FORUM NIKONCLUB

Condividi le tue conoscenze, aiuta gli altri e diventa un esperto.

Chiudi
TITOLO*
DOMANDA*
AREA TEMATICA INTERESSATA*
Tanzania Ed Etiopia...un Viaggio Straordinario!
Rispondi Nuova Discussione
DARIOCA
Messaggio: #1
"Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sà che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole un leone si sveglia, sà che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, non importa che tu sia un leone o una gazzella, l'importante è che tu incominci a correre"

Così recita un detto. Di quanto sia vero questo detto te ne rendi conto solo visitando questi posti; non tanto nel senso stretto, perchè in realtà il leone caccia di notte, ma quanto nella morale. In Africa non conta quanto tu sia forte, quanto tu sia potente o ricco, se vuoi sopravvivere, se vuoi andare avanti, devi darti da fare ed affrontare quitidianamente la vita con decisione.

La "mia Africa" è ristretta al viaggio in Tanzania, ma a detta di molti in questo paese si può assaporare quella che è l'atmosfera che si respira un po in tutti i paesi dell'Africa centrale. Un concentrato, soprattutto per quanto concerne gli animali.

Il primo impatto può essere di freddezza nei confronti di questa terra, si prova una grande sensazione di smarrimento. Ti senti spaesato, sei proiettato in un mondo molto distante da quello a cui sei abituato. Basta poco però per essere travolto dall'atmesfera che si respira. Improvvisamente ti rendi conto che nel posto che tu chiami casa i tuoi sensi erano assopiti. Improvvisamente ricominci a percepire gli odori, a vedere i mille colori, ad aprezzare anche i rumori. Improvvisamente la vita rallenta adeguandosi al ritmo lento dello stile di vita africano, sembra che il tempo trascorra più lentamente.

L'Africa è così, ti travolge con una serie di stimoli che fanno rivivere i tuoi sensi, senza rendertene conto la parte più ancestrale della tua mente ti fa percepire che il posto da dove è cominciato tutto è lì. Forse è per questo ci metti poco a trovarti a tuo agio, ci metti poco a sentirti a "casa".

Il viaggio avrà una impronta esclusivamente naturalistica/fotografica. Ci terremo lontani dalle grandi città e passeremo la maggior parte dei tredici giorni all'interno delle immense aree protette alla ricerca degli animali. Alloggeremo per la maggior parte del tempo in campi tendati mobili con tende ad igloo piazzate in aree riservate al campeggio e qualche volta nel bel mezzo della savana.

In Tanzania esistono due tipi di campeggi: quelli organizzati con una copertura in lamiera sotto la quale consumare i pasti, un bagno e docce; poi ci sono gli "special campsite", semplici spiazzi di terra in mezzo al niente dove è consentito montare le tende. In entrambi i casi comunque non esiste sorveglianza, non sono recintati e non di rado di notte si ricevono visite di animali.

Gli spostamenti saranno sempre in Jeep guidate da autisti locali e con noi ci sarà sempre, oltre che al nostro capogruppo/organizzatore italiano, anche un Masai. La sveglia non sarà mai più tardi delle cinque del mattino con partenza massimo per le sei. Noi, per fortuna, ci dovremmo occupare solo di avere il bagaglio pronto per la partenza. Uno staff di supporto si occuperà di anticiparci negli spostamenti, così mentre noi saremo alla ricerca di animali, loro andranno al campo successivo portando tende, attrezzatura da cucina e bagagli. Quando noi arriveremo la sera (non siamo mai arrivati prima delle sei) troveremo già le tende montate e la cena pronta.

Il viaggio è cominciato al kilimanjaro International Airport, situato alle falde dell'omonimo e famoso vulcano africano. Purtroppo come accade spesso ha la cima avvolta dalle nuvole e questo non ci consente di fotografarlo come merita la sua imponenza. Siamo in diciotto su cinque Jeep. Imbocchiamo subito la lunga ed unica strada asfaltata verso il cratere di Ngoro Ngoro. Dopo nemmeno cinque chilometri abbiamo il primo intoppo con una macchina. Gli efficienti autisti però sanno dove mettere le mani e dopo pochi minuti siamo dinuovo in marcia. In realtà la macchina durante il viaggio dimostrerà di avere molti problemi e si fermerà molte volte, per fortuna però sarà l'unica a farlo.

