Ciao Enrico!
A forza di seguire il tuo thread, mi é venuta voglia di riaprire gli "scatoloni della memoria": quelli delle vecchie foto di famiglia che ho ereditato da mia madre quando lei è morta.
E ci ho trovato dentro una piccola lastra in vetro... dimensione, circa 4 x 6 cm. Rovinata, ma non troppo. L'ho scannerizzata, e questo è il risultato...
Spero che non ti spiaccia questa piccola invasione... Pensala come un augurio per i tuoi esperimenti con le lastre albuminate.
Ciao,
Davide
A forza di seguire il tuo thread, mi é venuta voglia di riaprire gli "scatoloni della memoria": quelli delle vecchie foto di famiglia che ho ereditato da mia madre quando lei è morta.
E ci ho trovato dentro una piccola lastra in vetro... dimensione, circa 4 x 6 cm. Rovinata, ma non troppo. L'ho scannerizzata, e questo è il risultato...
Spero che non ti spiaccia questa piccola invasione... Pensala come un augurio per i tuoi esperimenti con le lastre albuminate.
Ciao,
Davide
Ciao Davide. Certo che non mi dispiace, anzi. Le foto di un tempo hanno sempre un forte fascino. Sono delle meravigliose ed incredibili piccole finestre sul passato.
In questi giorni sono molto impegnato, sia con la scuola che è riiniziata e con essa consigli e riunioni, sia con altri piccoli problemi ed impegni che non mancano mai e ci tengono occupata la mente anche nei pochi momenti liberi. Ma appena ritorno padrone di un po' del mio tempo... in garage c'è un pacco di lastre di vetro pronte a ricevere nuove e diverse emulsioni
Un saluto a te ed a tutti i compagni di viaggio
Enrico
In questi giorni sono molto impegnato, sia con la scuola che è riiniziata e con essa consigli e riunioni, sia con altri piccoli problemi ed impegni che non mancano mai e ci tengono occupata la mente anche nei pochi momenti liberi. Ma appena ritorno padrone di un po' del mio tempo... in garage c'è un pacco di lastre di vetro pronte a ricevere nuove e diverse emulsioni
Un saluto a te ed a tutti i compagni di viaggio
Enrico
Cari amici,
non sono scomparso. La prossima settimana credo avrò il tempo di sensibilizzare qualche lastra. Intanto sto leggendo un interessante manuale francese dell'800 dal titolo: "Chimica fotografica". E' senza data, ma deve essere piuttosto antico, visto che si ferma al collodio. Vi si dice, a proposito dell'albumina, che le manipolazioni per prepararla e stenderla sul vetro, richiedono grande perizia. Fondamentale è la pulitura del vetro, da fare con tripoli (farina fossile) ed acido nitrico. Un vetro non perfettamente pulito e sgrassato può produrre distacchi dello strato d'albumina. Per ridurre questa evenienza (che conosco bene, anche se ho sempre messo molta cura nello sgrassare con sapone neutro ed alcool le lastre), vi si parla di aggiunta di gomma (arabica?) e di zucchero. Farò delle nuove prove.
Intanto mi sto informando su dove reperire il collodio (se qualcuno sa dove, me lo faccia sapere). Ho qualche timore in merito, derivando esso dal fulmicotone che è un esplosivo.
A presto
Enrico
non sono scomparso. La prossima settimana credo avrò il tempo di sensibilizzare qualche lastra. Intanto sto leggendo un interessante manuale francese dell'800 dal titolo: "Chimica fotografica". E' senza data, ma deve essere piuttosto antico, visto che si ferma al collodio. Vi si dice, a proposito dell'albumina, che le manipolazioni per prepararla e stenderla sul vetro, richiedono grande perizia. Fondamentale è la pulitura del vetro, da fare con tripoli (farina fossile) ed acido nitrico. Un vetro non perfettamente pulito e sgrassato può produrre distacchi dello strato d'albumina. Per ridurre questa evenienza (che conosco bene, anche se ho sempre messo molta cura nello sgrassare con sapone neutro ed alcool le lastre), vi si parla di aggiunta di gomma (arabica?) e di zucchero. Farò delle nuove prove.
Intanto mi sto informando su dove reperire il collodio (se qualcuno sa dove, me lo faccia sapere). Ho qualche timore in merito, derivando esso dal fulmicotone che è un esplosivo.
