FORUM NIKONCLUB

Condividi le tue conoscenze, aiuta gli altri e diventa un esperto.

Chiudi
TITOLO*
DOMANDA*
AREA TEMATICA INTERESSATA*
5 Pagine: V   1 2 3 > »   
L'immagine E Il Titolo
quale rapporto?
Rispondi Nuova Discussione
enrico
Messaggio: #1
La discussione è partita dalle risposte seguite ad un ritratto di Andrea nella sezione "Ritratto e Glamour", dal titolo "Portatore di Cristo" che invito ad andare a vedere.

Il succo del problema, che mi piacerebbe venisse discusso, è in questa mia risposta al tread, che trascrivo:

"La discussione si fa interessante e mi fa riflettere sul rapporto fra titolo ed immagine. Io ritengo che l'immagine sia fondamentale e cerco sempre di non aggiungervi titoli perchè, sempre a mio avviso, l'immagine deve parlare da sè. Quando c'è, il titolo deve solo costituire un aiuto alla lettura di un significato che, tuttavia, è nella e dell'immagine.
Se nella bella foto di Andrea il titolo fosse stato: "Restauratore al lavoro", vi avremmo visto la concentrazione di un artigiano artista con gli occhi fissi sull'opera da ripristinare.
Il titolo può rivelarsi quindi un elemento pericoloso, capace di stravolgere il senso di una foto. Oppure è importante per leggerla correttamente?
Che ne pensate?"
Enrico
toad
Messaggio: #2
Un altro spunto di riflessione potrebbe essere questo thread.
enrico
Messaggio: #3
QUOTE(toad @ Jul 6 2006, 04:00 PM)
Un altro spunto di riflessione potrebbe essere questo thread.
*



Grazie, segnalazione interessante.
Enrico
photoflavio
Messaggio: #4
Enrico,
mi permetto di segnalarti questa discussione aperta dal buon Nico, a mio avviso una delle più interessanti in assoluto lette su questo forum. Tra le tante cose di cui si discusse, ad un certo punto (msg 64...) si iniziò a parlare del rapporto esistente tra le foto e le didascalie di accompagnamento... Se non ho male interpretato è lo stesso argomento da te sollevato qui.

Ai tempi la stampai e la rilessi con attenzione evidenziando le parti più interessanti. Sono convinto che troverai anche tu materiale interessante su cui poter poi discutere qui.

Un caro saluto biggrin.gif
Flavio

enrico
Messaggio: #5
Grazie Flavio.
Enrico
apeiron
Nikonista
Messaggio: #6
Penso anch'io, come te Enrico, che un titolo possa orientare la lettura di una immagine.
Ma, nello stesso tempo, mi domando se questo è sempre e comunque vero.
Quando guardo una fotografia, anche se con titolo o didascalia, il mio occhio è irresistibilmente attratto da ciò che "vede" in quanto immagine, seguendo in un istante l'insieme dei segni. Solo dopo cerca conferma,in un titolo o in una didascalia.Non accade mai viceversa, mi pare.
Sarebbe interessante sperimentare, in un processo di graduale riduzione dell'immagine e ingrandimento del titolo, fino a quando ciò è vero. Vale a dire fino a quando continuiamo a "vedere" prima l'immagine. Forse ci sarebbe da rimanere stupiti.
Quale fotografia ha bisogno di un titolo? Anche questa potrebbe essere una buona domanda.
Esiste cioé una fotografia il cui "debole" messaggio debba essere orientato e attivato attraverso un titolo?
E quale fotografia non ne ha bisogno?
E ancora, quando posso dire di aver "colto" il messaggio complessivo di una fotografia? Quando so esprimere il suo contenuto? Cioé quando sono in grado di comunicarlo attraverso il linguaggio, oppure molto prima, ancora prima che il processo del pensiero sia intervenuto e abbia trasformato "quella" fotografia in un testo. Esiste cioé una "immediatezza della percezione", che però possa diventare traccia per una possibile lettura, conoscenza...?
Apeiron
maurizioricceri
Messaggio: #7
Se posso permettermi,credo che leggere a priori un titolo,equivale già a dare uno spunto di lettura di ciò che ancora non vediamo,ma che ci aspettimo.Forse una foto dovrebbe essere libera di trasmettere quall'emotività che ognuno è capace di recepire nel momento in cui la guarda,con il prorio stato d'animo,e non indirizzato da quelle che erano le intenzioni di chi le ha scattate. .... hmmm.gif chissà se sono riuscito a farmi capire ??
apeiron
Nikonista
Messaggio: #8
QUOTE(maurizioricceri @ Jul 10 2006, 10:21 PM)
Se posso permettermi,credo che leggere a priori un titolo,equivale già a dare uno spunto di lettura di ciò che ancora non vediamo,ma che ci aspettimo.Forse una foto dovrebbe essere libera di trasmettere quall'emotività che ognuno è capace di recepire nel momento in cui la guarda,con il prorio stato d'animo,e non indirizzato da quelle che erano le intenzioni di chi le ha scattate. .... hmmm.gif chissà se sono riuscito a farmi capire ??
*