L'atmosfera del pomeriggio Africano ci avvolge appena usciti dall'aeroporto. La luce del sole pomeridiano rende ancora più carichi i colori. Lungo la strada ci sono venditori di tutti i tipi, ci sono centinaia di persone che camminano ai bordi delle strade, il traffico automobilistico è praticamete inesistente. Quando si passa in un centro abitato quello che mi ha stupito è la moltitudine di Bar che ci sono. Bar.......si fa presto a definirli bar. Spesso una baracca con tetto di lamiera, le pareti dai colori molto vivaci, una finestra da cui servire le bevande ed un tavolino di plastica con due sedie all'esterno sistemato su un tappeto di terra battuta costellato di tappi di Coca-Cola. Già, la Coca-Cola, in qualsiasi centro abitato, ovunque ti giri trovi un'insegna della Coca-Cola.

Raggiungiamo l'unico vero centro abitato che può essere definito una cittadina. Arusha è posta a circa metà strada tra l'aeroporto ed il cratere di Ngoro Ngoro. E' molto caotica e sembra non esserci alcuna regola per il traffico. Con un po di pazienza la oltrepassiamo e ci fermiamo a Mto Wa Mbu (in Swahili "fiume di zanzare") per fare il pieno alle auto e scorte di acqua potabile per la prima metà del viaggio. Ci incamminiamo ed a non più di cinque chilometri dall'ingresso della Ngoro Ngoro Conservation Area si ferma un altra macchina. Questa volta c'è poco da fare, l'auto non riparte. Si decide che le restanti auto accompagneranno gli altri all'ormai vicino lodge e poi una di queste tornerà a riprenderci.

Siamo in cinque e ci rassegnamo ad aspettare. Siamo fermi in mezzo al nulla su di una nastro di asfalto disteso su un tappeto di terra infuocata dalla luce del tramonto. Siamo praticamenti soli, con l'auto in panne e l'autista che non può fare altro che aspettare con noi. All'improvviso, come poi nel viaggio capiterà spesso, dal nulla si materializzano dei bambini. C'è chi spinge su una salita una bicicletta tutta scassata, chi porta sulla testa un secchio pieno di acqua che dovrebbe essere potabile, chi non ha niente di meglio da fare che venire a vedere questi curiosi turisti fermi in mezzo alla strada. Tutti però sono molto sorridenti e gentili e la voglia di regalargli una penna e qualche caramella ci pervade. Loro ci ricambiano con dei fantastici sorrisi e con molta gentilezza.

Comincia a fare buio, lungo la già solitaria strada non passa più nessuno. Siamo quasi rassegnati a passare la notte in macchina ma all'improvviso si materializzano i fari della Jeep che è tornata a prenderci. Sospiro di sollievo, trasbordo di bagagli e via verso il varco della Ngoro Ngoro Conservation Area. Arriviamo al varco che è praticamente buio, ci riuniamo agli altri, otteniamo dai Ranger i permessi per l'ingresso, l'enorme cancello sia apre e cominciamo la risalita delle pareti esterne del cratere.

Il grande varco al buio della notte sembra quello che si vede nel film Jurassic Park all'ingresso dell'area riservata ai dinosauri. Sarà il buio, sarà l'incognito di quello che mi aspetta, ma la sensazione è quella. Passato l'enorme cancello la strada asfaltata lascia il posto ad uno sterrato di terra di un rosso infuocato anche alla luce dei fari delle auto. Ai lati della strada una fitta foresta incombe sulla pista in terra battuta lasciando visibile una sola striscia di cielo nella quale, nonostante la luna piena, risplendono migliaia di stelle. Dobbiamo procedere con cautela perchè la pista è in ripida salita, ma soprattutto perchè c'è il pericolo di trovare, all'improvviso, degli animali per strada.

La stanchezza comincia a farsi sentire ma l'eccitazione per il posto in cui mi trovo la fa passare completamente. Come previsto all'improvviso ci troviamo due bufali davanti l'auto. Percorriamo ancora un po di strada e dai fari dell'auto vengono illuminati due grandi istrici. Percorrono un po di strada balzellando sullo sterrato, poi appena trovano un varco nella fitta vegetazione spariscono nella foresta.

Continuiamo sulla pista in terra fino ad arrivare ad un cancello oltrepassato il quale intravediamo il lodge nel quale passaremo la prima sera. E' una bellissima e lussuosa struttura, un po distante dall'idea di africa selvaggia che ho in mente. Ma va bene, dopo due giorni di viaggio un po di confort non guasta. Costruita tutta in legno sul bordo del cratere ha dei saloni interni molto ampi dai soffitti altissimi e tutti arredati in stile etnico. Le ampie vetrate danno direttamente su una terrazza che si affaccia all'interno del cratere. Godersi il tramonto o l'alba da questo posto deve essere fantastico. Noi putroppo siamo arrivati troppo tardi per il tramonto e domani partiremo molto prima dell'alba.

