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Fotografia Professionale Di Viaggio
per chi lavora o vorebbe lavorare in questo settore
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photosintesi
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Messaggio: #1
Sono un nikonista NPS, Ho pubblicato questo articolo sulla sezione fotografia de LA STAMPA. Chi ha tempo di leggerlo può andare a www.lastampa.it/fotografia oppure qui sotto ciao. Franco Barbagallo
www.francobarbagallo.it
Fotografie di viaggio? Per chi?
Nella mia ultra venticinquennale carriera ,svolta unicamente nel settore del reportage geoografico, naturalistico e di viaggio lavorando principalmente per Airone, Tuttoturismo e Panorama Travel., sono passato dall’età d’oro di questo tipo di fotografia, al baratro che sembra si sia ormai aperto di fronte questa esaltante specialità che, con il foto giornalismo, sta diventando sempre più quella “dell’essere e non dell’avere”. Da quei tempi magici, quando si partiva per Airone fino alle riserve dell’estremo oriente sovietico con dietro Fulco Pratesi come giornalista, il traduttore e un budget per affittare anche un elicottero, si pagavano i modelli escursionisti dei servizi di itinerario 100 euro al giorno, si tornava in redazione e si facevano le proiezioni dei servizi con direttore, foto editor, art director giornalista e fotografo per impostare la pubblicazione del servizio, si è lentamene passati alla situazione odierna: Tuttoturismo è morto, Gente Viaggi idem, l’Airone in edicola non ha nulla a che vedere con quello vero e Giorgio Mondadori si starà rivoltando nella tomba vedendo cosa è diventata quella sua straordinaria rivista che doveva e poteva essere tenuta in vita cambiandola totalmente ma non in questo modo. Panorama Travel che produce in proprio abbastanza poco, ultimamente, con Dove che ha ristretto i compensi. Gli editori italiani di libri fotografici (tranne la benemerita Edizioni White Star, che è stata sull’orlo del fallimento ma non perchè i suoi libri non vendessero) fanno ormai pochissimo in questo settore perchè è molto ma molto più semplice e facile comprare i libri realizzati da editori stranieri con fotografi stranieri che non sono affatto più bravi degli italiani (anzi, sono convinto che se un super fotografo del National avesse a disposizone i tempi, i budget di spesa e le situazioni al contorno che ci ritroviamo noi italiani in un assignment, tornerebbe indietro senza il servizio. Come sono certo che se un bravo italiano avesse quel tipo di organizzazione, tempo e budget alle spalle tornerebbe indietro con un lavoro fatto magari anche meglio perchè chi è abituato a mangiare pane e cipolla, se gli danno un piatto di tagliatelle asciuga con un pezzo di pane anche l’ultima molecola di sugo). Allora la domanda è” per chi si fanno e si faranno le fotografie di viaggio in Italia?” Non parliamo neanche di reportage geografico perchè non ci sono più riviste del settore. Come si farà a “non dover cambiare mestiere”? Personalmente io non avrei proprio nessuna voglia, semprechè ci si possa poi riuscire, di andare a guadagnarmi da vivere andando in giro a fare foto pubblcitarie, still life, company profiles e, orrore degli orrori, MODA! Con tutto il rispetto per questo settori della fotografia, dove –secondo me essenzialmente per il denaro che circola- operano professionisti assolutamente straordinari. Per me fare fotografia, fino a quando riuscirò a continuare a farlo, vuol dire solo reportage geografico, di natura, di viaggio, fotogiornalismo (che io non quasi mai fatto)...lo sport mi affascina anche ma gli spazi sono anche peggiori dell’editoria di viaggio.
