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SiDiQ
Messaggio: #1
Ciao a tutti,
ho intenzione di approffondire l'uso e le conoscenze riguardo questa modalità d'esposizione. Vi sarei molto grato se poteste condividere con me la vostra esperinza, link a siti web con teorie, nominativi di libri, interventi, esempi, etc. etc.

Vi ringrazio anticipatamente.
Silverio
ryo
Nikonista
Messaggio: #2
Per me quella spot è "l'esposizione", l'unica che utilizzo.
Un esposimetro tende sempre a darti le indicazioni corrette per riprodurre un soggetto come un tono medio (grigio kodak al 18%), anche se questo, nella realtà (o anche nella realtà del momento, cioè con quel tipo di illuminazione), non corrisponde esattamente al tono medio.
Io adotto, per ogni tipo di ripresa, le basi del sistema zonale di Adams (trattate in modo esaustivo nel suo libro "Il negativo"). Non potendo gestire il procedimento in maniera completa, poiché le dia me le sviluppa un laboratorio e il b&w, anche se me lo sviluppo e stampo in proprio, non è composto da single lastre, ma da una pellicola da 36 esposizioni, mi limito alla sola fase dello scatto, ma con risultati più che soddisfacenti.
Quando si è in presenza di un soggetto molto chiaro o molto scuro, o anche quando la luce è scarsa e tutto è molto scuro, un esposimetro, anche quello spot, tenderà sempre a riportare tutto ad un tono medio. Quante volte dopo aver scattato una foto in una situazione di semi oscurità ci si è ritrovati con un risultato completamente diverso, cioè tutto ben illuminato... In definitiva, riassumendo all'osso Adams, quello che è fondamentale è conoscere l'esatta latitudine di posa della pellicola (e aggiungo io del sensore).
Stabilito questo, cioè una volta che con vari esperimenti si è giunti a conoscere esattamente il supporto che utilizziamo, si può gestire lo scatto in maniera tale da non aver sorprese al momento che si guarda il risultato finale. Come? Basta PREVISUALIZZARE!!! Cioè determinare a priori come vogliamo che una determinata zona (porzione del campo inquadrato caratterizzata dalla medesima illuminazione e dotata in tutti i suoi punti della medesima capacità di riflessione) venga riprodotta nella foto.
Adams che lavorava con il bw ha ipotizzato una suddivisione in 11 zone possibili dalla 0 alla 10, dove ognuna è caratterizzata dal doppio del valore della precedente (un diaframma di differenza). La latitudine effettiva (utile, cioè in cui è presente, anche se solo leggermente, la trama) di una pellicola generica in bw si estende all'incirca dalla zona 2 alla 8, quella di una dia generica dalla 3 alla 7 o poco meno. Sapendo questo (ogni pellicola e, ritengo, ogni sensore sono da considerarsi casi tipici) è possibile decidere come vogliamo che una determinata zona all'interno del campo inquadrato vanga riprodotta e ciò è possibile appunto usando la lettura spot che, grazie al suo campo così ristretto, è l'unica utilizzabile.
In generale io parto per fare le mie misurazioni o dalla zona che voglio riprodurre come un tono medio, o da quella più chiara in cui voglio che rimanga dettaglio, o da quella più scura. Semplificando al massimo; io misuro in spot sulla zona media, poi misuro sulla zona più chiara e poi su quella più scura su cui voglio che rimanga dettaglio e poi, se queste due, rispetto a quella media, rientrano esattamente in zona rispettivamente 7 e 3 (usando pellicola bw) scatto, altrimenti, cioè nel caso in cui la chiara o la scura dovessero “sforare”, cercherò di scendere a compromessi salvando, a seconda delle volte, le alte luci o le ombre.
Con il tempo diventa automatico riuscire a scattare usando questa tecnica e a secondo del soggetto inquadrato, si può evitare di fare tutte le misurazioni e limitarsi a posizionare solo il grigio, o il bianco, o il nero. L'argomento è lungo, ma molto interessante. La lettura spot è l'unica che consente il controllo della scena, ma bisogna decidere bene dove puntarla, perchè tenderà sempre e solo a darci le indicazioni per riprodurre tutto come un grigio medio.
Ciao
Marcello
SiDiQ
Messaggio: #3
Ryo, innanzitutto ti ringrazio per la risposta.

