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Fotogiornalismo: fatti e misfatti
(Era "Robert Capa")...
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_Nico_
Messaggio: #76
QUOTE(__Claudio__ @ Apr 2 2005, 04:20 PM)
E chi lo dice che la resistenza spagnola aveva ragione? Questo è uno dei punti di vista possibili, non il solo punto di vista.
Naturalmente non è il solo punto di vista, caro Claudio, ma non si trattava di "resistenza spagnola", bensì dell'esercito che rispondeva agli ordini del governo legittimamente eletto dagli Spagnoli nel corso di libere elezioni. Ma quel governo non piaceva a Francisco Franco...
Luca Moi
Messaggio: #77
QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 2 2005, 12:35 PM)
E' un bel po' che seguo la discussione e devo constatare, con rammarico, che la posizione di fotografia come testimonianza reale e fedele di quanto si è visto senza interpretazioni è in netta minoranza.
*



Beh Cristiano, anche io auspico la massima fedeltà possibile nel riportare le notizie, sia da parte dei giornalisti che dei fotografi, ma bisogna anche rendersi conto dei limiti della fotografia.
Una fotografia può essere testimone fedele della realtà, ma quella stessa realtà non è in grado di raccontarla, da sola.
La fotografia può raccontarti qualcosa solo se tu hai già le basi culturali per capire quello che essa ti mostra, altrimenti può addirittura farti credere il contrario.
Immagina ad esempio di vedere la foto di un uomo in manette, disperato, davanti au un giudice: che cosa puoi capire tu da quella foto, perfettamente impersonale? Assolutamente niente, potrebbe essere un innocente accusato ingiustamente oppure un gerarca nazista a Norimberga.
La fotografia di reportage, perchè di questo stiamo parlando, manterrà sempre una importantissima componente di interpretazione, sia da parte del fotografo che decide cosa fotografare e come, sia di chi poi guarda quella fotografia e la interpreta secondo la sua cultura e la sua sensibilità.
sergiobutta
Messaggio: #78
QUOTE(abumail @ Apr 3 2005, 02:12 PM)
Ho letto le ultime dopo aver mandato la mia letterina, di cui sopra.
Penso che tutte le posizioni espresse fino ad ora siano condivisibili, ma chiedo a Sergio, come pensi sia possibile che un fotografo solo perché è nel posto giusto al momento giusto, non possa dirsi completamente responsabile della propria foto?
Come si spiegherebbe che a fronte di milioni di fotografi al mondo, solo poche centinaia hanno la capacità di trasmettere significativamente ciò che vedono?
La New York di Wegee è un’altra città da quella ripersa da H.C.B. ma quanti persone fotografano N.Y.?
Penso sia riduttivo dire che essere in certo posto non si possa aggiungere nulla di proprio, si aggiunge sempre qualcosa quando si decide di scattare.

Spero di non essermi intromesso nel forum in modo troppo aggressivo ma vorrei esprimere solo alcune opinioni.
Saluti Giovanni
*


Forse hai interpretato la mia frase in termini molto allargati, mentre io volevo specificare a Cristiano che un reportage, in particolar modo di guerra, non offre neanche il tempo di pensare un'inquadratura per cui non si può scegliere con cura nè il punto di ripresa nè si ha tempo per la composizione. Ecco perchè, la foto di Capa, preparata sulla base di esperienze vissute in precedenza, può essere ritenuta una "bella" fotografia. Credo, invece, che in circostanze, nelle quali vincoli obiettivi (spazio, tempo) impediscono movimenti e ragionamenti, il manico incida poco. Nell'esempio di N.Y. se tu ed io ci fossimo trovati insieme l'11 settembre, con gli stessi mezzi tecnici, uno accanto all'altro, avremmo scattato foto pressocchè uguali.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #79
QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 2 2005, 12:35 PM)
...
Tra chi si adegua ad un sistema che falsa la verità piegandola allo scopo finale e chi approva questa manipolazione della realtà, perchè ciò che conta è il fine, devo dire che è molto spiacevole e sconfortante.
...
Cris
*


Scusa Cristiano,
non vorrei che il mio intervento fosse interpretato nella direzione sbagliata e soprattutto generalizzato.
Come ho detto esplicitamente "io non intendo giudicare, ma solo comprendere meglio" e aggiungo che comprendere non significa automaticamente giustificare.
Quello che Capa(in questa specifica unica situazione) ha fatto, ieri lo avrei condannato senza remore.
Oggi lo vedo come una "anomalia" ma non mi sento per questo preso per i fondelli.
Domani, se qualcuno facesse la stessa cosa, lo condannerei ancora senza pietà.

QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 2 2005, 03:40 PM)
...
La foto giornalistica per me dura un attimo è l'attimo in cui l'evento accade.
...
Cris
*


Pensiero che condivido perfettamente con te.
Quello che forse ci divide è il considerare il fotogiornalismo di allora con gli stessi parametri di oggi.
La tecnologia oggi ti permette di catturare quell'attimo in maniera "relativamente" semplice (se hai voglia di mettere a rischio le chiappe), una volta non era proprio così ... forse il gesto di Capa mi fa "tenerezza", è per questo che oggi non riesco a condannarlo.
Spero di essermi chiarito.