A presto
Enrico
Ciao, Enrico.
Aspetto con interesse le tue prove con il collodio. Ti confesso che ho atteso questo momento, fin da quando ti seguo.
...E così ci hai portato a Scott Archer, a Gustave Le Gray... e... all'istantanea.
Apeiron
Aspetto con interesse le tue prove con il collodio. Ti confesso che ho atteso questo momento, fin da quando ti seguo.
...E così ci hai portato a Scott Archer, a Gustave Le Gray... e... all'istantanea.
Apeiron
coraggio Enrico, siamo in attesa dei tuoi interessantissimi esperimenti.
Ciao Apeiron, ciao Maurizio.
Che piacere risentirvi!
Apeiron, prima di trovare e provare il collodio passerà qualche tempo. Intanto continuo a perfezionare le mie prove all'albumina. Le galline dovranno sopportarmi ancora per un po'
Per il collodio potrei farmelo a scuola nel laboratorio di chimica:
cotone idrofilo, acido nitrico o nitrato di potassio ed acido solforico producono il fulmicotone.
Quindi alcool ed etere e prende vita il collodio. Ma la cosa è troppo pericolosa e non ci penso nemmeno. Si tratta di un prodotto altamente incendiabile ed esplosivo.
Per stabilizzare il fulmicotone occorrono procedure ed attrezzature che non possiedo: meglio acquistarlo già pronto. Il collodio veniva un tempo utilizzato in medicina perché produceva sulle ferite una pellicola protettiva. Oggi in farmacia esiste qualcosa di simile e ne ho sentito anche la pubblicità in TV, ma si tratta di tutt'altra composizione, assolutamente inutile per i nostri scopi.
Un abbraccio
Enrico
Che piacere risentirvi!
Apeiron, prima di trovare e provare il collodio passerà qualche tempo. Intanto continuo a perfezionare le mie prove all'albumina. Le galline dovranno sopportarmi ancora per un po'
Per il collodio potrei farmelo a scuola nel laboratorio di chimica:
cotone idrofilo, acido nitrico o nitrato di potassio ed acido solforico producono il fulmicotone.
Quindi alcool ed etere e prende vita il collodio. Ma la cosa è troppo pericolosa e non ci penso nemmeno. Si tratta di un prodotto altamente incendiabile ed esplosivo.
Per stabilizzare il fulmicotone occorrono procedure ed attrezzature che non possiedo: meglio acquistarlo già pronto. Il collodio veniva un tempo utilizzato in medicina perché produceva sulle ferite una pellicola protettiva. Oggi in farmacia esiste qualcosa di simile e ne ho sentito anche la pubblicità in TV, ma si tratta di tutt'altra composizione, assolutamente inutile per i nostri scopi.
Un abbraccio
Enrico
Ehilà! sono proprio contento di risentirti e di vedere che stai già meditando qualcosa di nuovo spero che il collodio prima o poi si possa trovare, in bocca al lupo, a presto
Ehilà! sono proprio contento di risentirti e di vedere che stai già meditando qualcosa di nuovo spero che il collodio prima o poi si possa trovare, in bocca al lupo, a presto
Ciao,
questa sera preparo della nuova albumina. Questa volta userò soltanto bromuro di potassio per vedere se aumenta la sensibilità come credo. Sul volume che sto leggendo (dell'800!) si parla di sensibilità ai colori e vi si dice che lo ioduro d'argento è sensibile solo al blu, violetto ed ultravioletto. Il bromuro estende la sua sensibilità spettrale anche verso il verde ed un po' verso il giallo e l'arancio. Sarà anche per questo che presenta (a quanto ho molte volte letto) una maggiore sensibilità. Sempre in seguito a questa lettura che mi accompagna la sera (mentre gli altri della famiglia sono incollati alla televisione), mi è venuta voglia di sperimentare la sensibilità ai colori delle emulsioni al cloruro, ioduro e bromuro d'argento, prima di passare alla sensibilizzazione cromatica vera e propria con l'eosina ed altri pigmenti (calcando le orme di Vogel). Vi si parla infatti di alcune esperienze fatte con un prisma che scompone la luce bianca in uno spettro colorato. Segnando a matita i confini visibili di questo spettro su di un foglio di carta sensibilizzata, esposta allo stesso spettro e sviluppata, si può determionarne la sensibilità cromatica. Quello che stupì i primi sperimentatori fu che la carta si anneriva fortemente anche nella regione al di là del violetto, dove l'occhio non percepisce nulla.