QUOTE

Per me quella spot è "l'esposizione", l'unica che utilizzo.

Finora ho abusato della matrix ed usato con profitto la ponderata centrale (ritratti bimbi). Per me la spot é una novità, anche se l'avevo già provata senza grande interesse con la coolpix P1. Da quanto ho potuto leggere nei vari forum l'uso della spot dovrebbe portarmi a prendere maggior feeling con la luce e il mezzo a mia disposizione.

QUOTE

Un esposimetro tende sempre a darti le indicazioni corrette per riprodurre un soggetto come un tono medio (grigio kodak al 18%), anche se questo, nella realtà (o anche nella realtà del momento, cioè con quel tipo di illuminazione), non corrisponde esattamente al tono medio.

Questa cosa mi é più dura da capire, correggimi se sbaglio. L'esposimetro prende l'area spot (nella D80 legata alla zona di AF impostata) e ne ricava il valore di luminosità. Ora non so come faccia questo, se sia desaturando i valori RGB del sensore esposimetrico (dovrebbe essere a colori nella D80) o trasformando il dato in LAB e prendendo la luminanza, o in un altro sistema. Letto il valore di luce lo rapporta a quello che si avrebbe da un oggetto che riflette il 18%. Altra difficoltà da comprendere. Il sistema presume che l'oggetto rifletta il 18% di luce e quindi imposta l'esposizione (diaframma/tempo) affinché questa quantità di luce venga registrata al centro del range possibile. Se prendo come esempio la D80 dovrebbe corrispondere a 128 nell'istogramma. Quindi se punto in spot un foglio bianco e scatto, guardando la media di alcuni punti in centro all'area di spot dovrei ottenere il valore 128, sbaglio ? Sequendo la stessa logica se metto in spot un foglio marrone o nero otterró sempre il valore 128 nella zona di spot questo a fronte di un innalzamento del tempo di posa o dell'apertura del diaframma. Sbaglio ?

QUOTE

Adams che lavorava con il bw ha ipotizzato una suddivisione in 11 zone possibili dalla 0 alla 10, dove ognuna è caratterizzata dal doppio del valore della precedente (un diaframma di differenza). La latitudine effettiva (utile, cioè in cui è presente, anche se solo leggermente, la trama) di una pellicola generica in bw si estende all'incirca dalla zona 2 alla 8, quella di una dia generica dalla 3 alla 7 o poco meno. Sapendo questo (ogni pellicola e, ritengo, ogni sensore sono da considerarsi casi tipici) è possibile decidere come vogliamo che una determinata zona all'interno del campo inquadrato vanga riprodotta e ciò è possibile appunto usando la lettura spot che, grazie al suo campo così ristretto, è l'unica utilizzabile.

Nella D80 (uso solo raw) vi dovrebbero essere 12 bit e quindi 12 step di luce. In realtà gli step utili sono molto meno (ma non pochi) in quanto i primi 4/5, essendovi pochissimi bit, vengono annullati dal rumore e limati dalla quantizzazione: serie 2^n = 2 4 8 16 32 64 128 256 512 1024 2048. Posso ipotizzare in digitale 7 step ? Diciamo di si, anche se l'ultimo (1024-2048) molto più ricco di dettagli é anche il più difficile da gestire in quanto non potendo fare piena fiduca sull'istogramma on-camera (ricavato dalla JPEG e non dalla RAW) potrebbe facilmente essere sovraesposto. Per sicurezza facciamo 6.7, quindi dalla zona 2 alla 8 o poco meno, potrebbe essere ?

