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Seguendo Le Orme Dei Pionieri Della Fotografia::
Un primo calotipoa
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DEREGISTRATO
Messaggio: #226
QUOTE(enrico @ Mar 20 2007, 07:37 PM) *
... Diciamo che il primo è più un obiettivo da ritratti biggrin.gif
Non mi resta che sperimentarlo quanto prima.
A presto
Enrico


Beh, visto i tempi di posa l'unica cosa da ritrarre.....e' una statua!
Ma sono certo che tra la nuova lente ed il nuovo acido, ne vedremo delle belle.

.oesse.
enrico
Messaggio: #227
Ciao Oesse.
Credo che mi metterò al lavoro durante le prossime vacanze di Pasqua. Intanto sto facendo ricerche sui procedimenti di Talbot e sull'acido gallico.
Credo che quanto ho trovato possa interessare i miei "compagni di viaggio" che mi leggono:

Da una lettera scritta da Talbot il 5 febbraio 1841 alla Literary Gazette:

"Non è facile calcolare con esattezza fino a che punto si spinga questo aumento della sensibilità, ma ora si può certamente ottenere in un minuto un'immagine molto migliore di quelle che si ottenevano col procedimento vecchio di un'ora. Mi propongo di distinguere con il nome di Calotipie le fotografie di nuovo tipo che sono oggetto di questa lettera".

Da una lettera del 19 febbraio dello stesso anno:

"Un giorno dello scorso settembre sperimentavo pezzi di carta sensibile, preparata in modi diversi, con la camera oscura, esponendoli alla luce soltanto per un tempo brevissimo, per scoprire quale di loro fosse il più sensibile. Estrassi uno di questi fogli di carta e lo esaminai a luce di candela. Vi si scorgeva poco o niente, e lo lasciai su un tavolo in una stanza buia. Ritornando dopo qualche tempo, presi in mano la carta ed ebbi la grandissima sorpresa di scorgervi una immagine nitida. Ero sicuro che quando l'avevo guardata la prima volta, non c'era niente del genere e quindi, escludendo la magia, l'unica conclusione possibile era che l'immagine si fosse inaspettatamente autosviluppata con azione spontanea. Fortunatamente ricordavo il modo particolare con cui era stato preparato questo foglio di carta e sono stato quindi in grado di ripetere immediatamente l'esperimento. Come prima, appena estratta dalla camera oscura, la carta non presentava quasi nulla di visibile. Ma questa volta, invece di lasciarla da parte, ho continuato ad osservarla a lume di candela e ho avuto la soddisfazione di veder cominciare ad apparire un'immagine e tutti i suoi particolari emergere uno dopo l'altro. Nel campo della scienza conosco poche cose più sorprendenti della graduale comparsa dell'immagine sul foglio nudo, specialmente la prima volta che si assiste all'esperimento".

Sono le parole di Talbot che aveva scoperto l'immagine latente!
A presto
Enrico
enrico
Messaggio: #228
A questo punto Talbot decide di brevettare il procedimento calotipico e ne parla all'amico Herschel, il famoso scienziato, che gli scrive:
"Fai benissimo a brevettare la calotipia. Nessuno potrà protestare per l'interpretazione liberale con cui ti proponi di esercitare il diritto di brevetto, e devo dire che non ho mai sentito parlare di un oggetto più promettente per un brevetto redditizio, del che mi congratulo sinceramente con te".