Mi sembra un altro esperimento interessante ed affascinante da ripetere. Dovrò procurarmi un prisma di vetro e costruire uno spettrometro.
Sto intanto continuando la ricerca del collodio.
L'albumina per sua natura produce basse sensibilità, qualunque sia l'alogenuro con il quale è addizionata. Ho constatato di persona la cosa. Con la carta mi è stata sufficiente la posa di alcuni secondi per ottenere una buona densità d'immagine; con l'albumina sono dovuto tornare a misurare l'esposizione in minuti. So che con il collodio potrò mirare all'istantanea.
A presto
Enrico
Questa sera ho preparato due lastre con albumina bromurata.
Ho curato con grande attenzione la pulizia dei vetri, lavandoli prima con un detersivo del commercio, sciacquandoli abbondantemente ed immergendoli poi in acqua alla quale ho aggiunto dell'ammoniaca, facendo seguire un ultimo abbondante lavaggio in acqua corrente.
Ho utilizzato per la prima volta i piani in compensato a viti calanti. Ora l'orizzontalità e l'uniformità dello strato di emulsione dovrebbero essere perfetti.
All'albumina rimasta, ho aggiunto della gomma arabica, così come ho letto nel libro "Chimie photographique". Dovrebbe diminuire la fessurazione dell'albumina. La utilizzerò domani per preparare una terza lastra. Staremo a vedere.
A presto
Enrico
Ho curato con grande attenzione la pulizia dei vetri, lavandoli prima con un detersivo del commercio, sciacquandoli abbondantemente ed immergendoli poi in acqua alla quale ho aggiunto dell'ammoniaca, facendo seguire un ultimo abbondante lavaggio in acqua corrente.
Ho utilizzato per la prima volta i piani in compensato a viti calanti. Ora l'orizzontalità e l'uniformità dello strato di emulsione dovrebbero essere perfetti.
All'albumina rimasta, ho aggiunto della gomma arabica, così come ho letto nel libro "Chimie photographique". Dovrebbe diminuire la fessurazione dell'albumina. La utilizzerò domani per preparare una terza lastra. Staremo a vedere.
A presto
Enrico
Cari amici,
ho trovato il collodio!
Ho inviato una e-mail ad una grossa ditta farmaceutica che mi ha immediatamente risposto. La confezione minima è di 1000 ml: c'è da scattare per una vita... Nadar, aspettami.
Intanto posso dirvi che le due lastre all'albumina sono secche e non c'è quasi traccia di screpolature.
Un saluto
Enrico
ho trovato il collodio!
Ho inviato una e-mail ad una grossa ditta farmaceutica che mi ha immediatamente risposto. La confezione minima è di 1000 ml: c'è da scattare per una vita... Nadar, aspettami.
Intanto posso dirvi che le due lastre all'albumina sono secche e non c'è quasi traccia di screpolature.
Un saluto
Enrico
Grande!!!
A questo punto direi che siamo a cavallo
a presto, Ciaooo
A questo punto direi che siamo a cavallo
a presto, Ciaooo
Ottimo, non è un eureka, ma ci siamo vicini.
Aspettiamo gli sviluppi.
Aspettiamo gli sviluppi.
Ho sensibilizzato le lastre. per la verità volevo sensibilizzarne una sola.
Quando ho immerso la prima nel bagno di nitrato, dopo un po' sono ricomparse le sfogliature ed anche in misura notevole. Non ho scaldato l'emulsione prima per farla coagulare, visto che nei testi dell'epoca si dice che lo fa il bagno di nitrato d'argento.
Deluso dalla prima, ho deciso di sensibilizzare una seconda lastra che ho scaldato sulla fiamma del gas. L'effetto è stato anche qui una notevole sfogliatura. L'ho sensibilizzata ugualmente.
Ho preso poi la terza ed ultima lastra, quella cui avevo aggiunto un po' di gomma arabica. L'ho immersa direttamente nel bagno di nitrato d'argento senza sottoporla all'effetto del calore.
Il risultato è buono. Salvo una leggera sfogliatura ad un lato, il resto è rimasto compatto.
Userò le prime due per determinare il tempo di posa (è una giornata nuvolosa qui ad Avezzano).
