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Gianni Giansanti
Il rigore giornalistico nel reportage
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Giuseppe78
Messaggio: #26
Secondo me, se si vuol rispettare il rigore del fatto, dell'evento da raccontare nella sua essenzialità non si possono prescindere le qualità tecniche della foto: ossia la foto deve essere oltre che "sensata" a livello di soggetto anche ben realizzata. Non entro nel merito dell'obiezione sul fatto che ci potrebbero essere situazioni in cui lo scatto è talmente preso al volo da non lasciare tempo al fotografo di "meditare" sulle questioni tecniche: ovvio che lo scatto, a quel punto, va oltre l'aspetto meramente tecnico, ma sono casi estremamente rari che esulano di solito da un discorso di un reportage costruito e composto da più foto, a mò di narrazione.

Sono invece propenso a pensare che nell'ambito di un reportage "corposo" ci possa essere spazio anche a "bizzarrie", diciamo così, tecniche, che però possono solo far da contorno e accompagnare un corpus di foto ben più concreto.

Ma nella scelta di pubblicazione delle foto, permettetemi il temrnine, "paracule", quanto influisce la scelta e l'opinione del fotografo e quanto quella dell'editore: magari pesa più il richiamo della vendita che il valore fotografico della foto...
toad
Messaggio: #27
QUOTE
ma sono casi estremamente rari che esulano di solito da un discorso di un reportage costruito e composto da più foto, a mò di narrazione.


Sì, è vero, il mio esempio era un po' al limite.

QUOTE
quanto influisce la scelta e l'opinione del fotografo e quanto quella dell'editore: magari pesa più il richiamo della vendita che il valore fotografico della foto...


Anche questo, purtroppo, è vero. Ma qui, forse, influisce anche la bravura e/o notorietà del fotografo, e riapriamo un vecchio discorso. Agli occhi del "fruitore" comune una foto, un quadro, una poesia, un film, sono belli in quanto tali o solo perché li hanno realizzati i vari...., non facco nomi, meglio.

Toad
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #28
QUOTE(Giuseppe78 @ Aug 4 2005, 07:51 PM)
Ma nella scelta di pubblicazione delle foto, permettetemi il temrnine, "paracule", quanto influisce la scelta e l'opinione del fotografo e quanto quella dell'editore: magari pesa più il richiamo della vendita che il valore fotografico della foto...
*




QUOTE(TOAD @ Aug 4 2005, 08:27 PM)
Anche questo, purtroppo, è vero. Ma qui, forse, influisce anche la bravura e/o notorietà del fotografo, e riapriamo un vecchio discorso. Agli occhi del "fruitore" comune una foto, un quadro, una poesia, un film, sono belli in quanto tali o solo perché li hanno realizzati i vari...., non facco nomi, meglio.

Toad
*



Sono arciconvinto che, con queste due frasi, avete centrato lo stato attuale delle cose. La mia convinzione non discende da esperienza diretta (purtroppo) ma da dal vedere sempre più spesso la pubblicazione di foto, anche nel tempio delle manifestazioni che rigiardano l'argomento: il WPP, di immagini scelte e talvolta premiate, in cui ci si rende conto da subito che quel che si è inseguito, non è la testimonianza ma, e soprattutto, la voglia di stupire con effetti speciali. Certo è, come dice giustamente TOAD, che se un certo tipo di immagine viene presentata da "un nome", avrà più possibilità di pubblicazione anche a parità di validità di reportage. Certo è che, con la quantità enorme di inviati e di free-lance, presenti oggi per ogni dove, ognuno di essi cerca di fare qualcosa di "diverso" per cercare di presentare un prodotto che abbia più possibilità di essere giudicato originale e quindio più possibilità di pubblicazione. Questo è un fatto, umano se volete, ma che fa tendenza.
Questo ci riporta alla domanda iniziale: "la fruizione e la comprensione dell'immagine" da parte di chi guarda. Allo stato attuale vi è un tentativo di cambiamento che va di pari passo con l'evoluzione del gusto dominante. Se il tentativo avrà successo non so ma è certo, secondo me, che comunque il frutto del reportage dovrebbe essere quanto meno chiaro ai più.
Questa mia presa di posizione, se volete, discende dalla convinzione che comunque nel campo dell'informazione, il messaggio DEVE essere comprensibile a quanti più possibile. La criptazione dei significati la vedo più attinente ad altri tipi di fotografia.

