Buongiorno a tutti,
da qualche giorno sto approfondendo il funzionamento del sistema Matrix, con la speranza che una migliore conoscenza delle logiche utilizzate possa aiutarmi a sfruttarlo al meglio. Nello specifico io uso oggi una D700 ma credo il discorso possa essere ampliato a tutta la gamma Nikon.
Partiamo dall'inizio: da manuali e varia documentazione Nikon è ben chiaro che il Matrix calcola l'esposizione suddividendo la scena inquadrata in più parti e prendendo in considerazione la luminosità e il contrasto tra le varie zone, la distanza del soggetto (con obiettivi D o successivi) e il colore, e confrontando tutti questi parametri con un ampio database di oltre 30.000 diverse scene il sistema stabilisce una coppia tempo/diaframmi corretta.
Quello che invece non riesco a chiarire, e di cui trovo solo poche e frammentarie informazioni (ma forse non so cercare bene), è se e in caso quanto, pesa il punto di MAF nel sistema Matrix. In sostanza: il punto di messa a fuoco quanto incide nelle decisioni del Matrix? E se così fosse scattare con "messa a fuoco e ricomposizione" sarebbe quanto meno molto rischioso! Ecco quindi la possibilità (almeno sulla D700) di far bloccare l'esposizione contemporaneamente al fuoco (opzione però di default disattivata...). Nella recente documentazione non ho trovato riferimento a questa caratteristica (rilevanza del punto AF nel sistema Matrix), ma qualcosa c'è nel vecchio materiale dell' F5 (Sito Nikon Usa, presentazione F5, oppure F5 metering).
Credo sia un dettaglio anche abbastanza rilevante per meglio comprendere il sistema Matrix e trovare materiale di approfondimento sarebbe cosa utile e interessante. Se qualcuno ha qualche informazione, grazi fin d'ora!
Ciao
Max
Messaggio modificato da maxiclimb il Sep 17 2010, 12:44 PM
da qualche giorno sto approfondendo il funzionamento del sistema Matrix, con la speranza che una migliore conoscenza delle logiche utilizzate possa aiutarmi a sfruttarlo al meglio. Nello specifico io uso oggi una D700 ma credo il discorso possa essere ampliato a tutta la gamma Nikon.
Partiamo dall'inizio: da manuali e varia documentazione Nikon è ben chiaro che il Matrix calcola l'esposizione suddividendo la scena inquadrata in più parti e prendendo in considerazione la luminosità e il contrasto tra le varie zone, la distanza del soggetto (con obiettivi D o successivi) e il colore, e confrontando tutti questi parametri con un ampio database di oltre 30.000 diverse scene il sistema stabilisce una coppia tempo/diaframmi corretta.
Quello che invece non riesco a chiarire, e di cui trovo solo poche e frammentarie informazioni (ma forse non so cercare bene), è se e in caso quanto, pesa il punto di MAF nel sistema Matrix. In sostanza: il punto di messa a fuoco quanto incide nelle decisioni del Matrix? E se così fosse scattare con "messa a fuoco e ricomposizione" sarebbe quanto meno molto rischioso! Ecco quindi la possibilità (almeno sulla D700) di far bloccare l'esposizione contemporaneamente al fuoco (opzione però di default disattivata...). Nella recente documentazione non ho trovato riferimento a questa caratteristica (rilevanza del punto AF nel sistema Matrix), ma qualcosa c'è nel vecchio materiale dell' F5 (Sito Nikon Usa, presentazione F5, oppure F5 metering).
Credo sia un dettaglio anche abbastanza rilevante per meglio comprendere il sistema Matrix e trovare materiale di approfondimento sarebbe cosa utile e interessante. Se qualcuno ha qualche informazione, grazi fin d'ora!
Ciao
Max
Messaggio modificato da maxiclimb il Sep 17 2010, 12:44 PM
QUOTE
Quello che invece non riesco a chiarire, e di cui trovo solo poche e frammentarie informazioni (ma forse non so cercare bene), è se e in caso quanto, pesa il punto di MAF nel sistema Matrix
Pesa, certo che pesa.
Pensa ad esempio di riprendere una scena con il sole al tramonto e vi è un oggetto in primo piano.
Supponi di mettere a fuoco ad infinito e il sole al centro, il sistema matrix capirà benissimo che è un tramonto e esporrà per la luce del sole crendo un perfetto tramonto.
Ora prendi la stessa scena e il sole spostato e metti a fuoco su un soggetto in primo piano a 2 mt da te. Il sistema capirà in tal caso che sei in controluce come prima, ma quello che ti interessa è il soggetto messo a fuoco, per cui espporrà correttamente per il soggetto aprendo anche di 2 o tre diaframmi, rispetto alla foto precedente.
Il sistema matrix considera ovviamente il punto di messa a fuoco, di quanto non lo so perche l'algoritmo di esposizione Matrix non ci e' noto e per certi aspetti non e' nemmeno piu di tanto interessante.
Se ricomponi l'immagine come hai detto tu cambia l'esposizione, ma, giustamente, se la ricomposizione e' piccola non cambiera piu di tanto ...
Unica cosa, il database di foto con cui farebbe il confronto. Non e' che sulla macchina ci son le 3000, o 30.000 foto... ci saraanno decisioni prese in base alla scena inquadrata che si basano su analisi di quel numero di immagini. Computazionalmente sarebbe un po impegnativo fare il confronto scena con un database di fotografie.
Ricorda, cosa non da poco, che l'esposimetro e' a colori!!
Se ricomponi l'immagine come hai detto tu cambia l'esposizione, ma, giustamente, se la ricomposizione e' piccola non cambiera piu di tanto ...
Unica cosa, il database di foto con cui farebbe il confronto. Non e' che sulla macchina ci son le 3000, o 30.000 foto... ci saraanno decisioni prese in base alla scena inquadrata che si basano su analisi di quel numero di immagini. Computazionalmente sarebbe un po impegnativo fare il confronto scena con un database di fotografie.
Ricorda, cosa non da poco, che l'esposimetro e' a colori!!
Il sistema matrix considera ovviamente il punto di messa a fuoco, di quanto non lo so perche l'algoritmo di esposizione Matrix non ci e' noto e per certi aspetti non e' nemmeno piu di tanto interessante.
Se ricomponi l'immagine come hai detto tu cambia l'esposizione, ma, giustamente, se la ricomposizione e' piccola non cambiera piu di tanto ...
Unica cosa, il database di foto con cui farebbe il confronto. Non e' che sulla macchina ci son le 3000, o 30.000 foto... ci saraanno decisioni prese in base alla scena inquadrata che si basano su analisi di quel numero di immagini. Computazionalmente sarebbe un po impegnativo fare il confronto scena con un database di fotografie.
Ricorda, cosa non da poco, che l'esposimetro e' a colori!!
Se ricomponi l'immagine come hai detto tu cambia l'esposizione, ma, giustamente, se la ricomposizione e' piccola non cambiera piu di tanto ...