Prendiamo possesso delle camere, una veloce doccia e tutti a cena. Subito dopo cena facciamo un briefing per avere un'idea di quello che ci aspetterà durante il viaggio e per organizzare gli ultimi aspetti tecnici. Prima di andare a dormire decidiamo comunque di affacciarci dal terrazzo del lodge. Ci avviciniamo alle vetrate e notiamo attacati a vetri, attirati dalle luci interne, una miriade di insetti. Falene ed altri insetti mai visti prima, soprattutto per le dimensioni.

Usciamo sul terrazzo e nonostante il buoi lo spettacolo è stupendo. La luna illumina lo specchio d'acqua in fondo al cratere. Le sagome delle pareti del cratere si stagliano contro un cielo illuminato dal perziale disco lunare, che nonosante la sua luminosità, lascia abbastanza buio il cielo per farlo risplendere di migliaia di stelle.

Stai lì sul bordo del cratere a guardarne il fondo buio, sai che laggiù, seicento metri più in basso è pieno di animali, leoni, ghepardi, gnu, zebre, elefanti, rinoceronti e chissà quant'altro. La mente comincia a fantasticare, immagini predatori che fanno agguati, prede che scappano per non soccombere, e tutto quello che fino a quel momento avevi visto solo nei documentari adesso è ad un passo da te.

Il giorno dopo sveglia alle 04.30. Vogliamo essere al varco per scendere nel cratere per le sei, prima non è consentito. Arriviamo al varco che è ancora buio, non sono ancora le sei ed il ranger non ci fa passare, sono molto rigidi. Alle sei in punto il ranger alza la sbarra, siamo i primi, e cominciamo la ripida discesa verso il fondo del cratere sul solito tappeto di terra rossa.

Il cratere di Ngorongoro si trova a 2200 metri sul livello del mare, il suo diametro in alcuni punti arriva a misurare anche 20 km ed il suo fondo occupa in totale un'area di circa 265 chilometri quadrati. Si tratta della più grande caldera intatta del mondo.

Il cratere è al centro dell'area più estesa (circa 8300 chilometri quadrati) della riserva naturale di Ngorongoro (Ngorongoro Conservation Area). Grazie alla buona piovosità, agli stagni ed ai piccoli laghi e torrenti interni, alla nebbia notturna che circonda e alimenta le foreste dei pendii del vecchio vulcano, la zona è divenuta un vero e proprio ecosistema unico. La savana occupa la zona più interna del cratere, alternandosi a tratti dipalude, macchie di acacia e zone aride semi-desertiche; al centro del cratere si trova un lago.

All'interno la concentrazione di fauna è impressionante: si calcola che sia abitato da oltre 25000 animali di grossa taglia. L'immagine più tipica è probabilmente quella degli enormi branchi di zebre e gnu, ma nel cratere abita la gran parte delle specie tipiche della savan: elefanti, leoni, bufali, iene, sciacalli, ippopotami, babbuini, nonché alcune piuttosto rare come i rinoceronti bianchi, ultimi superstiti di una specie che nel resto della Tanzania è minacciata dall'estinzione, e i leopardi, che vivono sugli alberi della foresta pluviale ricopre i pendii del cratere.

Innumerevoli le specie di uccelli attratte dalla riserva, che con i suoi numerosi specchi d'acqua costituisce un richiamo per la fauna migratrice: tra essi meritano una segnalazione particolare i fenicotteri, che qui costituiscono una delle colonie più numerose di tutta l'Africa. Assenti le giraffe e gli impala.

Proseguimo la lunga discesa ed i primi raggi di sole cominciano ad accendere le tonalità dorate della terra africana. Arriviamo sul fondo del cratere e ci dividiamo. Conviene farlo per aumentare le possibilità di avvistare gli animali. Nonostante la grande concentrazione di animali non è poi così facile avvistarli ed ancora meno avvicinarli. Il cratere è grande, si può stare solo sulle piste battute e gli animali spesso se ne stanno lantani. In caso di avvistamenti gli autisti comunicano la posizione agli altri via radio. Come facciano poi ad avere dei riferimenti in mezzo al nulla rimane per me un mistero.