Messaggio modificato da __Claudio__ il Aug 5 2005, 08:32 AM
toad
Messaggio: #29
QUOTE
Questa mia presa di posizione, se volete, discende dalla convinzione che comunque nel campo dell'informazione, il messaggio DEVE essere comprensibile a quanti più possibile


Certamente, se appunto parliamo di informazione e non esperimento o ricerca. D'altra parte mi ricordo che qualcuno diceva che il maestro deve insegnare (informare quindi) in funzione dell'ultimo della classe. Il primo ci è già arrivato da solo...

Un caro saluto

Guido
Gennaro Ciavarella
Messaggio: #30
vi ho appena letto

e mi dispiace di non averlo fatto prima

io penso che giansanti abbia ragione se ci riferiamo allo strapotere degli art director nella scelta delle immagini

ma non possiamo negare che l'occhio del fotografo esprime la sua cultura e le sue preferenze

quando per un certo periodo ho fatto qualche reportage (errore di giuìoventù) ricordo che restavo sempre perplesso sulle scelte redazionali soprattutto in campo fotografico il prevalere di foto esasperate perchè "colpivano"

il risultato (mac luhan, si scriverà così, mah) è che tutti gridano e nel rumore sentire i messaggi che contano è difficile (vedi questa discussione che non ho proprio visto)

ma un giornalista deve interpretare anche perchè è lui sulla scena non le direzioni in redazione o gli art director al tavolo luminoso

solo un po' si distingue national geographic che, oltre le foto gridate, mostra tante foto legate al testo in modo univoco

ma il problema c'è ed è innegabile

io faccio fotosub, soprattutto macro, alla fine sono belle foto che non descrivono l'ambiente e che non raccontano le sensazioni

quanti di voi riescono a cogliere il degrado ambientale nelle foto delle riviste che si occupano di ambiente, eppure il degrado c'è, la natura cambia ed in peggio ma non si vede

se è questo quello di cui parla giansanti è innegabile

ma la domanda è puo' una foto da solo raccontare tutto ciò, raccontare le impressioni e le sensazioni, a volte si ma in tanti, troppi casi è estremamente difficile se non legandola ad un testo

non so se sono stato chiaro

mettiamo che si faccia un articolo sulle balene, come manifestare che stanno diminuendo, e lo stesso sulle tigri (su national hanno risolto mostrando foto sui cacciatori di frodo e sui mercati, ma basta? guarda caso giocando sullo sfocato, il mosso, l'oscurità)
toad
Messaggio: #31
QUOTE
ma la domanda è puo' una foto da solo raccontare tutto ciò, raccontare le impressioni e le sensazioni, a volte si ma in tanti, troppi casi è estremamente difficile se non legandola ad un testo


Secondo me, sì, ma non è facile. Ti faccio un esempio che mi aveva colpito molto. Ricorderete il tragico attentato di Madrid dello scorso anno. Molti giornali, tra cui il quotidiano della mia città, misero in prima pagina una foto che riprendeva il cadavere di una ragazza (Isabel, se ricordo bene) in mezzo alle lamiere lacerate del vagone. Scelta forse discutibile, ma secondo me in quella foto c'era tutto: l'orrore, lo sgomento, la rabbia e la pietà. Ed era una foto "semplice", non certo "ad effetto". Tutti gli articoli del giornale stampati intorno a quell'immagine erano un di più. Non ricordo il nome del fotografo, ma quella foto per me è stata emblematica.

Un caro saluto.

Toad
Gennaro Ciavarella
Messaggio: #32
ho visto la foto e quel che dici è innegabile

purtroppo non sempre accade
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #33
QUOTE(gciavarella @ Aug 5 2005, 10:04 AM)

ma la domanda è puo' una foto da solo raccontare tutto ciò, raccontare le impressioni e le sensazioni, a volte si ma in tanti, troppi casi è estremamente difficile se non legandola ad un testo

non so se sono stato chiaro

mettiamo che si faccia un articolo sulle balene, come manifestare che stanno diminuendo, e lo stesso sulle tigri (su national hanno risolto mostrando foto sui cacciatori di frodo e sui mercati, ma basta? guarda caso giocando sullo sfocato, il mosso, l'oscurità)
*



