QUOTE
Noto che il nome della pianta oltre il muro di cinta mi è stato sostituto (esiste qualche programma automatico di controllo?) con XXX
Sì, credo che si chiami "XXX.exe"... Ci sono state diverse discussioni sul "censore automatico" e i suoi eccessi, ma al momento credo che dovremo tenercelo com'é.
Intanto ci godiamo i tuoi progressi... quasi come se fossero anche nostri.
Te l'ho già detto tante altre volte, ma non credo che una in più possa far male alla salute:
Davide
Torno adesso dal lavoro, chiaramente sono stanco, accendo il PC, vado a cercarmi il 3D e vedo che siamo a 14 pagine, l'ultima volta (due girni fa) eravamo a 13 pagine, mi si apre la 14° pagina e cosa vedo campeggiare:
EUREKA
Mi ci voleva per tirarmi su non posso che dire: Enrico .
Forza carrozza che il viaggio è lungo, ma ci sentiamo un po' bambini che viaggiatori.
Messaggio modificato da exdanighost il May 9 2007, 02:08 PM
EUREKA
Mi ci voleva per tirarmi su non posso che dire: Enrico .
Forza carrozza che il viaggio è lungo, ma ci sentiamo un po' bambini che viaggiatori.
Messaggio modificato da exdanighost il May 9 2007, 02:08 PM
già me lo gusto il nostro Enrico, nella piazza del paese, in abito d'epoca pronto a dispensare lastre a tutti.
complimenti
complimenti
Cari amici,
grazie per la compagnia che mi fate. Sapere che ci siete, mi stimola a "frustare il cavallo". Un'altra tappa. Oggi pomeriggio ho esposto la terza lastra albuminata (ne restano due). Quando l'ho sensibilizzata, immergendola nel bagno di nitrato d'argento, ho seguito la reazione di formazione del precipitato di ioduro. Lo ioduro, così come il cloruro d'argento (mi pare di averlo già detto), si presenta come un deposito biancastro. Ho notato che lo strato non era uniforme, ma più denso su di un lato della lastra. Poiché nell'albume lo ioduro ha avuto tutto il tempo di diffondersi per bene durante la preparazione e l'agitazione quando l'ho portato a neve e il contatto con il nitrato è avvenuto per immersione completa e non tramite pennello, non può dipendere da una irregolarità di concentrazione, ma da una disuniformità nello spessore dell'emulsione. Anche il “righello” non è stato sufficiente a pareggiare lo strato. Il vetro dovrebbe essere perfettamente in piano mentre l’albumina si rapprende, ma non è cosa facile. La soluzione sarebbe quella di mettere la lastra in lenta rotazione, ma sarebbe il caso di costruire un simile aggeggio se prevedessi una produzione “industriale”.
Il risultato è che il negativo risulta sovraesposto verso l’angolo superiore sinistro. L’esposizione è stata di dieci minuti e lo sviluppo è durato quasi un’ora. Ho dovuto prolungarlo un po’ per cavar fuori un po’ di particolari dalle ombre. La parte scura presenta una specie di velo dicroico. Vi mostro la scansione del negativo ed il corrispondente positivo. Poiché non rende la sensazione di nitidezza e di ricchezza di dettaglio così come la vedo dal vivo, ho riprodotto il negativo e dei suoi particolari con la D200. Se osservate il “particolare 3”, vi potete rendere conto del livello di dettaglio (si riesce a leggere la targa dell’auto se si ingrandisce un po’) che l’uso del vetro consente. La carta, a causa delle fibre irregolari di cui è composta, assorbe le soluzioni in maniera irregolare, l’albumina non ha fibre, è omogenea. Si notano solo (ma viste da un certo angolo no) le screpolature prodotte dal ferro da stiro, come sulle parti chiare del “particolare 2”. Devo provare a preparare qualche lastra senza passarvi il ferro.