Talbot brevetta la sua invenzione l'8 febbraio del 1841 e descrive il procedimento ai membri della Royal Society. La comunicazione di Talbot venne stampata:
"Si prenda un foglio della migliore carta da scrivere e lo si ricopra con una soluzione debole di nitrato d'argento, la si faccia asciugare e la si immerga in una soluzione di ioduro di potassio. Questa carta iodizzata si può conservare per qualsiasi periodo di tempo senza che si sciupi o subisca alcuna trasformazione, purché sia protetta dalla luce. Questa è la prima parte della preparazione della carta per calotipia, che si può compiere in qualsiasi momento. Conviene invece ritardare la parte rimanente fino a poco prima del momento in cui la carta è richiesta per l'uso. Venuto il momento, prendere un foglio di carta iodizzata e lavarlo con un liquido preparato come segue:
Sciogliere 100 grani di nitrato d'argento cristallizzato in due once di acqua distillata.
A questa soluzione aggiungere un sesto del suo volume di acido acetico forte. Indicare con A questa miscela.
Preparare una soluzione satura di acido gallico cristallizzato in acqua distillata fredda; la quantità che si scioglie è molto piccola. Si indichi questa soluzione con B .
Quando occorre un foglio di carta, mescolare insieme i liquidi A e B in volumi uguali, mescolandoli ogni volta in piccole dosi, perché la miscela non si conserva a lungo senza sciuparsi.
Chiamerò questa miscela undefined .
Prendere quindi un foglio di carta iodizzata e spennellarlo con questo gallo-nitrato d'argento usando un pennello morbido e avendo cura di spennellare la faccia precedentemente contrassegnata. Questa operazione va fatta a lume di candela.
Lasciare riposare la carta per mezzo minuto e poi immergerla nell'acqua. Quindi asciugarla leggermente con carta assorbente e infine farla seccare con cautela davanti a un fuoco, tenendola da esso a distanza considerevole. Una volta asciutta, la carta è pronta all'uso".


E pensare che oggi col digitale basta inserire un cavetto usb nel computer smile.gif

E ancora:
"L'impressione è latente e invisibile e nessuno potrebbe sospettarne l'esistenza senza esserne stato preavvertito da un precedente esperimento. Il metodo per rendere visibili queste impressioni è semplicissimo e consiste nel sottoporre ancora una volta la carta a un bagno in gallo-nitrato d'argento preparato nella maniera precedentemente descritta e quindi nello scaldarla delicatamente davanti al fuoco. In pochi secondi le parti della carta su cui ha agito la luce cominciano ad annerirsi e alla fine diventano completamente nere, mentre le altre parti della carta restano bianche. E' un fenomeno molto bello e interessante assistere alla formazione spontanea dell'immagine, che prima delinea i tratti più marcati e gradualmente riempie tutti i nimerosi e complicati particolari. L'artista deve osservare l'immagine man mano che si sviluppa e, quando a suo giudizio ha raggiunto il massimo grado di intensità e nitidezza, deve arrestare l'ulteriore progresso immergendola nel liquido fissatore".
Talbot all'inizio usava come fissatore il bromuro di potassio poi,, su consiglio di Herschel, l'iposolfito.

Enrico

(dove compare, per mio errore, undefined, leggere gallo-nitrato d'argento)
maxiclimb
Messaggio: #229
Scusa Enrico, dove hai scovato questa corrispondenza di Talbot?
La trovo molto interessante. smile.gif

Massimo
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #230
piu' continui nei tuoi esperimenti piu' sento meno spettatore e piu' attore nella tua ricerca.
Sono ammaliato dalla tua passione. Rimarro' ammaliato dalle tue foto.
Non ti fermare!