Unica cosa, il database di foto con cui farebbe il confronto. Non e' che sulla macchina ci son le 3000, o 30.000 foto... ci saraanno decisioni prese in base alla scena inquadrata che si basano su analisi di quel numero di immagini. Computazionalmente sarebbe un po impegnativo fare il confronto scena con un database di fotografie.
Ricorda, cosa non da poco, che l'esposimetro e' a colori!!
Grazie Lutz per il rapido intervento. Insisto con il dire che conoscere meglio il sistema Matrix può senz'altro aiutare, come tutte le cose, ad utilizzarlo meglio. Una ricomposizione può essere anche minima, qualche centimetro, ma sufficiente a creare problemi se si passa ad esempio da un volto in ombra a uno sfondo luminoso (classico esempio di ricomposizione per decentrare il soggetto, prova a farlo in spot ). Il database non è certamente costituito da vere fotografie, ma da parametri connessi a svariate scene con variabili combinazioni di luminosità e contrasto.
Il Matrix è si a colori, infatti tende ad esempio a far risaltare certi colori (ricordo di aver letto ad esempio del giallo reso più luminoso e un verde leggermente sottoesposto per meglio rispecchiare la percezione di questi colori che vengono interpretati più o meno luminosi di quanto non lo siano in realtà).
Ma tornando "on-topic", sarebbe interessante capire quando e come pesa l'area AF nel Matrix.
Ciao
Max
Pesa, certo che pesa.
Pensa ad esempio di riprendere una scena con il sole al tramonto e vi è un oggetto in primo piano.
Supponi di mettere a fuoco ad infinito e il sole al centro, il sistema matrix capirà benissimo che è un tramonto e esporrà per la luce del sole crendo un perfetto tramonto.
Ora prendi la stessa scena e il sole spostato e metti a fuoco su un soggetto in primo piano a 2 mt da te. Il sistema capirà in tal caso che sei in controluce come prima, ma quello che ti interessa è il soggetto messo a fuoco, per cui espporrà correttamente per il soggetto aprendo anche di 2 o tre diaframmi, rispetto alla foto precedente.
Pensa ad esempio di riprendere una scena con il sole al tramonto e vi è un oggetto in primo piano.
Supponi di mettere a fuoco ad infinito e il sole al centro, il sistema matrix capirà benissimo che è un tramonto e esporrà per la luce del sole crendo un perfetto tramonto.
Ora prendi la stessa scena e il sole spostato e metti a fuoco su un soggetto in primo piano a 2 mt da te. Il sistema capirà in tal caso che sei in controluce come prima, ma quello che ti interessa è il soggetto messo a fuoco, per cui espporrà correttamente per il soggetto aprendo anche di 2 o tre diaframmi, rispetto alla foto precedente.
Grazie Bergat, questo è chiaro. Ma esiste della documentazione per approfondire "quanto" pesa? Ho fatto diverse prove pratiche ma il comportamento resta variabile in una maniera che ancora non riesco a cogliere a fondo. Lo scopo non è tanto quello di "sapere tanto per sapere" ma per poter ad esempio meglio gestire la staratura intenzionale dell'esposizione. In spot o ponderata centrale è più semplice, so che il riferimento è un tono medio, il classico grigio 18%. Ma il Matrix come "intende" restituire il punto messo a fuoco?
Messaggio modificato da Maxbox.it il Aug 13 2010, 03:30 PM
Credo che l'uso del matrix non presupponga, concettualmente parlando, unaa staratura esposimetrica. Se si usa il matrix è proprio per evitare di fare dei calcoli in situazioni tipo sfondo troppo chiaro, fondo troppo scuro, diversità di colori, forti variazioni esposimetriche ecc. C'è un database che analizza i colori e i valori esposimetrici del fotogramma e prende decisioni. Se lo contestiamo, tanto vale che usiamo gli altri metpdi esposimetrici.
C'è da dire che il matrix a mio avviso è quasi incontrovertibile. Io mi fido sempre al 100% sia con la F5 sia con la d700 o D3. La canon ce lo invidia tanto. Poi chiaramente il matrix non mette il punto di messa a fuoco sempre in zona V.
Messaggio modificato da bergat@tiscali.it il Aug 13 2010, 03:37 PM
C'è da dire che il matrix a mio avviso è quasi incontrovertibile. Io mi fido sempre al 100% sia con la F5 sia con la d700 o D3. La canon ce lo invidia tanto. Poi chiaramente il matrix non mette il punto di messa a fuoco sempre in zona V.
Messaggio modificato da bergat@tiscali.it il Aug 13 2010, 03:37 PM
Se lo contestiamo, tanto vale che usiamo gli altri metpdi esposimetrici.
C'è da dire che il matrix a mio avviso è quasi incontrovertibile. Io mi fido sempre al 100% sia con la F5 sia con la d700 o D3. La canon ce lo invidia tanto.
C'è da dire che il matrix a mio avviso è quasi incontrovertibile. Io mi fido sempre al 100% sia con la F5 sia con la d700 o D3. La canon ce lo invidia tanto.
Forse mi sono espresso male, non sto contestando affatto il Matrix. Anzi, lo sto approfondendo per sfruttarlo ancora meglio. E se sento la necessità di farlo è perchè lo trovo molto efficace ma inevitabilmente non perfetto (altrimenti perchè Nikon permette di compensare l'esposizione anche in Matrix? Solo per esigenze "creative"?).
Poi chiaramente il matrix non mette il punto di messa a fuoco sempre in zona V.
Ecco, questo è il punto. In che zona viene "idealmente collocato" il soggetto dal Matrix. A me questo parametro sembra variabile e vorrei capirne meglio la logica per poter compensare di conseguenza se ritengo necessario farlo. Questo è "controllo". E non diciamoci "beh, usa lo spot allora", lo sappiamo ma perchè non usufruire degli automatismi se riusciamo a gestirli al meglio? Massimo risultato con il minimo sforzo
A mio avviso è come se il matrix facesse una moltitudine di letture spot e decidesse in funzione anche di un archivio situazionale storico.
Questo è il senso della contestazione, ovvero che non è detto che lui sia perfetto ma ha una certa logica il cui algoritmo è solo nella mente dei progettisti. Noi possiamo fare delle ipotesi, immaginare delle situazioni, ma non esiste una perfezione. D'altra parte una stessa foto, a seconda dei gusti, può anche avere variazioni di esposizione che coincidano più o meno con i nostri gusti personali.
Chiaramente una esposizione fatta sulla media personale di più letture spot porta ai risultati desiderati ( e ci mancherebbe che non fosse così. Esposimetro, luce incidente e/o riflessa misurazione della stessa e decisione su quanto aprire o no il diaframma in funzione del tempo), ma a mio avviso il matrix è il sistema più automatico che ci sia, eliminado tutti quei difetti di un'esposizione in controluce fatta per mezzo dell'esposizione media a prevalenza centrale. Se poi vogliamo intervenire sovra o sottoesponedo, possiamo farlo, ma allora a che scopo usare il matrix? tanto vale che utilizziamo un esposizione manuale con più misurazioni spot.