In verità questa domanda ci porta un po' fuori dall'argomento trattato ma valida comunque per ampliare la discussione.
La mia risposta è si, senza dubbio una foto può raccontare da sola tutta una storia. In questo caso si è in presenza del "capolavoro", parola abusatissima non solo su queste pagine ma anche dai critici fotografici, almeno secondo me.
Sto pensando a "Operaio al primo turno" di Don McCullin, o alla foto ormai divenuta icona dei "pompieri che innalzano la bandiera sulle macerie delle Torri, tanto per citarne due dai contenuti e valenze diverse.
Giuseppe78
Messaggio: #34
QUOTE
Sto pensando a "Operaio al primo turno" di Don McCullin


Scusatemi l'utilizzo "personale" della discussione: Claudio, puoi postare un link della foto di McCullin che non ce l'ho presente??

grazie.gif grazie.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #35
Prima di postare quel titolo l'ho cercato ma non sono riuscito a trovarlo unsure.gif ho la foto a casa però biggrin.gif e oggi penso di scannerizzarla e te la farò vedere. wink.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #36
Ciao a tutti,
causa poco tempo mi era sfuggita la discussione, ma stamattina sono riuscito a leggermela per intero
Sono diversi gli argomenti trattati e tutti interessanti.
L'articolo da quanto letto degli estratti gi Giansanti, mi sembra evidente che lui si lamenti della volontaria spettacolarizzazione.
Ogni messaggio "scritto" da una persona non può non contenere un messaggio parziale, ognun di noi adopera una serie di conoscenze pregresse e un proprio linguaggio per esprimere e interpretare ciò che vede, nel caso della fotografia si parlava appunto di scelte di inquadratura etc
Ciò che distingue un buon reportage da uno orientato è la coscienza dell'interpretazione, se io cioè fotografo attribuendo inconsciamente una valenza personale all'immagine oppure vado preconcetto a fotografare non quanto vedo riportandolo (come da termine) , ma ciò che voglio vedere o addirittura attribuisco valore alla mia foto con l'ausilio di ritrovati tecnici alla moda, preferendo l'effetto al messaggio. Se la foto è per necessità storta, sfocata etc, bene; se altresì l'immagine è stata spettacolarizzata si perde il valore dello scatto.Così come mi sembra che Giansanti mostri la tendenza alla scelta di foto, in base alla resa drammatica più che alla documentazione. E' quindi "colpa" degli art-director voler fare un giornale che colpisce più di qanto informa, privilegiando foto spettacolo a foto giornalistiche. Proprio l'altro giorno sentivo la descrizione di real duel di alcuni filmati amatoriali, vi avrei voluto far sentire i toni drammatici con cui descrivevano una caduta di uno sui pattini,si è privilegiato in questo caso nella lingua parlata, il contenuto spettacolare della forzata drammatizzazione al dramma reale, e questo atteggiamento c'è in tantissimi campi. Se la foto è capitata storta, nessun problema, ma se la foto è stata fatta storta o è stata scelta quella storta perchè più spettacolare a scapito di quella informativa, si è perso, a parer mio, il fine ultimo del reportage. Non è quindi tanto la mancata oggettività inconscia, quanto proprio la volontaria spettacolarizzazione che a mio parere Giansanti sottolinea. Per le altre questioni sono variamnte d'accordo con molti dei partecipanti.
Sulla questione regole-non regole, direi con una battuta che basta non fare una regola della non-regola
Cris
Giuseppe78
Messaggio: #37
QUOTE
oggi penso di scannerizzarla e te la farò vedere


grazie.gif
Gennaro Ciavarella
Messaggio: #38
QUOTE(Cristiano Orlando @ Aug 5 2005, 12:22 PM)
Sulla questione regole-non regole, direi con una battuta che basta non fare una regola della non-regola
Cris
*


biggrin.gif

ti quoto in toto ma la tua regola è troppo bella rolleyes.gif
PAS
Messaggio: #39
Interessante 3D che colpevolmente vedo solo ora.