Nella prima lastra, lo sfogliamento non si è prodotto su di un lato dove, nonostante l'accurato livellamento del vetro, lo spessore era minore. Proverò ad albuminare qualche altro vetro ed a farne scolare l'eccesso, così come è descritto nel testo dell'800.
A presto
Enrico
Quando ho immerso la prima nel bagno di nitrato, dopo un po' sono ricomparse le sfogliature ed anche in misura notevole. Non ho scaldato l'emulsione prima per farla coagulare, visto che nei testi dell'epoca si dice che lo fa il bagno di nitrato d'argento.
Deluso dalla prima, ho deciso di sensibilizzare una seconda lastra che ho scaldato sulla fiamma del gas. L'effetto è stato anche qui una notevole sfogliatura. L'ho sensibilizzata ugualmente.
Ho preso poi la terza ed ultima lastra, quella cui avevo aggiunto un po' di gomma arabica. L'ho immersa direttamente nel bagno di nitrato d'argento senza sottoporla all'effetto del calore.
Il risultato è buono. Salvo una leggera sfogliatura ad un lato, il resto è rimasto compatto.
Userò le prime due per determinare il tempo di posa (è una giornata nuvolosa qui ad Avezzano).
Nella prima lastra, lo sfogliamento non si è prodotto su di un lato dove, nonostante l'accurato livellamento del vetro, lo spessore era minore. Proverò ad albuminare qualche altro vetro ed a farne scolare l'eccesso, così come è descritto nel testo dell'800.
A presto
Enrico
Sono stupefatto dal lavoro che stai facendo; alla fine qualcuno dovrebe darti una laurea onoris causa, oppure meglio ancora, un premio nobel per la pazienza. Sei un genio!
Cari amici,
purtroppo questa volta fumata nera.
Ho esposto la prima lastra per otto minuti ma, sottoposta all'azione dello sviluppo, non c'è stato il minimo annerimento. Allora ho ripetuto l'esposizione di quella "buona" per 10 minuti (in precedenza, le lastre allo ioduro davano una esposizione corretta in 5 minuti in pieno sole). Ma anche dopo mezz'ora di sviluppo, non è comparso nulla, anche se avevo aggiunto al bagno dell'acido gallico fresco e qualche goccia di nitrato d'argento ed acido acetico.
Probabilmente dipenderà dal fatto che non ho utilizzato ioduro di potassio ma solo bromuro. Anche se la cosa mi appare strana, visto che le lastre alla gelatina sono al bromuro ed hanno una sensibilità maggiore. Forse la differenza è nell'interazione con l'albumina che si comporta in maniera diversa dalla gelatina? In tutte le formule relative all'albumina ho infatti sempre trovato lo ioduro ed una piccola percentuale di bromuro in veste di ritardante.
Quanto prima ritenterò con lo ioduro. A ben pensarci, gli insuccessi sono tali solo parzialmente. I dati che se ne ricavano permettono di aggiustare il tiro.
D'altra parte non abbandonerò l'albumina se non dopo aver ottenuto risultati più che buoni. Intanto mi attivo per ordinare il collodio.
Un saluto
Enrico
purtroppo questa volta fumata nera.
Ho esposto la prima lastra per otto minuti ma, sottoposta all'azione dello sviluppo, non c'è stato il minimo annerimento. Allora ho ripetuto l'esposizione di quella "buona" per 10 minuti (in precedenza, le lastre allo ioduro davano una esposizione corretta in 5 minuti in pieno sole). Ma anche dopo mezz'ora di sviluppo, non è comparso nulla, anche se avevo aggiunto al bagno dell'acido gallico fresco e qualche goccia di nitrato d'argento ed acido acetico.
Probabilmente dipenderà dal fatto che non ho utilizzato ioduro di potassio ma solo bromuro. Anche se la cosa mi appare strana, visto che le lastre alla gelatina sono al bromuro ed hanno una sensibilità maggiore. Forse la differenza è nell'interazione con l'albumina che si comporta in maniera diversa dalla gelatina? In tutte le formule relative all'albumina ho infatti sempre trovato lo ioduro ed una piccola percentuale di bromuro in veste di ritardante.
Quanto prima ritenterò con lo ioduro. A ben pensarci, gli insuccessi sono tali solo parzialmente. I dati che se ne ricavano permettono di aggiustare il tiro.
D'altra parte non abbandonerò l'albumina se non dopo aver ottenuto risultati più che buoni. Intanto mi attivo per ordinare il collodio.