Questo è il senso della contestazione, ovvero che non è detto che lui sia perfetto ma ha una certa logica il cui algoritmo è solo nella mente dei progettisti. Noi possiamo fare delle ipotesi, immaginare delle situazioni, ma non esiste una perfezione. D'altra parte una stessa foto, a seconda dei gusti, può anche avere variazioni di esposizione che coincidano più o meno con i nostri gusti personali.
Chiaramente una esposizione fatta sulla media personale di più letture spot porta ai risultati desiderati ( e ci mancherebbe che non fosse così. Esposimetro, luce incidente e/o riflessa misurazione della stessa e decisione su quanto aprire o no il diaframma in funzione del tempo), ma a mio avviso il matrix è il sistema più automatico che ci sia, eliminado tutti quei difetti di un'esposizione in controluce fatta per mezzo dell'esposizione media a prevalenza centrale. Se poi vogliamo intervenire sovra o sottoesponedo, possiamo farlo, ma allora a che scopo usare il matrix? tanto vale che utilizziamo un esposizione manuale con più misurazioni spot.
Chiaramente una esposizione fatta sulla media personale di più letture spot porta ai risultati desiderati ( e ci mancherebbe che non fosse così. Esposimetro, luce incidente e/o riflessa misurazione della stessa e decisione su quanto aprire o no il diaframma in funzione del tempo), ma a mio avviso il matrix è il sistema più automatico che ci sia, eliminado tutti quei difetti di un'esposizione in controluce fatta per mezzo dell'esposizione media a prevalenza centrale. Se poi vogliamo intervenire sovra o sottoesponedo, possiamo farlo, ma allora a che scopo usare il matrix? tanto vale che utilizziamo un esposizione manuale con più misurazioni spot.
Siamo d'accordo su tutto, tranne sul fatto che compensare il Matrix sia inutile. Nella mia personale esperienza non è perfetto, per i motivi condivisi che sono stati esposti, e alle volte basta una leggera compensazione per ottenere il risultato desiderato. Ora mi chiedo: è più veloce/comodo/logico usare l'ottimo Matrix conoscendolo a fondo per correggere con leggere compensazioni il suo operato ottimo ma non perfetto oppure lavorare in spot facendo ogni volta più misurazioni? La risposta giusta è "in base alle situazioni ed esigenze" ma per decidere mi manca la domanda iniziale: conoscere più approfonditamente la logica di funzionamento e la relazione con il punto di MAF.
Forse è un eccesso di pignoleria, anzi lo sarà, ma spero di poter trovare risposta.
Grazie
Max
Non è facile schematizzare il funzionamento del Matrix perché in primo luogo le sue logiche non sono pubbliche, anzi, vengono tenute ben segrete; in secondo luogo le variabili tenute in considerazione sono davvero molte, anche quelle più evidenti, quindi la molteplicità di situazioni in cui possiamo trovarci fa si che una schematizzazione sia piuttosto difficoltosa.
Tenendo ben presenti tali limiti, possiamo cercare di semplificare le varie situazioni in cui possiamo trovarci e capire cosa farà il Matrix, sempre sapendo che il mondo è ben piu' complesso.
La scena davanti cui ci troveremo puo' sostanzialmente presentare tre casi:
- rientra comodamente nella gamma dinamica del nostro sensore
- rientra esattamente nella gamma dinamica del nostro sensore
- non rientra nella gamma dinamica del nostro sensore
1) la gamma di luminosità della scena è comodamente compresa nella gamma dinamica del nostro sensore: il nostro sensore ha 10 stop di gamma dinamica e la scena ne presenta 8, il matrix tenderà ad esporre in modo tale che le alte luci non siano bruciate e che le ombre siano ben aperte, in pratica tenderà a lasciare i due stop di avanzo nelle ombre. Ci potranno essere alcune minime variazioni in funzione di dove cade il nostro soggetto, più il soggetto è in ombra e più il matrix tenderà a spostare l'esposizione verso le luci, sempre avendo l'accortezza di non bruciarle.
2) la gamma di luminosità della scena coincide piu' o meno con la gamma dinamica del sensore: anche in questo caso il matrix tenderà a non bruciare o chiudere nulla, in modo che la scena sia catturata nella sua interezza con tutto il dettaglio necessario e possibile. In questo caso tuttavia la scelta del punto di messa a fuoco è importante, un soggetto in forte ombra porterà ad uno spostamento dell'esposizione verso le luci mettendo a rischio proprio queste ultime, che potrebbero presentare aree di bruciatura. Un soggetto in piena luce viceversa genererà una cattura corretta (almeno dal punto di vista elettronico).
3) la gamma di luminosità della scena non è compresa nella gamma dinamica del nostro sensore: in questo caso catturare la scena nella sua interezza non è possibile, il matrix dovrà scegliere quali aree sacrificare. Questa è la situazione che più ha messo in difficoltà gli utenti a partire dalla generazione delle macchine CMos (D300/D3/D90 e via dicendo...) perché è cambiata leggermente la strategia espositiva rispetto ai Matrix precedenti. Fino alla generazione della D200 il matrix in questa situazione tendeva a "sacrificare" il meno possibile scegliendo un'esposizione tale da restituire un risultato con piu' informazioni possibili, semplificando estremamente se la scena presentava uno stop in piu' rispetto alla dinamica del sensore, il matrix sacrificava mezzo stop nelle luci e mezzo nelle ombre e passava la paura. Il limite di questa scelta erano le situazioni con ampie zone d'ombra, che in tal modo risultavano molto rumorose, e la presenza del soggetto in forte ombra, con il rischio di ritrovarsi con uno scatto esposimetricamente ottimizzato ma con il soggetto penalizzato dalla scelta.
Con le nuove macchine il problema è stato affrontato diversamente proprio assegnando un maggior peso al soggetto nella scelta esposimetrica, quindi con un soggetto in forte ombra ci ritroveremo con uno Matrix che sceglierà di sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle alteluci, bruciandole maggiormente, e cercando di aprire il soggetto il piu' possibile; analogamente con un soggetto in forte luce il Matrix andrà a sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle ombre, chiudendole, ma evitando del tutto la possibilità di bruciare le alteluci, dove sarà il nostro soggetto.
Naturalmente al crescere del numero di stop di disavanzo rispetto alla dinamica del sensore ci ritroveremo con aree dello scatto fortemente bruciate o fortemente chiuse.
Questo, ben inteso, come estrema semplificazione, abbiamo considerato un totale di sei possibili scene (tre situazioni con soggetto in ombra o in luce), considerato che il Matrix ne valuta 30.000 è facile capire quanto grossolane e limitate siano tali approssimazioni...