<<La professione di fotoreporter>>
La definizione stessa implica due abilità professionali: appunto quella di fotografare e fare reportage.
Non vorrei essere banale ma se difetta una di queste due abilità, è meglio cambiare mestiere. Detta in altre parole, l’immagine prodotta, oltre che documentare deve essere tecnicamente accettabile, visivamente leggibile, ed esente da aberrazioni intenzionali o casuali che siano.
Fatte salve condizioni operative estreme, ma di questo è già stato detto

Scendendo dal mondo ideale a quello reale una cosa è oggi evidente (almeno dal mio punto di vista): che il fotoreportage soffre ne più ne meno delle stesse distorsioni di cui soffre il giornalismo.
Con una considerazione parallela, quanti sono oggi i giornalisti che fanno realmente informazione (aggiungo non orientata) e quanti invece quelli che cercano a tutti i costi lo scoop o il sensazionalismo?
Temo che il numero dei secondi sia in deciso trend positivo, e non conta se lo stimolo sia personale o dell’editore perché il target è sempre lo stesso: il “il gusto dominante nel mercato dell’informazione”.

Con le regole dello stesso mercato deve confrontarsi anche chi fa fotoreportage.
E qui non mi trovo completamente d’accordo su quanto mi è parso di capire da alcuni vostri post precedenti:
In sintesi: “un fotoreporter deve prima dimostrare le sue due abilità peculiari e solo dopo gli si può perdonare di rompere le regole”.
No! Occorre coerenza nella professione come nella vita e chi decide di rinunciare anche solo momentaneamente ad una integrità tecnica, per seguire o tentare di costruire qualche trend di reportage sensazionalistico producendo immagini fuori dalle minime regole di una fotografia decente ha fatto una scelta: Quella di abbandonare il Fotoreportage e fare un’altra cosa.

Purtroppo questa scelta equivale spesso anche a quella di mangiare bistecche oppure cipolla.

Un caro saluto a tutti e grazie per il contributo ad un 3D tra i più interessanti.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #40
QUOTE(pas4191 @ Aug 5 2005, 02:50 PM)
................................................................................
................................ Occorre coerenza nella professione come nella vita e chi decide di rinunciare anche solo momentaneamente ad una integrità tecnica, per seguire o tentare di costruire qualche trend di reportage sensazionalistico producendo immagini fuori dalle minime regole di una fotografia decente ha fatto una scelta: Quella di abbandonare il Fotoreportage e fare un’altra cosa.

Purtroppo questa scelta equivale spesso anche a quella di mangiare bistecche oppure cipolla.

Un caro saluto a tutti e grazie per il contributo ad un 3D tra i più interessanti.
*



Non so se ho capito bene Valerio, se fosse altrimenti non tener conto di quel che sto per scrivere.
In effetti in questa discussione credo esca la convinzione di un po' tutti, che succeda esattamente il contrario e cioè che alla fine le cipolle se le mangia il reporter e le bistecche chi fa "altro" cerotto.gif
PAS
Messaggio: #41
QUOTE(__Claudio__ @ Aug 5 2005, 04:34 PM)
........alla fine le cipolle se le mangia il reporter e le bistecche chi fa "altro"


Certamente Claudio.
D’altronde quante volte scelte di coerenza ed integrità, fatte contro i gusti dominanti, producono anche un tornaconto economico?

Gennaro Ciavarella
Messaggio: #42
è vero ma a lungo andare non paga

vedi la fine di tante riviste patinate che continuano a perseguire falsi idoli diventando specchietti per le allodole e le cui vendite calano progressivamente

ma questo settore è abbastanza asfittico in italia. chi ricorda i mitici servizi di epoca o de il mondo (anni 70)?
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #43
Purtroppo, data l'età cerotto.gif , li ricordo e anche con nostalgia. Purtroppo però proprio quelle gloriose testate hanno fatto una brutta fine proprio per la mancanza, e scusate se il mio giudizio può sembrare tranchant, per la mancanza di cultura dell'immagine di cui il nostro paese, forse più di altri, è afflitto.
Gennaro Ciavarella
Messaggio: #44
caro claudio ammettere che hai ragione è come darsi un cazzotto sai dove ma la realtà è quella che è
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #45
QUOTE(__Claudio__ @ Aug 5 2005, 07:14 PM)
Purtroppo, data l'età cerotto.gif , li ricordo e anche con nostalgia. Purtroppo però proprio quelle gloriose testate hanno fatto una brutta fine proprio per la mancanza, e scusate se il mio giudizio può sembrare tranchant, per la mancanza di cultura dell'immagine di cui il nostro paese, forse più di altri, è afflitto.
*