Ciao wink.gif
Angelo
_Nico_
Messaggio: #80
QUOTE(_Nico_ @ Mar 21 2005, 06:16 PM)
Vedo oggi il venerdì di Repubblica della scorsa settimana, e sembrerebbe che l'articolo della Bignardi che ci ha consentito di sviluppare questa discussione sia stato discusso anche in redazione. O forse è solo un caso, ma che strano caso.

L'articolo titola La bandiera che liberò Berlino? Era una tovaglia. L'articolo, di Michele Smargiassi, racconta come costruì alcune sue celebri foto Ananievich Khaldei, «il Bob Capa sovietico», lo definisce letteralmente...  rolleyes.gif
A questo punto non ho più dubbî... Le riflessioni che stiamo sviluppando a partire dalla recensione della mostra di Capa le sta sviluppando anche la redazione de La repubblica. Questa settimana è la volta di Attilio Giordano che sul Venerdì punta il dito sui falsi della storia. E ancora una volta le immagini svolgono un ruolo importante...

L'articolo comincia così: «Nel 1991 la guerra del Golfo si cncluse come un film: l'ambasciata americana a Kuwait City riconquistata da soldati che si calavano dagli elicotteri sul terrazzo dell'edificio. "Esibizione inutile da un punto di vista militare" osserva un'ichiesta dell'European Journalism Observatory /dell'università della Svizzera italiana), "visto che da giorni l'ambasciata era sguarnita e sarebbe stato sufficiente, per prenderne possesso, passare dalla porta principale". Ma quell'immagine, secondo gli studiosi, "serviva a cancellare il ricordo del tragico atterraggio degli elicotteri sull'ambasciata USA di Saigon nel 1975"».

Brevi cassette segnalano alcuni dei più clamorosi falsi. Si comincia dal documento inventato che attribuisce potere temporale alla Chiesa. Un'insinuazione dei soliti comunisti e senza Dio? Ma no, fu dimostrato fosse un falso da Lorenzo Valla e dal vescovo Niccolò da Cusa (a me particolarmente caro) ben cinquecento anni fa...

Si ricorda che il «tradizionale» kilt degli Scozzesi è invenzione abbastanza recente (1707), e per di più d'un Inglese... laugh.gif Che il cerchio di Stonhenge è stato sistemato i primi del Novecento. In questo caso è proprio la fotografia a denudare il falso: un dottorando ha trovato foto che mostrano gli operai mentre tirano su i menhir, che all'epoca erano caduti uno sull'altro...

Tra le ciofeche recenti si segnala la soldatessa Jessica, rientrata dall'Iraq come eroina di guerra, mentre s'era ferita in un incidente e non aveva sparato un colpo. O la foto che divenne l'icona della guerra del Golfo, che ritrae un cormorano tra i flutti di petrolio e catrame. Ma s'è scoperto che in quella zona non vive quella specie di cormorani, e che probabilmente la foto risale alla guerra Iran-Iraq del 1983.

Ancora, protagonisti i media visivi, il massacro di Timisoara. Si mostrarono immagini cruente di corpi sventrati, bruciati, frutto -si disse allora- della repressione selvaggia del servizio segreteo romeno. Invece si trattava di gente comune, morta in ospedale. Ma gli amici del dittatopre poterono incolpare lui e poterono giustiziarlo. E adesso governano...

Taccio per brevità tutti gli altri casi, che spaziano com'è ovvio sull'arco di secoli. Dopo avervi accennato queste notizie, spero di riprendere la riflessione tra non molto.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #81
QUOTE(_Nico_ @ Apr 4 2005, 12:24 AM)
QUOTE(__Claudio__ @ Apr 2 2005, 04:20 PM)
E chi lo dice che la resistenza spagnola aveva ragione? Questo è uno dei punti di vista possibili, non il solo punto di vista.
Naturalmente non è il solo punto di vista, caro Claudio, ma non si trattava di "resistenza spagnola", bensì dell'esercito che rispondeva agli ordini del governo legittimamente eletto dagli Spagnoli nel corso di libere elezioni. Ma quel governo non piaceva a Francisco Franco...
*



ohmy.gif Nico!!!!!!!!! Tu quoque! laugh.gif

La mia era solo una provocazione! Pensavo fosse chiaro! wink.gif
_Nico_
Messaggio: #82
Ehm, sorry, excusez-moi... unsure.gif

Mi sembrava strano, Claudio, ma ci sono cascato in pieno, brutto disgraziato! laugh.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #83
QUOTE(_Nico_ @ Apr 4 2005, 04:51 PM)
Ehm, sorry, excusez-moi... unsure.gif

Mi sembrava strano, Claudio, ma ci sono cascato in pieno, brutto disgraziato! laugh.gif
*



laugh.gif ....... messicano.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #84
Nella risposta prendo un po' quà e un po' là...
QUOTE
Se pensiamo e accettiamo che la foto sia una rappresentazione fedele della realtà mettiamo in crisi il valore dell’artista (non tutti lo sono ma pensiamo di si)

