"cojo cabron" che in spagnolo è una forma un po' piu dura di dire zoppo maledetto, è cosi che viene chiamato Juanjo Mendez, 57enne paralimpico catalano. Letteralmente sarebbe "zoppo bastardo", perche dopo 10 minuti che sei in bici con lui, è quella la frase che ti viene da dire; lui lo sa e gli piace. Trenta anni fa perse gli arti di sinistra in un incidente stradale motociclistico. Gli ci vollero i successivi 18 anni per passare da una sedia a rotelle (su cui era diventato obeso) al vincere il suo primo mondiale e successivamente numerose medaglie olimpiche.
Questa è la storia di una vita normale, che il destino ha deciso di mettere alla prova. Ed il destino si è scontrato con un eroe, un eroe che è gia morto una volta.
Gli eroi veri sono quelli inconsapevoli, sono quelli che ispirano il mondo; sono quelli che se gli chiedi: "ma come fai?" ti rispondono "non lo so, lo faccio e basta".
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Juan Jose Mendez Fernandez.
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Allo sport non interessa chi tu sia.
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I sorrisi non sono mai a metà.
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Saltando i problemi.
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Il "Pirata".
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Giochi di luce durante una gara in Spagna.
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Giochi di luce durante una gara in Spagna.
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Giochi di luce durante una gara in Spagna.
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Il ciclismo sono tante ore passate con se stessi.
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Campionati nazionali.
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Quasi pronto.
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La corda serve per creare "il vuoto" nella protesi.
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Quando i pesi non bastano.
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Ironia della disabilita.
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"volando" in velodromo.
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Non è facile bere con solo una mano in una gara.
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Se sei gia morto una volta, non hai piu paura.
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Insegnare e trasmettere.
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Poter far vedere ai piu piccoli che tutto è possibile.
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Il velodromo di Barcellona è la sua "seconda casa".
Splendido
Non c'e' retorica, non c'e' pietismo, non c'e' nulla piu' del necessario. Ma alla fine del reportage si torna subito all'inizio per rivedere "il racconto" con due sole sensazioni: hai rappresentato un eroismo vero fatto di volonta' e umanita', e l'hai fatto allo stesso modo del protagonista, senza enfasi ma con la semplicita' di chi ha qualcosa di bello da raccontare e sa farlo nel modo giusto.
Vorrei averlo fatto io! Complimenti
Bianca
Non c'e' retorica, non c'e' pietismo, non c'e' nulla piu' del necessario. Ma alla fine del reportage si torna subito all'inizio per rivedere "il racconto" con due sole sensazioni: hai rappresentato un eroismo vero fatto di volonta' e umanita', e l'hai fatto allo stesso modo del protagonista, senza enfasi ma con la semplicita' di chi ha qualcosa di bello da raccontare e sa farlo nel modo giusto.
Vorrei averlo fatto io! Complimenti
Bianca