Un saluto
Enrico
Dai dai solo provando si può arrivare alla perfezione! I piccoli insuccessi fanno parte della pratica e servono a capire la via giusta
Oltre tutto il tempo di oggi non è un granchè mi sa tienici aggiornati! CIAO
Oltre tutto il tempo di oggi non è un granchè mi sa tienici aggiornati! CIAO
Sono stupefatto dal lavoro che stai facendo; alla fine qualcuno dovrebe darti una laurea onoris causa, oppure meglio ancora, un premio nobel per la pazienza. Sei un genio!
Ciao Zico, ciao Mauri.
E sì, di pazienza ce ne vuole. Il "trucco" è nella passione, nel non farsi scoraggiare dagli insuccessi e nell'avere fiducia in se stessi
Ma la soddisfazione che si prova di fronte ad un risultato positivo, ripaga di tutto.
E poi, questo tornare al passato credo non abbia prezzo. Significa per me riscoprire veramente l'essenza della fotografia.
Buona domenica
Enrico
Ciao Zico, ciao Mauri.
E sì, di pazienza ce ne vuole. Il "trucco" è nella passione, nel non farsi scoraggiare dagli insuccessi e nell'avere fiducia in se stessi
Ma la soddisfazione che si prova di fronte ad un risultato positivo, ripaga di tutto.
E poi, questo tornare al passato credo non abbia prezzo. Significa per me riscoprire veramente l'essenza della fotografia.
Buona domenica
Enrico
E sì, di pazienza ce ne vuole. Il "trucco" è nella passione, nel non farsi scoraggiare dagli insuccessi e nell'avere fiducia in se stessi
Ma la soddisfazione che si prova di fronte ad un risultato positivo, ripaga di tutto.
E poi, questo tornare al passato credo non abbia prezzo. Significa per me riscoprire veramente l'essenza della fotografia.
Buona domenica
Enrico
Apposta ho detto che sei un genio!!!
Cari amici,
ho appena ordinato il collodio. Dovrebbe arrivare fra un paio di settimane. Lo metterò da parte per utilizzarlo a conclusione delle prove sull'albumina.
Buona giornata.
Enrico
ho appena ordinato il collodio. Dovrebbe arrivare fra un paio di settimane. Lo metterò da parte per utilizzarlo a conclusione delle prove sull'albumina.
Buona giornata.
Enrico
Cari amici,
abbiate pazienza, il collodio non è ancora arrivato.
Questa sera preparerò dell'albumina fotografica per sensibilizzare qualche altra lastra, ritornando alla formulazione che mi aveva dato buoni risultati ed aggiungendo qualche goccia di ammoniaca che dovrebbe favorire una stesa regolare e conservarla più a lungo.
Infatti, anche quando l'attività pratica è temporaneamente sospesa, impiego il tempo libero nella lettura di manuali d'epoca. Oltre alla ricerca di altre notizie sui procedimenti all'albumina, mi sto documentando sul collodio. le "ricette" sono molte, spesso ogni fotografo personalizzava il metodo.
Ho letto che lo ioduro di potassio (da sciogliere nel collodio prima della stesa su vetro) può dare qualche problema perchè, essendo insolubile in alcool ed etere (il collodio è nitrato di cellulosa sciolto in alcool ed etere), va usata dell'acqua. E l'acqua potrebbe creare qualche problema. E' preferibile usare lo ioduro d'ammonio o di cadmio. Vuol dire che inizierò provando con lo ioduro di potassio di cui ho una confezione quasi intera, e poi mi procurerò dello ioduro d'ammonio.
La preparazione di una lastra al collodio, la sua sensibilizzazione, esposizione e sviluppo, deve avvenire in meno di un'ora perché, una volta che la pellicola si è essiccata, diviene impermeabile ai bagni.
Nel passato si è cercato di superare questo inconveniente, con diversi metodi, fra cui anche quello di stendere sul collodio del miele o della melassa: le lastre erano diventate quasi commestibili
Comincerò con il collodio umido e, per fotografare lontano da casa, dovrò inventarmi qualcosa, tipo una camera oscura portatile per la sensibilizzazione della lastra ed il suo sviluppo. I pionieri si portavano delle tende dietro ed i fotografi di guerra seguivano le truppe con carri appositamente attrezzati.
