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Seguendo Le Orme Dei Pionieri Della Fotografia::
Un primo calotipoa
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DEREGISTRATO
Messaggio: #376
seguo sempre con interesse..... ed un po' di ansia!
Aspetto!

.oesse.
davidebaroni
Messaggio: #377
Enrico, se non dovesse funzionare fammelo sapere... Qui a Riccione ci sono diversi negozi di Belle Arti "vecchio stile", e soprattutto conosco (a Ferrara) una bravissima restauratrice di quadri (specializzata in opere rinascimentali)... credo che lei potrebbe avere qualche "fonte" a noi ignota! smile.gif

Davide
danighost
Nikonista
Messaggio: #378
Bene aspettiamo i risultati.
enrico
Messaggio: #379
Carissimi amici, Eureka!

L'eliografia è riuscita. Ho ritirato la macchina esattamente dopo otto ore di esposizione, lo stesso tempo della famosa eliografia di Niepce.
Ma andiamo con ordine. Mi scusino coloro che conoscono queste cose, ma le espongo per amore di completezza e per coloro che le avessero dimenticate.
Quella che è considerata la prima fotografia della storia, intesa come immagine prodotta in maniera automatica in una camera oscura e permanente, fu realizzata da Niepce nel 1827 dalla finestra del suo studio a Le Gras. Niepce, dopo gli insuccessi con gli esperimenti ai sali d'argento, sia perchè non riuscì a fissare l'immagine, sia perchè voleva ottenere risultati direttamente positivi, utilizzò il bitume di Giudea, di colore bianco, che ha la caratteristica di divenire insolubile nelle parti esposte alla luce. Spalmò di bitume una lastra di peltro e la mise nella sua camera oscura. Dopo otto ore, la estrasse e la trattò con olio di lavanda. Questo solvente asportò le parti solubili (corrispondenti alle ombre della scena reale), scoprendo così il peltro scuro, mentre lasciò al loro posto le parti rese insolubili dalla luce (il bianco del bitume di Giudea), ottenendo una immagine direttamente positiva. Ecco la famosa immagine di Niepce:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Non essendo riuscito a procurarmi il bitume di Giudea, ho seguito una via analoga a quella di Niepce. Ho realizzato una emulsione mescolando della gomma arabica con della tempera bianca ed un pizzico di bicromato di potassio. Il bicromato di potassio, analogamente al bitume di Giudea, ha la capacità di rendere insolubile la gomma arabica, quando colpito dalla luce. Ho steso questa emulsione sulla parte ruvida di una pellicola trasparente di quelle che si usano per produrre lucidi per lavagna luminosa mediante stampanti ink jet. Ho inserito poi questa pellicola nella mia camera oscura, con il lato emulsione dalla parte opposta all'obiettivo. Questo perchè, memore dell'insuccesso di qualche mese fa quando tutta l'emulsione venne via durante lo sviluppo, volevo che la parte che si induriva per prima fosse quella a contatto col supporto.
A causa della presenza del bicromato, la mia emulsione aveva una colorazione aranciata, colorazione che è venuta via quando l'ho sviluppata in acqua calda. Dopo diversi risciacqui, ho posto la pellicola ad asciugare e l'ho sistemata a contatto con un foglio di cartoncino nero, che ha fatto le veci del peltro di Niepce. Attraverso l'emulsione asportata in corrispondenza delle ombre, si vede il nero del cartoncino mentre, in corrispondenza delle parti in luce, è rimasta la gomma arabica bianca per la presenza del colore a tempera.
Ma eccovi il risultato:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ora che ho trovato la strada, la ripeterò curando meglio i vari passaggi ed utilizzando una lastra di vetro satinata invece della pellicola (ho acquistato oggi da un vetraio 10 lastre di vetro normale e 5 satinate per i prossimi esperimenti).

Il risultato è entusiasmante (considerando le limitate potenzialità del metodo che fu poi abbandonato anche da Niepce). Se guardate con attenzione, oltre ai rami dell'albero, si nota bene il muretto con la siepe che vi deborda leggermente sul lato sinistro, e soprattutto la copertura ondulata del tetto in secondo piano sulla destra.
Per un raffronto più preciso, vi mostro la stessa scena realizzata con la D200:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il bicromato di potassio è stato utilizzato in seguito nella storia della fotografia e fa parte di quei metodi non argentici di ripresa di una immagine "meccanica".
Ando Gilardi, che sto leggendo attulamente nella sua "Storia sociale della fotografia", parla dei tre sali fotografici:

nitrato d'argento
alogenuri d'argento
bicromato di potassio

I metodi non argentici sono assai interessanti e spesso consentono di ottenere delle stampe "artistiche" eccellenti. Noto è quello al carbone che mi riprometto di sperimentare.