E' questo uno dei nodi principali che vedo... io non so chi è artista e chi non lo è, non ho la capacità per giudicarlo, ed infatti non mi permetto di criticare l'arte, nella fotografia mi limito a comprendere o non comprendere il significato di ciò che vedo. Ma la definizione stessa di reporter, ma ancor più di fotogiornalista, è a mio modo di vedere, distante anni luce dall'artista. Per far capire, un poema di Dante io lo reputo una forma d'arte e me ne gusto l'aspetto piacevole, un linguista o un letterato ne comprenderanno aspetti di cui io non ho idea. Un articolo che mi parla di una qualunque guerra, o un libro che mi parla dei comportamenti di un popolo, vorrei che avesse una visione di cronaca o antropologica (rispettivamente) di ciò che vede. Ovviamente esso introdurrà delle deformazioni, date dal punto di vista dell'autore, ma queste deformazioni non devono essere coscienti nell'autore, devono nascere dal sentire non dal calcolo. Una testimonainza partecipata di un evento. Non pretendo l'essere robot del fotografo, ma neanche l'essere asservito del fotografo o peggio la volontà di asservire all'idea. Questo reputo creazione falsa, se il fotografo è testimone dell'evento e ne vuole sottolineare ciò che lo ha colpito, nel momento in cui non c'è tempo per pensare, come dice Sergio, allora io so che l'immagine non dirà il vero, ma solo ciò che ha sentito chi scatta e null'altro voglio dal fotografo. Ma se per leggittimare la posizione antiguerra io creo una immagine,non solo, ma cosa più grave LA SPACCIO PER EVENTO ACCADUTO, io non faccio molto differenza dalla Donazione famosa che cita Nico. Che sia leggittima la posizione del potere temporale della chiesa era per l'epoca ovvio, ma qualcuno voleva vedere perchè era leggittimo. Così un anonimo monaco si mette a scrivere un documento che afferma il passaggio di poteri dall'imperatore Costantino ai Papi e lo spaccia come autentico redatto all'epoca. Servirà un Valla tra mille difficoltà per dimostrare che quell'evento riportato non è un evento, non è mai stato. Ciò dimostrato nella storia quel documento è risultato come un falso, come un ombra per la chiesa, non certo come una libera interpretazione di un artista della lingua, per quanto potesse essere eccezionale il modo in cui è scritto. E oggi Valla lo si ringrazia per aver dato il via allo studio della filologia dei documenti, non certo lo si accusa di aver complottato per far cadere la chiesa o il valore della scrittura.
E poco se ne discosta la foto di Capa e le foto sue pari. Esiste un documento che attribuisce ai Papi il potere temporale sugli Stati della Chiesa, ma non è quello.
Che i falsi esistano è chiaro, non sono così ingenuo da non saperlo, ma che l'importante della testimonianza è il fine a cui porta non lo trovo corretto.
E quindi c'è da vedere se il fotogiornalista e/o il giornalista debba testimoniare o inventare per ottenere un fine. Mi sembra evidente come la vedo.

QUOTE
“La Fotografia diventa allora per me un medium bizzarro, una nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo: un’allucinazione in un certo senso temperata, modesta, divisa (da una parte <<non è qui>>, dall’altra <<però ciò è effettivamente stato>>): immagine folle, velata di reale

Purtroppo come tutte le citazioni andrebbero contestualizzate, perchè da questa frase io potrei trarne esattamente la mia posizione, ma un altro potrebbe trarne una completamente diversa.

QUOTE
Una fotografia può essere testimone fedele della realtà, ma quella stessa realtà non è in grado di raccontarla, da sola.

Ne sono perfettamente cosciente. I miei studi tendono infatti a ricostruire la realtà il più simile possibile alla verità, quindi ne sono perfettamente cosciente. ma la foto di Capa (e simili) storicamente non ha valore, non mostra nulla... quindi ripeto a che scopo fare la fatica di andare a fare una foto di un uomo che fa finta di morire su un prato in Spagna?! e perchè poi spacciarla come testimonianza di un evento?! Credo che chi andò in Spagna e chi ancora parte dovrebbe partire con l'animo di essere gli occhi del mondo, non di andare a fare un videogame

QUOTE
La fotografia può raccontarti qualcosa solo se tu hai già le basi culturali per capire quello che essa ti mostra, altrimenti può addirittura farti credere il contrario.
Immagina ad esempio di vedere la foto di un uomo in manette, disperato, davanti au un giudice: che cosa puoi capire tu da quella foto, perfettamente impersonale? Assolutamente niente, potrebbe essere un innocente accusato ingiustamente oppure un gerarca nazista a Norimberga.

Infatti è per questo che io voglio che la foto mi testimoni quello che vede, perchè si possa comprendere approfondendo. il manico sta nel far capire che quello è un gerarca o un prete nelle carceri di Castro. Ma se quello non è né un gerarca né un prete, ma un fruttivendolo vestito con gli abiti della festa in maschera ad un finto processo, non posso reputarla una foto di fotogiornalismo. Lo potrei fare se la titolassi "fruttivendolo che ricorda Norimberga", ma non è "gerarca nazista al processo di Norimberga". Il messaggio è lo stesso anzi forse quella al fruttivendolo viene meglio, ma lui non è un gerarca e il fotografo non ha fatto una foto a Norimberga. A pare mio, però spacciandole per vere queste foto, si ottiene il contratto con Life.

