Non so perchè ma quando ho visualizzato questa foto sul pc mi è venuta in mente la parodia di un cartone animato che scrissi tempo fà e che vi posto con l'augurio pasquale che vi possa strappare un sorriso.
Non strafogateve!
BUONA PASQUA A TUTTI!
Caro nonno,
lo so, son passati 15 lunghi anni da quando me ne sono andata dalla baita senza lasciarti uno straccio di spiegazioni.
Ma allora non tenevi quaderni o matite in giro per casa e io non ero granchè bravina a incidere il legno, come avrai capito da quel grosso abete che ha sfondato il tetto.
Era da un po’ che ci pensavo e quella mattina, in paese, quando ho incrociato il carro del fornaio che se ne andava in città, non ho resistito alla tentazione di saltarci su e abbandonare tutto.
No, non sapevo che al posto delle pagnotte trasportava letame (e che invece di essere diretto in città stava andando a concimare il campo dietro il negozio, costringendomi a farmela tutta a piedi e per di più ricoperta di m...a) ma quando senti il bisogno di scappare da un luogo che ormai non senti più tuo non è che badi a certe cose.
Sì, perché la vita che facevo lassù, in mezzo a tutte quelle capre puzzolenti, non mi andava più.
Ero stanca di mungere e correre su e giù per la montagna come una scema.
Tu avevi sempre quei ca**o di legnetti da scolpire e quelle nauseanti forme di formaggio che ti piaceva sfornare con la sclerotica testardaggine di un acefalo, ma io?
Cosa avevo io?
Un sanbernardo che si chiamava Nebbia ma cagava come un cavallo (che poi come si fa a chiamare un cane come quello Nebbia, un giorno me lo spieghi); Fiocco di neve, tenero e dolce, per carità! ma mica potevo confidare le mie ansie di bambina a una capra che non stava mai ferma e che a ogni domanda sapeva rispondere solo “bheeè?”; Peter, l’unico sfigato della zona che puzzava come una latrina e che con la scusa di accompagnarlo al pascolo mi costringeva a menarglielo gridando “strilla, strilla che tanto quassù non ti sente nessuno, bagascia!”…quanto l’ho odiato!; la nonna di Peter, una vecchia rincoglionita che sbavava peggio del sanbernado e che quando parlava toccava comprare una vocale e due consonanti per capire quello che diceva.
Non era un’infanzia felice la mia!
E tu che hai fatto per migliorare le cose?
M’hai mandato a Francoforte.
Complimenti!
Chiusa tutto il giorno dentro casa con una paralitica e quella rottinc**o della signorina Rotthermeier, che rompeva le palle pure se andavo a pisciare: “fai questo e fai quello!”, “non fare questo e non fare quello!”, “quante volte ti ho detto così e non colà!”, con quella faccia da schiaffi che ti faceva venire voglia di infilargli un bastone dove non batte mai il sole.
Grazie nonno, grazie di tutto, che un’infanzia sfigata come la mia non ce l’ha avuta mai nessuno.
Roba da farci un cartone animato, me la immagino già la sigla: “heidiiii…heidiii…le caprette ti fanno ciaoooo!”.
Sì, e io ci ho fatto un bel manico e me so’levata dai co***oni!
Con disprezzo
Heidi
Non strafogateve!
BUONA PASQUA A TUTTI!
Caro nonno,
lo so, son passati 15 lunghi anni da quando me ne sono andata dalla baita senza lasciarti uno straccio di spiegazioni.
Ma allora non tenevi quaderni o matite in giro per casa e io non ero granchè bravina a incidere il legno, come avrai capito da quel grosso abete che ha sfondato il tetto.
Era da un po’ che ci pensavo e quella mattina, in paese, quando ho incrociato il carro del fornaio che se ne andava in città, non ho resistito alla tentazione di saltarci su e abbandonare tutto.
No, non sapevo che al posto delle pagnotte trasportava letame (e che invece di essere diretto in città stava andando a concimare il campo dietro il negozio, costringendomi a farmela tutta a piedi e per di più ricoperta di m...a) ma quando senti il bisogno di scappare da un luogo che ormai non senti più tuo non è che badi a certe cose.
Sì, perché la vita che facevo lassù, in mezzo a tutte quelle capre puzzolenti, non mi andava più.
Ero stanca di mungere e correre su e giù per la montagna come una scema.
Tu avevi sempre quei ca**o di legnetti da scolpire e quelle nauseanti forme di formaggio che ti piaceva sfornare con la sclerotica testardaggine di un acefalo, ma io?
Cosa avevo io?
Un sanbernardo che si chiamava Nebbia ma cagava come un cavallo (che poi come si fa a chiamare un cane come quello Nebbia, un giorno me lo spieghi); Fiocco di neve, tenero e dolce, per carità! ma mica potevo confidare le mie ansie di bambina a una capra che non stava mai ferma e che a ogni domanda sapeva rispondere solo “bheeè?”; Peter, l’unico sfigato della zona che puzzava come una latrina e che con la scusa di accompagnarlo al pascolo mi costringeva a menarglielo gridando “strilla, strilla che tanto quassù non ti sente nessuno, bagascia!”…quanto l’ho odiato!; la nonna di Peter, una vecchia rincoglionita che sbavava peggio del sanbernado e che quando parlava toccava comprare una vocale e due consonanti per capire quello che diceva.
Non era un’infanzia felice la mia!
E tu che hai fatto per migliorare le cose?
M’hai mandato a Francoforte.
Complimenti!
Chiusa tutto il giorno dentro casa con una paralitica e quella rottinc**o della signorina Rotthermeier, che rompeva le palle pure se andavo a pisciare: “fai questo e fai quello!”, “non fare questo e non fare quello!”, “quante volte ti ho detto così e non colà!”, con quella faccia da schiaffi che ti faceva venire voglia di infilargli un bastone dove non batte mai il sole.
Grazie nonno, grazie di tutto, che un’infanzia sfigata come la mia non ce l’ha avuta mai nessuno.
Roba da farci un cartone animato, me la immagino già la sigla: “heidiiii…heidiii…le caprette ti fanno ciaoooo!”.
Sì, e io ci ho fatto un bel manico e me so’levata dai co***oni!
Con disprezzo
Heidi
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