Carissimi nikonisti,
Questa è una tematica che, soprattutto con l'avvento della fotografia reflex digitale, credo sia di vitale importanza chiarire o se non altro affrontare. Io non credo che esista un "meglio" ma sicuramente esiste un fine e dei modi per raggiungerlo che debbono variare in funzione del risultato che si intende ottenere.
Il giornalista alla continua ricerca di immagini che evidenzino con forza la cruda realtà, il vero quitidiano, non si dovrebbe permettere, per etica personale (in quanto giornalista per l'appunto) alcuna manipolazione delle foto, indipendentemente dal mezzo adoperato (pellicola, film o digitale).
L'artista al contrario lavora e deve lavorare con tutto ciò che ha per potersi esprimere. Deve essere libero di inseguire la sua esigenza estetica ed il suo spirito creativo. Questo non significa che l'artista sia illimitato ma che, sicuramente, debba spingere la sua ricerca creativa, al punto di trovare i limiti della sua tecnica, al punto da conoscerne ogni problema e convivere con esso. E la tecnica cambia, è in evoluzione continua con la tecnologia, sia dell'hardware che del software. L'artista cerca sempre di più.

E voi come la pensate?

Ti rispondo per primo io, anche per superare la precedente polemica. Io penso che la moderna camera oscura, non debba modificare gli aspetti della realtà fotografata, se questa è relativa a fatti o persone. Penso che tutti i miglioramenti alla immagine, per renderla più piacevole, siano più che leggittimi. Quando poi si perde ogni forma di collegamento alla realtà, l'opera si trasferisce altra tipo di arte, la computer grafica.

daccordissimo con Sergio...

per quanto concerne i giornalisti, accetto di buon grado le migliorie alle fotografie a livello tecnico, non certo la manipolazione atta a mostrare qualcosa di diverso o personalistico....

per il resto se ne è parlato moltissimo, forse anche troppo, il pc permette di fare (magari meglio o peggio, non sto a parlarne) quello che si faceva in CO, o no?

QUOTE (Al_fa @ Dec 12 2004, 01:41 AM)

.....Io non credo che esista un "meglio" ma sicuramente esiste un fine e dei modi per raggiungerlo che debbono variare in funzione del risultato che si intende ottenere. ...............................................................................

Partendo da questa frase credo si possa incominciare un discorso sull'essenza della fotografia e sull'evoluzione che essa sta avendo con l'avvento di nuovi mezzi di acquisizione e manipolazione.

Secondo il mio punto di vista la fotografia dovrebbe riprodurre il più fedelmente possibile ciò che il fotografo ha visto fermando quell'attimo. Trovo lecito, anzi credo sia più che giusto poter intervenire sull'immagine così acquisita, in qualsiasi modo si sia fatto, per dare drammaticità, quando serve, dolcezza, quando serve e comunque qualsiasi intervento atto a sottolineare la visione e la sensazione di quel momento. Questo accade sia in foto di reportage, dai più cruenti sulla guerra ai più sereni sui viaggi, sia in qualsiasi altro tipo di foto. Pensare per esempio, faccio questo perchè lo abbiamo visto tutti, a come sia stata vista la modella che si è sottoposta alle foto dei nostri NPU a Rimini. Ognuno di loro, dopo aver scelto inquadratura ottica e luce, è intervenuto in modo personale e diverso sulla foto per far sì che questa assumesse, senza stravolgerlo, un aspetto che ognuno di loro ha visto come il migliore.

Diverso, e concludo, è secondo me acquisire uno scatto e, partendo da questo intervenire in modo così profondo e dirompente da rendere alla fine un prodotto completamente diverso da ciò che si è visto e fotografato. Il chiedersi se questo sia lecito o no mi sembra fuori luogo. Certamente che è lecito, se l'intervento è atto a ricreare quello che l'artista aveva in mente. A questo punto però non mi sento più di chiamare il prodotto finito, per quanto splendido ed emozionante possa essere, foto.

Nessun limite quindi ad artisti e non, che estrinsechino pure tutta la loro immaginazione come meglio credono e possono, ma un limite solo al significato della parola "fotografia".

Tema immenso, Al Fa: nell'uso giornalistico delle foto, ritengo ammissibili i soli interventi che rendano l'immagine capace di raccontare al meglio la realtà per come l'ha vista il fotografo. Inaccettabili invece le manipolazioni che la distorcano deliberatamente: ma questo vale anche per le parole scritte, per i testi.
Per ogni altro uso, tutto è ammesso, ma qui ha ragione Claudio: fino a quale limite si può ancora parlare di fotografia ?

Come sempre la faccenda si "riduce" all'onestà di fotografi e redattori....una vecchia storia insomma....ai tempi dell'invasione Russia la propaganda faceva sparire miracolosamente dai negativi che inquadravano i propri soldati gli orologi che essi rubavano alle vittime, esibendoli contemporaneamente sullo stesso braccio, a mò di trofeo di caccia...ciò non faceva onore, e veniva nascosto..

Come sempre c'è chi mente e chi no, e sta alla coscienza di tutti noi valutare..pensare, leggere tra le righe...

ciao!

Bhe, certo. Questo tipo di manipoplazioni che modificano la realtà, la falsificano per i propri scopi chiaramente non le ammettiamo.
Per un uso creativo, invece, come si è gia detto negli interventi precedenti, credo che oltrepassando un certo limite, si lasci la Fotografia e si entri nel campo della computer grafica che, se pur a volte utilizzi entrambe le tecniche, è un linguaggio completamente diverso ed autonomo.
In Fotografia, e qui condivido molto l'analisi fatta da Claudio, l'eventuale lavoro in post produzione, (dico eventuale perchè non deve essere obbligatoriamente necessario) dovrebbe solo sostituire con tecnologie attuali, che portano indubbiamente alcuni vantaggi, quello che prima si poteva fare solo in camera oscura ... ma pare che siamo tutti daccordo.

saluti