Perfettamente, Maurizio.
Sono d'accordo con te e con Enrico. Mi pare che anche lui sia più o meno di questa opinione.
A me interessava però spingere la questione un po' più in là. Mi chiedevo se e quando una fotografia può fare a meno di titoli e didascalie.
Penso anche, tuttavia, che il tema proposto da Enrico abbia a che vedere con quell'idea di "purismo" della fotografia alla quale in molti siamo legati.Andrebbe approfondito.
Apeiron
maurizioricceri
Messaggio: #9
La fotografia ,credo,è una passione condivisa che lega tra se le persone,il purismo è un elemento principale,ma strettamente soggettivo,una stessa foto,penso,che a seconda di chi la guarda puo trasmettere contemporaneamente..ilarità..tristezza...noia..ma anche assolutamente niente.
Al_fa
Messaggio: #10
il titolo può anche essere un inganno, ricordatelo

user posted image
enrico
Messaggio: #11
Scusate se intervengo con ritardo, ma sono stato fuori.
Io credo nella fotografia come linguaggio, e quindi come mezzo di comunicazione, vale a dire come uno strumento per trasmettere ad altri il proprio pensiero e le proprie emozioni. Certo, non dico che sia cosa facile, per due motivi:

1 - quanto l'autore è capace di comunicare attraverso la fotografia? Cioè, quanto conosce del linguaggio fotografico e con quale efficacia riesce ad utilizzarlo? E' un po' la stessa cosa della scrittura. Ci sono persone che hanno pensieri ed idee profonde ma non riescono a comunicarlo per mancanza di capacità nel linguaggio verbale.

2 - quanto sappiamo leggere una fotografia? E' lo stesso problema del punto 1, ma rivolto al fruitore della foto.

L'idea che l'autore intende esprimere attraverso la fotografia, riesce a passare tanto più quanto più autore e fruitore dell'immagine sono padroni di questo particolare linguaggio.
Come ha intuito Apeiron, anch'io sono per il purusmo in fotografia e penso che una immagine debba parlare da sola. Credo, ma è solo una mia convinzione, che il titolo a volte serve per colmare una carenza comunicativa nel campo dell'immagine (carenza dell'autore o che l'autore pensa possa esserci nel fruitore).
Se un linguaggio, quello fotografico, avesse necessità di appoggiarsi ad un altro linguaggio, quello verbale, ammetterebbe una sua debolezza, una sua carenza strutturale. Io non credo che tale carenza risieda nel linguaggio fotografico, quanto nella scarsa cultura fotografica della gente, cultura fotografica che la scuola dovrebbe invece sviluppare, visto che si dedica con impegno al linguiaggio "concettuale", come lo chiama il Taddei, ed al linguaggio iconico (pittura), ma quasi nulla ad una forma di espressione nella quale siammo completamente e continuamente immersi.

Il fatto che ciascuno in una foto percepisca sensazioni sue proprie e ci veda significati che sorgono nella sua testa e che magari non erano nella testa dell'autore, è vero. Ed è anche bello godere di certe sensazioni estetiche e di certe impressioni. Ma saper leggere una foto è a mio avviso, andare oltre e saper riconoscere ciò che è nostro e ciò che è dell'autore. Solo così la fotografia diviene comunicazione.
Non so che ne pensate voi.