Sempre il Gilardi parla delle tre "pappe" fotografiche:

l'albumina
il collodio
la gelatina

Vi lascio e vado a preparare una di queste tre pappe per il prossimo esperimento.
La carrozza ha ricominciato il cammino ed i cavalli, riposati a dovere, hanno ripreso a galoppare di gran lena... biggrin.gif
Un saluto
Enrico
danighost
Nikonista
Messaggio: #380
Bene un eureka ci voleva per iniziare l'estate.
Però pure con il carbone, hmmm.gif sto solo pensando che se aumentiamo ancora, tra un po' bisogna passare dalla carrozza al treno,e lì si che servirà il carbone. biggrin.gif , scusa la battuta.
enrico
Messaggio: #381
QUOTE(exdanighost @ Jun 28 2007, 11:38 PM) *

Bene un eureka ci voleva per iniziare l'estate.
Però pure con il carbone, hmmm.gif sto solo pensando che se aumentiamo ancora, tra un po' bisogna passare dalla carrozza al treno,e lì si che servirà il carbone. biggrin.gif , scusa la battuta.


Le battute ci stanno bene. Un sorriso ogni tanto rende più bella la vita!

Sto preparando la "pappa" alla gelatina per fabbricare della carta Aristotipica e stampare alcuni dei negativi di mio padre ritrovati giorni fa e risalenti agli inizi del secolo scorso. La carta aristotipica sostituì quella all'albumina. Era in pratica composta da gelatina clorurata (cloruro d'argento) e produceva immagini mediante l'annerimento diretto, in pratica senza sviluppo. Si esponeva al sole sotto il negativo, in un torchietto (che ho) fornito di uno sportellino posteriore. In pratica, di tanto in tanto ci si metteva all'ombra e, aprendo lo sportellino, si sbirciava sul progredire dell'immagine. Ho preparato una boccetta con della gelatina animale e del cloruro di sodio, che sto sciogliendo in acqua calda. La distenderò poi a pennello su fogli di cartoncino per acquerello che ho già ritagliato a misura e che sensibilizzerò col solito nitrato d'argento. Ma vi riporto una descrizione che è in un antico libretto (che ho la fortuna di possedere) che andava in voga fra i fotoamatori di inizio secolo (io ho la nona edizione che è del 1925; la quinta prefazione, la più vecchia riportata nel libro, è del 1901!):

IPB Immagine

"Il tempo, come l'amore, omnia vincit, e ha vinto le fotografie che hanno adornato da un pezzo i nostri salotti e che hanno tenuto presenti alla memoria dei grati e riverenti nepoti le effigie delle nonne e delle zie. I processi all'albumina han dimostrato di non poter lottare col tempo e tutti abbiamo per le case fotografie ingiallite, corrose, sfumate, povere persone che non possono più tenersi in questo mondo, e vanno via scomparendo uccise lentamente dalla chimica... E la chimica stessa avrà senza dubbio rimedi a questa rovina lenta dei nostri antenati, offrendo noi stessi ai nostri nepoti in ritratti inalterabili, che sfideranno il tempo; solo dobbiamo augurarci che non abbiano a sfidare l'oblio e l'indifferenza dei nepoti stessi, che allora non v'è chimica che ci tolga dal prendere alloggio fra le cartacce della soffitta o dal bruciare in una pira familiare che ogni tanto viene eseguita per far casa nuova, in omaggio al tout passe, tout casse, tout lasse.
Nell'intento di avere una certa durata, venne in notevole favore la carta aristotipica .
.........................................................
La carta aristotipica ha veramente qualità pregevolissime. L'aristotipia fa del negativo una rivelazione, ecco la sua prima qualità. Nelle parti leggerissime, ove appena si scorge il disegno, che nel processo ordinario sarebbero annullate in una grande unicità di colore opaco, l'aristotipia ricava e disegna le più minute particolarità, per cui le negative possono tenersi leggerissime, e si possono così ottenere positive da lastre ultra istantanee che siano appena visibili nel disegno.
La carta aristotipica rende perciò un grande servizio, potendosi con essa avere anche positive da lastre poco esposte, o velate, dando risalto alle parti che sono appena vedute dall'occhio.
Altro merito è la ricchezza di tinte che può ottenersi con i viraggi opportuni, il minor tempo di esposizione, essendo più rapida dell'albuminata, la comodità di un unico bagno d'intonazione e fissaggio, la possibilità di ottenere superficie brillantissime, smaltate, oppure opache (matte) di magnifico effetto artistico.
.....................................................
La stampa si eseguisce coi soliti torchietti, badando che, per la maggiore sensibilità della carta, è prudente operare la messa in telaio e sorvegliare le immagini in una mezza luce di camera piuttosto oscura.
Le copie si tirano un poco più forti della tinta che dovranno avere dopo i bagni, perdendo questa carta assai meno dell'albuminata nei bagni a cui viene sottoposta.
Si suol prescrivere di tirare le copie all'ombra; è un pregiudizio, almeno per il lavoro corrente del dilettante; viri pure le positive al sole, farà assai più presto, guadagnerà tempo e risparmia pazienza.
Tirato il numero di copie che occorrono, si passano in acqua che si rinnova due o tre volte, tenendovele per circa tre minuti, e poi da una ad una, ben separate siu immergono nel bagno unico di intonazione o fissaggio."