Dimenticavo, ho sensibilizzato ed esposto anche un foglio di carta alluminato, passandovi a pennello il nitrato. Ma il risultato è stato da gettare. Ho capito che con l’albumina funziona solo l’immersione, il pennello va bene per i calotipi.
Alla prossima tappa, io riprendo la strada.
Enrico
Scusate, mi sono accorto di aver indicato male i "particolari", invertendoli. Il dettaglio dell'auto è sul "particolare 2".
grazie per la compagnia che mi fate. Sapere che ci siete, mi stimola a "frustare il cavallo". Un'altra tappa. Oggi pomeriggio ho esposto la terza lastra albuminata (ne restano due). Quando l'ho sensibilizzata, immergendola nel bagno di nitrato d'argento, ho seguito la reazione di formazione del precipitato di ioduro. Lo ioduro, così come il cloruro d'argento (mi pare di averlo già detto), si presenta come un deposito biancastro. Ho notato che lo strato non era uniforme, ma più denso su di un lato della lastra. Poiché nell'albume lo ioduro ha avuto tutto il tempo di diffondersi per bene durante la preparazione e l'agitazione quando l'ho portato a neve e il contatto con il nitrato è avvenuto per immersione completa e non tramite pennello, non può dipendere da una irregolarità di concentrazione, ma da una disuniformità nello spessore dell'emulsione. Anche il “righello” non è stato sufficiente a pareggiare lo strato. Il vetro dovrebbe essere perfettamente in piano mentre l’albumina si rapprende, ma non è cosa facile. La soluzione sarebbe quella di mettere la lastra in lenta rotazione, ma sarebbe il caso di costruire un simile aggeggio se prevedessi una produzione “industriale”.
Il risultato è che il negativo risulta sovraesposto verso l’angolo superiore sinistro. L’esposizione è stata di dieci minuti e lo sviluppo è durato quasi un’ora. Ho dovuto prolungarlo un po’ per cavar fuori un po’ di particolari dalle ombre. La parte scura presenta una specie di velo dicroico. Vi mostro la scansione del negativo ed il corrispondente positivo. Poiché non rende la sensazione di nitidezza e di ricchezza di dettaglio così come la vedo dal vivo, ho riprodotto il negativo e dei suoi particolari con la D200. Se osservate il “particolare 3”, vi potete rendere conto del livello di dettaglio (si riesce a leggere la targa dell’auto se si ingrandisce un po’) che l’uso del vetro consente. La carta, a causa delle fibre irregolari di cui è composta, assorbe le soluzioni in maniera irregolare, l’albumina non ha fibre, è omogenea. Si notano solo (ma viste da un certo angolo no) le screpolature prodotte dal ferro da stiro, come sulle parti chiare del “particolare 2”. Devo provare a preparare qualche lastra senza passarvi il ferro.
Dimenticavo, ho sensibilizzato ed esposto anche un foglio di carta alluminato, passandovi a pennello il nitrato. Ma il risultato è stato da gettare. Ho capito che con l’albumina funziona solo l’immersione, il pennello va bene per i calotipi.
Alla prossima tappa, io riprendo la strada.
Enrico
Scusate, mi sono accorto di aver indicato male i "particolari", invertendoli. Il dettaglio dell'auto è sul "particolare 2".
Scusa Enrico, forse mi è sfuggito, ma come rroduci con la D200 le lastre?
Che ottica usi? Come posizioni le luci?
Che ottica usi? Come posizioni le luci?
Scusa Enrico, forse mi è sfuggito, ma come rroduci con la D200 le lastre?
Che ottica usi? Come posizioni le luci?
Guarda, i calotipi e le due lastre precedenti le ho sempre riprodotte con lo scanner. Ho usato solo oggi la D200 col 60 mm Micro, ma in maniera "approssimativa" come dice un comico in TV, cioè ponendola su di un cartoncino bianco (cosa sbagliata perché le ombre si riproducono sul supporto oltre lo spessore del vetro) , stando al coperto per cercare di evitare i riflessi e, per giunta, a mano libera. Insomma, tutto quello che non si deve fare.
