VAGGIO IN BIELORUSSIA
GLI EFFETTI COLLATERALI DI CHERNOBYL (scritto nel 2010) - Sono passati 24 anni da quel 26 aprile 1986 che ci ha messi tutti di fronte alla paura delle conseguenze dell\'esplosione atomica. Abbiamo dovuto modificare radicalmente alcune delle nostre abitudini alimentari e non. Mio figlio era appena nato e mai ci saremmo immaginati di dover cambiare la sua alimentazione. Avevamo dovuto sostituire il latte fresco con il latte in polvere, la carne e le verdure fresche con gli omogeneizzati prodotti prima dell\'esplosione... ci era stato sconsigliato di portare a spasso i bimbi nella carrozzina o di far giocare quelli più grandi all\'aperto.
La paura è durata per un po\', sull\'onda di quella si è deciso, dopo un referendum, di vietare la produzione di energia nucleare nel nostro paese e di chiudere le centrali esistenti.
Poi pian pianino si è tornati alla normalità ma nel frattempo era nato un fenomeno nuovo, un moto di solidarietà diffuso nei confronti delle nazioni colpite più pesantemente dalla nube e di conseguenza dalle ristrettezze economiche.
Dieci anni fa Gabriella ed io decidemmo di fare questa esperienza. Ci era stato detto che i bambini provenienti dalle zone più colpite dalle radiazioni avrebbero tratto beneficio da un soggiorno in Italia e noi abbiamo voluto dare il nostro contributo.
Vi posso assicurare che ci siamo avvicinati alla cosa con paura, con il timore di non essere in grado di accudire questi bambini piccoli, che parlavano una lingua a noi sconosciuta.
La paura è diventata più forte quando è arrivato Alexander un bambino timidissimo che ci ha messo un po\' ad entrare nei meccanismi della nostra famiglia.
Poi sono passati gli anni i bambini che sino ad adesso abbiamo ospitato sono 4 e cosa più importante siamo riusciti a coinvolgere in questa iniziativa tutti i nostri amici del G.P. Longara.
Abbiamo cercato di aiutare le scuole dalle quali provenivano i bambini ed abbiamo iniziato un\'esperienza nuova che coinvolgeva in prima persona il nostro gruppo: l\'accoglienza presso i locali messici a disposizione dalla Parrocchia.
Dieci anni sono un numero di anni sufficienti per fare un bilancio di quello che si è fatto, di quanto questa esperienza ha cambiato la nostra vita.
Sono stato quattro volte in Bielorussia e vi posso assicurare che è sempre un\'emozione. I ricordi più toccanti sono quelli della prima volta. Abbiamo visitato due istituti per \"orfani\" e \"orfani sociali\": immensi casermoni pieni di bambini maschi e femmine di età compresa fra i 6 e i 16 anni.
Non dimenticherò mai gli occhioni accesi di un bambino dell\'istituto di Ozarici (istituto che ospita bambini oligofrenici) che incuriosito dalla mia macchina fotografica mi ha fissato sorridente, mi ha preso per mano, mi ha portato nella sua classe presentandomi ai suoi compagni di scuola e all\'insegnanti (tutto questo naturalmente a gesti) e infine mi ha accompagnato al pullman abbracciandomi. Mentre il pullman si allontanava lo vedevo salutarmi con la sua manina e il mio cuore e la mia mente erano in subbuglio.
Ho sempre pensato in questi anni agli effetti che ha avuto ed avrà quella esplosione nucleare su quella gente. Effetti diretti, visibili e documentati ed effetti collaterali come la povertà, la mancanza di lavoro, i redditi scarsi e l\'alcolismo diffuso.
Di tanto in tanto cerco sulla \"rete\" notizie, testimonianze, studi su questa catastrofe e vi confesso che, in questo momento in cui in Italia si torna a parlare di centrali nucleari, sono parecchio scettico e dubbioso. Sarà perchè nonostante le rassicurazioni non tutte le risposte sono chiare, sarà anche perchè le radiazioni sono un pericolo invisibile difficile da localizzare e combattere...
Quest\'anno sono tornato in Bielorussia, assieme a Gabriella. Il 25 aprile siamo stati ospiti della famiglia di Valery (per chi non conosce Valery è stato prima accompagnatore per due anni dei bambini bielorussi nel nostro comune e poi amico fraterno e prezioso interprete nei nostri soggiorni in Bielorussia). Dallo scorso anno ospitiamo a casa nostra, Uladzislau (Vlad), il suo bambino.
Valery, come molti bielorussi, lavora a Mosca (in Russia ci sono più possibilità di lavoro e gli stipendi sono tali da permettere agli \"emigranti bielorussi\" di vivere e di aiutare le proprie famiglie rimaste in patria) ed è tornato a casa appositamente per incontrarci. In una bellissima giornata di sole è venuto a prenderci con i suoi genitori per portarci nella loro casetta in campagna. Qui ci hanno riempito di mille attenzioni facendoci passare una giornata indimenticabile.
E\' stato qui che nella mia mente si è affacciato un pensiero: avrei potuto catalogare tutto questo affetto e questo calore, l\'abbraccio di Valery, del suo papà e della sua mamma, l\'entusiasmo di Liuba e di sua figlia Lolita, gli sguardi felici dei \"nostri\" bambini e quelli curiosi e riconoscenti delle loro mamme fra gli \"effetti collaterali\" dell\'esplosione di Chernobyl?
Davanti al bicchierino pieno di vodka in un brindisi che suggellava la nostra amicizia la risposta è stata sicuramente \"sì!\" ed è il più prezioso degli effetti ed è quello che spero sopravviva nel tempo!