QUOTE
La fotografia di reportage, perchè di questo stiamo parlando, manterrà sempre una importantissima componente di interpretazione, sia da parte del fotografo che decide cosa fotografare e come, sia di chi poi guarda quella fotografia e la interpreta secondo la sua cultura e la sua sensibilità.

Certamente ed è proprio quello che voglio, il fotografo decide cosa e come... non QUANDO.

QUOTE
Credo, invece, che in circostanze, nelle quali vincoli obiettivi (spazio, tempo) impediscono movimenti e ragionamenti, il manico incida poco


Per i motivi che ho detto prima non concordo, io non credo che stando a New York, intorno le torri gemelle sarei riuscito a fare la foto di Natchwey in merito.

QUOTE
Quello che forse ci divide è il considerare il fotogiornalismo di allora con gli stessi parametri di oggi.


Non credo. Io accetto il concetto più volte dettomi di considerare il fotogiornalismo di allora diversamente da quello di oggi, ma non ritengo quello fotogiornalismo. Capa (e compagnia) non ha raccontato un fatto in quella foto, se l'è inventato. e questo non è questione di mezzi tecnici, ma di onestà intellettuale. Avrei preferito una orrenda foto mossa (come del resto sono molte dello sbarco in Normandia) di un fatto vero, che una perfetta foto di un fatto falso.

Cris
Francesco T
Messaggio: #85
A questa interessante discussione, arrivo con una domanda.
Relativamente alla foto da reportage, sia esso di guerra o di quotidiana normalità, oggi per vederla ci arriviamo tramite giornali, riviste o libri. Più raramente attraverso una personale. Ciò premesso, mi chiedo: quanto vale il contesto intorno alla fotografia? Esempio: quanto vale il qutodiano, la sua linea editoriale, la sua storia, la sua valenza, nell' espressione complessiva del nostro giudizio?
Ovvero può sembrarci una foto più vera perchè pubblicata da X anzichè Y?

Qual è la relazione tra i soggetti che percepiscono la realtà, sia come singoli che come comunità, la realtà stessa e le fotografie che la rappresentano?

Spero di essere stato chiaro...

Saluti.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #86
Moltissimo purtroppo!
Spesso il giornale su cui viene pubblicato è considerato ( a volte a ragione, a volte a torto) più o meno affidabile di un altro nel riportare le notizie.
Del resto visto quanto prima detto sulle falsificazioni delle foto e sulla logica redazionale, come si potrebbe sapere la veridicità di una foto o di una testimonianza qualunque? Si va a fiducia sulla storia della testata
Cris
_Nico_
Messaggio: #87
Un altro mito che crolla... blink.gif Avete presente il bacio di Doisneau?

user posted image

Siamo alle solite... laugh.gif Ecco stralci da un articolo in rete di Repubblica:

È probabilmente - secondo gli esperti - una delle tre foto più celebri in assoluto, accanto a quella di Alberto Korda che coglie lo sguardo del Che, finito su milioni di poster e magliette, e a quella di Robert Capa che fissa la morte del miliziano in Spagna. Ritenuta per anni uno scatto spontaneo di Doisneau, osservatore attento della vita quotidiana parigina del secondo dopoguerra, "Il bacio dell'Hotel de Ville" è invece stato costruito ad un tavolino di un bar, come lo stesso maestro ha poi successivamente rivelato. "Era l'inizio dell'inverno, ed io e Jacques eravamo seduti al caffè Villars - racconta Francoise - e ci stavamo baciando. Eravamo insieme da qualche mese. Doisneau ci ha visti, e ci ha chiesto di farlo davanti ad una macchina fotografica. Così siamo andati in giro per Parigi con lui. I baci sono stati numerosi e in più angoli della città. Anche quello davanti all'Hotel de Ville è stato ripetuto più di una volta". "Comunque era molto piacevole", dice ora Francoise, sorridendo.

Così è nato il Bacio dell'Hotel de Ville. Più di una coppia - all'inizio degli anni '90, quando la commercializzazione del poster avviata nel 1986 si era già rivelata un successo straordinario con 410.000 esemplari venduti - ha cercato di accreditarsi come i due amanti della foto, probabilmente anche in buona fede. Come se baciarsi camminando, davanti all'Hotel de Ville, fosse cosa non rara. A troncare le voci fu nel '92 lo stesso Doisneau, rivelando quello che fino allora non si sapeva, e cioè che la foto non era un attimo irripetibile, non era stata catturata all'insaputa dei due amanti, ma costruita. "Non avrei mai potuto fare - disse il fotografo - uno scatto del genere, perché raramente chi si bacia in mezzo alla strada è una coppia legittima". A quel punto è venuta fuori Francoise, cognome da ragazza Delebart, che nel frattempo aveva sposato un regista, Alain Bornet. Non aveva detto niente fino ad allora, perché riteneva che il fotografo volesse che si credesse alla spontaneità dell'immagine. "Sono andata da Doisneau - racconta - e gli ho fatto vedere l'originale della foto, firmata sul retro proprio da lui. E l'ha riconosciuto". E così il mistero del Bacio dell'Hotel de Ville si è dissolto. L'originale della foto - della prima tiratura del 1950 Doisneau non ne fece più di una decina - è stimata dalla casa d'aste Artcurial 15.000-20.000 euro. Sarà battuta dal 22 al 25 aprile all'Hotel Dassault, vicino agli Champs Elysees.