Ho però trovato una ricetta per il collodio "secco" che fa uso del tannino. Chederò al mio negozio di chimica di procurarmelo.
A presto
Enrico
abbiate pazienza, il collodio non è ancora arrivato.
Questa sera preparerò dell'albumina fotografica per sensibilizzare qualche altra lastra, ritornando alla formulazione che mi aveva dato buoni risultati ed aggiungendo qualche goccia di ammoniaca che dovrebbe favorire una stesa regolare e conservarla più a lungo.
Infatti, anche quando l'attività pratica è temporaneamente sospesa, impiego il tempo libero nella lettura di manuali d'epoca. Oltre alla ricerca di altre notizie sui procedimenti all'albumina, mi sto documentando sul collodio. le "ricette" sono molte, spesso ogni fotografo personalizzava il metodo.
Ho letto che lo ioduro di potassio (da sciogliere nel collodio prima della stesa su vetro) può dare qualche problema perchè, essendo insolubile in alcool ed etere (il collodio è nitrato di cellulosa sciolto in alcool ed etere), va usata dell'acqua. E l'acqua potrebbe creare qualche problema. E' preferibile usare lo ioduro d'ammonio o di cadmio. Vuol dire che inizierò provando con lo ioduro di potassio di cui ho una confezione quasi intera, e poi mi procurerò dello ioduro d'ammonio.
La preparazione di una lastra al collodio, la sua sensibilizzazione, esposizione e sviluppo, deve avvenire in meno di un'ora perché, una volta che la pellicola si è essiccata, diviene impermeabile ai bagni.
Nel passato si è cercato di superare questo inconveniente, con diversi metodi, fra cui anche quello di stendere sul collodio del miele o della melassa: le lastre erano diventate quasi commestibili
Comincerò con il collodio umido e, per fotografare lontano da casa, dovrò inventarmi qualcosa, tipo una camera oscura portatile per la sensibilizzazione della lastra ed il suo sviluppo. I pionieri si portavano delle tende dietro ed i fotografi di guerra seguivano le truppe con carri appositamente attrezzati.
Ho però trovato una ricetta per il collodio "secco" che fa uso del tannino. Chederò al mio negozio di chimica di procurarmelo.
A presto
Enrico
Cari amici,
eccomi di nuovo a rituffarmi nell'ottocento. Ho appena preparato l'albumina, aggiungendo a due chiare d'uova 20 gocce di una soluzione satura di ioduro di potassio, 4 di una di bromuro, tre di una soluzione 0,5 M di cloruro e 4 gocce di ammoniaca. Ho sbattuto a neve il tutto con la solita "forchetta" di legno montata sul trapano per circa 5 minuti ed ora la soluzione è a riposare.
Intanto ho immerso in una bacinella con acqua e detersivo, 2 lastre di vetro liscie e due smerigliate (preferite da Gustave Le Gray per la loro maggiore aderenza) tenute separate da distanziatori di cartone.
Vado a leggere, visto che in Tv non c'è gran che.
A presto
Enrico
eccomi di nuovo a rituffarmi nell'ottocento. Ho appena preparato l'albumina, aggiungendo a due chiare d'uova 20 gocce di una soluzione satura di ioduro di potassio, 4 di una di bromuro, tre di una soluzione 0,5 M di cloruro e 4 gocce di ammoniaca. Ho sbattuto a neve il tutto con la solita "forchetta" di legno montata sul trapano per circa 5 minuti ed ora la soluzione è a riposare.
Intanto ho immerso in una bacinella con acqua e detersivo, 2 lastre di vetro liscie e due smerigliate (preferite da Gustave Le Gray per la loro maggiore aderenza) tenute separate da distanziatori di cartone.
Vado a leggere, visto che in Tv non c'è gran che.
A presto
Enrico
Cari amici,
nell'attesa dell'arrivo del collodio e dell'essiccazione delle lastre all'albumina
(fidandomi di quanto letto, e cioè che il bagno di nitrato d'argento provoca la coagulazione dell'albumina quanto il calore, ho dovuto ripreparare le tre lastre, perchè il distacco dello strato mi ha convinto a riseguire la procedura di Gustave Le Gray),
mi è venuta voglia, considerata anche la splendida giornata, di tornare agli inizi della mia sperimentazione, cioé all'annerimento diretto. Ho così eseguito un "disegno fotogenico", che Talbot chiamò poi "Calotipi" solo da quando iniziò a sviluppare le sue prove con l'acido gallico. Dopo una esposizione di due ore precise, ecco il risultato:
Mi sento così un po' meno in colpa per le lunghe attese che ultimamente vi costringo, non per mia volontà, a subire.
