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105 Micro E Diaframmi
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Dotthat
Messaggio: #1
Facendo qualche scatto macro con il mio 105 2.8 ho notato che al variare della distanza di messa a fuoco, varia anche la massima apertura che è 2.8 solo con la messa a fuoco ad infinito, mentre tale valore si riduce man mano che si mette a fuoco un soggetto più vicino. Qualcuno mi aiuta a capire se tale comportamento è una caratteristica dell'ottica e magari tecnicamente da cosa dipende?
Grazie
decarolisalfredo
Messaggio: #2
Se allunghi l'obiettivo arriverà meno luce al sensore, è come se ci mettessi dei tubi di prolunga.

Tutto regolare, niente di strano.
Dotthat
Messaggio: #3
QUOTE(decarolisalfredo @ May 17 2011, 06:52 PM) *
Se allunghi l'obiettivo arriverà meno luce al sensore, è come se ci mettessi dei tubi di prolunga.

Tutto regolare, niente di strano.

Ma l'obiettivo non è uno zoom e quindi non si allunga. Quello che dici è normale per uno zoom ma non per un fisso. Almeno così ho sempre saputo.
Che ne pensi?
Ripolini
Messaggio: #4
QUOTE(decarolisalfredo @ May 17 2011, 06:52 PM) *
Se allunghi l'obiettivo arriverà meno luce al sensore, è come se ci mettessi dei tubi di prolunga.

E' tutto regolare ed e' scritto anche nel manuale (basta leggere).
Ma non c'entra nulla né l'allungamento né i tubi. Il 105 VR è un IF.
Alle corte distanze si riduce l'angolo di campo inquadrato e dunque l'obbiettivo raccoglie meno luce per questo motivo. La storia della luce che cammina nei tubi e perde intensità è una stupidaggine di qualche giornalista che si tramanda come l'oroscopo.
Se fosse vera, un tubo da 25 mm dovrebbe sortire lo stesso effetto su obiettivi diversi (ad es. su un 50 mm o un 200 mm):
Invece non è così ... rolleyes.gif
E questo dimostra che il cammino della luce nel tubo non c'entra "nulla". La luce perde intensità se c'è assorbimento o riflessione. Nulla di tutto ciò avviene all'interno di un tubo di prolunga.

Messaggio modificato da Ripolini il May 17 2011, 10:41 PM
edate7
Messaggio: #5
Come ti ha detto Alfredo, avvicinandoti al soggetto aumenti il rapporto di riproduzione; così facendo, diminuisce il diaframma effettivo. E' del tutto normale.
Cito un paragrafo tratto da un eccellente lavoro di Riccardo Polini (ripolini sul forum) proprio a proposito del 105 VR micro Nikon, che spiega in poche parole cosa succede all'aumentare del rapporto di riproduzione:

"Come per tutte le ottiche macro, la luminosità massima rimane tale solo per le riprese
all’infinito; in pratica, con l’aumentare del rapporto di riproduzione vi è una
progressiva diminuzione della luminosità fino a toccare il valore f/4,8 a 1:1.

A questo rapporto di riproduzione l’apertura massima si sarebbe ridotta a f/5,6
(sacrificando pertanto 2 stop) se l’obiettivo avesse avuto uno schema ottico
simmetrico tradizionale, non a lenti flottanti, senza ridurre la lunghezza focale a mano
a mano che si focheggia dall’infinito alle distanze ravvicinate. L’esposimetro della
fotocamera tiene comunque conto della variazione di luminosità, e indica l’apertura
effettiva nel display".

Ciao!

Messaggio modificato da edate7 il May 17 2011, 10:42 PM
Dotthat
Messaggio: #6
Grazie a tutti.
Chiarissimi come sempre grazie.gif
decarolisalfredo
Messaggio: #7
QUOTE(Ripolini @ May 17 2011, 11:40 PM) *

Hai ragione pensavo al mio 105 che invece si allunga, ma spiegami una cosa sui tubi di prolunga, se ne monto 6 o 7 (vedi esperimenti di nonnoGG) la luminosità rimane uguale?
Ripolini
Messaggio: #8
Non conosco l'esperimento di nonnoGG, quindi non ho elementi per rispondere.
So però che l'aumento di tiraggio aumenta il rapporto di riproduzione in dipendenza dalla focale (5 cm di tubi aumentano di più l'ingrandimento su un'ottica 50 mm che non su un 200 mm, giusto?).
E che all'aumento dell'ingrandimento l'angolo di campo inquadrato si riduce (vedi Tabella 2, qui), come pure il diaframma effettivo, che dipende da R e dal fattore pupillare P (qui).

All'aumentare del rapporto di ingrandimento aumenta anche il cerchio di copertura. Per questo puoi usare il Micro 105/2.8D su medio formato alle corte distanze e per questo la vignettatura (su 24x36) si riduce alle corte distanze, essendo massima all'infinito.