Osservando il panorama italiano attuale la situazione poi sembrerebbe addirittura senza speranza per i nuovi che volessero intraprendere questa carriera: a mala pena i super collaudati ed esperti riescono ancora a lavorare e le nuove leve o i non già affermati non vengono nemmeno ricevuti nelle redazioni. Stà finendo in Italia un mestiere? Forse si. Chi lo ha ucciso? Molti mi dicono internet. Io non la penso così. Intanto il web potrebbe essere un mezzo per ampliare i propri orizzonti , trovare nuovi mercati e nuove collaborazioni anche grazie alla vendita on line sia attraverso agenzie veramente specializzate ( che però vogliono solo fotografie top), attraverso l’unione di più fotografi in una loro piccola agenzia super specializzata per aumentare l’offerta complessiva dei servizi prodotti e suddividere anche la mole di lavoro di marketing, P.R., pre e post produzione che richiede questo mestiere . Io stesso avrei in mente di fare ciò e mi riprometto di contattare qualche collega che conosco bene (qualcuno bravo di voi potrebbe essere interessato?). Io una soluzione parziale l’ho trovata diventando editore di me stesso. Mi sono iscritto al’albo degli editori e mi sto mettendo a fare i libri che gli editori italiani non mi permettono di fare. Ho cominciato con uno ed è andata piuttosto bene e ne sto preparando un secondo, più impegnativo. È molto difficile ma non impossibile. Anche in questo settore del libro fotografico d’autore, i bravi fotografi e i bravi giornalisti dovrebbero consorziarsi, unire le risorse, le conoscenze, gli agganci per trovare sponsorizzazioni, i capitali, le garanzie per ottenere i prestiti dalla banche per finanziare un progetto. Il fotografo di una volta era un individualista: oggi l’individualismo è veramene conroproducente, deleterio, ne sono assolutamene convinto (tranne che come alcuni, non si abbia alle spalle fortune familiari che rendono tutto facile anche in tempi difficili) Questo perchè realizzare il meglio oggi costa sempre di più e si sono anche ridotti i margini offerti da compagnie aeree uffici del turismo per ospitalità gratuite che solo in pochi oggi si riesce ad ottenere e con sempre meno servizi a disposizione. Da se non si potrà mai certo fare una rivista di turismo fatta finalmente bene. Quelle attuali secondo me sono totalmente superate, dovrebbero esser rivoluzionate nei contenuti ma anche dal punto di vista dei messaggi pubblicitari. Personalmente saprei anche come fare qualcosa di diverso e rivoluzionario ma dove si trova un editore disposto a metterci dei soldi? impossibile oggi o quasi. Mi sono poi sempre domandato perchè, che io sappia, non c’è mai stato un direttore di giornale di questo tipo che provenisse dalla fotografia, visto che proprio la fotografia è sempre ciò che veramente conta... ma nelle riviste addirittura anche la figura del photo editor è quasi scomparsa. Chi fa questo mestiere spesso ha un passato in fotografia assolutamnte risibile, sarebbe al massimo un ricercatore iconografico, spesso è lo stesso grafico o art director che sceglie le foto da pubblicare (come se poi fosse solo questo il lavoro di foto editor, un signor mestiere potendolo fare bene: io ho iniziato afarlo alla White Star e ci tornerei). Dopo queste riflessioni pensate e scritte a ruota libera penso che il futuro possa ancora esistere solo per quegli irriducibili, come me, che impareranno anche a collaborare con giornalisti e fotografi di pari esperienza e professionalità per fare il più cose possibili insieme, oltre che nell’editoria pura, anche sfruttando le possibilità del web, della mostra finalizzata a vendere belle immagini come si fa in alri paesi, nel realizzare progetti su carta e multimediali di alto contenuto , sperando che qualche cosa di nuovo, per miracolo, appaia all’orizonte dell’editoria italiana. Utopia? Forse si, forse no. Io mi sto dando da fare perchè non debba poi dire “non ci ho nemmeno provato”. Chiunque voglia approfondire il discorso, dirmi la sua, conoscersi , abbia voglia di mettersi insieme, se animati dalla stessa volontà di far sopravvivere questo che reputo la “quintessenza del fare il mestiere di fotografo”(con tutto il rispetto per chi fa altro, lo ribadisco) , può contattarmi quando vuole, sono in sede per qualche settimana. Ciao.

furio4luglio
Messaggio: #2
Condivido quello che scrivi. Il problema è che la rete ha rivoluzionato il mondo della stampa. I quotidiani e i settimanali, da quanto posso leggere su dati dell'ordine dei giornalisti, stanno soffrendo il più forte calo di diffusione (venduto). Il pubblico, soprattutto sotto i 40 anni, oramai si rivolge alla rete come al più comodo ed attendibile (anche se non sempre) produttore di notizie e di immagini fotografiche e video. E' una tendenza ineluttabile che io, peraltro, giudico anche positiva. Il problema - grosso, grossissimo - è che la rete, almeno per il momento, non produce reddito per la maggior parte dei contenuti (testi e immagini), perché è nata come strumento offerto gratis. Oggi la maggior parte delle fotografie dei professionisti che passano per la rete possono essere tranquillamente copiate e diffuse senza pagare alcun compenso. E credo che sarà così anche in futuro. Ovvio che la crisi della stampa coinvolga anche il settore delle riviste di turismo e viaggi, oltre che tutti gli altri settimanali. Trent'anni fa, acquistavo Epoca e Tempo, soprattutto per i grandi reportages fotografici, poi Gente viaggi per ammirare i posti esotici. Oggi, con Internet, posso avere tutto a disposizione, anche i reportages di grandissimi autori, con un click. Consorziare i fotogiornalisti sarebbe utile ma sono abbastanza scettico sul fatto che cambino mentalità da un anno all'altro. Grandi e gloriose agenzie stanno per chiudere (come Grazia Neri). Non sottovalutare l'impatto che sul mercato stanno producendo i siti di stock, che vendono senza esclusiva: esiziale per la fotografia professionale. Probabilmente, entro dieci anni, nulla sarà come è adesso nel mondo della comunicazione e, sinceramente, non so se esisterà ancora una categoria che potrà definirsi "fotografo professionista" (almeno nel campo del giornalismo). Ma spero di sbagliarmi. Saluti.
PAS
Messaggio: #3
Argomento complesso, come ugualmente molteplici e complesse sono le cause che stanno modificando profondamente l’ambito della fotografia professionale di viaggio e di fotoreportage.
Ci spostiamo a parlarne in Temi di Photo Culture, sezione più pertinente.
A presto
Valerio
 
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