A proposito di quelle testate, i reportage erano di decine di pagine, con grandi fotografie, (sempre data l'età biggrin.gif) mi sono rimasti impressi, per esempio, i servizi sui carrarmati sovietici a Praga nel '68, il Biafra, e tanti altri. Ma all'epoca il compito dell'informazione, della comunicazione spettava soprattutto alla stampa e quindi alla Fotografia. Oggi è il mezzo televisivo, internet, a riportarci gli avvenimenti di tutto il mondo in tempi reale. La mole immensa di immagini, (grazie anche alla facilità di produrle) e la velocità e quindi spesso l'approssimazione, per forza di cose, hanno modificato anche il linguaggio (spesso la qualità) non risparmiando, naturalmente, quello fotografico; ecco allora anche qui l'enfasi, la spettacolarizzazione.

un saluto e grazie per l'interessante spunto di riflessione, bella discussione! Pollice.gif

a presto
Bruno

Messaggio modificato da Bruno L il Aug 5 2005, 10:47 PM
PAS
Messaggio: #46
QUOTE(Bruno L @ Aug 5 2005, 11:46 PM)
......ecco allora anche qui l'enfasi, la spettacolarizzazione.


Prendo spunto dall’ultima frase di Bruno per aggiungere un aspetto sempre più evidente nei media attuali: il consumismo dell’informazione.
Notizie ed immagini vengono proposte e bruciate nel giro di breve tempo, con sempre meno possibilità di metabolizzarle e valutarle.
In questo vortice è evidente che ciò che viene proposto deve coprire il precedente e quindi competere con esso in sensazionalismo, se non superarlo.
Ecco che assistiamo all’inflazione dei termini superlativi e degli aggettivi rafforzativi: cado torrido, freddo polare, tutto esaurito,
E l’immagine, come parte integrante dell’informazione, segue ahimè lo stesso iter.



Opsss,
nota a margine:
Dal 3D sono spariti i più giovani e siamo trovati in tre: Claudio, Bruno ed il sottoscritto, quasi coetanei, a fare le stesse considerazioni.
Mio padre buonanima diceva:
c’è un momento nella vita in cui ti accorgerai di non essere più giovane, è quello nel quale proverai gusto nel ricordare il passato e criticare sempre più aspetti del presente.

toad
Messaggio: #47
QUOTE(__Claudio__ @ Aug 5 2005, 07:14 PM)
scusate se il mio giudizio può sembrare tranchant, per la mancanza di cultura dell'immagine di cui il nostro paese, forse più di altri, è afflitto.


Sarà anche tranchant, ma purtroppo, come dice gciavarella, è assolutamente vero.
Sono molti anni che frequento abbastanza la Francia, e devo dire che lì è tutta un'altra cosa. Senza toccare Parigi, in qualunque cittadina di provincia vedi atelier fotografici (non Lab...) e le vetrine delle librerie non mancano mai di qualche libro fotografico, più o meno interessante, ma tutto questo vuol dire che lì la cultura della nostra passione è ben presente.

QUOTE
Notizie ed immagini vengono proposte e bruciate nel giro di breve tempo, con sempre meno possibilità di metabolizzarle e valutarle.


Appunto perché manca la cultura, diversamente si saprebbe scegliere, metabolizzare e valutare con calma cosa che purtroppo con i ritmi di vita attuali (e non solo nelle grandi città) è molto difficile.

Faccio un esempio, riallacciandomi alla Francia e alle librerie che non credo sia O.T.
Pegaso aveva aperto in Sushi una discussione in merito alla biblioteca fotografica che ciascuno di noi possedeva o avrebbe voluto possedere. Abbiamo risposto forse in tre o quattro. Ora ritengo che con un libro fotografico puoi metabolizzare, almeno credo...
Se qualcuno invece dice che ha visto, che gli è parso , che forse tra un mese esce un nuovo obiettivo od un nuovo corpo macchina, il successo del 3D è assicurato!

Semplici constatazioni.