Passa poco e cominciamo a vedere zebre, gnu, gazzelle e bufali a perdita d'occhio. Preso dalla frenesia comincio a scattare fotografie come un forsennato, non so da che parte girarmi. Ci mettò poco però a capire che quella per 13 giorni sarà la normalità e che quindi non mancheranno le occasioni.

Continuiamo a vagare sulle piste di terra battuta che quaggiù è diventata bianca e molto polverosa. Avvistiamo i primi elefanti e da lontano i rinoceronti. Come primo giorno non c'è male abbiamo visto già molto, ma mancano i grandi predatori. Ci mettiamo quindi alla ricerca dei leoni e dei ghepardi. Gli autisti continuano a scambiarsi informazioni via radio, le uniche cose che capiamo dello Swaili è Simba (leone), Washini (ghepardo) e soprattutto "pole pole"... che si gnifica "piano piano", sarà praticamente il motto del viaggio.

La ricerca continua ma con scarsi risultati. Arriva via radio la tanto attesa notizia, da un altra macchina hanno avvistato un branco di leoni formato da un maschio, tre femmine e sette cuccioli. Sono sulla cima di una collina, lontani dalle piste e stanno scendendo a valle. Ci portiamo sulla pista più vicina ed aspettiamo che scendano, ma loro ci vedono e cambiano direzione. Riusciamo a vederli ma sono troppo lontani per fare foto decenti. Rassegnati riprendiamo la ricerca, ci sono altri gruppi di leoni nel cratere e poi potremo sempre incontrare anche i ghepardi o gli schivi rinoceronti.

Nel frattempo il sole inizia a picchiare, la Jeep è praticamente scoperta e non ha un tettuccio di protezione dal sole. Stanchi, un po delusi ed affamati, decidiamo di fare la pausa pranzo, anche perchè dopo pranzo lasceremo il cratere in direzione del lago Ndutu.

Arriviamo nell'unico posto all'interno del cratere dove è consentito scendere dalle auto. Si tratta di un posto in riva ad un lago, all'ombra di un grande albero, dove ci sono anche dei bagni e dove c'è una postazione fissa dei ranger. All'interno del lago, in lontananza, avvistiamo anche i primi ippopotami. Scendiamo dalle auto ed i ragazzi dello staff ci distribuiscono i lunch-box. All'interno troviamo quella che scopriremo essere l'immancabile coscia di pollo, un sandwich, un uovo sodo, un frutto, un succo di frutta ed un paio di biscotti.

Ci sediamo all'ombra del grande albero ed appena arrivati vediamo dei Nibbi Bruni che si alzano in volo dalla chioma dell'albero. Pensiamo che ci siano spaventati per il nostro arrivo. Apriamo le scatole e quasi tutti cominciamo a mangiare la coscia di pollo. Facciamo appena in tempo a darle un morso che come saette, quasi contemporaneamente, arrivano in picchiata questi rapaci e a qualcuno strappano dalle mani la coscia di pollo e senza tentennamenti riprendono quota con il bottino stretto tra gli artigli.

Noi rimaniamo sbigottiti sotto gli sguardi divertiti degli altri turisti e dei ranger. In un primo momento la cosa può sembrare divertente ma in realtà può essere pericolosa. Il nibbio bruno è un rapace abbastanza grosso, come una nostra poiana, con una vista superlativa ed una grande precisione quando artiglia le prede, ma se per caso sbaglia e ti artiglia un dito può fare molto male. Solo allora abbiamo capito perchè nonostante ci siano stati altri turisti ed un gran caldo, c'era posto libero all'ombra dell'albero. Vista la situazione decidiamo di consumare il resto del pasto all'interno delle auto.

Si fa ora di lasciare il cratere, e con un po di amaro in bocca per non aver visto dei leoni da vicino ci avviamo verso l'uscita dal cratere. A metà strada arriva una segnalazione via radio, non capisco niente se non "Simba". Chiediamo ad Amin, il nostro autista, e ci dice che c'è un maschio di leone molto vicino alla pista e ad altre auto. Ci dirigiamo verso la posizione segnalata. Arriviamo sul posto e vediamo altre auto ma non riusciamo a vedere il leone. Ci accorgiamo poi che il leone è preticamente steso all'ombra di una delle auto. Amin riesce ad avvicinarsi, abbiamo il leone praticamente a non più di tre metri di distanza.