QUOTE

Semplificando al massimo; io misuro in spot sulla zona media, poi misuro sulla zona più chiara e poi su quella più scura su cui voglio che rimanga dettaglio e poi, se queste due, rispetto a quella media, rientrano esattamente in zona rispettivamente 7 e 3 (usando pellicola bw) scatto, altrimenti, cioè nel caso in cui la chiara o la scura dovessero “sforare”, cercherò di scendere a compromessi salvando, a seconda delle volte, le alte luci o le ombre.
Con il tempo diventa automatico riuscire a scattare usando questa tecnica e a secondo del soggetto inquadrato, si può evitare di fare tutte le misurazioni e limitarsi a posizionare solo il grigio, o il bianco, o il nero. L'argomento è lungo, ma molto interessante. La lettura spot è l'unica che consente il controllo della scena, ma bisogna decidere bene dove puntarla, perchè tenderà sempre e solo a darci le indicazioni per riprodurre tutto come un grigio medio.

E qui continuo a non capire. Stamane ho fatto delle prove. Ho inquadrato un paesaggio tenendo a mente dove cadevano le parti più scure e quelle piú chiare. Ho misurato il cielo nel punto più luminoso, 1/1000 e il verde di una pianta per il più scuro 1/60, quindi 5 step (15 scattini di rotellina). Ho poi cercato qualcosa da esporre che mi desse la metà 1/250, lo ho trovato e puntato e scattato ma quando sono andato ad aprirmi la foto era sovraesposta e non di poco. Cosa ho sbagliato ?

Comunque grazie,
cercheró di procurarmi il libro di Adams, ma vale anche per il colore o solo per il bw ?

Ciao
Silverio
ryo
Nikonista
Messaggio: #4
Ciao Silverio, purtroppo per te io non ho una reflex digitale, ma uso solo pellicola, quindi tutto ciò che riguarda sensore, rgb, bit, istogramma, ecc, mi è completamente ignoto. Non potendoti essere di aiuto nel rapportare il tutto alla d80, cercherò di chiarire i concetti generali che valgono per tutti gli esposimetri di tutte le fotocamere. Tutti gli esposimetri vedono in b&w, o meglio in grigio al 18%. Questo perché il grigio al 18% è il valore che riflette esattamente una via di mezzo tra il bianco e il nero. Per parlare di esposimetri è necessario distinguere tra i due tipi esistenti, quello usato dalle fotocamere (a luce riflessa) e quello normalmente usato dagli esposimetri esterni (a luce incidentale). Il primo consiglia quale coppia tempo diaframma usare per riprendere una scena basandosi sulla quantità di luce che viene riflessa dal soggetto. Il secondo, invece, fa la stessa cosa del primo, ma basandosi sulla luce che cade sul soggetto. Il primo, naturalmente, risentirà moltissimo del “colore” di cui è fatto l’oggetto che è soggetto della foto. I colori (e qui sarebbe necessario fare una spiegazione per chiarire da cosa sono prodotti), per non parlare delle diverse superfici (metalliche, riflettenti, opache, ecc), riflettono un quantitativo di luce che può essere uguale, minore o maggiore di quello che ricevono.
Prova a piazzare alla luce diretta del sole due cartoncini, uno bianco e uno nero e guarda come quello bianco quasi accechi per quanto riflette e come invece, quello nero,non risenta tanto della luce diretta. Adesso ti darò dei valori che nulla hanno di scientifico, ma che servono solo a rendere tutto più chiaro: l’intensità della luce che tocca i cartoncini è la stessa e quindi le assegno un valore di 50, quella riflessa dal bianco ha una intensità superiore, quindi diciamo che avrà un valore di 100, al contrario quella riflessa dal cartoncino nero avrà un valore più basso, quindi diciamo 25. In conclusione esponendo sul bianco, la macchina che legge la luce riflessa sarà ingannata dall’alta capacità di riflettere del bianco, quindi, leggendo un valore 100 tenderà a sottoesporre di un valore rispetto alla reale luminosità che ricordiamo è 50. Viceversa esponendo sul nero, l’esposimetro tenderà a sovresporre di un valore. Tra i due estremi c’è il grigio al 18% che,colpito dalla luce del sole,riflette esattamente il valore 50, ottenendo così l’esposizione corretta.
Il tuo errore di esposizione, presumo sia dovuto ad una non corretta valutazione del “bianco e del nero” all’interno dell’inquadratura.Dando per buona la tua analisi sulla latitudine di posa del sensore, prova a esporre su di un soggetto molto scuro sul quale vuoi che si legga la trama e posizionalo poi nella zona 2,5 (del sistema zonale), cioè sottoesponendo rispetto alle indicazioni dell’esposimetro di due stop e mezzo e valuta tutto il resto di conseguenza.
Gli errori si commettono perché è difficile, all’inizio, valutare esattamente le zone. Cerca su wikipedia “Sistema zonale” (giusto per averne una piccolissima idea) e poi prova ad andare sul sito nadir.it e leggiti nella sezione tecnica i seguenti articoli:
Misurare la luce.
Esporre da maestri.
La mia opinione sul sistema zonale.
Un esercizio di visualizzazione.
Sistema zonale in digitale.