Tieni presente anche che, per semplificare i concetti, ho parlato di variazioni grossolane di esposizione, in realtà gli aggiustamenti tra una strategia e l'altra, e tra una situazione e l'altra, spesso sono valutabili in frazioni di stop, tra una valutazione Matrix della D200 ed una valutazione Matrix di una D300 nella maggior parte dei casi avrai indicazioni sostanzialmente coincidenti o con variabilità comunque contenute.
Riassumendo, quindi, il Matrix tenderà a dare leggibilità al soggetto (individuato dal punto AF) facendo gli aggiustamenti necessari, pur valutandolo in ogni caso inserito in una scena complessa e da descrivere adeguatamente.
Ciao
Attilio
Tenendo ben presenti tali limiti, possiamo cercare di semplificare le varie situazioni in cui possiamo trovarci e capire cosa farà il Matrix, sempre sapendo che il mondo è ben piu' complesso.
La scena davanti cui ci troveremo puo' sostanzialmente presentare tre casi:
- rientra comodamente nella gamma dinamica del nostro sensore
- rientra esattamente nella gamma dinamica del nostro sensore
- non rientra nella gamma dinamica del nostro sensore
1) la gamma di luminosità della scena è comodamente compresa nella gamma dinamica del nostro sensore: il nostro sensore ha 10 stop di gamma dinamica e la scena ne presenta 8, il matrix tenderà ad esporre in modo tale che le alte luci non siano bruciate e che le ombre siano ben aperte, in pratica tenderà a lasciare i due stop di avanzo nelle ombre. Ci potranno essere alcune minime variazioni in funzione di dove cade il nostro soggetto, più il soggetto è in ombra e più il matrix tenderà a spostare l'esposizione verso le luci, sempre avendo l'accortezza di non bruciarle.
2) la gamma di luminosità della scena coincide piu' o meno con la gamma dinamica del sensore: anche in questo caso il matrix tenderà a non bruciare o chiudere nulla, in modo che la scena sia catturata nella sua interezza con tutto il dettaglio necessario e possibile. In questo caso tuttavia la scelta del punto di messa a fuoco è importante, un soggetto in forte ombra porterà ad uno spostamento dell'esposizione verso le luci mettendo a rischio proprio queste ultime, che potrebbero presentare aree di bruciatura. Un soggetto in piena luce viceversa genererà una cattura corretta (almeno dal punto di vista elettronico).
3) la gamma di luminosità della scena non è compresa nella gamma dinamica del nostro sensore: in questo caso catturare la scena nella sua interezza non è possibile, il matrix dovrà scegliere quali aree sacrificare. Questa è la situazione che più ha messo in difficoltà gli utenti a partire dalla generazione delle macchine CMos (D300/D3/D90 e via dicendo...) perché è cambiata leggermente la strategia espositiva rispetto ai Matrix precedenti. Fino alla generazione della D200 il matrix in questa situazione tendeva a "sacrificare" il meno possibile scegliendo un'esposizione tale da restituire un risultato con piu' informazioni possibili, semplificando estremamente se la scena presentava uno stop in piu' rispetto alla dinamica del sensore, il matrix sacrificava mezzo stop nelle luci e mezzo nelle ombre e passava la paura. Il limite di questa scelta erano le situazioni con ampie zone d'ombra, che in tal modo risultavano molto rumorose, e la presenza del soggetto in forte ombra, con il rischio di ritrovarsi con uno scatto esposimetricamente ottimizzato ma con il soggetto penalizzato dalla scelta.
Con le nuove macchine il problema è stato affrontato diversamente proprio assegnando un maggior peso al soggetto nella scelta esposimetrica, quindi con un soggetto in forte ombra ci ritroveremo con uno Matrix che sceglierà di sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle alteluci, bruciandole maggiormente, e cercando di aprire il soggetto il piu' possibile; analogamente con un soggetto in forte luce il Matrix andrà a sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle ombre, chiudendole, ma evitando del tutto la possibilità di bruciare le alteluci, dove sarà il nostro soggetto.
Naturalmente al crescere del numero di stop di disavanzo rispetto alla dinamica del sensore ci ritroveremo con aree dello scatto fortemente bruciate o fortemente chiuse.
Questo, ben inteso, come estrema semplificazione, abbiamo considerato un totale di sei possibili scene (tre situazioni con soggetto in ombra o in luce), considerato che il Matrix ne valuta 30.000 è facile capire quanto grossolane e limitate siano tali approssimazioni...
Tieni presente anche che, per semplificare i concetti, ho parlato di variazioni grossolane di esposizione, in realtà gli aggiustamenti tra una strategia e l'altra, e tra una situazione e l'altra, spesso sono valutabili in frazioni di stop, tra una valutazione Matrix della D200 ed una valutazione Matrix di una D300 nella maggior parte dei casi avrai indicazioni sostanzialmente coincidenti o con variabilità comunque contenute.
Riassumendo, quindi, il Matrix tenderà a dare leggibilità al soggetto (individuato dal punto AF) facendo gli aggiustamenti necessari, pur valutandolo in ogni caso inserito in una scena complessa e da descrivere adeguatamente.
Ciao
Attilio
La domanda che mi pongo è... ammesso che uno conosca l'algoritmo e il suo funzionamento per poterlo seguire nel ragionamento ricorsivo occorrebbe tempo. Per cui converrebbe seguirlo passo passo e poi non essere d'accordo comunque sul risultato raggiunto? si farebbe molto più velocemente a fare diverse misurazioni spot e decidere secondo la propria testa. Nulla puo' sostituire la nostra testa, le nostre decisioni per dare il giusto peso ai diversi punti delle zone diversamente illuminate.
Messaggio modificato da bergat@tiscali.it il Aug 13 2010, 04:44 PM
Messaggio modificato da bergat@tiscali.it il Aug 13 2010, 04:44 PM
una bellissima spiegazione Attilio
in un libro di Michael Freeman ( Illuminazione nella fotografia digitale) c'è lo schema del Matrix utilizzato dalla D2X, cioè sono disegnate le aree ( 5 ) nelle quali la luce viene misurata. Lo schema è abbastanza semplice: un quadrato al centro, altri 2 uno immediatamente sopra e uno sotto ( attaccati al precedente) e due ai lati - uno a dx e uno a sinistra - lievemente scostati dal centrale. Le zone periferiche non paiono essere prese in considerazione per i successivi calcoli.
A questo punto sarebbe interessante trovare uno schema analogo della D700: potrebbe essere d'aiuto capire quali siano le zone che vengono pesate.
Per la valenza dei colori e loro peso risultante nell'istogramma certo l'esperienza del fotografo potrebbe venire in aiuto.
ciao
in un libro di Michael Freeman ( Illuminazione nella fotografia digitale) c'è lo schema del Matrix utilizzato dalla D2X, cioè sono disegnate le aree ( 5 ) nelle quali la luce viene misurata. Lo schema è abbastanza semplice: un quadrato al centro, altri 2 uno immediatamente sopra e uno sotto ( attaccati al precedente) e due ai lati - uno a dx e uno a sinistra - lievemente scostati dal centrale. Le zone periferiche non paiono essere prese in considerazione per i successivi calcoli.