L'ideale sarebbe porre la lastra su di un vetro opalino uniformemente illuminato dal retro e fotografare con macchina su cavalletto, magari con telecomando, per evitare le vibrazioni, in un ambiente buio per evitare i riflessi. Ho realizzato un "accrocco" del genere per riprodurre le diapositive, ma è troppo piccolo per il mio formato calotipico
Ciao
Enrico
P.S. Parlando di carrozze, ho trovato una foto (lastra al gelatino bromuro) di Eugène Atget, Parigi, fine 1800.
Immaginavo un obiettivo micro, ma comunque sei un miniera d'idee, sono sicuro che qualche cosa ti verrà in mente, intanto ci penso e poi ti farò sapere.
Però la lastra mi sembra bella nitida.
Ma il gelatino bromuro ha qualche differenza con l'albumina?
Però la lastra mi sembra bella nitida.
Ma il gelatino bromuro ha qualche differenza con l'albumina?
Però la lastra mi sembra bella nitida.
Ma il gelatino bromuro ha qualche differenza con l'albumina?
Si, ce l'ha: è più moderno e viene dopo il collodio.
Le tappe storiche sono, in estrema sintesi ed in riferimento ai materiali sensibili:
eliografia (Niepce)
dagherrotipo (Daguerre)
calotipo (Talbot),
albumina (Niepce nipote, Le Gray),
collodio (Archer),
gelatina (Maddox e successivi perfezionatori).
Non dico di altre, tipo l'ambrotipo (che è comunque una applicazione del collodio), ferrotipo ecc. che sono in un certo senso secondarie, anche se alcune di esse ebbero una discreta diffusione.
La gelatina al bromuro d'argento è quella che si usa anche oggi. Si tratta di gelatina animale. Quando chiedevo qualche post addietro della "colla di pesce", è perché pensavo a quest'ultima tappa storica.
Buona giornata
ENrico
Ciao Enrico,
raro il livello della tua ricchissima ricerca. Come ho avuto già modo di dire, sei una preziosa risorsa per questo forum. Contagiosa, oltretutto.
Quando inizi ad occuparti delle prime esperienze sul colore, italiane e non?
Un caro saluto,
apeiron
raro il livello della tua ricchissima ricerca. Come ho avuto già modo di dire, sei una preziosa risorsa per questo forum. Contagiosa, oltretutto.
Quando inizi ad occuparti delle prime esperienze sul colore, italiane e non?
Un caro saluto,
apeiron
Ciao Enrico,
raro il livello della tua ricchissima ricerca. Come ho avuto già modo di dire, sei una preziosa risorsa per questo forum. Contagiosa, oltretutto.
Quando inizi ad occuparti delle prime esperienze sul colore, italiane e non?
Un caro saluto,
apeiron
Ciao Apeiron,
è sempre un grande piacere risentirti!
Per il colore si può fare . Le mie emulsioni sono blu sensibili e cieche al verde ed al rosso. Nella mia seconda prova all'albumina, quella con la bicicletta, c'era un bel cielo blu intenso con una nuvola cumuliforme che contrastava con esso. Il risultato è però un bianco uniforme.
Per sensibilizzare le emulsioni al verde ed al rosso, dovrei procurarmi:
dell'eritrosina, un colorante istologico che si usa in microscopia. Poiché è di colore rosso, assorbe la radiazione verde rendendo le lastre ortocromatiche. Ho perfino delle formule:
(Eder):
soluzione di eritrosina all'1 p. 500 cc. 2 a 4
ammoniaca cc. 1
acqua distillata cc. 200
Per renderle sensibili al rosso (pancromatismo):
soluzione alcoolica di cianina (1:1000) cc. 6
soluzione alcoolica di codeina (1:1000) cc. 34
anilina pura gr. 34
acqua distillata cc. 960
Una simpatica curiosità: in alcuni vecchi ricettari, invece di acqua distillata, si parla di "acqua piovana"
Si tratterebbe poi di effettuare tre esposizioni con tre filtri per ottenere i negativi di separazione e ripercorrere le orme di Louis Ducos du Hauron...
