Industrial Desertion
29 01 2014
Enormi spazi che si dilatano nella penombra, luoghi effimeri che rappresentano lo specchio dei nostri tempi: le fabbriche abbandonate costituiscono i meandri di un’archeologia industriale volta a consolidarsi come nuovo mezzo di conoscenza sociale. La fabbrica: un tempo luogo di fervente attività oggi costretto ad un’immobilità innaturale dove la mano dell’uomo non arriva più a creare nuova vita. Il mio progetto fotografico è volto a dare nuova voce a luoghi che un tempo parlavano attraverso un movimento continuo, mentre oggigiorno sono costretti a trovare nuovi metodi espressivi: la luce che si inserisce nello spazio industriale crea giochi di movimento, ombre decise esaltandone il senso d’abbandono. In un senso metaforico il loro stato di abbandono attuale potrebbe riflettere la morsa della crisi e della disoccupazione attuale, teatro involontario della decadenza industriale dei nostri tempi.
Venecia Hand Made
16 10 2013
Nonostante spesso si creda che solo la tecnologia renda possibile la realizzazione di determinate opere, in realtà, è sempre la mano dell\'uomo che porta a compimento il processo di creazione.
O\' quartièr
16 10 2013
Il quartiere di San Lorenzo, a Napoli, è compreso tra due decumani e numerosi cardini del tracciato greco. Il quartiere si estende per quasi tutto il perimetro della città antica, dal largo delle Pigne (piazza Cavour) a San Biagio dei Librai, al Duomo e Donna Regina fino a Castel Capuano. È il cuore pulsante di un corpo immortale, l’impronta di una storia che non si cancella, concentrazione straordinaria di palazzi aristocratici, chiese, conventi. Prende il nome del monastero francescano, dove, fino al Cinquecento, era ubicato il Tribunale e, in una sala del complesso, si riuniva il ‘parlamento’ napoletano. Ho scelto di fare di questo luogo, oggetto dei miei scatti, perché in esso la città identifica uno spazio condiviso da una comunità, un luogo di appartenenza, non solo un insieme di opere d\' arte e una tradizione culturale. Nel ventre di Napoli lo spazio viene creato, inventato, laddove esso sia inesistente. Ogni vicolo, ogni anfratto può essere trasformato in luogo: luogo di raccolta, luogo di lavoro, luogo di gioco. Il moderno convive e si fonde con l’antico, con la tradizione, con il popolo. I luoghi da me presi a soggetto sono esemplificativi di una continuità con il passato: Napoli è da sempre stata una città la cui vita pulsante si osservava e si svolgeva nei quartieri “bassi”. In molti di questi quartieri, come a San Lorenzo, è ancora oggi possibile osservare tracce di quel passato attraverso il quale ci sono state tramandate molte figure tipiche della napoletanità popolare. In particolare ho dato maggiore visibilità ad alcuni elementi: le botteghe ricavate dalle case dei bassi, la vita delle persone anziane e quella dei bambini, l’integrazione dell’elemento “altro” che assorbe la verve e la mentalità partenopea. Il risultato sono questi scatti ed in essi, ciò che maggiormente colpisce l’attenzione sono gli occhi, le espressioni dei visi, nei quali è possibile scorgere l’emozione e la gioia di fare le piccole cose, le cose semplici in uno spazio urbano che attraverso la nostra mente si trasforma in spazio di vita.