A questo punto sarebbe interessante trovare uno schema analogo della D700: potrebbe essere d'aiuto capire quali siano le zone che vengono pesate.
Per la valenza dei colori e loro peso risultante nell'istogramma certo l'esperienza del fotografo potrebbe venire in aiuto.
ciao
Con le nuove macchine il problema è stato affrontato diversamente proprio assegnando un maggior peso al soggetto nella scelta esposimetrica, quindi con un soggetto in forte ombra ci ritroveremo con uno Matrix che sceglierà di sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle alteluci, bruciandole maggiormente, e cercando di aprire il soggetto il piu' possibile; analogamente con un soggetto in forte luce il Matrix andrà a sacrificare tutto lo stop di eccedenza nelle ombre, chiudendole, ma evitando del tutto la possibilità di bruciare le alteluci, dove sarà il nostro soggetto.
Che dire... grazie Attilio, davvero esauriente e concreto !
In particolare il passaggio che ho quotato qua sopra mi chiarisce ancor meglio le cose, venendo io nell'ordine da D70 > D200 > D300 > D700. Con l'avvento dei CMOS mi era chiaro che la tendenza di esporre a destra fosse diventata un "default" ma la tua spiegazione va oltre. Mi chiedo, dove hai trovato questi dettagli circa le scelte di progettazione fatte da Nikon? C'è del materiale sul quale documentarsi? Trovo l'argomento interessante e al tempo stesso mi domando perchè Nikon non sia più chiara nella sua documentazione circa il peso del soggetto sul punto di MAF quando si scatta in Matrix, anche in considerazione del fatto che di default la macchina con blocca l'esposizione al bloccare della MF. Forse si spiegano tante incomprensioni lette sul Matrix in passato... magari dovute a banali ricomposizioni di inquadratura.
Grazie ancora,
Max
p.s. in effetti ricordo che con la D200 mi trovavo spesso a sovraesporre di 2/3 o addirittura 1 stop in certi casi (pur di catturare più informazioni e sfruttare il sensore dove possibile), con la D300/700 viceversa è più frequente la necessità di sottoesporre (anche se di poco, 1/3 o 2/3 talvolta).
La domanda che mi pongo è... ammesso che uno conosca l'algoritmo e il suo funzionamento per poterlo seguire nel ragionamento ricorsivo occorrebbe tempo. Per cui converrebbe seguirlo passo passo e poi non essere d'accordo comunque sul risultato raggiunto? si farebbe molto più velocemente a fare diverse misurazioni spot e decidere secondo la propria testa. Nulla puo' sostituire la nostra testa, le nostre decisioni per dare il giusto peso ai diversi punti delle zone diversamente illuminate.
Secondo me la risposta è: conoscerlo non per seguirlo passo passo, non avrebbe senso usare l'automatismo. Ma conoscere le caratteristiche per sfruttarlo meglio. Un esempio? Prima dell'AF si focheggiava a mano, ora con l'AF moltissime situazioni si sono semplificate. Ciò non toglie che conoscere la sua logica di funzionamento (ad esempio quali "contrasti" lo fanno reagire meglio) o l'aspetto tecnico (ad esempio quali i sensori a croce e quali no) possa essere di gran comodità.
Messaggio modificato da Maxbox.it il Aug 13 2010, 04:51 PM
Io parto, come molti altri, dal presupposto che trattandosi di un automatismo non puo' essere perfetto. Per esperienza personale, inoltre, ho notato che il matrix non è un sistema tarato in modo standard: ho utilizzato D60 , D70s, D80 e D300, notando notevoli differenze.
Quello che a mio avviso si comportava in modo meno prevedibile era proprio quello della D80: veniva data davvero molta importanza al punto di messa a fuoco, anche con inquadrature a basso contrasto.
Ricordo spesso quanto rimanevo contrariato nell'ottenere colori slavati e pochissimo contrasto in foto paesaggistiche con una buona prevalenza di vegetazione verde.
Non ci crederete ma da quando utilizzo la D300 trovo il suo matrix una bomba: sarà per le 1005 aree anziche 420, ma è davvero raro dover compensare l'esposizione, l'automatismo è abbastanza prevedibile e quindi facilmente gestibile.
Con D70s ho notato una leggera sottoesposizione generale, di 1/3stop fino a 1/2 stop su inquadrature dove la D80 si comportava spesso in modo opposto.
La D60 di mio fratello l'ho usata qualche volta, il matrix ragiona come quello della D80 ma forse con il processore expeed viene molto migliorato il risultato finale.
In definitiva credo che, a differenza di ponderata e spot, il matrix sia in un certo senso il "carattere" della reflex, che varia di modello in modello.
Quello che a mio avviso si comportava in modo meno prevedibile era proprio quello della D80: veniva data davvero molta importanza al punto di messa a fuoco, anche con inquadrature a basso contrasto.
Ricordo spesso quanto rimanevo contrariato nell'ottenere colori slavati e pochissimo contrasto in foto paesaggistiche con una buona prevalenza di vegetazione verde.
Non ci crederete ma da quando utilizzo la D300 trovo il suo matrix una bomba: sarà per le 1005 aree anziche 420, ma è davvero raro dover compensare l'esposizione, l'automatismo è abbastanza prevedibile e quindi facilmente gestibile.
Con D70s ho notato una leggera sottoesposizione generale, di 1/3stop fino a 1/2 stop su inquadrature dove la D80 si comportava spesso in modo opposto.
La D60 di mio fratello l'ho usata qualche volta, il matrix ragiona come quello della D80 ma forse con il processore expeed viene molto migliorato il risultato finale.
In definitiva credo che, a differenza di ponderata e spot, il matrix sia in un certo senso il "carattere" della reflex, che varia di modello in modello.
Ciao Max(box), argomento interessante.
Non una primizia, certo, ma sempre interessante e meritevole di ogni approfondimento possibile, a mio modestissimo avviso...
Aggiungerei, a quanto è stato giustamente già scritto, due parole sul blocco dell'esposizione.
Anzi...prima credo sia giusto accennare al fatto che nel tempo il Matrix, oltre alla normale e fisiologica evoluzione di alcuni algoritmi, ottimizzati di pari passo con l'accresciuta potenza di calcolo a supporto del sistema esposimetrico, ha beneficiato di una serie di modiche funzionali, connotate dagli attributi "color" e "3D", che ne hanno progressivamente modificato la logica di funzionamento, introducendo - per l'appunto - prima l'analisi dei colori della scena (che ha sostituito la precedente "logica monocromatica") ed in seguito la distanza di messa a fuoco (ob. AF-D) per agevolare l'individuazione del soggetto principale da parte del sistema di riconoscimento della scena e di conseguenza la "corretta" esposizione.