A presto
Enrico
nell'attesa dell'arrivo del collodio e dell'essiccazione delle lastre all'albumina
(fidandomi di quanto letto, e cioè che il bagno di nitrato d'argento provoca la coagulazione dell'albumina quanto il calore, ho dovuto ripreparare le tre lastre, perchè il distacco dello strato mi ha convinto a riseguire la procedura di Gustave Le Gray),
mi è venuta voglia, considerata anche la splendida giornata, di tornare agli inizi della mia sperimentazione, cioé all'annerimento diretto. Ho così eseguito un "disegno fotogenico", che Talbot chiamò poi "Calotipi" solo da quando iniziò a sviluppare le sue prove con l'acido gallico. Dopo una esposizione di due ore precise, ecco il risultato:
Mi sento così un po' meno in colpa per le lunghe attese che ultimamente vi costringo, non per mia volontà, a subire.
A presto
Enrico
Ciao Pietro,
oggi ho esposto una lastra all'albumina. Sono andato da mio fratello da dove c'è una bella vista sul monte Velino (il terzo dell'Appennino in ordine di altezza dopo il Gran Sasso e la Maiella), con l'intenzione di riprenderlo. Il cielo però si è fatto scuro di nuvole. Ho allora rivolto l'obiettivo verso i palazzi di fronte, ripromettendomi di ripetere la ripresa con condizioni di luce migliori. Visto il cielo coperto, ho esposto per 20 minuti. L'immagine ha iniziato a rendersi visibile nell'acido gallico, dopo una quindicina di minuti, quando avevo ormai perso la speranza. Dopo quasi un'ora l'annerimento era soddisfacente e si vedevano tutti i particolari con grande nitidezza.
Ho sciacquato la lastra e l'ho immersa nel fissaggio che avevo preparato di fresco. Purtroppo l'immagine ha iniziato a sbiadire. L'ho tolta dal fissaggio, ma ormai era tardi. Devo usarlo più diluito.
In compenso però questa volta l'albumina non si è sfaldata affatto e questo è un buon risultato. Questa volta, dopo averla versata sulla lastra, l'ho fatta scolare per bene e questo ha comportato la formazione di uno strato sottile ed uniforme. L'ho poi fatta coagulare lentamente di fronte al fuoco del caminetto. Credo di essere arrivato finalmente alla giusta procedura di preparazione.
Ho altre due lastre. le userò quando ci sarà la luce piena del sole.
Un saluto
Enrico
Da un negativo così leggero, il meglio che ho potuto tirar fuori è questo positivo.
oggi ho esposto una lastra all'albumina. Sono andato da mio fratello da dove c'è una bella vista sul monte Velino (il terzo dell'Appennino in ordine di altezza dopo il Gran Sasso e la Maiella), con l'intenzione di riprenderlo. Il cielo però si è fatto scuro di nuvole. Ho allora rivolto l'obiettivo verso i palazzi di fronte, ripromettendomi di ripetere la ripresa con condizioni di luce migliori. Visto il cielo coperto, ho esposto per 20 minuti. L'immagine ha iniziato a rendersi visibile nell'acido gallico, dopo una quindicina di minuti, quando avevo ormai perso la speranza. Dopo quasi un'ora l'annerimento era soddisfacente e si vedevano tutti i particolari con grande nitidezza.
Ho sciacquato la lastra e l'ho immersa nel fissaggio che avevo preparato di fresco. Purtroppo l'immagine ha iniziato a sbiadire. L'ho tolta dal fissaggio, ma ormai era tardi. Devo usarlo più diluito.
In compenso però questa volta l'albumina non si è sfaldata affatto e questo è un buon risultato. Questa volta, dopo averla versata sulla lastra, l'ho fatta scolare per bene e questo ha comportato la formazione di uno strato sottile ed uniforme. L'ho poi fatta coagulare lentamente di fronte al fuoco del caminetto. Credo di essere arrivato finalmente alla giusta procedura di preparazione.
Ho altre due lastre. le userò quando ci sarà la luce piena del sole.
Un saluto
Enrico
Da un negativo così leggero, il meglio che ho potuto tirar fuori è questo positivo.