Ribadisco: se la luce perdesse di intensità perché cammina in un tubo vuoto, il diaframma effettivo che ho su un 50 mm con 5 cm di tubi dovrebbe essere lo stesso che avrei con quegli stessi tubi su un 200. Fai una prova e dimmi se è così oppure no.

Messaggio modificato da Ripolini il May 19 2011, 10:10 PM
decarolisalfredo
Messaggio: #9
Grazie per la risposta.

Io non sono troppo addentro a queste cose, ma ho un po' di pratica e basta e comunque tutto mi interessa.

Quindi dici che è per il RR, o meglio per la riduzione dell'inquadratura che diminuisce la luminosità, perchè comunque con i tubi diminuisce, mi basta provare per saperlo ho il necessario.

Per i tubi su di un 50mm e su di un 200 mm credevo fosse propio la vera apertura di diaframma a determinare la cosa, su un 200mm 2,8 il vero "buco" attraverso il quale passa la luce è molto più grande del "buco" di un 50mm a 2.8.
Quindi se lo distanzi di 5 cm sul 200 l'effetto sarà minimo, per avere lo stesso effetto sul 200 ci vorrebbero 20 cm di tubi di prolunga.

Comunque grazie per la risposta, ti ritengo un esperto di queste cose e siccome la fotografia è la mia passione, più ne so e meglio è.
Zio Bob
Messaggio: #10
QUOTE(Ripolini @ May 19 2011, 11:07 PM) *
All'aumentare del rapporto di ingrandimento aumenta anche il cerchio di copertura. Per questo puoi usare il Micro 105/2.8D su medio formato alle corte distanze e per questo la vignettatura (su 24x36) si riduce alle corte distanze, essendo massima all'infinito.

Ribadisco: se la luce perdesse di intensità perché cammina in un tubo vuoto, il diaframma effettivo che ho su un 50 mm con 5 cm di tubi dovrebbe essere lo stesso che avrei con quegli stessi tubi su un 200. Fai una prova e dimmi se è così oppure no.

So che mi sto avventurando in un settore nel quale non sono un esperto come invece è Ripolini, ma nel leggere mi domando: se a scuola ci insegnavano che l'intensità luminosa decade, nell'allontanare la sorgente dal piano illuminato, in ragione del "quadrato della distanza" ciò veniva motivato dal fatto che i pacchetti energetici che compongono il fascio luminoso, dovendosi sparpagliare sulla superficie illuminata, tale area con l'allontanamento della fonte luminosa, si accresce in ragione del quadrato della distanza.
Pertanto mi domando: se "all'aumentare del rapporto di ingrandimento aumenta anche il cerchio di copertura" i pacchetti energetici che entrano nell'obiettivo, dovendosi spalmare su un cerchio di copertura più ampio, non avranno una minore intensità luminosa per ogni cm2 colpito?
Se questo ragionamento è giusto, la luce perde intensità, non perchè cammina in un tubo vuoto (altrimenti come potremmo vedere le stelle lontane migliaia di anni luce?), come giustamente dice Ripolini, ma perchè, con l'aumentare della superficie illuminata (cerchio di copertura più ampio), solo una parte del fascio luminoso andrà a colpire il sensore.
Ripolini
Messaggio: #11
QUOTE(Zio Bob @ May 20 2011, 06:33 AM) *
So che mi sto avventurando in un settore nel quale non sono un esperto come invece è Ripolini, ma nel leggere mi domando: se a scuola ci insegnavano che l'intensità luminosa decade, nell'allontanare la sorgente dal piano illuminato, in ragione del "quadrato della distanza" ciò veniva motivato dal fatto che i pacchetti energetici che compongono il fascio luminoso, dovendosi sparpagliare sulla superficie illuminata, tale area con l'allontanamento della fonte luminosa, si accresce in ragione del quadrato della distanza.

Nel caso del flash, la stessa luce emessa si va a ripartire su una area che aumenta col quadrato della distanza flash-area illuminata. E dunque su ciascun punto dell'area illuminata l'intensità diminuisce con la distanza (ma NON l'intensità totale emessa dal flash).
I raggi luminosi che escono dalla lente posteriore hanno tutt'altro comportamento. La superficie che devono coprire è molto più piccola di quella che deve coprire un flash.
Il piano sensibile (che è di dimensioni di pochi cm quadrati) è illuminato da una "sorgente" (la lente posteriore) di dimensioni analoghe (pochi cm quadrati).
L'area che devono illuminare i raggi che escono dalla lente posteriore varia poco (vedi dopo) con la variazione di RR. Possiamo quindi approssimare la luce emessa da un flash come avente un fronte d'onda (semi)sferico (il flash si comporta come sorgente "puntiforme"), mentre quella che esce dalla lente posteriore dell'obiettivo è approssimabile ad un fronte d'onda piano. Un fronte d'onda piano non varia intensità con la distanza (a meno di assorbimento di energia da parte dell'aria o del mezzo che attraversa).