Ci chiediamo come mai non abbia paura e si sia avvicinato così tanto. Amin ci spiega che al Ngoro Ngoro, così come nella maggior parte delle aree protette, gli animali sono abituati a vedere le auto e fin quando l'uomo rimane nella sagoma del veicolo, quest'ultimo non viene percepito come una minaccia. Per questo se non ci si sporge molto dal veicolo e si rimane in silenzio, gli animali, in queste zone non scappano. In caso contrario come percepiscono la sagoma dell'uomo scappano o in casi estremi, se si sentono minacciati e non hanno vie di fuga, attaccano.

Soddisfatti di questo regalo che ci ha fatto il Ngoro Ngoro ci avviamo verso l'uscita dal cratere, si è fatta ora, abbiamo molta strada da fare e comunque nel cratere ci ritorneremo per due giorni alla fine del viaggio.

La strada per uscire passa attraverso la Lerai Forest. Un residuo di foresta pluviale impenetrabile che ricopre le pareti interne ed esterne del cratere. Mentre percorriamo la pista avvistiamo anche un branco di babbuini, camminano lungo la strada indifferenti del nostro arrivo. Ci fermiamo per qualche foto al volo e poi ripartiamo.

Il resto del pomeriggio lo passiamo in auto in direzione del lago Ndutu. Le piste che percorriamo son molto polverose. Una polvere finissima che entra dappertutto. Non c'è soluzione per difenderci da lei e ci rassegnamo a conviverci. In alcuni momenti tra i sedili posteriori e gli anteriori sembrava ci fosse nebbia. Dobbiamo tenerci a distanza dala macchina che ci precede altrimenti non si riesce nemmeno a vedere la pista. Tanto per non farci mancare niente c'è ovviamente anche un caldo infernale, si suda e la polvere si impasta con il sudore.

Dopo quattro ore di auto arriviamo a quello che sarà il nostro accampamento per due notti. Si tratta di uno "special-campsite". Non c'è niente. Lo staff ha montato le tende formando un cerchio sotto degli alberi di acacia in mezzo al nulla. Hanno montato un tavolo da campeggio su cui mangiare, hanno montato una rudimentale doccia (20 litri di acqua per 18 persone), hanno montato quello che loro ritengono un bagno di lusso, hanno montato la zona cucina e stanno preparando la cena.

Lo sapevo che sarebbe stata così, e mi stava bene, però stasera una doccia ci voleva. Comunque ci togliamo di dosso il grosso della polvere con le salviette imbevute e ci diamo una sciquata veloce con la poca acqua disponibile. La cena è pronta. Riso, zuppa di verdure, pollo e frutta. Dopo cena facciamo un po di chiacchiere intorno al fuoco. Quello che ti stupisce è il cielo, questo telo blu notte tempestato di stelle che incombe sulle nostre teste sembra cadere da un momento all'altro, poi la stancheza si fa sentire e cominciano le prime defezioni. Dopo poco eravamo tutti nel sacco a pelo. L'escursione termica è notevole, di giorno fa molto caldo, anche trentacinque gradi, di notte si scende anche a dieci-quindici.

Prima di prendere sonno presto attenzione ai rumori della natura, il silenzio. All'improvviso si sente come un profondo, forte e lungo sospiro provenire dal profondo della boscaglia circostante. Ha una tonalità talmente bassa che ti prende allo stomaco. Dalla tenda accanto mi dicono che è il ruggito di un leone. Io immaginavo il ruggito del leone come quello della famosa casa produttrice di film, invece è molto diverso. I ruggiti si susseguono, ho un po di apprensione, ma mi spiegano che sembra vicino però in realtà il ruggito di un leone ha una frequenza talmente bassa che viaggia lontano e che questo potrebbe essere anche ad un chilometro di distanza. Comunque, dicono, che basta rimanere in tenda e si è al sicuro.

Sinceramente non sono molto tranquillo, in Italia non se ne sentono molti di leoni la notte, ma la stanchezza prevale ed in meno di cinque minuti mi addormento.

La mattina sveglia presto come al solito e facciamo colazione. E' ancora buio, prepariamo l'attrezzatura fotografica alla luce delle torce elettriche frontali e poi tutti sulle auto. Per due giorni rimarremo nella zona del lago Ndutu in cerca di animali. Mentre ci avviciniamo al lago ci imbattiamo in grupo di leoni formato da un maschio, tre femmine ed otto cuccioli. Hanno appena finito di mangiare, hanno ancora i musi sporchi di sangue, evidentemente stanotte hanno cacciato.