Spero di esserti stato di aiuto e mi auguro che qualcuno più esperto di digitale di me intervenga per chiarire i tuoi dubbi.
SiDiQ
Messaggio: #5
ryo ti ringrazio del tempo e delle preziose indicazioni che mi hai dato.

Ho trovato una spiegazione tecnica al concetto del 18% (o 12.8%) che vorrei condividere con altri, quindi allego PDF.

Ora mi leggerò quanto da te suggerito, faro alcuni esperimenti e ti farò sapere. L'idea di diventare pieno regista della fase di composizione/esposizione mi piace sempre più.

Grazie ancora,
Silverio.
File allegati
File Allegato  Exposure_Calibration.pdf ( 159.02k ) Numero di download: 153
 
enrico
Messaggio: #6
Caro Ryo,
qualche doverosa precisazione, in pieno spirito di amicizia e di simpatia:

QUOTE(ryo @ Apr 23 2007, 08:35 PM) *

Tutti gli esposimetri vedono in b&w, o meglio in grigio al 18%


Non è proprio così. Purtroppo, i diversi elementi sensibili che costituiscono il cuore degli esposimetri, hanno diverse sensibilità spettrali. A questo proposito, allego un diagramma con in ascissa le lunghezze d'onda della radiazione luminosa (colore) ed in ordinata le relative sensibilità per diversi tipi di sensori esposimetrici. La cosa si complica perchè l'andamento della sensibilità spettrale è distribuita diversamente per la retina e per le pellicole ed i sensori. Non per nulla, per esposizioni di precisione, si fa ricorso ad un cartonsino "grigio", cioè senza dominanti cromatiche. Sai bene, vista la tua esperienza col sistema zonale, che fare una misurazione spot su di un campo d'erba verde o, pegggio ancora, sui petali rossi di un papavero, può portare a delle sorprese.

QUOTE

Il primo, naturalmente, risentirà moltissimo del “colore” di cui è fatto l’oggetto che è soggetto della foto.


E qui condivido, anche se il fatto non dipende da una caratteristica intrinseca ai colori ma dalla sensibilità spettrale degli esposimetri e delle pellicole, come già detto.

QUOTE

I colori ...... riflettono un quantitativo di luce che può essere uguale, minore o maggiore di quello che ricevono.


Uguale è difficile, maggiore poi è impossibile, a meno che non vogliamo mettere in discussione il principio di conservazione dell'energia.
D'altra parte, la "riflettanza" è il rapporto fra la luce riflessa e la luce incidente, ed è sempre minore di 1.

All'amico che ha aperto il topic (ed a chiunque altro fosse interessato) posso inviare in privato un articolo che ho scritto anni fa sulla rivista Tutti Fotografi di cui sono stato collaboratore redazionale.

Un saluto e buoni scatti.
ENrico

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
SiDiQ
Messaggio: #7
QUOTE(enrico @ Apr 25 2007, 01:39 PM) *

All'amico che ha aperto il topic (ed a chiunque altro fosse interessato) posso inviare in privato un articolo che ho scritto anni fa sulla rivista Tutti Fotografi di cui sono stato collaboratore redazionale.

Enrico ti ringrazio di aver partecipato al thread e se voi mandarmi l'articolo non so come ringraziarti (mandami pure il link in PM, oppure ti invio la mia email privata).
Una cosa non la ho capita e se la sai ti sarei grato della conferma.

Da quanto ho capito l'esposimetro D80 è di tipo RGB formato da 420 segmenti che cadono in precise posizione dell'inquadratura. Quindi vede i colori e penso sia questo che permetta la funzionalità Matrix 3D a colori (3D grazie all'informazione di distanza proveniente da obiettivi CPU).