Che il sole sia con voi smile.gif
Enrico
perrins
Messaggio: #382
Bello il titolo "come il sole dipinge", mi ci sono soffermato un po' a pensarci... d'altronde è questo che noi, amanti della FOTOgrafia, cerchiamo di mettere nelle nostre piccole opere: la meraviglia che la capacità del sole e della luce sanno porci davanti, ogni giorno nuova!

smile.gif buona estate a tutti amici vicini e lontani
enrico
Messaggio: #383
Cari amici,
ho stampato due aristotipi, utilizzando dei negativi di mio padre, trovati di recente fra le sue cose.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Non so davvero chi siano tutti questi signori e in che occasione sia stata fatta la foto. Il signore in alto al centro, circondato da una strana cornice circolare (mi sembra la spalliera di una sedia particolare), è il fulcro su cui converge lo sguardo di molti. Alcuni si tolgono il cappello in gesto reverenziale. Si vedono alcuni strumenti musicali. Non sapremo mai per celebrare quale occasione venne scattata.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il signore con la paglietta sulla destra potrebbe essere mio nonno. Somiglia ad altre vecchie foto che ricordo di aver visto di lui giovane.

Dopo la scansione, ho sottoposto le due immagini al fissaggio che le ha sbiadite notevolmente, più di quanto mi aspettavo. Forse dovrei usarlo ad una maggiore diluizione.

Mi associo a Pietro nell'augurare a tutti buone vacanze. Ma la carrozza del tempo non andrà in vacanza... biggrin.gif
Enrico

enrico
Messaggio: #384
Cari amici,
dopo aver messo in esposizione la camera oscura per una seconda eliografia, questa volta preparata con più cura su di una lastra di vetro satinato, mi sono dedicato alla digitalizzazione di alcune vecchie foto che mio fratello mi aveva chiesto di riprodurre. Oltre all'emozione provata nel rivedere volti cari, alcune di esse sono legate alla storia della fotografia e così mi è sembrato opportuno mostrarvene due.
La prima è una foto di mia madre da giovane. E' una foto in bianco e nero, colorata a mano, così come si usava prima dell'avvento del colore. Anche molti dagherrotipi venivano dipinti a mano. Debbo dire che il metodo ha un certo fascino. Mi piacerebbe dedicarmici, ma chissà se si trovano ancora i coloranti adatti. Deve averla colorata mio padre, ricordo infatti che aveva una confezione di molte boccette di coloranti all'anilina per fotografia:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

La seconda è di zio Salvatore, scattata in uno studio fotografico ad inizio del secolo scorso. Si nota il timbro in rilievo dello studio fotografico ed il fondale dipinto che era uno degli arredi più importanti delle vecchie sale di posa. Il fotografo non ha posto invece molta cura nei tappeti che rivestono il pavimento.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

A fra poco per l'esito della eliografia.

Enrico
enrico
Messaggio: #385
Cari amici,
fumata nera mad.gif
Appena estratta la lastra, parte dell'emulsione è venuta via a scaglie. Peccato, perchè era di spessore uniforme ed omogenea. Evidentemente le rugosità del vetro satinato sono troppo minute. Riproverò di nuovo con il lucido per ink jet e con il cartoncino.
Intanto faccio contento Pietro, con questo autoritratto mentre armeggio con la camera oscura ed il telo nero sul terrazzo.
A presto
Enrico


Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
perrins
Messaggio: #386
Quando guardo le vecchie foto, soprattutto quelle "in posa" vivo sempre una particolare emozione. Mi chiedo anche perchè: cosa c'è in quelle espressioni congelate nel tempo che riesce, immancabilmente, ad arrivare a me.
Un paio di estati fa ho anche passato qualche giorno nel negozio di ottica dove lavora mio padre (è un antico negozio di ottica, ha più di 90 anni, nel centro di milano che un tempo si occupava anche di fotografia) per digitalizzare alcune fotografie d'epoca: si decise di digitalizzare l'interno archivio fotografico del fondatore.

