(E)motions - Adribuon

Danza e teatro ritmano la mia vita da diversi anni. Ormai anche l’organizzazione di eventi artistici ed internazionali. Questo mi pone in un movimento perpetuo che solo la fotografia riesce a scandire in istanti precisi, perfetti, compresi in un secondo. È un modo come un altro per creare delle pause estetiche tra due forme d’arte, tra due lavori. Iniziando a scattare attimi di spettacoli, il mio interesse si è rivolto sul movimento del corpo, sulle espressioni, sulle luci. Uscendo dalle sale di prova e dai teatri, il movimento dei corpi mi ha perseguitato, questa volta in ambito urbano. Ecco che le mie fotografie riflettono uno studio del corpo in moto, un corpo che ludicamente si muove in città. Non coloro che camminano rapidamente o girano in bicicletta per andare a lavoro. Non coloro che gestiscono il traffico. Non coloro che ricostruiscono i cigli delle strade. Ma coloro che si ritagliano attimi di gioco nella frenesia urbana. Coloro che muovono i loro corpi per risentire delle emozioni, non le frustrazioni della quotidianità. La mia fotografia vuole allora catturare quei moti, quelle emozioni in azione. Spesso mi ritrovo a lavorare in bianco e nero per concentrarmi sugli effetti del movimento e permettere agli occhi di non perdersi nei colori. E così si notano i dettagli di un corpo mosso che si incastra in linee geometriche stabili; o al contrario, degli effetti di luce che fanno sembrare il corpo immobile mentre tutto si anima intorno. Ed ecco che tra uno spettacolo ed un altro, tra un evento ed un altro, tra una corsa e l’altra, mi fermo per scattare una fotografia, immobile, affascinata dal movimento degli altri corpi, emozionati ed emozionanti.