I leone maschio si distende nell'erba ed aspetta che i primi raggi di sole lo riscaldino. I cuccioli giocano tra di loro, saltano nel fango, corronno nell'erba alta, si fanno agguati, per ora questi sono solo giochi, ma più in là nella vita, imparare bene queste tecniche farà la differenza tra la vita e la morte. Le leonesse incece sono distese al suolo ma rimangono vigili ed alternano la loro attenzione tra i cuccioli e le savana circostante. Si sono fermati a poca distanza da una pozza d'acqua. Noi li abbiamo a non più di quindici metri, aspettiamo un po che il sole sia più alto e cominciamo a fotografare. Sembra di essere in una puntata del National Geographic. Ad un certo punto i cuccioli si avvicinano al maschio adulto uno per volta, l'adulto gli ruggisce contro ed i cuccioli si appiattiscono al suolo come segno di sottomissione.

Appagati da quanto appena visto e fotografato, dopo un pò decidiamo di cambiare zona in cerca del ghepardo. Vaghiamo per la savana in una boscaglia di acacie. Avvistiamo un primo branco di giraffe. A differenza dei leoni queste sono meno confidenti ed appena ci vedono cominciano a correre allontanandosi. Sono sette esemplari e mentre si allontanano correndo mostrano tutta la loro eleganza. Hanno le zampe talmente lunghe che anche quando corrono sembrano andare a rallentatore. Bellissime.

Continuiamo a vagare tra sterminati branchi di gnu e zebre fino all'ora di pranzo, consumiamo velocemente il lunch-box all'ombra di una acacia e poi ancora in auto. Nel pomeriggio troviamo un altra famiglia di leoni con cuccioli. Questa volta riusciamo ad avvicinarci veramente molto. Siamo a non più di tre metri dal maschio adulto. E' molto indifferente alla nostra presenza, così mentre noi siamo con le macchine fotografiche ad aspettare che si giri verso di noi, Amin decide di alzarsi sul tetto dell'auto per attirarne l'attenzione. Lo fa anche troppo, il leone spaventato fa un balzo verso l'auto, ruggisce, ci mostra i denti e ci minaccia. Reazione lecita la sua, io mi sono spaventato per la sua inaspettata reattività, ma mentre stai li a non più di tre metri da lui, mentre ti minaccia con un poderoso ruggito, la cosa che mi ha fatto veramente gelare il sangue è stato incrociare il suo sguardo dritto negli occhi. Lo guardi negli occhi ed immediatamente percepisci tutta la forza della natura, tutto il suo selvaggio e bestiale istinto, uno sguardo che è un misto tra spaventato e minaccioso dal quale traspare tutta la sua aggressività. E' vero, eravamo al sicuro nell'auto, ma un brivido mi ha comunque percorso la schiena.

Si fa tardi ed il sole comincia scendere, ci avviamo verso l'accampamento. Ci diamo una pulita, ceniamo e poi facciamo il bilancio della giornata intorno al fuoco. Qualcuno tira fuori una bottiglia di grappa e tra quetsa e la stanchezza anche stasera arriva il momento di andare a dormire.

Il giorno dopo solita colazione a base di tè caldo e biscotti e sempre alla luce delle torce prepariamo i bagagli. Oggi trascorreremo la mattinata sempre in zona del lago Ndutu, poi nel pomeriggio ci sposteremo verso il Serengeti nella zona del fiume Seronera. I bagagli quindi li ritroveremo stasera al campo tendato al Seronera.

Passiamo dalla pozza d'acqua e troviamo nuovamente la stessa famiglia di leoni. Nel frattempo una macchina ha un problema. Per fortuna gli autisti riescono a risolverlo velocemente e si riparte.

Avvistiamo tre ghepardi che hanno appena cacciato un cucciolo di gnu. Due di loro stanno ancora banchettando mentre il terzo è disteso al sole con la pancia piena. Ci fermiamo ad assistere al banchetto, anche in questo caso siamo molto vicini. Non sembrano essere disturbati dalla nostra presenza e noi scattiamo molte fotografie.

Finito il banchetto si puliscono a vicenda il muso sporco di sangue e poi tutti e tre si allontanano dalla carcassa lasciando i resti agli avvoltoi che erano poco più in là ad aspettare il loro turno.

Noi li lasciamo in pace e riprendiamo a vagare tra gnu, zebre e gazzelle. Avvistiamo altri due ghepardi che sembrano essere in caccia. E' mattina inoltrata è non è l'orario giusto per la caccia dei ghepardi. Quando fa troppo caldo questi animali non possono sostenere a lungo uno sforzo come richiede una caccia. Nonostante ciò questi due sembrano aver puntato uno gnu, preda anche molto grossa per loro.