Un caro saluto
Enrico
apeiron
Nikonista
Messaggio: #12
E' proverbiale il ritardo della scuola nel recepire le necessità di una formazione in linea con le esigenze di una moderna formazione. Sappiamo bene quanto, soprattutto la scuola di base credo, sia ancora fortemente debitrice nei confronti di una visione crociana della cultura.
Tuttavia, Enrico, la scuola, in quanto costituita da persone, non è insensibile alle novità, alle proposte che abbiano senso e spessore. Voglio sperare quindi che sempre più spazio trovi nella scuola quella cultura visiva di cui tu parli, fino ad oggi considerata secondaria se non superflua.
La comunocazione visiva è territorio ancora giovane rispetto alla cultura umanistica di lunghissima tradizione. Molto c'è ancora da fare, io credo. hmmm.gif
Apeiron
enrico
Messaggio: #13
QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 08:19 AM)
E' proverbiale il ritardo della scuola nel recepire le necessità di una formazione in linea con le esigenze di una moderna formazione. Sappiamo bene quanto, soprattutto la scuola di base credo, sia ancora fortemente debitrice nei confronti di una visione crociana della cultura.
Tuttavia, Enrico, la scuola, in quanto costituita da persone, non è insensibile alle novità, alle proposte che abbiano senso e spessore. Voglio sperare quindi che sempre più spazio trovi nella scuola quella cultura visiva di cui tu parli,  fino ad oggi considerata secondaria se non superflua.
La comunocazione visiva è territorio ancora giovane rispetto alla cultura umanistica di lunghissima tradizione. Molto c'è ancora da fare, io credo. hmmm.gif
Apeiron
*



Concordo in pieno.
Io nella scuola ci lavoro (insegno fisica e chimica) e cerco di fare la mia parte per quanto riguarda la cultura dell'immagine. Intanto, nel laboratorio di chimica, per le reazioni di doppio scambio, faccio usare nitrato d'argento e cloruro di sodio. Il precipitato di cloruro d'argento lo uso per impregnare i dischetti di carta da filtro e, mettendovi sopra degli oggetti ed esponendo il tutto alla luce, ne faccio ricavare delle impronte. Parto così, dallo stupore suscitato nei ragazzi per parlar loro (in corsi pomeridiani) di fotografia e linguaggio fotografico. Alla fine dell'anno ciascuno partecipa con sue immagini ad una mostra collettiva.
Enrico

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
apeiron
Nikonista
Messaggio: #14
Ottima idea, questa di Enrico, di far sperimentare agli studenti gli effetti della luce sui materiali sensibili. Tanto più che in questo modo l'esperienza viene fatta collettivamente, "alla luce", eliminando quell'aspetto "tecnico", a volte di ostacolo, che la camera oscura può suscitare.
Apeiron
enrico
Messaggio: #15
QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 10:10 AM)
Ottima idea, questa di Enrico, di far sperimentare agli studenti gli effetti della luce sui materiali sensibili. Tanto più che in questo modo l'esperienza viene fatta collettivamente, "alla luce", eliminando quell'aspetto "tecnico", a volte di ostacolo, che la camera oscura può suscitare.
Apeiron
*



Aspetto tecnico affascinante che il digitale sta piano piano uccidendo. Non ho niente contro il digitale, ho acquistato da poco la D 200..., ma l'odore dell'iposolfito, la fioca luce giallo-verde sulle bacinelle, i negativi appesi ad asciugare hanno un fascino che i bit non hanno.
Ma stiamo uscendo fuori tema ohmy.gif
Enrico
PAS
Messaggio: #16
Ritorniamo in tema: Il ruolo di un eventuale titolo nella foto.
Bello spunto di discussione e riflessione
Prima di dire la mia, vi propongo un piccolo test con una foto storica di Don McCullin.
Oltre ad essere una foto stupenda è decisamente esplicativa

user posted image

A questa foto è attribuito universalmente un titolo: “metalmeccanico al primo turno”
Bene supponete per un’attimo di non averla mai vista:
Considerando o meno il titolo nel contesto di lettura dell’immagine, l’effetto su di voi è lo stesso?
smile.gif
maurizioricceri
Messaggio: #17
Ciao Enrico,penso che nel guardare una foto,anche incosciamente ,sono principalmente due gli elementi che ci colpiscono,uno dato dalla composizione estetica,dovuta all'aspetto tecnico,ovvero decentralità del soggetto,intensità luminosa,contrasti etc etc,e questo è un aspetto che più o meno può essere comune a tutti,ma man mano che ciò viene memorizzato ,di conseguenza ,come un filo conduttore,ne veniamo anche implicati emotivamente,vuoi per un particolare, per una somiglianza ad una persona o paesaggio a noi familiare, vuoi per lo sguardo di un bambino , o anche solo per una tonalità vivace o scura della composizione,ci trasmette delle emozioni che sono soggettive ma anche temporali ,dipendenti dal nostro stato d'animo.Non so se a te è mai capitato di guardare una stessa fotografia a distanza di tempo e coglierne aspetti che ,probabilmente per uno stato di ansia o di euforia,prima non eri riuscito a cogliere.
Una didascalia che accompagna una immagine così come l'ha voluta immortalare l'autore,è sicuramente un valido aiuto per capire lo stato d'animo dell'autore, ma qui entriamo (credo ) in un altro campo che diverge dalla foto in se stessa.
Con la speranza di essere riuscito a trasmetterti il mio pensiero,ti saluto con amicizia.
enrico
Messaggio: #18
QUOTE(PAS @ Jul 11 2006, 10:48 AM)
Ritorniamo in tema: Il ruolo di un eventuale titolo nella foto.
Bello spunto di discussione e riflessione
Prima di dire la mia, vi propongo un piccolo test con una foto storica di Don McCullin.
Oltre ad essere una foto stupenda è decisamente esplicativa