Mi sto rispondendo, mentre scrivo senza sapere dove mi portaerà questo intervento, che forse quello che percepiamo in questi scatti è quel fascino della fotografia che un tempo entrava in punta di piedi nella vita dei nostri nonni e ora, a noi appassionati, si rivela in tutto il suo fascino.

Quante foto che ho visto di lontani zii in divisa, o dell'intera famiglia dei nonni radunati per qualche evento tutti in giacca e cravatta dai 12 agli 80 anni.

E con buona pace di chi ci dice che è solo un banale passatempo io voglio affermare che la fotografia è vita. E in questo, Enrico, è un vero maestro!

PS: l'autoritratto è qualcosa di fantastico! ma ora di' la verità: la D200 la tiri fuori solo per non fare arrugginire i contatti, vero? biggrin.gif
enrico
Messaggio: #387
QUOTE(perrins87 @ Jun 30 2007, 11:21 PM) *

PS: l'autoritratto è qualcosa di fantastico! ma ora di' la verità: la D200 la tiri fuori solo per non fare arrugginire i contatti, vero? biggrin.gif

Ci hai quasi azzeccato... laugh.gif
No, per la verità sono come il dott. Jakyill e Mr. Hide: una doppia personalità, innamorato del passato ed affascinato dalla modernità.
Con la D200 ed il 60 micro mi sto dedicando alla ripresa della flora spontanea. Ma devo dirti che le emozioni più intense me le dà la mia rudimentale camera oscura...

Voglio farvi un piccolo regalo. Vi trascrivo un brano di un mio vecchio libro, al paragrafo "Note per l'artigiano fotografo". L'ho trovato molto gustoso agli occhi di oggi (all'epoca in cui è stato scritto erano consigli preziosi per chi si accingeva al quasi professionismo). Anche letture come queste ci trasportano piacevolmente indietro nel tempo.