Ora non ho capito se interpreta i colori solo in matrix o in spot lavora solo sulla luminosità. Mi sono letto (e con questo non significa che ho compreso appieno) alcuni articoli sul sistema di Ansel Adams in cui si precisa che scattando in digitale a colori alcune zone cambiano di livello in base al colore prevalente.

Più vado avanti e più mi sembra che la cosa sia complicata, ma non desisto.
ryo
Nikonista
Messaggio: #8
Ciao Enrico, grazie di essere intervenuto e di essere stato così gentile da condividere la tua esperienza con Silverio. Quello che dici, naturalmente, è giustissimo. Ho letto il tuo articolo del Giugno dell'1981 da te inserito sul forum in allegato ad una discussione con Lambretta e, a suo tempo, l'ho salvato sul mio pc (ho controllato proprio adesso e ho notato che è ancora disponibile). Come hai intuito, ho solo cercato di dare un'idea del concetto ed ho esplicitamente dichiarato "ti darò dei valori che nulla hanno di scientifico, ma che servono solo a rendere tutto più chiaro".
"Sai bene, vista la tua esperienza col sistema zonale, che fare una misurazione spot su di un campo d'erba verde o, peggio ancora, sui petali rossi di un papavero, può portare a delle sorprese", non hai idea di quante volte abbia avuto delle "sorprese" in passato, adesso, finalmente, non sbaglio più nel valutare una situazione e anche se pecco in altro, le mie esposizioni sono sempre accuratissime e i risultati che ottengo dopo lo sviluppo sono sempre quelli che avevo previsto. Il mio intento era solo quello di indurre Silverio ad approfondire l'argomento prima di avventurarsi con l'esposizione spot poiché, ripeto, "bisogna decidere bene dove puntarla" per evitare sorprese.
Buoni scatti anche a te
un saluto

Marcello
enrico
Messaggio: #9
Ciao Marcello,
ho apprezzato molto la tua disponibilità a mettere la tua esperienza a disposizione dell'amico Saverio a cui dico di farne tesoro. Le mie, come hai dimostrato di aver compreso, erano solo delle puntualizzazioni che miravano a far maggior chiarezza.
Saverio,
non ricordo il link dove ho postato in passato l'articolo, link di cui si è invece ricordato Marcello. Se mi mandi il tuo indirizzo in MP te lo spedisco.
Per quanto riguarda quello che mi chiedi, so quello che si legge sui libri e sui depliant delle macchine e nulla di più. Però posso fare delle congetture a rigore di logica (da prendere col beneficio d'inventario).
Nelle digitali, le informazioni sull'esposizione vengono prese dallo stesso sensore che si occupa di registrare l'immagine. Come sai, il sensore si compone di tanti elementi (photosite) ciascuno sovrastato da una lentina di colore verde o rosso o blu, secondo lo schema Bayer (le lentine verdi sono in quantità doppia rispetto alle altre due).
Nella misurazione matrix, vengono analizzate le misurazioni sia di luminanza che di crominanza. Quelle di crominanza (colore) derivano dall'analisi dei rapporti fra i segnali provenienti dagli elementi resi sensibili al verde, al rosso ed al blu; quelle di luminanza (intensità luminosa), dall'integrazione del livello del segnale sugli elementi dei tre tipi. L'esposizione dovrebbe basarsi sui valori di luminanza. Nel matrix quelli di crominanza servono, credo, ad evitare errori dovuti, ad esempio, alla presenza di un colore dominante. E' un esame della scena "intelligente". Come sai infatti, le informazioni vengono comparate con un nutrito database e viene calcolata l'esposizione più adatta (o con più alta probabilità di esserlo).
Immagino che nella misurazione ponderata centrale e, più ancora in quella spot, le indicazioni siano sulla sola luminanza, che è quella che determina la quantità di elettroni liberati all'interno di ciascun photosite e quindi all'intensità del segnale.
Per fare ulteriori considerazioni, più attinenti alla pratica che alla teoria, posso dirti che il sistema zonale, appannaggio dei fotografi più evoluti, serve sia per determinare l'esposizione corretta (in funzione delle intenzioni del fotografo), sia per valutare il contrasto della scena. Questa metodologia è più legata al sistema pellicola che al digitale (non sto dicendo che per il digitale è inutile). Ti spiego perché.
Ansel Adams utilizzava il sistema zonale agendo sull'insieme pellicola-sviluppo. Agiva quindi sia sull'esposizione che sulla durata dello sviluppo per ottenere una opportuna estensione di annerimenti, in risposta all'estensione di luminanze della scena ripresa. Inoltre, il risultato di una esposizione con la pellicola, lo si conosce solo dopo lo sviluppo. Ancora, fare molti scatti con la pellicola è costoso.
Col digitale gli scatti non costano, occupano solo spazio sulla card. Si può scattare e controllare subito il risultato sul monitor e, meglio, controllare l'istogramma che è davvero un prezioso alleato. Anche il bracketing non costa nulla se non spazio. Si può scattare in raw, anche se il raw non è la bacchetta magica ed una esposizione sbagliata non sempre si può recuperare. Il sistema zonale conserva in ogni caso un elevato valore didattico.
Quando usare allora il sistema di misurazione spot?
Quando vogliamo valutare il contrasto della scena e quando il soggetto occupa una piccola parte dell'inquadratura ed ha una luminosità molto diversa dal contesto. Immagina una scena in strada ripresa attraverso un portone da un interno scuro.
Un saluto a tutti e due.
ENrico