Francesco T
Messaggio: #88
Nico grazie del contributo.

In effetti, semplificando un pò, quello che dà fastidio è l' inganno.
Cioè, nulla toglie alla bellezza dello scatto ma, se avessi (-mo?) saputo di come è stato fatto, ovvero preparato, lo avremmo giudicato diversamente?
Ovviamente una risposta oggi è superflua, però...

Però allargando un pò il discorso, vorrei far notare come siamo sempre più portati a credere che la verità sia sinonimo di spontaneità.
Anche nei discorsi, nel parlare tra le persone, siamo soliti dire che una persona è sincera perchè spontanea. Infatti in nome di questa spontaneità, siamo disposti ad accettare anche qualche espressione colorita.
Non appena ascoltiamo parole diverse dal nostro solito vocabolario, non appena leggiamo frasi correttamente costruite, pensiamo a qualcosa di costruito apposta, cioè premeditato, cioè opportunistico.
Bene, accingendo a esperienze e lavori di psicologia, possiamo arrivare a dire che anche questo è un mito da sfatare.
Il punto di partenza rimane quindi la verità. Con noi stessi, innanzitutto.

Saluti.
Giuliano_TS
Messaggio: #89
QUOTE
tre foto più celebri in assoluto, accanto a quella di Alberto Korda che coglie lo sguardo del Che, finito su milioni di poster e magliette, e a quella di Robert Capa che fissa la morte del miliziano in Spagna

Che sono divenute famose, e rispolverate ancor oggi, per la loro forza ed utilità propagandistica!
Provate ad immaginare se analoghe foto avrebbero avuto tanto successo se fatte sul fronte opposto. Sarebbero state subito dimenticate e dell'autore si sarebbe dimenticato anche il nome, poichè colpito da "damnatio memoriae".
Qui la fotografia c'entra poco, trattasi di propaganda.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #90
Ueh Nico hai deciso di deprimermi fino in fondo?! tongue.gif
Continua ad essere estremamente triste la questione. Soprattutto dopo che uno si sente un fotografo di serie B perchè non riesce ad avere quella capacità di cogliere l'attimo e poi queste pietre angolari della fotografia, fatta da fotografi che solo il nominarli ti porta a deferenza, non sono che banalissime costruzioni.
mad.gif
Grazie ugualmente Nico
Cris
elwood67
Messaggio: #91
Proprio stamattina ho letto quell'articolo e mi sarebbe piaciuto aprire un 3d dedicato ad esso: possibile che ognuno di noi (come dice giustamente Cristiano) cerchi di fare un certo tipo di foto in maniera spontanea (e qualcuno ci riesce pure! o qualcuno particolarmente timido manco ci si mette) mentre UNA DELLE TRE FOTO più famose della storia si scopre essere stata pensata a tavolino? mad.gif

Anche una delle altre tre (quella della morte del miliziano in Spagna di Robert Capa) è stata più volte messa in discussione in quanto "studiata" se non falsa! blink.gif

A questo punto che dire? hmmm.gif

Senza fare i nomi (per non rischiare di dimenticarne qualcuno) diciamo che in questo nostro forum ci sono persone che riescono a fare foto STUPENDE, CERCATE ma SPONTANEE mentre alcuni dei mostri sacri della fotografia facevano solamente delle ISTANTANEE? blink.gif

A sto punto non è vero che nella "street" ci vuole occhio e c..o basta portarsi appresso qualche comparsa... wink.gif

Stefano
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #92
hmmm.gif ... in effetti un po' di depressione viene ...
Tutto il lavoro di chi si fa in 4 per "cogliere l'attimo" viene molto svilito da queste notizie ...

Caro Nico,
aspetto con ansia, ma senza fretta, il giorno in cui ci confermerai che queste sono definitivamente ritenute foto false blink.gif (insieme a "tutte" le altre).
A quel punto non ci scandalizzeremo più di nulla (credo) ...

Ciao wink.gif
Angelo
_Nico_
Messaggio: #93
No Angelo, non intervengo per segnalare che anche quelle foto sono costruite... smile.gif
L'ipotesi che si sia trattato d'una messinscena gira da un po', e ci han girato anche un film. Né scrivo per deprimere ulteriormente Cristiano... smile.gif

Scrivo per sottolineare quale ruolo svolga la parola nella foto documentaria. In altre parole -un po' secche- la foto documentaria risulta zoppa senza didascalia. Quasi sempre.