user posted image

A questa foto è attribuito universalmente un titolo: “metalmeccanico al primo turno”
Bene supponete per un’attimo di non averla mai vista:
Considerando o meno il titolo nel contesto di lettura dell’immagine, l’effetto su di voi è lo stesso?
smile.gif
*



Ciao,
bellissima immagine. Ce la puoi postare a maggior risoluzione?
Se non mi avessi indicato il titolo, io vi avrei letto di una persona adulta che si dirige verso un complesso industriale. Vi avrei letto l'intenzione dell'autore di "raccontare" un'atmosfera pesante, resa con una immagine a toni bassi, cupi. E' chiara l'intenzione dell'autore, nel porre la persona in primo piano e di spalle, circoscritto da linee di fuga prospettiche che convergono all'orizzonte, di mostrare quelle fabbriche come la meta del personaggio, unico nella scena.
In ogni caso, la lettura non sarebbe stata in contrasto con il titolo. Avrei evitato qualsiasi "integrazione psicologica", vale a dire immagini e riferimenti che potessero affiorare nella mia mente, indotti dall'immagine, ma non dell'immagine. Ed è proprio il rischio delle integrazioni psicologiche che può ostacolare la lettura della foto.
Il titolo? Specifica trattarsi di un metalmeccanico, quindi un di dipendente del complesso industriale, cosa forse intuibile, probabile, ma non estrapolabile dalla foto. Al primo turno fornisce una indicazione del momento del giorno. Il tipo di luce lascia capire che si tratta di un momento della giornata col sole basso sull'orizzonte; ma potrebbe essere al mattino (come ci dice l'autore), oppure anche al tardo pomeriggio.
Il discorso è che la fotografia ed il linguaggio concettuale, sono due ambiti diversi attraverso i quali poter comunicare. Alcuni concetti non sono comunicabili con l'immagine, come per altri versi una descrizione non può sostituire una fotografia.
Una sequenza di immagini può comunicare meglio un messaggio ma, anche se apprezzo i portfolio, resto un purista e mi piace di più la foto singola.
E' un po' lo stesso discorso del cinema muto e dell'avvento del sonoro. Oggi il cinema fa uso di più canali di comunicazioni (immagine, parlato, musiche). Leggevo di qualche esperimento sugli odori.
Ma qui entriamo nel campo della multimedialità. Certo che così è più facile comunicare.
Il titolo tende a rendere "multimediale" la fotografia.
Molto spesso può chiarire il messaggio dell'autore, ma credo che la vera foto parli da sé. Questa bellissma che ci hai postato, credo che avrebbe mantenuto tutta la sua forza anche senza il titolo.
Un altro punto su cui mi induci a riflettere, è che il titolo potrebbe anche essere fuorviante. Chi mi dice (non in questa foto, ma in una qualunque foto) che non sia messo a bella posta per fornire una chiave di lettura, parzialmente o totalmente diversa e fuorviante, dal vero significato di ciò che è rappresentato? Della verità che era dinanzi all'obiettivo quando il fotografo ha premuto il pulsante di scatto?
Nella foto tematica, in effetti, il fotografo può utilizzare il soggetto per esprimere una sua idea. In questo caso il soggetto ed il contesto diventano come la creta per lo scultore, materia grezza per esprimere "altro". Ma questo il fotografo lo fa con la scelta di una particolare inquadratura, di una particolare luce, angolazione di ripresa ecc.
Enrico