se non mi stanco fino ad allora, si può fare
Ciao
Enrico
Cari amici,
qualche giorno fa ho sensibilizzato la quarta lastra. L'ho fatta permanere nel bagno per alcuni minuti e, quando sono andato a riprenderla, oltre alla irregolarità della stesa, mi sono accorto che la parte più sottile si era come "staccata" dal vetro e, essendosi imbevuta di liquido, aveva aumentato la propria larghezza, formando delle pieghe. Non l'ho esposta e l'ho lasciata al buio ad asciugare. Oggi, mentre sensibilizzavo la quinta ed ultima lastra, l'ho ripresa e mi sono accorto che si era leggermente scurita. Evidentemente le lastre all'albumina vanno usate fresche, entro qualche giorno. Anche la quinta lastra presenta una stesa di spessore diverso sui due lati. Quella più spessa è anche quella che presenta più "crepe" e che ha bevuto più soluzione. L'altra non si è sensibilizzata.
L'ho esposta ed ora è ad asciugare, ma presenta una immagine solo su di una metà.
La prossima settimana sono carico di impegni. Successivamente preparerò delle lastre fresche e, con l'esperienza di queste prime, spero di raggiungere risultati migliori.
Enrico
qualche giorno fa ho sensibilizzato la quarta lastra. L'ho fatta permanere nel bagno per alcuni minuti e, quando sono andato a riprenderla, oltre alla irregolarità della stesa, mi sono accorto che la parte più sottile si era come "staccata" dal vetro e, essendosi imbevuta di liquido, aveva aumentato la propria larghezza, formando delle pieghe. Non l'ho esposta e l'ho lasciata al buio ad asciugare. Oggi, mentre sensibilizzavo la quinta ed ultima lastra, l'ho ripresa e mi sono accorto che si era leggermente scurita. Evidentemente le lastre all'albumina vanno usate fresche, entro qualche giorno. Anche la quinta lastra presenta una stesa di spessore diverso sui due lati. Quella più spessa è anche quella che presenta più "crepe" e che ha bevuto più soluzione. L'altra non si è sensibilizzata.
L'ho esposta ed ora è ad asciugare, ma presenta una immagine solo su di una metà.
La prossima settimana sono carico di impegni. Successivamente preparerò delle lastre fresche e, con l'esperienza di queste prime, spero di raggiungere risultati migliori.
Enrico
Il risultato della scansione della quinta lastra è stato pessimo (scansione per riflessione e non per trasmissione come sarebbe meglio). Allora l'ho appoggiata al vetro della finestra per riprenderla con la D200. Mentre prendevo la macchina, la lastra è caduta e si è rotta. Ho fotografato quello che ne è rimasto.
Un saluto
Enrico
Un saluto
Enrico
Acc... mi dispiace per l'intoppo, ma sono certo che non sarà questo a fermarti.
La carrozza del tempo deve continuare a viaggiare, anche con un vetro rotto!
La carrozza del tempo deve continuare a viaggiare, anche con un vetro rotto!
beh, un piccolo incidente di percorso...
Che meraviglia questo thread, Enrico!
Ciao Maxiclimb, ciao Malina.
La carrozza del tempo non si fermerà. Rallenterà magari, quando il postiglione è preso da impegni pressanti, che gli arrivano dal futuro (la vita frenetica del XXI secolo ) , ma non si fermerà.
Enrico
La carrozza del tempo non si fermerà. Rallenterà magari, quando il postiglione è preso da impegni pressanti, che gli arrivano dal futuro (la vita frenetica del XXI secolo ) , ma non si fermerà.
Enrico
Caro Enrico,
cari amici sulla carrozza,
sono stato via un paio di settimane causa studio, ma sono pronto a risalire di corsa su questa carrozza per questo affascinante viaggio.