Ho dato un'occhiata ai premi per il fotogiornalismo mondiale nell'apposita pagina del World Press Photo of the Year 2004, e direi che non riesco a trovare una sola foto che possa fare a meno della didascalia.

Inevitabile che i premi finiscano per essere collegati con gli eventi più significativi dell'anno: la guerra in Iraq, lo tsunami in estremo oriente, il massacro nella scuola di Beslan e, per lo sport, le Olimpiadi. La foto che ha ricevuto il primo premio è probabilmente una delle decine di migliaia scattate dopo lo tsunami. Superfluo aggiungere che senza la didascalia 'vediamo' solamente una donna disperata, abbigliata alla maniera indiana, vicina a un corpo disteso...

La terza premiata ritrae inequivocabilmente un salvataggio in mare, ma anche in questo caso non potremmo cogliere il dramma dell'emigrazione clandestina senza la didascalia...

Forse l'unica che collegheremmo allo tsunami anche senza didascalia è questa. Ma solo perché abbiamo visto altre foto del genere, e sicuramente il palazzo sullo sfondo desterebbe in noi diversi dubbî: non potrebbe trattarsi d'un cataclisma avvenuto in un'altra parte del mondo, per esempio in medio oriente?

Segnalo di sfuggita Natchwey, la sua impeccabile composizione che sembra voler trasformare il singolo dramma in un'icona universale del dolore.

Tornando alla funzione della didascalia, è scontato che la scelta delle parole sia decisiva nell'influenzare la 'lettura' della foto. Questa foto, a esempio, non avrebbe alcuna rilevanza documentaria senza la didascalia, e francamente si fatica a considerarla un'immagine fotogiornalistica in senso stretto.

In questo caso è proprio la didascalia a creare l'evento. Due domande d'obbligo: è sensato che abbia vinto il primo premio di categoria (Peoples in the news - Stories)? Avrebbe vinto questo premio senza la didascalia -e senza la testata (Life...)? Domande retoriche: se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso.

Chiudo qui, ma attendo le vostre considerazioni... smile.gif
nuvolarossa
Messaggio: #94
blink.gif
Non avevo visto l'ultima foto che hai citato....
Non credo veramente che meriti il premio, ma non credo che meriti neanche il premio di un concorso fotografico di paese, cosa che sarebbe successa se a scattarla fossi stato io o tu.... Ma qui, si sa, il nome e la testata contano, così come contano le didascalie.... Così una foto che non comunica, non è bella esteticamente, non rispetta nessuna delle regole della composizione e neanche le infrange vince un importantissimo premio....
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #95
Sono perfettamente d'accordo con te Nico. Certe foto non meritano affatto i riconoscimenti che hanno e di queste ne abbiamo esempi a non finire. La didascalia, molto spesso non può essere sciolta dalla foto a cui è collegata e, a mio parere, questa è una enorme pecca del fotografo che l'ha scattata. Ovviamente per inquadrare una foto nel suo preciso contesto occorre una vasta cultura, credo che anche tu possa confermare che molti quadri, tecnica a parte, possono avere valore documentaristico, solo e unicamente se si inquadrano in un dato contesto storico. Quindi se determinati quadri non sono letti da persone che hanno una cultura ampia probabilmente non si riuscirebbe a riconoscere o inquadrare il soggetto. Sicuramente, il world press photo per le edizioni che ho visto, è enormemente influenzato dal sentire comune, ciò che tutti ricordano e questo va a danno di quanti si occupano di cose molto meno conosciute e pur tuttavia tragiche o esaltanti. E' una pecca che ho notato spesso. E' pur vero che altre foto sono state ben premiate, a parer mio il secondo posto, e non è la foto che manca di significato è la mai ignoranza che non mi permette di sapere cosa c'è ad Haiti. Il massimo sarebbe riuscire ad inquadrare da un solo scatto, luogo, tempo, fatto e far percepire il futuro dell'evento. Il secondo premio mostar una enormità di cose e potrebbe essere senza didascalia. Si vede un ragazzo che, dallo sguardo, sta RUBANDO qualcosa, un pezzo di carne, quindi dall'ambiente intorno e dal gesto si deduce, che è un paese povero e che lui ha fame e sta attento a che non gli venga rubato. Dove? Guardando dietro si scorge l'insegna Haiti Terminal. Si vedono macerie e segni di casse spaccate, porte divelte. Qundi? Quindi è un saccheggio di un giovane ragazzo ad Haiti, ora dovrebbe intervenire la conoscenza per farcelo datare e si intuisce anche un possibile destino di questo ragazzo, che continuerà una vita povera come gli uomini alle sue spalle. La foto è grandiosa, con o senza didascalia. Purtroppo però c'è la tendenza, evidenziata già nelle altre discussioni a appiattirsi sul sentire comune e quindi ha vinto quella che abbiamo visto. In altre pur se si capiscono tante cose, come il terzo classificato, non è possibile localizzarlo con precisione.
Il discorso in fondo, a mio aprere, ruota sempre intorno al fatto se conta più il valore educativo della foto o il valore documentaristico. Io mis chiero per la seconda ipotesi.
Quella di Beslan è una delle tante schifezze fatte nella premiazione. Se non ci fosse stato scritto Beslan, poteva essere tranquillamente la foto di una scuola italiana negli anni 30, se l'avessimo mandata noi, l'avrebbero buttata al secchio, ma siccome c'è scritto Life...
Del resto Nico, sono state trovate anche da noi, giustificazioni a foto false come giuda, solo perchè le aveva fatte Capa... quindi è un male comune.
Cris
photoflavio
Messaggio: #96
QUOTE(_Nico_ @ Apr 16 2005, 11:30 AM)
[...]
In questo caso è proprio la didascalia a creare l'evento. Due domande d'obbligo: è sensato che abbia vinto il primo premio di categoria (Peoples in the news - Stories)? Avrebbe vinto questo premio senza la didascalia -e senza la testata (Life...)? Domande retoriche: se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso.

