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Bangladesh: a contatto con l'ignoto
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21 12 2019
Dopo aver deciso di andare in questo angolo remoto dell'Asia, presi l'atlante per vedere meglio dove si trovasse. Stava lì, sdraiato tra l'India e il Myanmar, solcato da fiumi enormi. Basta, non volevo sapere di più. Mi dissi che avrei dovuto scoprire il Paese, vivendolo, in viaggio. E così è stato. La prima parola che mi viene in mente ripensando a questa esperienza è "sguardi". Ne avrò incrociati a centinaia. Sguardi di amicizia e curiosità verso l'uomo bianco, non di ostilità e indisposizione. Un'altra parola che associo al Bangladesh è "verde". Tanti sono i fiumi che vi scorrono che la vegetazione non può che essere fitta e abbondante. Ma il verde è anche il colore della speranza; speranza della quale gli occhi delle persone che ho incontrato in questo percorso stupendo hanno davvero bisogno per immaginare un futuro migliore in questo pezzo di terra che, ad oggi, è il più povero al mondo.
Norvegia: quattro ore di buio al giorno
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25 10 2019
Desideravo a tutti i costi andarmene al nord e quando si presentò l'occasione di poterci stare per due mesi non me la feci scappare. Erano i mesi estivi dove il sole splende anche a mezzanotte, nonostante l'idea di Norvegia ci faccia pensare ad una terra gelida, ma non nego che i paesaggi visti mi abbiano fatto venire voglia di tornarci, magari in inverno dove ci sono quattro ore di luce al giorno. Lunga e sottile, patria di troll e fiordi, ti ho percorsa dall'estremo sud di Oslo e Bergen fin oltre il Circolo Polare Artico a nord attraversando laghi, fiumi, foreste di conifere e montagne. Ho camminato per ore in mezzo alla fredda atmosfera dei tuoi paesaggi, senza incontrare un singolo essere umano, ma facendo incontri con alci, renne, buoi muschiati e linci. Ho amato l'ordine e la pulizia estrema delle tue città sul mare con le loro enormi piazze lastricate dai colori freddi, così come mi sono rimaste impresse le casette di legno giallo e rosso, con gli infissi bianchi e i tetti neri.
Sudafrica: un sogno selvaggio
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18 10 2019
Era piacevole avvertire la sensazione di terremoto perenne, causata dalle strade disconnesse, sulla jeep che ogni giorno mi accompagnava nel safari. Il sole era diverso da quello che si può trovare ovunque e l’atmosfera di libertà selvaggia senza confini mi faceva tornare alle origini, risvegliando lati nascosti dell'anima derivanti da quei nostri antenati che furono poco più che scimmie. Nella calma più totale un ruggito mi ha bloccato solo per qualche infinito secondo gli organi, una gigantesca mole di pelle corazzata che racchiude tutto ciò che di forte la natura ha da mostrare mi è passata a pochi centimetri. Ero lì, nel continente nero, dove non mi serviva nulla, se non gli occhi per guardare, le orecchie per sentire, il naso per annusare e un cuore grande come il continente stesso per scolpirmelo dentro. E ci sono riuscito. Dalle zone selvagge del Marakele National Park e della Selati Game Reserve, alla più antropizzata Cape Town, ho visto due lati del Paese in quattro mesi, divisi in due viaggi, e ancora non mi basta.
Algeria: tra sabbia e resti storici
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15 10 2019
Una tenda blu era il mio albergo sotto le stelle del Sahara. Attraversandolo, in quattro spedizioni diverse, ho potuto interfacciarmi per la prima volta con il silenzio assoluto, quello vero, che concede soltanto al vento di far rumore. Ho visto l'alba sorgere dietro la gobba di un dromedario e il tramonto scomparire dall'obbiettivo della mia Nikon. Tutto era maledettamente in ordine e seguiva un ritmo preciso, un copione insomma, da cui non si può deviare perchè il deserto non perdona: se dimentichi la tua parte, esci di scena senza tanti complimenti. Nessuna improvvisazione di sorta, soltanto attori perfetti sopravvivono. La testa secca di un fennec tra i granelli dorati, trovata una mattina dopo che ero a perlustrare la zona intorno al campo per la notte, ne è la prova. Ma oltre a questa landa sabbiosa, ho avuto modo di conoscere la cultura del popolo Touareg e capire qualcosa in più sul mondo arabo. Inoltre, in uno dei quattro viaggi intrapresi qui, ho potuto ammirare resti di quella che fu una delle colonie romane più prospere.