Bellissimo rivedere il tuo Eureka in cima alla pagina, Enrico
e poi questi risultati sono davvero strepitosi, chissà se avevi mai pensato a qualcosa del genere quando hai realizzato il tuo "prima calotipo". C'è ormai una nitidezza prima irraggiungibile con la carta e la vecchia ottica e anche una gamma dinamica decisamente superiore!
Che gran velocità ha preso questa carrozza!
Affascinante il discorso sul colore, chissà . . .
Intanto vi saluto tutti, in particolare il nostro cocchiere!
cari amici sulla carrozza,
sono stato via un paio di settimane causa studio, ma sono pronto a risalire di corsa su questa carrozza per questo affascinante viaggio.
Bellissimo rivedere il tuo Eureka in cima alla pagina, Enrico
e poi questi risultati sono davvero strepitosi, chissà se avevi mai pensato a qualcosa del genere quando hai realizzato il tuo "prima calotipo". C'è ormai una nitidezza prima irraggiungibile con la carta e la vecchia ottica e anche una gamma dinamica decisamente superiore!
Che gran velocità ha preso questa carrozza!
Affascinante il discorso sul colore, chissà . . .
Intanto vi saluto tutti, in particolare il nostro cocchiere!
Ben tornato.
Bentornato Perrins!
Ho fermato un po' la carrozza per far riposare i cavalli
In realtà, esco da casa al mattino presto e ritorno a sera perché sto dirigendo un corso di aggiornamento. Ma riprenderemo al più presto la corsa. E poi, sono prossime le vacanze, e allora galopperemo.
Un saluto
Enrico
Ho fermato un po' la carrozza per far riposare i cavalli
In realtà, esco da casa al mattino presto e ritorno a sera perché sto dirigendo un corso di aggiornamento. Ma riprenderemo al più presto la corsa. E poi, sono prossime le vacanze, e allora galopperemo.
Un saluto
Enrico
Cari amici,
scusatemi, ma la fine dell'anno scolastico, unito ad impegni di altra natura, mi risucchiano continuamente del XXI secolo. Oggi ho trovato un po' di tempo per rimettere in moto la carrozza e far sgranchire i cavalli, fermi da troppo tempo
Sto preparando un cliché-verre
Restate in attesa...
Enrico
scusatemi, ma la fine dell'anno scolastico, unito ad impegni di altra natura, mi risucchiano continuamente del XXI secolo. Oggi ho trovato un po' di tempo per rimettere in moto la carrozza e far sgranchire i cavalli, fermi da troppo tempo
Sto preparando un cliché-verre
Restate in attesa...
Enrico
La fine dell'anno è impegnativa per tutti, i ricordi, un fratello ancora al liceo e una mamma prof mi ricordano che non lo è solo per "noi" studenti! :-)
Tutti a bordo!
Tutti a bordo!
Ciao Pietro. Fatto
Per il cliché-verre, ho usato una lastra di vetro del pacco utilizzato per l'albumina. L'ho verniciata di nero su di un lato. Una volta asciugata per bene, l'ho incisa con una punta di metallo (ho infisso uno spillo all'estremità di un bastoncino di legno). Mi sono ispirato ad una stampa del 1910.
Ho preparato poi un foglio di carta per acquerelli con una soluzione di cloruro di sodio e l'ho sensibilizzata col solito nitrato d'argento. Ho esposto a contatto, al sole, ottenendo un controtipo positivo per annerimento diretto (senza bisogno della camera oscura). Quando ho inciso la lastra, ho dovuto disegnare in negativo. Ho fissato con l'iposolfito.
L'idea del cliché-verre risale a Talbot che ne ebbe l'idea prima di cimentarsi col calotipo.