Chiudo qui, ma attendo le vostre considerazioni... smile.gif
*



Nico,
la tua frase "se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso" mi ha fatto subito tornare alla mente un pensiero che mi accompagna da quando coltivo la passione per la fotografia (ma si tratta di un concetto generico applicabile a qualsiasi altro campo).
Nel caso del Reportage, del Fotogiornalismo, la testata giornalistica ha un peso determinante nel giudizio che la gente (o le giurie) daranno alle immagini pubblicate.
La stessa cosa, nel piccolo, accade in ogni ambiente, sia esso un circolo fotografico, un forum come questo. Ci si conquista una certa fama - o credibilità che dir si voglia - e da qual momento qualunque cosa si faccia è considerata magia pura. Si pubblica una volta su Life - si fa una copertina su una rivista famosa, e da qual momento si diventa dei geni della fotografia. Magari si è trattato solo di pochi scatti fortunati tra migliaia di immagini banali... la vita è fatta anche di occasioni fortunate e/o fortuite.

Diciamolo, anche tra i fotografi affermati in Italia (per non andare lontani) c'è chi vive di rendita. Ogni tanto fa qualche scatto di indubbia bellezza, ma poi può permettersi di inquadrare ed immortalare qualunque cosa che tanto la maggior parte delle persone giudicheranno lo scatto un capolavoro. Vi fa venire in mente qualche fotografo in particolare?

Va bene, lo ammetto... è solo invidia. Forse la "lunga" lettura di tutto il 3d mi ha appassionato troppo e mi sono lasciato trascinare un po' fuori dal discorso iniziale... Forse la triste consapevolezza che lo scatto di Capa, o il bacio di Doisneau... non riuscirei a realizzarli neppure costruendoli come hanno fatto loro! huh.gif

Flavio

_Nico_
Messaggio: #97
QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 16 2005, 12:29 PM)
Quella di Beslan è una delle tante schifezze fatte nella premiazione. Se non ci fosse stato scritto Beslan, poteva essere tranquillamente la foto di una scuola italiana negli anni 30, se l'avessimo mandata noi, l'avrebbero buttata al secchio, ma siccome c'è scritto Life...

Suppongo che tu ti riferisca a questa, e concordo con te. Ma a confronto di questa è un capolavoro, anzi due... smile.gif

Visto che stiamo esprimendo alcune perplessità in merito ai criterî di premiazione, aggiungo anche questa alla vostra attenzione, per sapere se riuscite a capire la ragione di questo primo premio... Anche questo secondo premio mi lascia perplesso. Senza la dicitura «Iraq» nella didascalia, varrebbe poi così tanto?

QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 16 2005, 12:29 PM)
E' pur vero che altre foto sono state ben premiate, a parer mio il secondo posto, e non è la foto che manca di significato è la mai ignoranza che non mi permette di sapere cosa c'è ad Haiti. Il massimo sarebbe riuscire ad inquadrare da un solo scatto, luogo, tempo, fatto e far percepire il futuro dell'evento. Il secondo premio mostar una enormità di cose e potrebbe essere senza didascalia. Si vede un ragazzo che, dallo sguardo, sta RUBANDO qualcosa, un pezzo di carne, quindi dall'ambiente intorno e dal gesto si deduce, che è un paese povero e che lui ha fame e sta attento a che non gli venga rubato. Dove? Guardando dietro si scorge l'insegna Haiti Terminal. Si vedono macerie e segni di casse spaccate, porte divelte. Qundi? Quindi è un saccheggio di un giovane ragazzo ad Haiti, ora dovrebbe intervenire la conoscenza per farcelo datare e si intuisce anche un possibile destino di questo ragazzo, che continuerà una vita povera come gli uomini alle sue spalle. La foto è grandiosa, con o senza didascalia.
M'era sfuggita la scritta, decisiva per contestualizzare il luogo, perciò non ho parlato di quest'immagine, proprio perché mi sembrava mancasse il 'dove'. È come dici tu, si capisce perfettamente cosa sta succedendo, e la scritta consente di capire anche dove...