enrico
Messaggio: #19
QUOTE(maurizioricceri @ Jul 11 2006, 11:07 AM)
Ciao Enrico,penso che nel guardare una foto,anche incosciamente ,sono principalmente due gli elementi che ci colpiscono,uno dato dalla composizione estetica,dovuta all'aspetto tecnico,ovvero decentralità del soggetto,intensità luminosa,contrasti etc etc,e questo è un aspetto che più o meno può essere comune a tutti,ma man mano che ciò viene memorizzato ,di conseguenza ,come un filo conduttore,ne veniamo anche implicati emotivamente,vuoi per un particolare, per una somiglianza ad una persona o paesaggio a noi familiare, vuoi per lo sguardo di un bambino , o anche solo per una tonalità vivace o scura della composizione,ci trasmette delle emozioni che sono soggettive ma anche temporali ,dipendenti dal nostro stato d'animo.Non so se a te è mai capitato di guardare una stessa fotografia a distanza di tempo e coglierne aspetti che ,probabilmente per uno stato di ansia o di euforia,prima non eri riuscito a cogliere.
Una didascalia che accompagna una immagine così come l'ha voluta immortalare l'autore,è sicuramente un valido aiuto per capire lo stato d'animo dell'autore, ma qui entriamo (credo ) in un altro campo che diverge dalla foto in se stessa.
Con la speranza di essere riuscito a trasmetterti il mio pensiero,ti saluto con amicizia.
*



Ciao Maurizio,
condivido appieno il tuo pensiero. Anche a me una foto fa sorgere sensazioni ed emozioni che dipendono dal mio vissuto, dalle esperienze che ho avuto nella vita, dagli studi che ho fatto, dallo stato d'animo del momento. Però, quando leggo una foto, vado alla ricerca degli elementi oggettivi, che sono poi le scelte tecniche e compositive dell'autore, per risalire a ciò che voleva comunicarci. Mi spiego meglio.
Nella prima delle due foto sotto, Doisneau ha scelto un punto di vista particolare per mettere in relazione le due statue, attribuendo a quella che ha posto di proposito in primo piano ed al bordo sinistro del quadro (dalla scrittura siamo condizionati anche nell'immagine a procedere da sinistra a destra e quindi la statua sulla destra appare a maggior ragione meta dello sguardo della prima), un intento malizioso che nella realtà non esiste. Chi passeggi per quel giardino, vede solo una serie di statue poste ad intervalli regolari.
Nella seconda, un altro autore ha fotografato Picasso, ponendo al centro del quadro un occhio e cancellando nell'ombra l'altro. E' quel solo, acuto occhio che esprime l'essenza del grande pittore, abituato a cogliere con acutezza la realtà e ad esprimerla nei suoi quadri.
Quindi il fotografo fa delle scelte tecniche e compositive particolari. Se le sappiamo leggere, mettendo da parte le nostre integrazioni psicologiche, abbiamo la possibilità di arrivare all'idea dell'autore.
Certo, non è importante solo il saper leggere una immagine; lo è altrettanto saperla scrivere. Avevo un amico che mi mostrava alcune sue foto, descrivendomele con entusiasmo. Stava cominciando a fotografare da poco e le foto non mi dicevano niente, ma mi rendevo conto che per lui erano degli appunti che gli ricordavano dei momenti e delle scene che lo avevano estasiato. Ma le sue foto non riuscivano a comunicare queste sue sensazioni.
D'altra parte, come non è facile la fotografia, non lo è altrettanto la scrittura. Dante Alighieri non si può dire che non sapesse scrivere: ma quanti saggi sono sorti sui suoi scritti, quanti commentatori si son dati da fare per cercare di chiarire certi punti oscuri del suo dire? E di quante poesie non riusciamo a cogliere il significato se non possediamo una cultura adeguata?
Ciao
Enrico
Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata


Immagine Allegata

 
PAS
Messaggio: #20
QUOTE(enrico @ Jul 11 2006, 02:24 PM)
Ciao,
bellissima immagine. Ce la puoi postare a maggior risoluzione?
....
*


Ciao
Vedo se riesco a recuperarla più risoluta

QUOTE
....
Un altro punto su cui mi induci a riflettere, è che il titolo potrebbe anche essere fuorviante. Chi mi dice (non in questa foto, ma in una qualunque foto) che non sia messo a bella posta per fornire una chiave di lettura, parzialmente o totalmente diversa e fuorviante, dal vero significato di ciò che è rappresentato? Della verità che era dinanzi all'obiettivo quando il fotografo ha premuto il pulsante di scatto?