L'ultimo step operativamente importante, pur non accompagnato da una nuova "etichetta", c'è stato all'inizio della "era EXPEED", ovvero dall'uscita di D300 e D3 e del modulo AF Multicam 3500.
Da quel momento, anche per massimizzare le opportunità offerte dalla struttura del modulo AF con aree sensibili contigue e senza soluzione di continuità, è aumentato "il peso" del punto AF attivo nella "strategia esposimetrica" del Matrix in funzione del complesso scena/soggetto principale.
Non è raro che, almeno con determinate abitudini di utilizzo della fotocamera, con il passaggio dalla generazione precedente di reflex professionali (D200-D2X) alla nuova, qualcuno si sia trovato (e ancora continui a trovarcisi..) con qualche risultato imprevisto di troppo, rispetto alle abitudini, ormai consolidate, proprio per il maggior "peso" che il Matrix da quel momento assegna all'area immediatamente circostante il punto AF attivo (ragionevolmente utilizzato per focheggiare), in termini di "luminosità" e quindi di collocazione in una scala di grigi di riferimento zonale.
Non sono rare le "recriminazioni" sul funzionamento del Matrix, una volta tacciato di sottoesposizione costante, l'altra di sovraesposizione altrettanto costante. Anche a parità di fotocamera. (Ma non a parità di abitudini dell'utente, evidentemente..)
Detto questo (ed in considerazione di ciò), mi pare emerga l'evidenza che la misurazione Matrix abbia massima efficacia nel momento in cui NON ci sia affatto ricomposizione dell'inquadratura (quindi uso del punto AF sul soggetto a inquadratura già fatta, sfruttando (potendo sfruttare) tutti i 51 punti AF e la buona copertura del fotogramma..[eccezionale su DX]..) e NON ci sia affatto blocco dell'esposizione ("sconsigliato" ufficialmente già dai manuali d'uso, in quanto si priverebbe il Matrix stesso della possibilità di analisi della scena nella sua interezza e della conseguente "corretta" interpretazione..).
I due meccanismi sono ovviamente correlati...non c'è ricomposizione dell'inquadratura senza blocco AF; operazione che, se non accompagnata da contestuale blocco AE, porterebbe il punto AF e tutto il "peso" di cui sopra, in una zona di luminosità della scena tendenzialmente diversa da quella "sul" soggetto, con conseguente erronea attribuzione della luminanza del soggetto da parte del Matrix.
Non c'è blocco AE senza ricomposizione dell'inquadratura, cosa che impedirebbe al Matrix di "analizzare" la scena nel suo complesso, determinando il differenziale di contrasto delle varie zone dell'inquadratura finale e sfruttarlo per il riconoscimento del tipo di scena e quindi compararlo con il famoso database interno per derivarne una scelta esposimetrica.
Ecco che il "male minore" quando non è possibile o non rientra nelle nostre abitudini evitare blocchi e ricomposizioni, in effetti è quello di unire le funzionalità di blocco AE e blocco AF in un unico pulsante dedicato per un blocco simultaneo.
Sarà da considerare il possibile non corretto/completo riconoscimento della scena da parte del Matrix, ma almeno avremo la certezza che la posizione del punto AF dopo la ricomposizione non possa avere influenza negativa sull'esposizione precedentemente determinata.
Personalmente non assegnerei mai entrambi i blocchi al pulsante di scatto e relativa pressione a metà corsa, per vari motivi, ma - eventualmente e con attenzione a modificarlo in caso di cambio di modalità di esposizione (Spot o Ponderata centrale) - al pulsante AE-L/AF-L.
Poi è naturale che ognuno abbia il proprio approccio allo strumento ed una tecnica di scatto differente..
Riguardo l'influenza del punto AF attivo nel calcolo dell'esposizione, non ho una statistica né una conoscenza precisa dei valori EV di possibile compensazione, ma una semplice prova con fotocamera su treppiede e spostamento del punto AF ora in una zona scura dell'inquadratura, ora in una zona chiara ed infine su un target di media riflettenza (come surrogato del soggetto medio), può dare una indicazione di massima.
Per quanto ho capito, questa influenza non è costante, ma rientra nel novero delle variabili a carico dell'interpretazione del Matrix in funzione del tipo di scena (presunta).
Con fuoco ad infinito e senza la conseguente individuazione di un soggetto ben riconoscibile diverso dallo sfondo, il peso della compensazione in funzione della luminosità in corrispondenza del punto Af attivo sarà minimo, dato che la scena dovrà comunque essere esposta per la sua interezza. Con una MaF a pochi metri di distanza il Matrix, ragionevolmente, ipotizzerà l'esistenza di un soggetto da privilegiare durante l'esposizione, anche a eventuale discapito dello sfondo, quindi tenderà a dare maggior peso alla zona in corrispondenza del punto AF attivo con conseguente maggiore possibilità di un risultato inaspettato in termini di esposizione a seguito di blocco AF e ricomposizione.
Nel mezzo, tutte le sfumature interpretative del caso.
Questo è quanto mi è venuto da scrivere e che credo di sapere sull'argomento, nel frattempo, tra una cosa e l'altra ho perso un sacco di tempo in altre faccende e con un refresh ho visto che sono già arrivati molti altri contributi...amen...spero di essere stato minimamente chiaro e possibilmente non troppo ripetitivo...
Ora mi leggo tutto...
Messaggio modificato da npkd il Aug 13 2010, 05:03 PM
Non una primizia, certo, ma sempre interessante e meritevole di ogni approfondimento possibile, a mio modestissimo avviso...
Aggiungerei, a quanto è stato giustamente già scritto, due parole sul blocco dell'esposizione.
Anzi...prima credo sia giusto accennare al fatto che nel tempo il Matrix, oltre alla normale e fisiologica evoluzione di alcuni algoritmi, ottimizzati di pari passo con l'accresciuta potenza di calcolo a supporto del sistema esposimetrico, ha beneficiato di una serie di modiche funzionali, connotate dagli attributi "color" e "3D", che ne hanno progressivamente modificato la logica di funzionamento, introducendo - per l'appunto - prima l'analisi dei colori della scena (che ha sostituito la precedente "logica monocromatica") ed in seguito la distanza di messa a fuoco (ob. AF-D) per agevolare l'individuazione del soggetto principale da parte del sistema di riconoscimento della scena e di conseguenza la "corretta" esposizione.
L'ultimo step operativamente importante, pur non accompagnato da una nuova "etichetta", c'è stato all'inizio della "era EXPEED", ovvero dall'uscita di D300 e D3 e del modulo AF Multicam 3500.
Da quel momento, anche per massimizzare le opportunità offerte dalla struttura del modulo AF con aree sensibili contigue e senza soluzione di continuità, è aumentato "il peso" del punto AF attivo nella "strategia esposimetrica" del Matrix in funzione del complesso scena/soggetto principale.
