Earthquake Mi piace

La vita che scorre tranquilla, con i suoi ritmi lenti e ripetitivi, viene sconvolta da un evento che sfugge al controllo dell’uomo. Il terremoto che scuote il mondo esterno, in realtà sconvolge le nostre vite dall’interno: ci costringe a fuggire, a lasciare cose incompiute, ad abbandonare le nostre attività. La fuga dalla furia della terra lascia dietro di sé scie di una quotidianità irrisolta, detriti di esistenze costrette ad abbandonare un mondo conosciuto per scappare verso l’ignoto. Questo è ciò che accadde ad Apice, ormai città fantasma dal lontano 1962, quando fu scossa da un terribile terremoto. Gli oggetti lasciati all’improvviso custodiscono la memoria ed i ricordi della paura della gente. Essi giacciono lì abbandonati riflettendo quella sensazione di vite interrotte e di momenti mai vissuti perché sconvolti dalla furia cieca della terra. Il borgo di Apice regala queste sensazioni all’occhio del visitatore, esaltate da una forte carica emotiva causata dall’idea di ciò che poteva essere e non è mai potuto accadere. Tra le rovine di un passato interrotto l’occhio dell’uomo elabora quelle immagini che aiutino a non smarrire la memoria del passato. Ludovica Cesarini

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