Decidiamo di tenerci a debita distanza nella speranza di assistere ad una scena di caccia. Dopo aver atteso a lungo invano, dopo un lungo e faticoso avvicinamento dei felini, lo gnu si accorge della loro presenza e scappa. E' andata male sia a noi che ai ghepardi, ma è stato comunque molto bello vederli nel mettere in atto le tattiche di avvicinamento alla preda.

Pranziamo velocemente anche oggi e poi ci dirigiamo verso il Naabi-Gate, porta d'ingresso meridionale del Serengeti.

Il Parco nazionale del Serengeti è una delle più importanti aree naturali protette dell'Africa orientale. Ha una superficie di 14.763 km², e si trova nel nord della Tanzania, nella pianura omonima, tra il lago Vittoria ed il confine con il Kenya. È adiacente al parco Keniota del Masai-Mara e ad altre importanti riserve faunistiche. È stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1981. Il nome del parco, nella lingua delle popolazioni maasai, significa "pianura sconfinata".

La presenza umana nell'area del Serengeti fin da tempi antichissimi è testimoniata da ritrovamenti archeologici di straordinaria importanza; nella pianura del Serengeti si trova il celebre sito di Olduvai, dove sono stati trovati i resti di un ominide risalente a circa 1,5 milioni di anni fa.

La parte meridionale del parco è costituita da vaste praterie aride, interrotte da collinette di roccia granitica spesso circondate da cespugli e alberi, e note localmente come kopjes. Queste piccole formazioni rocciose sono affiorate in seguito all'erosione del terreno circostante da parte degli agenti atmosferici. Procedendo verso nord il paesaggio cambia: la maggiore piovosità, che alimenta anche qualche fiumiciattolo permanente, favorisce la crescita di foreste e la formazione di zone di savana alberata (caratterizzata da boschetti di acacia) e di savana di boscaglia spinosa.

Dopo un pomeriggio in auto attraverso bellissimi paesaggi, arriviamo nella zona del Seronera. Il paesaggio nelle vicinanze del fiume è caratterizzato da boscaglia di acace. Alla luce calda del tramonto scorgiamo in lontananza un branco di elefanti. Abbiamo un permesso fotografico speciale che ci consente in questa zona di uscire dalle piste, ma nonostante questo non possiamo avvicinarci al branco perchè tra noi e loro c'è un piccolo canyon.

Mentre percorriamo la pista in terra battuta incrociamo un altra macchina di turisti. Amin si ferma a scambiare qualche battuta con l'altro autista, sembrano conoscersi bene. Finito lo scambio di battute Amin ripete ..."Wagiù....Wagiù".....capiremo poi che significa leopardo. In pratica l'altro autista gli ha indicato un posto dove è stato avvistato un leopardo che riposa su un albero. Arriviamo sul luogo segnalato, l'albero è un po distante dalla pista ma noi grazie al permesso fotografico riusciamo ad avvicinarci. Il leopardo non è affatto disturbato dalla nostra presenza, ci avviciniamo talmente tanto che gli siamo praticamente sotto, se il leopardo dovesse cadere dall'albero entrerebbe direttamente in auto dal tettuccio aperto. Facciamo di tutto per attirare la sua attenzione ma lui niente, continua a riposare svaccato sul suo bel ramo godendosi il tepore del tramonto.

Il Seronera a detta di molti è il posto dove si hanno maggiori possibilità di avvistare un leopardo. Il suo habitat comune è la savana ma può vivere anche in foreste, deserti e terreni montuosi. Cacciatore solitario e prevalentemente notturno (per questo, difficilissimo da avvistare e filmare). Uccide le sue prede con un poderoso morso al collo, prede che è in grado di trascinare a lungo, grandi e pasanti anche quanto lui (es. gazzelle, o impala..) e di portarle con sè su un albero per mangiarle con tranquillità, senza rischiare di doverle difendere e dover affrontare altri carnivori (es. iene, leoni, o anche grandi uccelli). Raggiunge anche i 90 kg di peso, i 190 cm di lunghezza e gli 80 cm di altezza al garrese.

E' un animale bellissimo, un animale dalla grande eleganza. E' in assoluto il felino più bello che ho mai visto, ha una corporatura molto armoniosa e proporzionata, possente ma non tozzo, agile ma non esile. Ha uno sguardo glaciale.

