QUOTE(adalleluche @ May 22 2007, 08:50 PM)
Convinto da diversi articoli letti su internet ho adottato da un po' di tempo lo spazio colore ProPhotoRGB per il mio flusso di lavoro, ovvero lo assegno in fase di apertura dei files raw e lo mantengo per i tiff a 16 bit che esporto e postproduco in PS.
...accennava però a danni che le immagini (jpg o tiff) salvate con questo spazio colore subirebbero in caso di modifiche:
Di quali danni si tratta? Il rischio esiste per le immagini salvate ad 8 bit o anche per quelle a 16 bit? Capisco che la questione rischia di diventare squisitamente tecnica, ma mi piacerebbe molto se il discorso potesse essere approfondito.
Ciao
Allora, il problema è sostanzialmente il trattamento di uno spazio colore molto ampio in formati già "tagged" ossia già elaborati su un determinato spazio.
Se si opera in formato RAW in un convertitore, l'assegnazione dello spazio colore e relativa assegnazione valori è un'operazione eseguita a valle della demosaicizzazione pura ed è quindi ininfluente sulla qualità dell'immagine. Passando da uno spazio all'altro nel convertitore RAW (ad esempio in ACR che lo consente "al volo" a differenza di Capture NX) l'istogramma mostrerà i vari clipping in caso vi siano tonalità fuori gamma ma è normale. In questo caso l'ampiezza dello spazio colore è una cosa positiva.
Se invece si opera su spazi colore molto ampi (ProPhotoRGB è uno spazio in grado di contenere realmente le gamme dei sensori) e in formati già elaborati (TIFF/JPEG) si presenta il problema che qualsiasi elaborazione tonale e soprattutto che influenza la gamma cromatica viene eseguita con inevitabili arrotondamenti di algoritmo su valori già "cablati" allo spazio colore finale.
Questo può portare, in certi casi (mica sempre), a ottenere valori che, a causa della maggiore distanza (lo spazio è più ampio) tra le coordinate colore (i valori XY che vedete nei diagrammi a ferro di cavallo degli spazi colore per capirci) della stessa tonalità prima e dopo l'algoritmo potrebbero avere qualche effetto sulla precisione dell'algoritmo e dare risultati con difetti di lieve banding o imprecisione cromatica.
Ovviamente ciò non succede sempre e inoltre dipende molto dal tipo di elaborazione, dalla gamma dell'immagine e dal software usati. Naturalmente inoltre parliamo sia di file a 16 bit (TIFF) e sia a 8 bit (JPEG) e quindi su quelli ad 8 bit il problema è maggiore (uno spazio ampio ha difficoltà di rappresentazione se si ha a disposizione un intervallo di valori R, G e B ridotto).
In definitiva, sembrava la mia un'asserzione molto "critica" ma in realtà non dovete farvene un problema estremo. Solo su colori e tinte molto sature e con elaborazione "spinte" sul colore si possono riscontrare comportamenti inattesi.
In pratica, il punto è che le elaborazioni che influenzano pesantemente la resa colorimetrica (es. il WB e l'esposizione/contrasto) andrebbero fatte il più possibile all'interno del convertitore RAW e gli eventuali ritocchi dei TIFF dovrebbero servire a realizzare effetti e correzioni "locali" e che non modifichino pesantemente la dinamica colore dell'immagine. Ma ovviamente fino alla stampa non si vede il risultato.
Quindi è assolutamente corretto usare ProPhotoRGB se si vuole estrarre il massimo contenuto informativo dall'immagine del sensore.
Un consiglio: se si sa che l'immagine andrà usata specificatamente per prestampa è meglio estrarre dal convertitore RAW anche un TIFF già AdobeRGB, mentre se l'immagine è dedicata ad una periferica sRGB andrà estratta anche un'immagine sRGB. Ossia, assegnare già nel convertitore RAW lo spazio colore che più si avvicina a quello finale (considerando però anche eventuali necessità di fotoritocco) in modo da aumentare la qualità di assegnazione spazio colore in origine.
Spero di aver chiarito meglio la faccenda.
Saluti