.oesse.
enrico
Messaggio: #231
Ciao Massimo, ciao Oesse,
in un vecchio libro del 1969 intitolato "L'immagine latente" che riporta interi brani originali. In più recenti e voluminosi trattati di storia della fotografia, si accenna solo alle metodiche. C'è qualcosa di più in "Zannier - Storia e tecnica della fotografia", ma non come in quel libretto. E a me interessano proprio le metodiche in dettaglio. Preziosissimo poi il testo che mi ha indicato Nico che è stato scritto da La Gray ed è molto tecnico, con indicazioni precise di formulazioni e procedimenti.
Un saluto
Enrico
davidebaroni
Messaggio: #232
Enrico, sono in viaggio senza internet nell'Isola del Sud, ma ho trovato una connessione e la prima cosa che ho aperto è stato il tuo thread. Non sai quanto mi emozioni e commuova ed entusiasmi seguire questi tuoi esperimenti.
Appena tornerò a casa ricomincerò a tenermi aggiornato ogni giorno.
Grazie.
Davide
enrico
Messaggio: #233
Ciao Davide, grazie a te.
Comincerò a dedicarmi alla produzione di immagini durante le vacanze di Pasqua perché i procedimenti nuovi sono più impegnativi per quanto riguarda la preparazione dei materiali e non posso dedicarvi solo qualche frammento di tempo. Non sto però con le mani in mano. Nei ritagli di tempo ho costruito il copriobiettivo per il 14 cm (la nuova lente smile.gif ), poi sto costruendo col cartoncino nero qualche custodia per le carte calotipiche. Una custodia mi servirà per conservare le lastre di vetro che mi farò tagliare da un vetraio. Infatti voglio provare l'albumina sia sulla carta che sul vetro, seguendo le indicazioni di Gustave Le Gray. Ho anche costruito una bilancia. Ho già quella a piatti comprata molti anni fa, ma mi occorreva un qualcosa di più pratico e veloce ed anche con una maggiore portata. Ho quindi costruito una molla (quelle del commercio sono troppo "dure") avvolgendo del filo di acciaio armonico da 5 decimi di millimetro intorno ad un tondino ricavato da una vecchia antenna televisiva e piegato a manovella, inserito quindi in un foro praticato in un blocchetto di legno. All'estremità del tondino ho praticato un foro nel quale inserire una estremità del filo di acciaio. Basta accostare l'estremità del tondino al blocchetto e girare la manovella per ottenere delle spire regolari. Man mano che la molla si allunga, tira da sola il tondino all'infuori. Come contenitore ho utilizzato uno di quei recipienti tronco conici di plastica che si trovano in fondo alle uova pasquali. Per tarare la molla è sufficiente appendervi un peso noto (ho usato quello di 50 grammi della bilancia a piatti). Siccome gli allungamenti sono direttamente proporzionali ai pesi, la cosa è molto semplice e ne viene fuori uno strumento molto preciso, con la sensibilità del mezzo grammo, più che sufficiente per i miei scopi.
Riporto qualche foto di questi ultimi lavori.
Mi sento un po' come un viaggiatore del tempo, ma in due maniere simmetriche: vale a dire che, quando mi dedico ai preparativi ed alla sensibilizzazione della carta, ho l'impressione di vivere un po' nell'800. Quando mi dedico invece alla ripresa, è un po' come se fossi un signore dell'800 piombato nel 2007. biggrin.gif
Un saluto ed a presto
Enrico
Anteprima(e) allegate
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perrins
Messaggio: #234
QUOTE(enrico @ Mar 29 2007, 12:13 PM) *

Ho anche costruito una bilancia. Ho già quella a piatti comprata molti anni fa, ma mi occorreva un qualcosa di più pratico e veloce ed anche con una maggiore portata.


Non finarai mai di stupirci!!!
Questo è ricercare! smile.gif
enrico
Messaggio: #235
Mi sto costruendo uno schedario di antiche formule chimiche relative alla fotografia. E' sorta così l'esigenza di eseguire alcune conversioni da vecchie misure alle misure attuali. Nel brevetto di Talbot relativo al calotipo, riportato qualche messaggio addietro, si legge:
"Sciogliere 100 grani di nitrato d'argento cristallizzato in due once di acqua distillata."
Mi sono documentato ed ho trovato che nel "Sistema Imperiale Britannico" , utilizzato fino al 1995,
un'oncia corrisponde a 28,35 grammi ed un'oncia fluida a 28,4 millilitri.
un grano corrisponde a 64,8 milligrammi.
Quindi la "ricetta" di Talbot va letta:
Sciogliere 6,5 grammi di nitrato d'argento cristallizzato in 57 ml di acqua distillata, pari a circa 11 grammi di nitrato d'argento in 100 ml di acqua, concentrazione simile a quella letta in altre formulazioni e prossima a quella che ho utilizzato attraverso le mie prime prove.
Un saluto
Enrico
marcelus
Messaggio: #236
anche le conversioni wacko.gif

e pensare che c'è chi è convinto chebasti un clic x fare fotografia.

perrins
Messaggio: #237
ti suggerisco un link molto prezioso, che mi è stato utile parecchie volte!

http://www.unitconversion.org/

e in particolare la pagina del grano
http://www.unitconversion.org/weight/grain-conversion.html