Sarà anche invidia, quella di Flavio, ma come non dargli ragione? «Nel caso del Reportage, del Fotogiornalismo, la testata giornalistica ha un peso determinante nel giudizio che la gente (o le giurie) daranno alle immagini pubblicate.
La stessa cosa, nel piccolo, accade in ogni ambiente, sia esso un circolo fotografico, un forum come questo. Ci si conquista una certa fama - o credibilità che dir si voglia - e da qual momento qualunque cosa si faccia è considerata magia pura». Quanto scrive Flavio ci potrebbe aiutare a essere meno indulgenti con noi stessi... smile.gif

A questo punto rilancio, dopo la lunga riflessione sul problema della veridicità e l'efficacia del fotoracconto. Scontato che oggi rifiutiamo la propaganda, anche se continua a essere portante nella comunicazione visiva... Scontato che chiediamo dunque onestà intellettuale, e dunque resoconti veritieri.

Vogliamo dunque provare a cercare d'individuare quali criterî possano rendere una foto il meno dipendente possibile dalla parola e dunque dalla didascalia?

Messaggio modificato da _Nico_ il Apr 16 2005, 01:14 PM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #98
Io direi che una singola foto o una serie di foto, che documentano un qualcosa, non devono far altro che rispondere alle domande giornalistiche
"Chi? Cosa? Come? Dove? Quando?" per avere un valore di racconto. Il valore artistico lo lascio invece a chi più esperto di me.
A parer mio il come deve avere duplice valore:
-Come sta accadendo l'evento o come sta facendo la determinata cosa
-ma anche come soggetto e fotografo "compatiscono" (nel senso di provano vicendevolmente sensazioni) il dato evento.
Non necessariamente una singola foto deve rispondere contemporaneamente a tutte le domande, ma sicuramente deve essere privilegiata quella che riesce a rispondere in un singolo scatto.
Se invece per criteri ti riferisci a criteri tecnici, allora non so rispondere, poichè credo che ogni singolo evento è irripetibile; costruire un modello di inquadratura o di stile, sarebbe una generalizzazione artificiosa. Quel che tecnicamente potrebbe essere giudicato è se la data visione fotografica o inquadratura, raggiunge lo scopo di rispondere alle domande suddette nonché alla duplice valenza del "come".
Punto nodale, a mio parere ovviamente, è che il soggetto dello scatto documentaristico sia sempre il "documentato", anche se filtrato tramite gli occhi del "documentatore".
Ho capito l'argomento della riflessione? hmmm.gif
Cris
_Nico_
Messaggio: #99
Sì, hai inteso perfettamente... smile.gif

Non ponevo questioni tecnico-estetiche, ma di metodo. Anch'io ho pensato alle fatidiche e spesso trascurate cinque domande, e mi sembra che le due che più facilmente sfuggono e non sempre siano facili da includere nell'immagine siano il dove e il quando... Ho l'impressione che talvolta anche il come possa risultare di più difficile documentazione, ma potrei sbagliarmi.

Emblematica è proprio quella 'haitiana' di ci si parlava. Senza la scritta sarebbe di difficile ubicazione... Ma d'altra parte non si può pensare che gli eventi accadano in corrispondenza di scritte od oggetti esplicativi (come potrebbero essere il Colosseo, la Tour eiffel, per fare esempî macroscopici).

Messaggio modificato da _Nico_ il Apr 16 2005, 02:06 PM
photoflavio
Messaggio: #100
QUOTE(_Nico_ @ Apr 16 2005, 01:13 PM)
[...]
Vogliamo dunque provare a cercare d'individuare quali criterî possano rendere una foto il meno dipendente possibile dalla parola e dunque dalla didascalia?
*



Nico,
giuro... non saprei rispondere. Ho riletto più volte gli ultimi passaggi, ed ho riguardato "tutte" le immagini della prima pagina da te segnalata, worldpressphoto.nl.
La risposta forse è che la foto giornalistica, chiamiamola così, senza la didascalia non risponde quasi mai alle domande di cui si è parlato (salvo alcuni casi... che so, se fotografo uno schiacciato da un treno e si intravvede il cartello della stazione, la foto mi dice almeno "dove" e "cosa")
Prendi ad esempio questa Foto - potrebbe essere una che è caduta dalle scale, oppure una che ha avuto un frontale con l'auto. Invece si tratta di violenza domestica.
Oppure questa - penserei a tutto tranne che all'Alzheimer.
E questa qui potrebbe essere qualunque scuola di qualunque posto, e non dirmi nulla sotto il profilo emotivo - non trasmettermi nulla. Ma poi leggo la didascalia, ed alla parola Beslan sento il sangue gelarsi nelle vene.
La didascalia è, a mio avviso, superflua nella foto fine a se stessa, nella foto che mi fa vedere un bell'albero - indipendentemente dal contesto, od un bellissimo viso, ovunque sia ripreso.
Questa è una bella ragazza, il ritratto è a mio avviso tecnicamente ineccepibile, ed il fatto di essere scontestualizzato non pesa. Scattata a Parigi, a Roma, poco imposta; resta un bel ritratto che non vuole dire nulla di più.
Questa invece potrebbe essere scattata fuori da uno stadio, ma la didascalia mi chiarisce che si tratta della rivoluzione in Kyrgyzstan.

Proverò a riflettere ancora sulla domanda da te sollevata... hmmm.gif alle prossime.

Flavio



 
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