..
Beh, ci sembra che qualche utente abbia deciso di mettersi da solo in questo girone...
Il problema non è la rimozione della polvere ma il saperci "convivere" e valutare situazione per situazione quando il granello sia sopportabile - perchè visibile su un soggetto uniforme ma letteralmente invisibile nel 99% delle foto - quando sia visibile in alcune immagini e immediatamente rimovibile con un colpo di "timbro", quando sia più importante perchè più numeroso - e allora rimovibile in automatico attraverso Nikon Capture - quando sia veramente "incompatibile con tutte le immagini che vengono scattate.
Qui le soluzioni sono state ampiamente illustrate da Giuseppe Maio, soluzioni a vari livelli, fino alla pulizia in Assistenza, a cui ricorrere magari una volta all'anno, o se la quantità di polvere è veramente "incompatibile "con le nostre fotografie.
A seconda dell’utente il problema della polvere può risolversi come un “non” problema, un piccolo problema o un problema titanico (leggi Titanic…)
Confidiamo in utenti che usano quotidianamente Dust Off e Nikon Capture, o qualche sistema in batch con programmi di fotoritocco, perché dimostri alla community che la soluzione del problema della polvere è incorporato nella macchina o nei più comuni software disponibili sul mercato.
Comunque, si può sempre “tornare” alla pellicola, o alla pittura o, perché no, alle incisioni rupestri…
Cordialmente.
Gerardo Bonomo.
A giorni dovrebbe essere disponibile in tutte le librerie americane il mitico manuale "DUST OFF" della Swiffer Press: sembra contenga tutte le migliorie metodologie oggi disponibili non solo per eliminare la polvere dai sensori delle reflex ma addirittura per impedire, dopo il primo intervento, che la polvere riesca a penetrare nel corpo macchina almeno per 6 mesi successivi al primo intervento, anche cambiando di frequente l'ottica in ambienti esterni e in presenza di vento e polvere.
In Italia dovrebbe occuparsi della traduzione una nota casa editrice specializzata in libri di fantascienza.
Sì, perchè il manuale, in realtà non esiste...
Ci permettiamo l'ennesimo intervento, COSTRUTTIVO, per cercare una soluzione realistica a un problema reale.
Leggiamo di post di utenti che rimpiangono la pellicola: erano tempi in cui la polvere non c'era, almeno in ripresa - poi magari ci arrivava dopo la prima stampa, insieme a un pò di graffi, ma questa è un'altra storia.
E siamo convinti che per chi non risce a sopportare nè l'idea nè la realtà che qualche pixel sia temporaneamente oscurato da n granelli di polvere, questa sia veramente una soluzione liberatoria, sia in termini mentali che pratici
Leggiamo di altri post di utenti che rimpiangono la compatta digitale; rimpiangono... sono sempre in tempo a ricaricare le batterie di quella che già posseggono, se la posseggono o ad affiancarla alla loro reflex digitale, o a sostituirla del tutto: è un'altro sistema che mette al 100% al sicuro dal rischio polvere.
Poi ci sono gli utenti che devono o vogliono continuare a lavorare con la reflex ma non riescono ancora a dare il giusto peso (millesimi di milligrammi...) alla polvere che allignava, si alligna e si allegnerà sul loro sensore.
A differenza della pellicola dove polvere ostinata e graffi sono irrimediabilmente fissati all'emulsione, lo scatto digitale, o la scansione, possono fruire di sistemi anche automatizzabili di rimozione della polvere atttraverso un programma di fotoritocco, così come eliminano normalmente il problema degli occhi rossi, o tolgono elementi più ingombranti di un granello di polvere, come una parabola o un'antenna televisiva che tolgono fotogenia alla loro immagine.
Ci chiediamo perchè lavorano col "timbro" senza problemi per alcuni problemi e si rifiutano di adoperarlo per il microscopico problema della polvere.
Ci piacerebbe anche sapere quanti possessori di D70 usano la funzione DUST OFF e come si sono trovati con la rimozione automatica con Nikon Capture, postando magari qualche allegato del prima e del dopo.
Ci permettiamo di consigliare - noi stessi leggermente perfezionisti e molto attenti al nostro corredo di non, come si dice sotto il Vesuvio "sfruculiare la mazzarella di san Gennaro", cioè incaponirsi con strumenti più o meno umidi e invasivi nel tentativo reiterato di rimuovere personalmente la polvere, con un'azione meccanica che, e questa è realtà, non fantascienza, può portare a problemi IRREVERSIBILIsul filtro posto davanti al sensore ma che non può essere sotituito dall'Assistenza se non insieme al sensore e con costi a questo punto veramente pesanti.
Come ci si può sentire più tranquilli a trafficare sul sensore - per necessità (?) perfezionismo, ottemperamento dell'Undicesimo Comandamento - anzichè a trafficare sul file o far trafficare sul file Nikon Capture in automatico?
Lo ripetiamo, cerchiamo sempre di intervenire in modo costruttivo, e speriamo che questo intervento dia "serenità" a qualcuno.
Se Dante avesse scritto la Commedia ai nostri giorni probabilmente avrebbe messo qualche peccatore in qualche girone infernale, costretto in eterno a rimuovere la polvere dal suo sensore durante un'eterna temepesta di sabbia..
Beh, ci sembra che qualche utente abbia deciso di mettersi da solo in questo girone...
Il problema non è la rimozione della polvere ma il saperci "convivere" e valutare situazione per situazione quando il granello sia sopportabile - perchè visibile su un soggetto uniforme ma letteralmente invisibile nel 99% delle foto - quando sia visibile in alcune immagini e immediatamente rimovibile con un colpo di "timbro", quando sia più importante perchè più numeroso - e allora rimovibile in automatico attraverso Nikon Capture - quando sia veramente "incompatibile con tutte le immagini che vengono scattate.
Qui le soluzioni sono state ampiamente illustrate da Giuseppe Maio, soluzioni a vari livelli, fino alla pulizia in Assistenza, a cui ricorrere magari una volta all'anno, o se la quantità di polvere è veramente "incompatibile "con le nostre fotografie.
A seconda dell’utente il problema della polvere può risolversi come un “non” problema, un piccolo problema o un problema titanico (leggi Titanic…)
Confidiamo in utenti che usano quotidianamente Dust Off e Nikon Capture, o qualche sistema in batch con programmi di fotoritocco, perché dimostri alla community che la soluzione del problema della polvere è incorporato nella macchina o nei più comuni software disponibili sul mercato.
Comunque, si può sempre “tornare” alla pellicola, o alla pittura o, perché no, alle incisioni rupestri…
Cordialmente.
Gerardo Bonomo.