(produce anche le tabelle sinottiche con tutte le unità di misura)
enrico
Messaggio: #238
QUOTE(perrins87 @ Apr 2 2007, 10:43 PM) *

ti suggerisco un link molto prezioso, che mi è stato utile parecchie volte!

http://www.unitconversion.org/

e in particolare la pagina del grano
http://www.unitconversion.org/weight/grain-conversion.html

(produce anche le tabelle sinottiche con tutte le unità di misura)


Grazie Pietro.
enrico
Messaggio: #239
Oggi primo giorno della vacanze pasquali. Mi sto attrezzando per il primo calotipo con sviluppo all'acido gallico. Talbot, in una lettera che scrisse alla Literary Gazette il 5 febbraio 1841 dichiara di essere riuscito a far fotografie con tempi di esposizione anche di otto secondi. Cito un passaggio: "Non è facile calcolare con esattezza fino a che punto si spinga questo aumento della sensibilità, ma ora si può certamente ottenere in un minuto un'immagine molto migliore di quelle che si ottenevano col procedimento vecchio di un'ora".
A questo punto ho una buona base di partenza per il tempo di esposizione e credo che sono prossimo al ritratto smile.gif .
Per poter preparare la carta, ho lavorato ad un nuovo "essiccatoio", visto che quello che avevo costruito in precedenza poteva ospitare un solo foglio alla volta. Ne ho così costruito uno che può contenere fino a 5 fogli, disposti con una inclinazione rispetto alla verticale di 20°. Oltretutto occupa meno spazio sul tavolo da lavoro che comincia ad essere "affollato" di boccette e "marchingegni".
Ne ho costruito uno di cartone, sfruttando quello che conservo dalle merendine che le mie figlie portano a scuola:


Poi ho deciso di far le cosae per bene, anche in vista di un futuro uso delle lastre in vetro, e così ne ho costruito un altro in compensato, destinando quello in cartone ad alimentare gli ultimi fuochi del caminetto. Vi ho praticato dei fori per la circolazione dell'aria. Per tenere le carte lontane dalla luce, fornirò questo essiccatoio di un coperchio in cartoncino nero.
Anteprima(e) allegate
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marcelus
Messaggio: #240
vuoi vedereche per pasqua arriva la sorpresa :-)
enrico
Messaggio: #241
Ciao Marcelus,
l'intenzione c'è smile.gif
Ho letto (o meglio ho riletto, visto che è un libro che avevo da ragazzo) una pagina del libro: "Beaumont Newhall - L’immagine latente - ed. 1969) estremamente interessante che riporto. Vi sono delle notizie di chimica fotografica che non ho letto in nessun altro libro, nemmeno in uno molto più voluminoso dello stesso autore che ho acquistato di recente.
Quando si legge per fare, ciò che si legge ha un sapore diverso da quando si legge solo per sapere. Vi ho trovato la spiegazione del perché dell'acido acetico e non solo.
Il brano che riporto ha un evidente grandissimo interesse per la Storia della Fotografia che non è fatta solo di immagini e di visioni della vita che cambiano e si evolvono, pur esse importanti ed affascinanti, ma anche di più "prosaici", ma decisamente essenziali e non meno interessanti sviluppi tecnici e scientifici che spesso i libri trascurano.
Altra cosa su cui riflettere è come a volte si arriva al successo procedendo semplicemente per tentativi ed errori, intuizioni, senza conoscere i meccanismi dei processi che si stanno portando avanti. E' proprio il caso dell'invenzione di Talbot:

"Sviluppo fisico e chimico

La parte più significativa del brevetto di Talbot riguardava il suo procedimento per rendere visibile l’immagine latente, vale a dire trasformare i grani di alogenuro d’argento impressionati - e soltanto quelli - in argento. Nel processo a stampa diretta l’argento metallico che costituisce l’immagine viene formato unicamente dall’azione della luce sull’alogenuro d’argento. Nel processo a sviluppo separato la luce riduce ad argento soltanto porzioni minutissime dei granuli di alogenuro d’argento. I puntini di argento così formati sono talmente piccoli da essere invisibili. Talbot ne ignorava l’esistenza, che è stata dimostrata solo recentemente grazie ai potenti microscopi elettronici. Il gallo-nitrato d’argento di Talbot contiene ioni argento che, sulla superficie dei puntini d’argento, vengono ridotti ad argento dall’azione dell’acido gallico. L’argento dei puntini funge da catalizzatore di questo processo: lo scomporsi dell’alogenuro d’argento dei granuli rifornisce via via di ioni argento il gallo-nitrato d’argento. L’acido acetico ha la funzione di inibire la reazione che, qualora si svolgesse liberamente, potrebbe ridurre ad argento anche i granuli di alogenuro d’argento non impressionati.
Questo metodo per rendere visibile l’immagine latente si chiama sviluppo fisico. Esso non dipende dall’alogeno che entra nella composizione dei granuli di alogenuro d’argento: l’alogeno può addirittura essere asportato mediante fissaggio con iposolfito prima dello sviluppo.
Lo sviluppo fisico fu sostituito nel 1862 dallo sviluppo chimico, in cui il rivelatore è una soluzione alcalina, senza presenza di argento. I granuli di alogenuro d’argento impressionati vengono ridotti ad argento metallico. Talbot non partecipò direttamente alla scoperta di questo metodo di sviluppo dell’immagine latente, diventato universale con l’introduzione delle emulsioni gelatinose al bromuro, ma fu il primo a concepire un sistema fotografico in cui si ottenesse argento da alogenuri di argento grazie all’effetto congiunto della luce e dello sviluppo.
Nel procedimento di Daguerre l’argento era prodotto unicamente dall’effetto della luce. L’immagine non era visibile a causa della natura del suo supporto, che era a sua volta d’argento; questa immagine latente veniva resa visibile trasformando l’argento in un amalgama mediante l’azione del mercurio. Il principio del processo dagherrotipico fu abbandonato poco dopo la morte di Daguerre.
La concezione di Talbot dello sviluppo dell’immagine latente è rimasta fino a oggi alla base di tutti i sistemi fotografici basati sugli alogenuri d’argento."
Un saluto
Enrico
enrico
Messaggio: #242
Dalla falegnameria alla chimica smile.gif
Ho appena finito di preparare quattro fogli di "carta iodurata" secondo le indicazioni di Talbot:
ho diluito 1 + 2 con acqua distillata la soluzione che già avevo di nitrato d'argento e l'ho passata a pennello ed alla luce di sicurezza sui fogli.
Li ho asciugati e poi ho passato, sempre a pennello (un altro ovviamente) la soluzione 0,5 molare di ioduro di potassio.
Ora stanno asciugando naturalmente al buio dell'essiccatoio appena costruito.
Ho quindi preparato ed etichettato 100 ml di soluzione satura di acido gallico, quindi ho preparato la soluzione di "aceto-nitrato d'argento", sciogliendo in una boccetta di vetro scuro 8,5 grammi di nitrato d'argento in cristalli (usando la nuova bilancia) con 85 ml di acqua distillata e 15 ml di acido acetico glaciale.
Nella ricetta di Talbot e nelle altre che ho, non si dice quale deve essere la concentrazione dell'acido acetico. Io ho preso 15 ml di quello che mi ha dato la farmacia, cioè al 99,9%. Speriamo bene. Il rischio è che, se la concentrazione è elevata, l'azione dell'acido gallico potrebbe essere inibita in maniera eccessiva. D'altra parte non ho trovato, come già detto, indicazioni precise al riguardo.
ENrico
Riccardo S.
Messaggio: #243
Ciao Enrico,

continuo a seguire con interesse le tue sperimentazioni, spero che arrivino presto i primi grandi risultati!

potrebbe essere un'idea per una gitarella primaverile/estiva un bel salto in inghilterra alla Lacock Abbey, casa, ora museo, di Talbot, sul sito c'è scritto che, previo accordo, è possibile accedere alla Collezione di Talbot.

http://www.nationaltrust.org.uk/main/w-vh/...bbeyvillage.htm

Magari si mette su un bel meeting!