"Questa enciclopedia è destinata all'artigiano o a chi vuole iniziare una nuova lavorazione e mancheremmo allo scopo se non parlassimo degli apparecchi per professionisti, apparecchi che tutti conosciamo per averli visti negli studi fotografici. E' un'arte che richiede poco studio, ma molto buon gusto per riuscire.
Con un apparecchio a treppiedi, 13 x 18 o 18 x 24 e con l'applicazione di intermediari si potranno ottenere fotografie anche 6 x 9 per tessere.
All'apparecchio un obiettivo luminoso (almeno F. 1:4,5) anche se di poco costo, e la giornata può essere fruttifera anche girando per i paesi, fermandosi nei cascinali, frequentando le fiere, fotografando gruppi, qualche bella piazza di paese, qualche chiesa, un paesaggio.
Una bella fotografia di tutta una famiglia di coloni è sempre desiderata, diciamo "bella" perché non si deve fare un gruppo di persone collocate come tanti fantocci, tutti diritti in piedi, con gli occhi stralunati sull'obiettivo, ma che abbia vita, che abbia un bel fondo e, se la famiglia sarà contenta, ne parlerà ai vicini, agli amici, e i clienti non mancheranno.
Quanti che noi conosciamo vivono così!
Si adoperano lastre di media rapidità 10/10 Din od anche ultrarapide 15/10 Din a seconda la stagione e l'ora.
Una lastra 18 x 24 costa circa L. 200, quella 13 x 18 L. 100, la carta bromuro 18 x 24 L. 45, 13 x 18 L. 20 circa. Aggiungete il poco costo dei bagni. Potete fornire la fotografia con una cornice di legno, sarà un bel quadro che la famiglia terrà caro.
Se questo nostro fotografo volesse dedicarsi anche al ritratto occorre che il soggetto sia preferibilmente a mezzo busto ed usare come fondo un drappo nero, o giallo, o grigio, che si agiterà lievemente al momento della posa per evitare la riproduzione delle pieghe.
La luce intensa non deve mai cadere verticalmente, ma da un solo lato e ciò è facile ad ottenere in un giardino sotto una pianta dove però anche le ombre non devono essere crude.
La luce va studiata, non deve essere di fronte perché la figura sarebbe piatta, specialmente se la faccia è grassa o rotonda, meglio fotografarla di tre quarti; i visi magri, marcati, non devono essere fotografati di profilo.
Se gli occhi sono belli fate che il soggetto guardi l'obiettivo. Se porta gli occhiali lasciarli, ma fare in modo che non abbiano riflessi di luce.
Potete far sedere il soggetto scegliendo una sedia bassa con braccioli sui quali poserà le braccia. La mano, anche se ben fatta, se non è stata collocata in posizione giusta non risulterà mai perfetta.
Se fotografate i bambini essi devono avere la loro vivacità e la grazia delle espressioni ingenue. Se il bimbo piange, non stancatelo, attendete, fatelo sorridere con un ninnolo, facendolo guardare magari un campanello che desterà col suo suono la sua curiosità.
La donna vuol essere fotografata semre bella, occorre quindi studiarla, cercare di scorgere in essa ciò che vi è di bello nel suo viso. Se sorride il suo sorriso deve lambire la bocca.
I vestiti colorati riescono meglio che i bianchi, questi hanno un'influenza sul viso.
Eseguito il ritratto occorrerà ritoccarlo specie quando si tratta di donna, ma il ritocco deve solo eliminare qualche lentiggine, chiudere qualche forellino sulla gelatina, attenuare le rughe.
Il ritocco si eseguisce appoggiando la negativa su di un leggio e mettendo sotto uno specchio. Occorrono delle matite morbide e dure e della mattoleina. Si fa cadere una goccia di mattoleina sul punto da ritoccare e la si stende con giri concentrici col dito finché sarà asciutta. Si colloca la negativa sul leggio che deve avere la forma di un telaio: sul fondo si mette lo specchio o la carta bianca e ci si copre la testa con un telo nero in modo da avere la luce solo sulla negativa illuminata dallo specchio.
La matita che deve avere la punta sottilissima, si posa leggermente sulla gelatina sul punto che è stato coperto di mattoleina e si agisce con tocchi leggeri come due piccole virgolette o con crocette. Poca pratica e l'operazione riuscirà facile.
Se vi sono forellini, questi devono essere chiusi con un pennellino intinto in un colore all'acquerello (bleu di Prussia o carminio).
Gli insuccessi si correggono con le osservazioni che abbiamo date.
Volete farvi con poca spesa un leggio per ritocco? Prendete una scatola di cartone resistente, se non lo ofsse rinforzatela ai bordi. Lasciate fondo e coperchio con un'altezza di 3 o 4 cm soltanto. Fissate il coperchio da un lato, quello meno largo al fondo con due o tre punti, e tagliate al centro lo stesso in modo da avere uno spazio vuoto di 10 x 15 cm circa e su questa apertura fissate un vetro smerigliato con carta e gomma. Fate in modo - fissandolo con un listino di legno - che questo coperchio rimanga alzato a forma di < sul fondo. Sul vetro smerigliato appoggiate la negativa da ritoccare. Se avesse un formato inferiore al vetro riempite lo spazio con un cartone in modo da avere un appoggio. Sul fondo appoggiate un foglio di carta bianco od uno specchio.
......................................
Montatura.
La positiva deve essere bene lavata, per almeno 2 ore e fatta asciugare lontano dalla polvere. Si squadra la copia servendosi di due vetri (uno sotto e uno sopra, e questo a bordi ben lisci) e di una vecchia lametta da barba. Si spalma una colla lungo i margini per 1 cm e la si incolla al cartone.
Nota: Il nostro fotografo artigiano dovrà qualche volta fare delle fotografie nell'interno della casa e si troverà in imbarazzo per la cattiva luce. Per illuminare il volto della persona egli può servirsi di schermi costituiti anche da un lenzuolo o da carta, ma sovente non bastano, occorre un proiettore. Ve ne sono in vendita ma costano molto. Insegniamo come costruirne uno. In ogni casa vi sono prese luce, se non ve ne fosse fissi una doppia presa alla lampadina, e vi infili la spina del proiettore, potrà eseguire con sicurezza il suo lavoro. Naturalmente egli deve studiare come e dove deve dirigere il fascio di luce.
Un proiettore economico.
Un proiettore che permetterà di fare ottime fotografie di persone in ambienti poco o malamente illuminati può essere costruito con poca spesa e pazienza servendosi di un vecchio faro di auto o di moto al quale si adatterà un portalampade montando il tutto su di un supporto ed adattando, per avere una luce più regolare e più intensa, nel fondo, una vecchia lente.
Non disponendo del faro si può costruirlo in cartone foderandolo con carta bianca o stagnola."


da: "Nico Barbieri - Enciclopedia Ricettario - H. Hoepli editore
Siamo nel 1949, nell'immediato dopoguerra.