enrico
Messaggio: #10
Ho appena ritrovato fra i meandri del mio disco rigido, una prova fatta per testare il sensore della mia D200. Saverio, potresti ripetere la prova con la tua macchina.
Lo scopo:
il comportamento della pellicola è descritto dalla sua curva caratteristica, che mette in corrispondenza i diversi valori di esposizione con gli annerimenti. Ho voluto traciare una "curva caratteristica" per il sensore della mia macchina per valutarne la gamma dinamica che è in grado di registrare. E' un concetto legato al sistema zonale.
La procedura:
ho fotografato una superficie neutra (macchina su cavalletto ed obiettivo fuori fuoco) secondo le indicazioni dell'esposimetro e sottoesponendo e sovraesponendo di uno stop alla volta (ma puoi procedere anche di mezzo o di un terzo di stop).
Con Photoshop ho poi misurato il valore di luminosità del centro di ogni fotogramma e ne ho disegnato il grafico che vedi.
Il tratto rettilineo si estende per circa 5 stop.
Ho poi ritagliato dei rettangoli da ogni fotogramma e li ho allineati uno dopo l'altro.
Posso così determinare, facendo misurazioni spot sulle diverse zone dell'immagine e dopo aver deciso quale rendere con un tono medio, quali zone si fonderanno in un bianco puro e quali annegheranno nello stesso nero.
Quello che con la pellicola si può però fare aumentando o diminuendo il tempo di sviluppo, col digitale lo si può fare mediante i programmi di fotoritocco. E poi esiste l'HDR.
Ciao
Enrico
File allegati
File Allegato  curva_sensore_D200.pdf ( 15.32k ) Numero di download: 99
 
ryo
Nikonista
Messaggio: #11
Ciao Enrico, il tuo utilissimo link è ancora presente in una vecchia discussione intitolata "Misurazioni Esposimetriche, Prove , esempi , lavorare sul campo".
Ciao
Marcello
SiDiQ
Messaggio: #12
Ad Enrico, Ryo o chiunque sappia darmi utili indicazioni.

Da prove fatte questo fine settimana per utilizzare profiquamente la spot e il sistema zonale bisogna avere una buona conoscenza anche della latitudine di posta (gamma dinamica in digitale) della propria fotocamera.

Ho letto alcuni articoli, tra cui questo, in cui spiega come ricavare la curva della propria macchina usando il cartoncino grigio e successivi campionamenti dello stesso a step d'esposizione. Lo stesso Enrico ha menzionato un test eseguito (mi sembra) allo stesso modo con cui ha recuperato la curva della sua D200.

Ora, io non possiedo il fantomatico cartoncino ma mi chiedevo se potessi usare un comune foglio bianco.