Un caro saluto

Toad



Gennaro Ciavarella
Messaggio: #48
non so se con i miei ormai prossimi 50 mi posso aggiungere a tanta vecchiaia tongue.gif mi piacerebbe.

io sono in una città di 150000 abitanti in cui trovare testi di fotografia se non qualche libro edulcorato è praticamente impossibile ed in cui le mostre di foto non si fanno.

il circolo fotografico locale grazie ad amici ha utilizzato un bar per pubblicizzare gli scatti.

la comprensione della fotografia si limita a quella matrimoniale

insomma un disastro e gli stessi fotografi professionisti fanno poco o niente per migliorare la situazione

ricordo che l'anno scorso a l'estartit, in spagna, l'esposizione di foto era normale, lo stesso accadeva in piccoli paesini greci e croati ignorando quello che ho visto in provenza

ci deve essere qualcosa che ci sfugge e che sfugge al nostro paese, ma vorrei evitare toni apocalittici

voglio solo ricordare che come istruttore di fotosub l'ultimo corso credo di averlo fatto nel 1998 ad un valido coetaneo unsure.gif

di sicuro occorre non demordere e perseverare. il forum a volte è come dice toad ma io ho visto altre discussioni interessanti a volte ripiegate su se stesse come quella sui metodi interpretativi in fotografia o su quali fotografi si ritenesse migliori (o si ammirasse), ricordo quello citato da toad, per cui l'interesse c'è e non può essere altrimenti. passando da word no word al life ed alla comprensione della qualità come asintoto irraggiugibile non si può non legarsi a questi temi.

poco prima di connettermi ho commentato con un amico fotosub (iscritto e non partecipante ahimè) i risultati di una gara del gran premio fipsas di fotosub in cui una delle foto premiate era chiaramente ritoccata (un lion fish in frontale con tutte le pinne dispiegate su un nero che più nero non si può) ed abbiamo commentato che quella era un'immagine non una foto ... ma questo sposterebbe l'argomento.

sicuramente ci sono art director che manipolano, spostano pali, fili e ... fino a quando è leggittimo ed è giusto non comunicarlo, non scriverlo, in altri paesi ho letto di ciò e da noi ...
marcofranceschini
Messaggio: #49
Saluti a tutti
credo che il trend che prevede la spettacolarizzazione di tutto e di più , sia un fenomeno planetario o meglio, prevalentemente occidentale, purtroppo il fast food riguarda non solo l'hamburgher ma anche la stessa civiltà occidentale, in parecchie sue sfaccettature, e la fotografia, anche quando dovrebbe trattarsi di "semplice" informazione, "scarna" cronaca, ne risente...
Mi soffermerei però ,ancora una volta sull'aspetto meramente tecnico, perchè poi alla fine di quello che combina un mediaset qualunque o un rotocalco che produce spazzatura a noi poco interessa...credo che a noi interessi maggiormente avere, nel momento in cui per gioco o per...il forum o per qualunque motivo possibile, ci troviamo a scattare foto con l'idea di costruire un reportage fotogiornalistico , le idee chiare , su cosa è meglio o possibile o corretto fare.
Intanto se non è possibile "studiare" sui libri , cercare di farsi una cultura in rete, andando di tanto in tanto a visitare qualche sito che nasce con il fotogiornalismo...ad esempio il sito dell'agenzia MAGNUM

Vi invito a confrontare le immagni di Eugene Richards pubblicate nel libro Cocaine True Cocaine Blue ,con quelle di Antoine D'Agata nel libro Home Town (attenzione ci sono delle immagini molto forti), poi date un'occhiata a Werner Bischof nel libro "Du" , Europa 1945-1950", infine le immagini di Steve McCurry nel libro South Southeast

le differenze di stile e di impatto sono enormi , ma la sensazione di verità secondo voi dove si coglie maggiormente.... e quindi tornando al nostro piccolo mondo di fotoamatori "evoluti" (chissà che cosa avrebbe pensato Charles Darwin dell'evoluzione del fotografo smile.gif ), voi come affrontereste il tema "reportage fotogiornalistico"?

salut

marco
mmfr
Gennaro Ciavarella
Messaggio: #50
grazie dei link, pieni di fascino e di foto eccellenti, personalmente preferisco Richards, Bishof e McCurry

Bishof è un classico
Richards straordinario
McCurry dimostra che il colore non ha limiti

D'Agata, niente da dire sulle foto, ma manifestano uno stato di disagio a "prescindere", insomma sono disagio generale non so se possono raccontare una situazione, insomma sono foto che prescindono dal luogo geografico

Il topos non appare (anche in qualcuna di Richards accade), ma non è forse questo parte del racconto nel fotogiornalismo?

Per la tua domanda ... cacchio (si può dire?!) che domanda, tocca riflettere

ciao e grazie.gif
 
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