Facciamo molte foto, poi il sole tramonta e noi ci dirigiamo verso il nostro accampamento. Riuscire ad avvistare un leopardo appena arrivati al seronera non è male. Arriviamo al campo, si tratta di un campeggio un po meglio organizzato (per modo di dire). Ci sono anche altre tende montate. Le nostre sono montate a poca distanza da una semplice struttura che ospita due docce e due bagni. C'è anche un'area coperta adibita al consumo dei pasti. Oltre ad essere coperta è anche chiusa tutto intorno con una rete metallica per evitare che i babbuini ti vengano a rubare il cibo mentre mangi. Il campeggio è situato comunque in una zona aperta a stretto ridosso della boscaglia circostante. Resteremo in questo campeggio tre notti.

Facciamo finalmente una doccia, l'acqua è poca e fredda e bisogna sbrigarsi per lasciarne anche agli altri. Poi ceniamo alla luce di lampade al petrolio e chiediamo ad un autista se ci accompagna in un lodge vicino per acquistare delle birre fredde e qualche coca-cola.

Facciamo come al solito il bilancio della giornata, siamo tutti più o meno soddisfatti. Poi ognuno si dedica alla manutenzione e pulizia dell'attrezzatura fotografica o a fare copie di sicurezza delle foto scattate. Verso le dieci sentiamo il ruggito di un leone provenire dalla boscaglia, non gli diamo molto peso, ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, ma quando uno degli autisti ci raggiunge e ci dice....."ragazzi è meglio se andate a dormire e vi chiudete nelle tende, è appena passata una leonessa nell'accampamento"....un po di apprensione ci ha preso. In realtà i leoni non attaccano l'uomo, appena percepisce la sagoma di una persona, scappa. Di notte però sono spesso a caccia e nel buio potrebbe scambiarti per una preda, per questo all'interno della tenda, pur essendo un debole riparo, sei al sicuro.

La mattina successiva sveglia prestissimo come al solito e saliamo in macchina dirigendoci verso il cuore del Serengeti, esattamente verso la zona del Gol-Kopies. Si tratta di una vasta prateria dove all'improvviso si ergono degli immensi ammassi di granito (kopi). Grazie al permesso fotografico po
DARIOCA
Messaggio: #2
Qualche foto

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 78.3 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 30.5 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 64.1 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 107.3 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 61.1 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 109.9 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 121.8 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 53.4 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 108.5 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 120.8 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 88 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 76.6 KB

IPB Immagine Ingrandimento full detail : 141.8 KB

marce956
Messaggio: #3
Belle, anzi splendide...
Marcello
alexvale
Messaggio: #4
molto molto belle rolleyes.gif mi piacciono molto i ritratti di persone e la foto del leoncino.........non ne sono sicuro ma alcune foto sembra abbiano del micromosso
Stidy
Messaggio: #5
Ciao,
hai fatto un viaggio stupendo e lo hai raccontato molto bene.
In alcuni tratti ho rivissuto un viaggio simile fatto nell'inverno del 2006... esperienza unica.

Foto eccellenti, ritratti e animali ripresi in modo esemplare, i miei complimenti.
alfomos
Messaggio: #6
azz!
COMPLIMENTI. Molto belle, tutte!
Gianni Rossi
Messaggio: #7
Che post, che racconto !!
Mi ci è voluto un pò per leggerlo tutto !!
Credo uno dei più lunghi (se non il più lungo in assoluto) mai scritti !! rolleyes.gif
Complimenti per la pazienza, ma sopratutto per gli ottimi scatti, che attraverso il tuo dttagliatissimo racconto, si possono gustare in modo completo !!

Bel viaggio, grazie per averlo condiviso con noi !!

Ciao

Gianni
maso74
Messaggio: #8
Ciao. Mi sono stampato il racconto, appena ho tempo me lo leggo per bene e con calma. Qualche tua foto è veramente notevole. Complimenti, mi sono visto anche quelle del link.
Sarò lì a fine giugno, non vedo l'ora... Se avessi qualche dubbio ti posso contattare?

Massimiliano
DARIOCA
Messaggio: #9
Grazie a tutti per il passaggio. E' stato veramente un viaggio fantastico, di quei viaggi che ti fanno guardare le cose da un altra prospettiva.

X maso74

Certo che puoi, se sarò in grado ti darò volentieri delucidazioni. E buon viaggio, vedrai che tornerai diverso wink.gif

 
Discussioni simili Iniziata da Forum Risposte Ultimo messaggio