I AM | Nikon Talents 2017

Gli occhi come specchio della propria natura. Sguardi rubati che esaltano la spontaneità dei soggetti, scelti nelle tre fasi principali della vita, l'infanzia, l'adolescenza, l'età adulta. Occhi prima innocenti, poi curiosi, poi consapevoli. Le foto sono state scattate nel mio ultimo viaggio di 4 mesi tra Perù e Bolivia

Ho iniziato a fare foto per gioco ma ho capito quasi fin da subito che questa passione si sarebbe trasformata in un qualcosa di più grande, in un modo per esprimermi e per dare sfogo alla mia fantasia. In questi anni ho sperimentato diversi generi, dal ritratto alla macro, alla paesaggistica, ed è proprio quest'ultimo genere che mi ha fatto innamorare. Sono un amante dei viaggi e della natura, e riuscire a fondere insieme tutto ciò che mi piace fare credo sia una delle più grandi fortune : la fotografia mi ha permesso di guardare a tutto ciò con un occhio totalmente differente, più curioso, più critico, che si sofferma di più su ogni singolo particolare . Quando scatto ricorro molto spesso all'uso delle maschere di luminosità per la fusione delle fotografie a diversa esposizione, non tanto perchè io ami photoshop, ma perchè mi piace poter sviluppare una foto partendo da ciò che ho visto al momento dello scatto, e l'unico strumento che mi permette di raggiungere il mio scopo sono proprio queste speciali maschere . Il mio modo di fare foto parte sempre da un attento studio della location, del soggetto, del miglior momento per recarsi in un certo posto, tuttavia amo anche poter dare alla foto finale un tocco personale strettamente collegato alle emozioni provate sul campo tramite la post-produzione

Photo Taken by me.

"In una spiaggia libera, lontana pochi chilometri dalla frenesia incessante del centro della città, nelle ore più calde del giorno è usanza diffusa stendersi al sole, protetti dal muro blu, in quel luogo dove lo sguardo si perde nell’illusione che confonde il mare col cielo. Non ci è dato sapere perché queste persone prediligano il muro al mare, non sappiamo cosa impedisca loro di godere dell’infinito mistero delle onde. Sappiamo solo che sono lì, arsi al sole, consumati dal calore e accarezzati dal vento. Sembra quasi che abbiano rinunciato alla contemplazione dell’infinito, del mare, preferendo a questo una realtà fittizia o l’autocelebrazione. Non conosceremo mai le storie di queste persone, distanti e distinte, rimarranno avvolte nel silenzio del muro, “surrogato del mare”.

E’ stata la mia esperienza di volontariato in Sudafrica che mi ha davvero avvicinato alla fotografia. Vedere cosa la natura ha creato è stato come aprire gli occhi per una seconda volta. Ho subito sentito il desiderio di raccontare ciò che vedevo e di farlo conoscere a tutti. Volevo che dalle mie immagini si potessero sentire i profumi, i rumori e addirittura la temperatura di quel preciso istante, spiegando con uno scatto ciò che non mi è impossibile fare con le parole.