Da quanto ho capito l'esposimentro in spot non può far altro che rilevare una quantità di luce che gli arriva (in LUX per esempio). Una volta rilevato il valore di luce esso regola l'esposizione (tempo/diaframma) affinché quel determinato valore di "luce" cada nella posizione centrale dell'istogramma. Quindi in realtà non dovrebbe importare da che oggetto arrivi, cartoncino grigio, grigetto, bianco o nero tanto lui legge solo il valore di luce e ne ricava il tempo/diaframma utile affinché quella determinata luce nel tempo di esposizione "imprima" il sensore al 50% del valore.

Sbaglio tutto ? Mi correggete x favore ?
Grazie.
enrico
Messaggio: #13
Si, puoi usare anche un cartoncino bianco, come mi sembra abbia detto in precedenza Ryo, l'esposimetro imposta dei valori che riportano il livello di luminosità ad un grigio 18%. Pertanto, in teoria, qualunque sia la riflettanza della superficie, ti verrà resa con lo stesso tono di grigio sul negativo. Se la superficie che sceglierai per le tue prove non è perfettamente uniforme, usa una esposizione ponderata centrale anzichè la spot e sfuoca leggermente.
Per completare l'argomento del cartoncino grigio 18% come ausilio nella misura dell'esposizione, molti (come il mio) hanno una faccia bianca. Questa la si usa in luce scarsa.
L'uso di un cartoncino grigio con riflettanza 18% con un esposimetro a luce riflessa per calcolare l'esposizione di una scena, corrisponde, in un certo senso, ad effettuare una lettura a luce incidente.
Tieni conto che, se usi una superficie bianca, questa riflette in media circa l'80 - 90 % della luce che riceve. Siccome 90 diviso 18 fa 5, questo vuol dire che leggeremo un valore di luminosità 5 volte maggiore di quello di cui tener conto. Un rapporto di luminosità pari a 5 corrisponde a poco più di due stop. Due stop corrispondono ad un rapporto di luminosità di 4 (due alla seconda), mentre tre stop corrispondono ad un rapporto di luminosità pari ad 8 (due alla terza). Per convertire un rapporto di luminosità in valori di stop, basta calcolarne il logaritmo in base 2: il logaritmo in base 2 di 5 è 2,32: quindi occorre diminuire l'esposizione letta sul cartoncino bianco di 2 stop più un terzo di stop. Fare la lettura su di un cartoncino grigio, corrisponde, come già detto, ad una lettura per luce incidente. Nel caso di riproduzioni di soggetti piani (riproduzioni di documenti, di disegni, quadri ecc) il cartoncino grigio deve essere parallelo all'originale da fotografare, altrimenti darebbe indicazioni errate ("legge del coseno o di Lambert"). Per soggetti tridimensionali, il cartoncino va rivolto a metà fra la direzione della sorgente di luce e la macchina.
Un altro metodo, alternativo a quello zonale, è quello dell'estrapolazione del tono medio. Si esegue una lettura sulla zona più scura ed una su quella più chiara dell'immagine (escludendo le luci speculari). Si usa un valore medio. Per fare un esempio: ad 1/60 di secondo, la lettura sulle ombre dà un diaframma f/2; quella sulle luci dà f/16. Questo significa che c'è una differenza di 6 stop, pari ad un rapporto di luminosità di 64 (2 elevato alla 6 fa 64). A metà strada fra diaframma 2 e diaframma 16 c'è il diaframma 5,6 che è quello che imposteremo (se manteniamo il tempo di posa ad 1/60). Sarebbe errato fare una media aritmetica che darebbe invece: (2 + 16) / 2 = 9. Il contrasto di una scena normale è di circa 7 stop, pari ad un rapporto di luminosità di 1 a 128. Se la scena ha un contrasto eccessivo, potrebbe essere impossibile rendere fedelmente tutti i toni. A quel punto conviene decidere cosa sacrificare, se le ombre o le luci. Si potrebbe anche abbassare il contrasto (per esempio in un ritratto in controluce) schiarendo le ombre con un pannello riflettente o con il flash.
Un saluto
Enrico
 
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