Non è raro che, almeno con determinate abitudini di utilizzo della fotocamera, con il passaggio dalla generazione precedente di reflex professionali (D200-D2X) alla nuova, qualcuno si sia trovato (e ancora continui a trovarcisi..) con qualche risultato imprevisto di troppo, rispetto alle abitudini, ormai consolidate, proprio per il maggior "peso" che il Matrix da quel momento assegna all'area immediatamente circostante il punto AF attivo (ragionevolmente utilizzato per focheggiare), in termini di "luminosità" e quindi di collocazione in una scala di grigi di riferimento zonale.
Non sono rare le "recriminazioni" sul funzionamento del Matrix, una volta tacciato di sottoesposizione costante, l'altra di sovraesposizione altrettanto costante. Anche a parità di fotocamera. (Ma non a parità di abitudini dell'utente, evidentemente..)
Detto questo (ed in considerazione di ciò), mi pare emerga l'evidenza che la misurazione Matrix abbia massima efficacia nel momento in cui NON ci sia affatto ricomposizione dell'inquadratura (quindi uso del punto AF sul soggetto a inquadratura già fatta, sfruttando (potendo sfruttare) tutti i 51 punti AF e la buona copertura del fotogramma..[eccezionale su DX]..) e NON ci sia affatto blocco dell'esposizione ("sconsigliato" ufficialmente già dai manuali d'uso, in quanto si priverebbe il Matrix stesso della possibilità di analisi della scena nella sua interezza e della conseguente "corretta" interpretazione..).
I due meccanismi sono ovviamente correlati...non c'è ricomposizione dell'inquadratura senza blocco AF; operazione che, se non accompagnata da contestuale blocco AE, porterebbe il punto AF e tutto il "peso" di cui sopra, in una zona di luminosità della scena tendenzialmente diversa da quella "sul" soggetto, con conseguente erronea attribuzione della luminanza del soggetto da parte del Matrix.
Non c'è blocco AE senza ricomposizione dell'inquadratura, cosa che impedirebbe al Matrix di "analizzare" la scena nel suo complesso, determinando il differenziale di contrasto delle varie zone dell'inquadratura finale e sfruttarlo per il riconoscimento del tipo di scena e quindi compararlo con il famoso database interno per derivarne una scelta esposimetrica.
Ecco che il "male minore" quando non è possibile o non rientra nelle nostre abitudini evitare blocchi e ricomposizioni, in effetti è quello di unire le funzionalità di blocco AE e blocco AF in un unico pulsante dedicato per un blocco simultaneo.
Sarà da considerare il possibile non corretto/completo riconoscimento della scena da parte del Matrix, ma almeno avremo la certezza che la posizione del punto AF dopo la ricomposizione non possa avere influenza negativa sull'esposizione precedentemente determinata.
Personalmente non assegnerei mai entrambi i blocchi al pulsante di scatto e relativa pressione a metà corsa, per vari motivi, ma - eventualmente e con attenzione a modificarlo in caso di cambio di modalità di esposizione (Spot o Ponderata centrale) - al pulsante AE-L/AF-L.
Poi è naturale che ognuno abbia il proprio approccio allo strumento ed una tecnica di scatto differente..
Riguardo l'influenza del punto AF attivo nel calcolo dell'esposizione, non ho una statistica né una conoscenza precisa dei valori EV di possibile compensazione, ma una semplice prova con fotocamera su treppiede e spostamento del punto AF ora in una zona scura dell'inquadratura, ora in una zona chiara ed infine su un target di media riflettenza (come surrogato del soggetto medio), può dare una indicazione di massima.
Per quanto ho capito, questa influenza non è costante, ma rientra nel novero delle variabili a carico dell'interpretazione del Matrix in funzione del tipo di scena (presunta).
Con fuoco ad infinito e senza la conseguente individuazione di un soggetto ben riconoscibile diverso dallo sfondo, il peso della compensazione in funzione della luminosità in corrispondenza del punto Af attivo sarà minimo, dato che la scena dovrà comunque essere esposta per la sua interezza. Con una MaF a pochi metri di distanza il Matrix, ragionevolmente, ipotizzerà l'esistenza di un soggetto da privilegiare durante l'esposizione, anche a eventuale discapito dello sfondo, quindi tenderà a dare maggior peso alla zona in corrispondenza del punto AF attivo con conseguente maggiore possibilità di un risultato inaspettato in termini di esposizione a seguito di blocco AF e ricomposizione.
Nel mezzo, tutte le sfumature interpretative del caso.
Questo è quanto mi è venuto da scrivere e che credo di sapere sull'argomento, nel frattempo, tra una cosa e l'altra ho perso un sacco di tempo in altre faccende e con un refresh ho visto che sono già arrivati molti altri contributi...amen...spero di essere stato minimamente chiaro e possibilmente non troppo ripetitivo...
Ora mi leggo tutto...
Messaggio modificato da npkd il Aug 13 2010, 05:03 PM
In definitiva credo che, a differenza di ponderata e spot, il matrix sia in un certo senso il "carattere" della reflex, che varia di modello in modello.
Perfetto! Stiamo esattamente evidenziando (con migliori spiegazioni) quello che era il mio quesito iniziale. Sarebbe bello se ci fosse del materiale "ufficiale" che approfondisse questi aspetti, modello per modello. Esiste qualcosa? Io ho trovato solo materiale della "vecchia" F5 (dove si vede anche lo schema di lettura Matrix sopra menzionato), basta dare un occhio ai link a inizio discussione.
Ciao Max(box), argomento interessante...
...
Questo è quanto mi è venuto da scrivere e che credo di sapere sull'argomento, nel frattempo, tra una cosa e l'altra ho perso un sacco di tempo in altre faccende e con un refresh ho visto che sono già arrivati molti altri contributi...amen...spero di essere stato minimamente chiaro e possibilmente non troppo ripetitivo...
Ora mi leggo tutto...
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Questo è quanto mi è venuto da scrivere e che credo di sapere sull'argomento, nel frattempo, tra una cosa e l'altra ho perso un sacco di tempo in altre faccende e con un refresh ho visto che sono già arrivati molti altri contributi...amen...spero di essere stato minimamente chiaro e possibilmente non troppo ripetitivo...
Ora mi leggo tutto...
Se non ci fossi, bisognerebbe inventarti...
Credo che gli interventi di npkd e di Attilio abbiano sviscerato completamente l'argomento. Personalmente ringrazio per il loro ottimo e indispensabile contributo.
Io sono convinto che l'attuale matrix non ha nulla a che vedere con il matrix della F5 o F100 o della D2 se è vero che divideva l'area in 5 zone.
Quello attuale per me non fa così e non sono convinto neanche che abbia lo stesso database di 30.000 scene. Tra le altre cose quello della F5 nelle 30.000 scene comprendeva anche quelle in verticale.