Ho già ricordato che il cerchio di copertura aumenta con RR e questo ha l'effetto di distribuire la medesima intensità di luce (che esce dall'obiettivo) su una superficie maggiore: anche questo contribuisce a far diminuire l'intensità della luce che cade sul piano sensibile (la cui area è sempre la stessa, ad es. 24x36). Ma anche ciò non ha nulla a che fare col fatto che la luce (fronte piano) "viaggia" dentro il tubo. In soldoni, aumentando RR l'obiettivo raccoglie meno luce dalla lente anteriore (perché l'angolo di campo inquadrato si riduce) e la distribuisce su un capo di copertura più ampio. A prescindere dall'aumento del tiraggio, come dimostra il fatto che la stessa cosa succede per un obiettivo IF (105 VR, 200/4 Micro AF o AI, ecc.).
La variazione di diaframma degli obiettivi a lenti flottanti (come lo sono tutti gli IF) è minore rispetto agli obiettivi "classici" perché questi obiettivi variano (= diminuiscono, chi più chi meno, qualcuno forse "troppo" rolleyes.gif ) anche la lunghezza focale alle corte distanze. E il valore di diaframma dipende dalla focale (trattandosi di una apertura "relativa", non assoluta).
decarolisalfredo
Messaggio: #12
E se non usassi un obiettivo, se misuro l'esposizione con una FM2 (usando i tempi) senza obiettivo o con un tubo di carta da cucina poggiato davanti?

Potrei farlo anche montando tutti i tubi di prolunga che ho, ma non lobiettivo.

La luce diminuisce vero?
CVCPhoto
Messaggio: #13
Mi sono fatto una cultura leggendo gli ottimi interventi del preparatissimo Riccardo (Ripolini) e di Edate che stimo entrambi moltissimo.

Vorrei aggiungere però che la chiusura del diaframma con l'avvicinarsi della messa a fuoco è nella stragrande maggioranza dei casi un falso problema nella fotografia macro, dove solitamente si utilizzano diaframmi molto chiusi.

Possiedo anch'io questa ottica e la sto apprezzando moltissimo per la sua versatilità e che piano piano sto imparando a conoscere. Un VR stratosferico, una definizione eccezionale, una grande tenuta a diaframmi molto chiusi che tiene a bada egregiamente le aberrazioni cromatiche.

Un obiettivo costoso, un po' ingombrante e pesantuccio che però si fa perdonare tutto non appena si comincia a scattare.

Carlo
Ripolini
Messaggio: #14
QUOTE(CVCPhoto @ May 20 2011, 10:12 PM) *
... la chiusura del diaframma con l'avvicinarsi della messa a fuoco è nella stragrande maggioranza dei casi un falso problema nella fotografia macro, dove solitamente si utilizzano diaframmi molto chiusi.

Ciao Carlo,
sono d'accordo con te. Aggiungo anzi che la "chiusura del diaframma", ovvero la diminuzione dell'apertura relativa con l'ingrandimento e quindi con l'avvicinarsi della messa fuoco è non solo un non-problema, ma bensì una conseguenza "fisica" dell'aumento dell'ingrandimento se uno non varia la lunghezza focale.
Un problema può invece essere la notevole riduzione di lunghezza focale che alcuni obiettivi hanno. Le lenti flottanti sono nate per assicurare una buona resa su un ampio intervallo di messe a fuoco, dall'infinito a 1:2 o - più recentemente - 1:1. Ma ciò comporta una variazione di lunghezza focale con l'ingrandimento, con associato focus breathing (piuttosto scomodo se lavori su stativo) e diminuzione di lunghezza focale effettiva che in qualche caso (ad es. il 70-180 Micro di cui si è parlato recentemente) può risultare (a mio parere) eccessiva.

Messaggio modificato da Ripolini il May 20 2011, 09:43 PM
CVCPhoto
Messaggio: #15
QUOTE(Ripolini @ May 20 2011, 10:42 PM) *
Ciao Carlo,
sono d'accordo con te. Aggiungo anzi che la "chiusura del diaframma", ovvero la diminuzione dell'apertura relativa con l'ingrandimento e quindi con l'avvicinarsi della messa fuoco è non solo un non-problema, ma bensì una conseguenza "fisica" dell'aumento dell'ingrandimento se uno non varia la lunghezza focale.
Un problema può invece essere la notevole riduzione di lunghezza focale che alcuni obiettivi hanno. Le lenti flottanti sono nate per assicurare una buona resa su un ampio intervallo di messe a fuoco, dall'infinito a 1:2 o - più recentemente - 1:1. Ma ciò comporta una variazione di lunghezza focale con l'ingrandimento, con associato focus breathing (piuttosto scomodo se lavori su stativo) e diminuzione di lunghezza focale effettiva che in qualche caso (ad es. il 70-180 Micro di cui si è parlato recentemente) può risultare (a mio parere) eccessiva.


Grazie per la precisazione! wink.gif

Carlo
 
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