La "doppia presa" che ho rimarcato in neretto, ce l'ho e ve la mostro. Mio padre la chiamava "ladro". Non so se era il nome corrente o ce l'aveva messo lui, in ogni caso era azzeccato, visto che serviva per... rubare la corrente alla lampadina smile.gif

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il materiale credo fosse bakelite. Si svitava la lampadina dal portalampade, vi si avvitava questo "ladro" al quale si riavvitava la lampadina e si potevano utilizzare le due prese laterali. Oggi sarebbe fuori norma e comunque inutile visto che ogni stanza è fornita di più di una presa di corrente. Ma quelli erano altri tempi.

Per quanto riguarda la mattoleina, riporto dalla stessa encicolpedia:

"Mattoleina o vernice per ritocco: è una vernice che, applicata sulla gelatina dei negativi, li rende atti al ritocco. Si fa cadere una goccia sul negativo e la si stende col dito avvolto in una pezzuola di filo sottile con piccoli cerchi finché sarà asciutta. QUalche formula:

1) benzina gr 100
essenza di lavanda gr 65

2) essenza di trementina (acquaragia) gr 100
colofomia gr 25

3) essenza di trementina gr 100
gomma dammar gr 10

4) essenza di trementina gr 100
balsamo del canadà gocce 65

5) benzina gr 100
gomma dammar gr 4
guttaperca gr 0,5

6) benzina gr 10
alcool gr 100
sandracca gr 10
elemi gr 10

La vernice 3) si può impiegare sia sopra i negativi verniciati a caldo, sui quali diversamente la matita non farebbe presa, come su quelli verniciati a freddo o non verniciati.



A presto
Enrico
enrico
Messaggio: #388
Cari amici,
questa mattina ho messo in esposizione di nuovo la camera oscura per una eliografia. Nel pomeriggio il cielo si è annuvolato un po', diminuendo l'intensità della luce. Ho ritirato la camera dopo otto ore e, alla luce rossa, ho potuto ammirare sull'emulsione, il profilo nitidissimo della scena (la solita). Infatti, questa volta ho curato molto la preparazione e la stesa dell'emulsione che ho effettuato senza il pennello, ma versandola sul supporto e facendovela spandere semplicemente inclinandolo da un lato e dall'altro, secondo la tecnica che veniva usata nella preparazione delle lastre al collodio. Le cose non sono però andate molto bene con lo sviluppo in acqua, poiché l'immagine si è deteriorata. Può darsi che non l'abbia fatto con la dovuta delicatezza (ho fatto scorrere un leggero filo d'acqua sull'emulsione, nel tantativo di staccare un po' del cartoncino nero che vi si era attaccato.
Occorrerà che faccia delle prove, anche in ordine alle proporzioni della soluzione di bicromato rispetto alla gomma arabica con pigmento, ed in ordine all'esposizione. Voglio riuscire ad ottenere un risultato soddisfacente con una immagine chiara e pulita. Non mi arrendo.
Un saluto
Enrico
davidebaroni
Messaggio: #389
Tu non ti arrendi e noi non cessiamo di sostenerti. smile.gif

E sono certo che saprai identificare il "problema" e risolverlo... Se mi dovesse venire qualche idea, te la farò sapere. così almeno saprai cosa NON fare! biggrin.gif

Questo thread è il più emozionante e bello di tutto il Forum.

Davide
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #390
seguo passo passo.
Emozionante.
Ed istruttivo, non tanto perche' ripercorri i tempi, ma per l'impegno che dedichi a tutto cio'.
Ammirato ti osservo da lontano.