Anche io ho notato che il punto di messa a fuoco è mportante anche se una 15ina di giorni fa mi ha "fregato": D300, modalita A, bambina con sfondo in ombra, ma lei in controluce con il sole sui capelli (naturalmente flash di schiarita), tutto OK, meno quando ho inquadrato in alto un po di prato illuminato dal Sole ed il tempo è andato ad 1/2100 circa, il flash in FP con questo tempo di scatto e con -1.7 non è stato sufficente.
Il vecchio Matrix della F100 avrebbe escuso le zone in alto perchè troppo luminose, l'attuale mi ha fatto cileccare.
Quello attuale per me non fa così e non sono convinto neanche che abbia lo stesso database di 30.000 scene. Tra le altre cose quello della F5 nelle 30.000 scene comprendeva anche quelle in verticale.
Anche io ho notato che il punto di messa a fuoco è mportante anche se una 15ina di giorni fa mi ha "fregato": D300, modalita A, bambina con sfondo in ombra, ma lei in controluce con il sole sui capelli (naturalmente flash di schiarita), tutto OK, meno quando ho inquadrato in alto un po di prato illuminato dal Sole ed il tempo è andato ad 1/2100 circa, il flash in FP con questo tempo di scatto e con -1.7 non è stato sufficente.
Il vecchio Matrix della F100 avrebbe escuso le zone in alto perchè troppo luminose, l'attuale mi ha fatto cileccare.
D300, modalita A, bambina con sfondo in ombra, ma lei in controluce con il sole sui capelli (naturalmente flash di schiarita), tutto OK, meno quando ho inquadrato in alto un po di prato illuminato dal Sole ed il tempo è andato ad 1/2100 circa, il flash in FP con questo tempo di scatto e con -1.7 non è stato sufficente.
Ecco in questo caso mi viene un'altra domanda (perdonatemi se continuo ad alimentare così la discussione, spero interessi tutti!): se Alfredo avesse focheggiato con AF dinamico, il Matrix avrebbe "seguito" l'area assieme all'AF ?? (quindi evitando l'errore di dare peso allo sfondo?)
Ero in AF singolo (9 punti) e l'AF attivo era sul volto della ragazzina.
Per questo il mio intervento, di solito è il punto di messa a fuoco che prevale, in questo caso no.
Nella stessa circostanza ho due foto quasi identiche, una con messa a fuoco sui capelli ed una sul viso, dai dati exif ho visto che i tempi di posa erano decisamente diversi.
Quindi il punto di messa a fuoco conta, eppure in quel caso non è stato così, misteri di questo Matrix!
Per questo il mio intervento, di solito è il punto di messa a fuoco che prevale, in questo caso no.
Nella stessa circostanza ho due foto quasi identiche, una con messa a fuoco sui capelli ed una sul viso, dai dati exif ho visto che i tempi di posa erano decisamente diversi.
Quindi il punto di messa a fuoco conta, eppure in quel caso non è stato così, misteri di questo Matrix!
Ero in AF singolo (9 punti) e l'AF attivo era sul volto della ragazzina.
Per questo il mio intervento, di solito è il punto di messa a fuoco che prevale, in questo caso no.
Nella stessa circostanza ho due foto quasi identiche, una con messa a fuoco sui capelli ed una sul viso, dai dati exif ho visto che i tempi di posa erano decisamente diversi.
Quindi il punto di messa a fuoco conta, eppure in quel caso non è stato così, misteri di questo Matrix!
Per questo il mio intervento, di solito è il punto di messa a fuoco che prevale, in questo caso no.
Nella stessa circostanza ho due foto quasi identiche, una con messa a fuoco sui capelli ed una sul viso, dai dati exif ho visto che i tempi di posa erano decisamente diversi.
Quindi il punto di messa a fuoco conta, eppure in quel caso non è stato così, misteri di questo Matrix!
Se non ho capito male in uno scatto (corretto) la MAF era sul volto (in controluce), hai scattato e tutto bene. Poi è seguito un altro scatto, la cui MAF sempre misurata sul volto ma dopo per un leggero movimento o ricomposizione il "quadratino" della MAF è caduto sul prato di sfondo (nessun problema per la MF, già bloccata essendo in AF singolo), ed ecco l'inconveniente dell'esposizione.
Se così fosse si conferma nuovamente il peso del punto di MAF (inteso non come distanza ma proprio come "quadratino" attivo del modulo AF) nelle scelte di esposizione effettuate dal Matrix.
A questo punto chiedevo: se tu fossi stato con AF Dinamico è possibile che il tuo movimento dopo aver messo a fuoco il volto venisse interpretato dalla macchina come movimento del soggetto e che la MAF lo avesse seguito con i punti vicini all'originale. In questo caso anche il Matrix avrebbe fatto lo stesso? Se fosse così nemmeno l'esposizione avrebbe sbagliato...
Messaggio modificato da Maxbox.it il Aug 13 2010, 06:35 PM
che il punto di MAF abbia un peso rilevante, e diverso tra SPOT, SEMISPOT e MATRIX è facilmente verificabile: provate ad esempio in A il comportamento di giorno verso una finestra controluce, e spostate la MAF nelle zone chiare, medie e scure, prima con SPOT poi con MATRIX .
Risultato: valori di esposizione diversi, tempi diversi ( avevamo messo A = priorità diaframmi )
Risultato: valori di esposizione diversi, tempi diversi ( avevamo messo A = priorità diaframmi )
che il punto di MAF abbia un peso rilevante, e diverso tra SPOT, SEMISPOT e MATRIX è facilmente verificabile: provate ad esempio in A il comportamento di giorno verso una finestra controluce, e spostate la MAF nelle zone chiare, medie e scure, prima con SPOT poi con MATRIX .
Risultato: valori di esposizione diversi, tempi diversi ( avevamo messo A = priorità diaframmi )
Risultato: valori di esposizione diversi, tempi diversi ( avevamo messo A = priorità diaframmi )
Si, in SPOT è naturale e giusto il comportamento in quanto l'esposimetro risponde con una coppia tempi/diaframmi (indipendentemente dalla modalità in uso, sia essa A, S, P o M) che rende lo SPOT selezionato correttamente esposto. La logica del Matrix, che in questa discussione stiamo sviscerando un pò più approfonditamente, è invece più complessa e, tra i vari fattori presi in considerazione, c'è anche il punto di MAF come egregiamente spiegato da npkd.
non mi sono spiegato
rileggi il mio intervento, e fai la prova annontando i valori delle accoppiate
I risultati dimostrano proprio ciò che affermi.
Non ho parlato solo di SPOT: ho parlato di confronto tra SPOT e MATRIX e soprattutto a parità di scena
rileggi il mio intervento, e fai la prova annontando i valori delle accoppiate
I risultati dimostrano proprio ciò che affermi.
Non ho parlato solo di SPOT: ho parlato di confronto tra SPOT e MATRIX e soprattutto a parità di scena