R.

enrico
Messaggio: #244
Grazie Riccardo della segnalazione del sito.
Enrico
enrico
Messaggio: #245
Cari amici, fumata nera mad.gif
Ho provato a sensibilizzare la carta secondo le istruzioni di Talbot ma, appena spennellata la carta iodurata col gallo-nitrato d'argento, ha iniziato ad annerirsi. Dove ho sbagliato?
La soluzione di acido gallico è troppo concentrata? Eppure ho rispettato l'aggiunta di un sesto di acido acetico (al 99,9%!) che dovrebbe evitare una azione troppo energica del rivelatore. Il led rosso non è completamente inattinico?
In pratica mi è successa la stessa cosa di quando ho provato tempo fa con il solfato di ferro.
Devo risolvere questo mistero. Lo stanzino dove sensibilizzo la carta è a prova di luce.
Provo a ripetere l'operazione a luce di candela ed a diluire l'acido gallico.
Un mesto saluto
Enrico
enrico
Messaggio: #246
Ho fatto un'altra prova:
ho trattato un secondo foglio di carta iodurata (delle 4 preparate ieri) con la soluzione di nitrato d'argento ed acido acetico, senza l'acido gallico. L'ho passata col pennello usato in precedenza, sciacquato abbondantemente in acqua. Stesso incomprensibile annerimento della carta, pur non esposta alla luce. hmmm.gif
Riprovo daccapo a modo mio:
sensibilizzo un nuovo foglio di carta, questa volta prima con ioduro di potassio quindi, in luce di sicurezza, con acetonitrato d'argento, senza acido gallico. Vediamo che succede.
enrico
Messaggio: #247
Ho fatto anche questo esperimento:
ho passato sul foglio lo ioduro di potassio, ho fatto asciugare, ho quindi passato alla luce di sicurezza l'aceto-nitrato d'argento: tutto bene, il foglio non si è annerito. Ho poi passato una soluzione diluita di acido gallico e di nuovo c'è stato l'annerimento.
Non riesco a darmi una spiegazione. Nelle ricette riportate nei libri manca qualche informazione essenziale? E' una ipotesi che tendo a scartare. Ma allora, perché? Sembrerebbe tutto molto semplice: le formule ce le ho, basta applicarle per ottenere una immagine e invece così non è. E non è che sia un pivello con le preparazioni chimiche, sia per gli studi fatti (biologia e specializzazione in analisi chimico-cliniche) sia per aver avuto dimestichezza con la camera oscura per lo sviluppo e la stampa.
Ma sono un testardo e ne verrò fuori.
Un saluto
Enrico
enrico
Messaggio: #248
Ho fatto ancora un'altra prova:
ho cambiato carta (ho fin'ora usato la carta per acquerelli che mi aveva dato buoni risultati con l'annerimento diretto) utilizzando della carta da disegno già usata per i primi calotipi. Ho usato la luce di una candela ed ho sensibilizzato la carta sempre con ioduro di potassio e aceto-nitrato d'argento. Tutto bene. Ho poi passato una soluzione diluita di acido gallico:
solito annerimento. La tinta della carta è di un marrone e non del nero di quando ho usato la soluzione satura, ma il risultato non cambia.
Mistero hmmm.gif
enrico
Messaggio: #249
Sono andato a rileggermi il "brevetto" di Talbot riportato nel libro "L'immagine latente" e vi si parla espressamente di soluzione satura di acido gallico (come si può vedere in qualche post addietro). Forse l'acido gallico ai tempi di Talbot non aveva il grado di purezza di quello d'oggi? Forse quello d'oggi è un prodotto di sintesi e quello di Talbot era estratto dai vegetali e quindi conteneva altre sostanze oltre al "principio attivo"? Sto facendo tante ipotesi per spiegarmi il perché di questo insuccesso e per trovare una possibile soluzione.
perrins
Messaggio: #250
Forza Enrico, non mollare!!!

Sono sicuro che otterrai presto delle piacevoli sorprese.

Buoni esperimenti e buona Pasqua, ci sentiamo tra qualche giorno! smile.gif
 
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