.oesse.
enrico
Messaggio: #391
Grazie Davide e Oesse,
il sapere che questo viaggio nel tempo lo sto vivendo assieme a tanti amici, alimenta il mio entusiasmo e la mia testardaggine. Ogni progresso è anche merito vostro.
Non mi lascio scoraggiare dagli insuccessi. Si impara molto anche da essi e, quando se ne individuano le probabili cause, si ha una base da cui ripartire. D'altra parte, chissà di quante delusioni è stato costellato il cammino dei protofotografi. Chissà quante volte Niepce è rimasto deluso, ritirando la lastra di peltro col bitume di Giudea dalla sua camera oscura, prima di ottenere il primo soddisfacente risultato.
Una eliografia decente l'ho ottenuta. Voglio migliorarne il risultato e renderlo riproducibile. Una volta raggiunto questo obiettivo, torno all'albumina ed alla sperimentazione del nuovo bromuro di potassio.
Ci aspettano molte avventure.
Attraverso queste esperienze, ho l'impressione di assaporare la vera essenza della Fotografia. Ogni immagine riuscita è una forte emozione.
Dobbiamo molto al progresso ed alla facilità con cui oggi si ottengono ottime immagini. Ma forse è proprio questa facilità che ci rende il fotografare un'abitudine e spesso ce ne diminuisce il gusto.
A presto
Enrico
perrins
Messaggio: #392
Ma questo è un viaggio fantastico... soprattutto perchè ormai sperimenti su tutti i fronti! smile.gif

A presto
enrico
Messaggio: #393
QUOTE(perrins87 @ Jul 6 2007, 11:20 PM) *

Ma questo è un viaggio fantastico... soprattutto perchè ormai sperimenti su tutti i fronti! smile.gif
A presto


Ora siamo proprio agli albori, con l'eliografia smile.gif
Questa mattina ho steso l'emulsione di tempera, colla arabica e bicromato, su di un cartoncino per acquerello. Ma dopo un po' si è formato una specie di precipitato, cosa che avevo notato anche prima, pur se in misura non così accentuata, nella prova riuscita. L'omogeneità e la compattezza dell'emulsione si è frantumata in una miriade di particelle, di granulosità.
Ho pensato che la cosa dovesse dipendere da qualche componente del colore a tempera in tubetto che ho usato fin'ora.
Allora ho acquistato dei pigmenti in polvere che scioglierò, amalgamandoli, nella gomma.
Ho anche preparato una soluzione satura di bicromato (ne ho aggiunto all'acqua distillata fino alla presenza di "corpo di fondo" insolubile), così da poter iniziarne a sperimentare diverse quantità (numero di gocce per un quantitativo fisso di gomma pigmentata). Ho acquistato anche un nuovo pennellino per la stesa.
Staremo a vedere.
Saluti
Enrico

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
enrico
Messaggio: #394
La camera oscura è in posa.
Ieri sera ho preparato la nuova emulsione alle polveri, e l'ho stesa sul lucido per ink jet. Ho avuto qualche difficoltà nella stesa perchè tendeva a formare dei buchi. Questa mattina, osservandola alla luce rossa, mi è sembrata abbastanza uniforme e ben secca, solo la superficie è un po' "incrinata", come accade al terreno argilloso nei periodi di secca.
Ho inserito nella mia camera oscura il vecchio obiettivo (quello con le lenti da occhiale) perché, anche se meno inciso, ha un diaframma più aperto di uno stop e con l'eliografia la quantità di luce è importante.
Ieri sera ho fatto anche delle prove di stesa (emulsione non sensibilizzata con il bicromato) su cartoncino per acquerello e su vetro. Sul cartoncino, tirando molto l'emulsione con un pennello non troppo intriso della stessa, si ottiene lo strato più sottile ed uniforme.
Poichè il cartoncino è bianco, dovrei stendere una emulsione scura, ottenendo però un negativo. Questo contrasta un po' con la filosofia di Niepce che ha sempre lavorato per ottenere direttamente un positivo.
Ho pensato però che, stendendo una emulsione bianca e sottile ed azzeccando l'esposizione, dopo lo spoglio in acqua e successiva asciugatura, potrei versarvi dell'inchiostro nero che tingerebbe il cartoncino nei punti lasciati scoperti e corrispondenti alle ombre. La gomma insolubilizzata dalla luce non dovrebbe prendere il colore.
Tutto questo perché il supporto di cartoncino è il più pratico. Quando questa mattina ho preso il foglio di poliestere trasparente, ho dovuto lottare un po' per inserirlo nello chassìs, visto che si era incurvato sensibilmente a causa del ritiro dell'emulsione stesa su di una sola faccia (come l'altra volta, ho inserito il foglio col dorso verso l'obiettivo in maniera che ad indurirsi fosse lo strato a diretto contatto col supporto, cosa che me ne assicura l'aderenza durante la fase di spoglio).
Domani niente esperimenti: di nuovo a Chieti per continuare la sistemazione dell'appartamento.
A presto
ENrico
enrico
Messaggio: #395
Ho ritirato la camera oscura alle 19. Apertala, contrariamente a tutte le altre volte, non si intravvedeva nessuna immagine. L'ho messa in acqua tiepida per lo spoglio. Entro pochi secondi l'acqua è divenuta lattiginosa, causa la soluzione del colorante. Ho dovuto cambiarla con delicatezza per poter scorgere la pellicola. Nessuna immagine, ma dei larghi brandelli biancastri di emulsione.
L'emulsione non ha quindi fatto bene aderenza al supporto, causa forse l'uso dell'altra colla arabica (forse sintetica?). Tornerò alla vecchia marca.
I larghi brandelli mi fanno pensare che l'insolubilizzazione a causa della luce c'è stata, ma forse l'insuccesso è dovuto ad una sovraesposizione:
10 ore con diaframma 5,6 anzichè 8 ore con diaframma 8 della prova riuscita (giornata serena e soleggiata in tutti i casi).
Per spiegare la solubilizzazione del colorante, devo pensare che è dovuto allo strato più superficiale di emulsione che è rimasto solubile non avendo preso luce a sufficienza (l'illuminazione proveniva dalla parte opposta del supporto). Non riesco ad immaginare altri scenari.
Rimonto l'obiettivo precedente e provo con il cartoncino.
A presto
Enrico
davidebaroni
Messaggio: #396
Di questi apparenti insuccessi è lastricata la strada del progresso. smile.gif
Si narra che a Edison, che ai tempi stava facendo migliaia di esperimenti per inventare la lampadina senza (ancora) riuscirci, venissero chiesti "risultati". Ed Edison rispose: "Io ho un sacco di risultati. Conosco migliaia di cose che non funzionano!" smile.gif
E alla fine la lampadina l'inventò... wink.gif