Il titolo ad una immagine è di solito assegnato dall’autore.
Perché spesso l’autore di una foto sente questa necessità?
Vedo due possibili motivazioni:

1 - Fornire a chi la osserverà una chiave di lettura, probabilmente quella che l’autore desidera sia utilizzata per apprezzare appieno l’immagine.
Non mettendo il titolo l’autore teme forse che la lettura sia sviata da interpretazioni soggettive denunciando così una sua presunta debolezza espressiva.

2 - Aggiungere un rafforzativo con lo scopo di estendere la lettura dell’immagine oltre la sensazione visiva.

Ammirando la foto di McCullin ho avuto sensazioni simili alle tue, ma con una predominante valutazione di aspetti tecnici e compositivi.
Leggendo il titolo poi ho pensato ad una famiglia, lasciata nel sonno delle prime ore del mattino, in silenzio, ad una vita fatta di giornate tutte uguali che ormai non ha altro scopo che quel percorso solitario della quale è diventato quasi la metafora.
Ciao

PAS
Messaggio: #21
Provo così
Ciao

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
bluemonia
Banned
Messaggio: #22
secondo me il titolo rafforza un'immagine e la rende unica, tende a dare un certo "spessore" alla foto.
Sinceramente mi piacicono di più le foto con il titolo, non so dirvi bene il perchè, ma ci vedo qualcosa di più personale, la chiave di lettura del suo autore..
che secondo me non denuncia una debolezza espressiva, ma indirizza verso la giusta chiave di lettura.
ognuno interpreta attravero la sua esperienza e la sua cultura, la prima è soggettiva, la seconda è oggettiva per un certo numero di persone e in un certo spazio luogo/temporale.. poi ci sono dei simboli, delle immagini che invece hanno il medesimo significato in quasi tutto il mondo, ma sono davvero troppo pochi, persino i colori vengono interpretati in modo diverso dalle diverse culture.. e allora come si fa a dare un messaggio oggettivo per tutti??? è quasi impossibile.. un titolo potrebbe aiutare in questo intento.. o comunque ci potrebbe raccontare qualcosa di più, qualcosa che nella foto non c'è, ma che c'è stata nel momento dello scatto... e quando è così (cioè che non c'è un titolo esplicito) mi piace di più, perchè mi regala un'immagine e mi lascia spazio per interpretarla a mio modo, ma con un elemento in più: il titolo.

Ps
bella discussione! smile.gif


apeiron
Nikonista
Messaggio: #23
L'immagine sublime di Don, scelta da PAS, è quanto mai rappresentativa del fatto che, almeno in questi casi di altissimo livello, il titolo possa apparire superfluo.
Che cosa potrebbe portarci fuori tema nel tentare di descrivere questa straordinaria immagine?
Senza il supporto del titolo, davvero potremmo incorrere in una lettura tanto lontana dalle intenzioni di MacCullin così che solo il titolo ci conduce in maniera inequivocabile al soggetto di questa fotografia?
Non sono sicuro poi che il titolo nasca sempre da una precisa intenzione dell'autore di una immagine. Non vanno sottovalutate le esigenze editoriali, le quali sono assolutamente e giustamente rigide in fatto di pubblicazioni.
Ciao,
apeiron
PAS
Messaggio: #24
QUOTE(apeiron @ Jul 11 2006, 05:03 PM)
.....
Che cosa potrebbe portarci fuori tema nel tentare di descrivere questa straordinaria immagine?
....
*



Infatti non ho parlato di rischio di fuori tema, bensì di un possibile desiderio dell’autore di aprire, tramite la sintesi di un titolo, la porta sul particolare mondo che ha generato l’immagine.
Ciao
smile.gif

maurizioricceri
Messaggio: #25
Personalmente ritengo che avere a priori una chiave di lettura,serva solo a verificare,che l'autore ,sia riuscito a trasmettere in quell'immagine la Sua emotività,di quel momento,e sulla riuscita o meno dell'intento si può anche discutere. Ma una bella foto anonima(senza titolo)deve riuscire a trasmettere emozione in chi la guarda, farLo sentire parte del contesto raffigurato.A me, la foto "metalmeccanico al primo turno " fa venire in mente la canzone di Modugno "l'uomo in frak"un senso di tristezza,di solitudine, di emarginazione....mentre per quello che ne sappiamo,quell'uomo potrebbe essere il metalmeccanico più sereno di tutta la fabbrica.
 
Discussioni simili Iniziata da Forum Risposte Ultimo messaggio
5 Pagine: V   1 2 3 > »