Si tratta di una applicazione interessante. In pratica è una versione "fotografica" del processo di incisione che consiste, come è noto, nell’incidere con una punta una lastra di metallo e nel cospargerla di inchiostro. La lastra viene poi pulita con una racletta che ne asporta l’inchiostro dalla superficie, mentre ne resta nei solchi. Comprimendo con un torchio un foglio di carta sulla lastra, se ne ricava un disegno che può essere ripetuto per quante copie si vogliono. Con il cliché-verre, si otteneva lo stesso risultato con la luce. Ho letto che molti pittori dell’ottocento ne hanno fatto uso. Mi pare Corot e Delacroix.
Il disegno rappresenta un fotografo che sta imponendo l'immobilità al cliente all'inizio della non breve posa. Sulla macchina è appoggiato il telo nero che serviva per coprire il capo dell'operatore durante la messa a fuoco sul vetro smerigliato. A proposito, debbo ricordarmi di comprarne uno anch'io perché, nonostante abbia posto il vetro smerigliato della mia macchina di legno all'interno di una specie di "galleria", durante la messa a fuoco, anch'io sono disturbato da fastidiosi riflessi.
Un saluto
Enrico
Per il cliché-verre, ho usato una lastra di vetro del pacco utilizzato per l'albumina. L'ho verniciata di nero su di un lato. Una volta asciugata per bene, l'ho incisa con una punta di metallo (ho infisso uno spillo all'estremità di un bastoncino di legno). Mi sono ispirato ad una stampa del 1910.
Ho preparato poi un foglio di carta per acquerelli con una soluzione di cloruro di sodio e l'ho sensibilizzata col solito nitrato d'argento. Ho esposto a contatto, al sole, ottenendo un controtipo positivo per annerimento diretto (senza bisogno della camera oscura). Quando ho inciso la lastra, ho dovuto disegnare in negativo. Ho fissato con l'iposolfito.
L'idea del cliché-verre risale a Talbot che ne ebbe l'idea prima di cimentarsi col calotipo.
Si tratta di una applicazione interessante. In pratica è una versione "fotografica" del processo di incisione che consiste, come è noto, nell’incidere con una punta una lastra di metallo e nel cospargerla di inchiostro. La lastra viene poi pulita con una racletta che ne asporta l’inchiostro dalla superficie, mentre ne resta nei solchi. Comprimendo con un torchio un foglio di carta sulla lastra, se ne ricava un disegno che può essere ripetuto per quante copie si vogliono. Con il cliché-verre, si otteneva lo stesso risultato con la luce. Ho letto che molti pittori dell’ottocento ne hanno fatto uso. Mi pare Corot e Delacroix.
Il disegno rappresenta un fotografo che sta imponendo l'immobilità al cliente all'inizio della non breve posa. Sulla macchina è appoggiato il telo nero che serviva per coprire il capo dell'operatore durante la messa a fuoco sul vetro smerigliato. A proposito, debbo ricordarmi di comprarne uno anch'io perché, nonostante abbia posto il vetro smerigliato della mia macchina di legno all'interno di una specie di "galleria", durante la messa a fuoco, anch'io sono disturbato da fastidiosi riflessi.
Un saluto
Enrico
Enrico,
cosa ne dici? proviamo ad anticare un attimo anche i tuoi apparecchi e poi andiamo tutti in vacanza qualche mese?
Guardate qui: http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/...o-record/1.html
Caro Enrico, che dire... complimenti per le tue ottime doti di disegnatore!
PS: che carina l'idea, potresti usarla per creare dei bellissimi biglietti d'auguri per le prossime feste!
Messaggio modificato da perrins87 il May 27 2007, 10:34 PM
cosa ne dici? proviamo ad anticare un attimo anche i tuoi apparecchi e poi andiamo tutti in vacanza qualche mese?
Guardate qui: http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/...o-record/1.html
Caro Enrico, che dire... complimenti per le tue ottime doti di disegnatore!
PS: che carina l'idea, potresti usarla per creare dei bellissimi biglietti d'auguri per le prossime feste!
Messaggio modificato da perrins87 il May 27 2007, 10:34 PM
Accipicchia. Se le quotazioni sono quelle... altro che vacanza
serviva x caso a grattare sulle lastre?