Continua. Noi continuiamo a seguirti.

Davide
apeiron
Nikonista
Messaggio: #397
Enrico, a questo punto mi auguro di poterti conoscere personalmente. E' un desiderio che cresce seguendo l'evoluzione del tuo straordinario lavoro.
Apeiron smile.gif
enrico
Messaggio: #398
Grazie Davide, Grazie Apeiron, grazie a tutti quelli che mi seguono, intervenendo o restando in silenzio.
Sono appena tornato da Chieti, un po' stanco e con qualche altro impegno familiare cui assolvere.
Domani faccio però un'altra prova. Gli esperimenti per l'eliografia richiedono tempo, visto che per l'esposizione se ne va una giornata smile.gif
A presto
Enrico
enrico
Messaggio: #399
Cari amici,
mentre la camera oscura, occultata fra le lingue delle suocere ed i gerani del terrazzo, fissa dalle 9 di questa mattina il muro di cinta e l'albero di mele per l'ennesima eliografia, io sto costruendo una "macchina del tempo", di cui vi mostro alcune parti che attendono di essere montate.
Si tratta in realtà di un "visore-riproduttore" di negativi. Ho conservato infatti in una voluminosa scatola i negativi su vetro di mio padre ed intendo riprodurli in digitale. Mi sto quindi costruendo una scatola con un vetro opalino superiormente, con all'interno uno specchio a 45°.
Sul lato aperto sistemerò l'SB 800 e sistemerò il tutto sullo stativo da riproduzione (il mio ingranditore Durst con piano, colonnina ed adattatore per macchina fotografica).
Il piano del visore che sto costruendo, ha dimensioni 15 x 20, in considerazione del fatto che i negativi vanno dal 6,5 x 9 al 9 x 12 fino al 13 x 18.
Si tratterà di un viaggio nel tempo parallelo a quello che stiamo facendo, un viaggio più personale, anche se meno remoto. Questo non vuol dire che non vi mostrerò qualche immagine interessante, solo che il loro significato è per forza di cose per me particolarmente diverso da quello che vi può scorgere qualunque altro osservatore.
Ogni lastra sarà uno sguardo di una frazione di secondo in un passato che mi appartiene particolarmente.
Ma usciamo dal relativo OT. Ho acquistato anche il materiale per costruire una camera oscura più grande, che possa utilizzare il vecchio obiettivo "Simplex Raoid Aplanat" che vi ho mostrato parecchi post fa.
Enrico
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata


Immagine Allegata

 
marcelus
Messaggio: #400
seguo con vivo interesse anche gli sviluppi della "macchina del tempo" avendo numerosi negativi in vetro.
avevo pensato ad uno scanner per lucidi, ma non ho ancora avuto modo di provarlo.

resto in linea
 
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