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Il Minimo Segno
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apeiron
Nikonista
Messaggio: #1
Sembra una contraddizione. Mi soddisfa sempre meno la fotografia che, per sua naturale caratteristica, tutto coglie. Vorrei poter cogliere solo l'essenziale, quasi un'operazione di design minimalista della ripresa. Un insieme di segni ridotti all'osso, al di sotto dei quali, tutto perde di significato. Il minimo segno, la massima semplificazione.
Non è solo un problema di diaframma o di sfocato.
E' un problema di sguardi, di talento, di leggerezza, di velocità, di esattezza... Di cos'altro per voi? huh.gif
apeiron
nuvolarossa
Messaggio: #2
La fotografia minimalista è la mia preferita... Anche se è un genere difficile nel quale non sempre si riesce.
Cogliere l'essenziale, eliminando il superfluo, è difficile ma fondamentale in un certo tipo di fotografia. Direi che non è un problema, come tu lo definisci, ma bensì una dote di talento, un saper vedere quello che normalmente non si vede, isolando un particolare dal suo contesto abituale, facendo vivere un qualcosa di vita propria.
toad
Messaggio: #3
Io ho aperto questo thread sull'argomento. Magari dateci un'occhiata e dite la vostra opinione. Vi riporto come ho cercato di esprimere il concetto.

Non voglio certo rifarmi alla corrente artistica americana degli anni ’70 con questo nome.
Ho inteso – forse sbagliando – definire così un certo modo di fotografare, diciamo così “essenziale” (ecco, forse questa poteva essere la definizione) che non lascia spazio alla spettacolarità che generalmente si ricerca e per la quale il colore dà man forte. Difatti, a parte una, le mie immagini sono tutte in B/N. Questo tipo di fotografia vorrebbe, per lo meno nelle intenzioni, essere più che altro evocativa e consentire a chi osserva l’immagine di pensare traendo spunto dai pochi elementi presenti nell’immagine


Tra l'altro devo delle risposte in quel thread. Ma devo rifletterci, come anche voglio nuovamente intervenire su "il valore permanente della fotografia". Ma sono entrambi temi impegnativi che se presi seriamente come voglio fare, implicano prima una riflessione approfondita.

Un caro saluto

Guido
apeiron
Nikonista
Messaggio: #4
Scusami Guido, non volevo proprio sovappormi a te. Non avevo letto la tua discussione.
Setacciare, selezionare la realtà fino al massimo della riduzione, per fissare solo "quell'insieme minimo" di segni, non uno in più, è un'operazione sempre possibile? Indipendentemente dalla scena, dal contesto, dalla situazione, dal genere...?
Oppure è una questione di attesa? Per una geometria degli elementi che si costituisca per un istante secondo una disposizione essenziale, minima?
Un saluto a te Guido, e anche a te Stefano
toad
Messaggio: #5
QUOTE(apeiron @ Mar 19 2006, 11:09 PM)
Scusami Guido, non volevo proprio sovappormi a te. Non avevo letto la tua discussione.


Ma, secondo te…? biggrin.gif Ci mancherebbe altro. Non si possono mica leggere tutte le discussioni del Forum…, e poi se anche fosse, da parte mia non ci sarebbe alcun problema.

Sono valide entrambe le teorie. Prendendola alla grande mi rifaccio a Michelangelo (non me ne vorrà smile.gif ) che sosteneva che la statua è già dentro il blocco di marmo. Scopo dello scultore è solo togliere quello che non serve! Credo che il medesimo concetto sia applicabile alla fotografia. Come fare a giungere a ciò? Utilizzando, a seconda dei casi, e del tempo a disposizione, tutte le teorie esposte. Mi spiego meglio.

Indubbiamente occorre una sensibilità a vedere le cose che ci circondano in un certo modo (che è personalissimo, quel che vedo io non lo vedono gli altri e viceversa). Detto questo a volte è necessaria un’opera di studio, di comprensione del soggetto – quale che sia – proprio per selezionare ed eliminare tutto quel che non serve e raggiungere lo scopo del “messaggio”. Ma altre volte occorre attendere. Prendiamo ad esempio un paesaggio con un albero in primo piano. Siamo in inverno. Vedo il tutto, mi piace, ma la mia mente si sofferma e penso che sì, è bello, ma se l’albero fosse fiorito la sensazione che voglio trasmettere sarebbe completa. Mi occorre allora attendere la primavera. O viceversa. L’esempio è banale, lo so. Ma mettiamo al posto del paesaggio una via piena di persone, che non mi interessano. Mi interessa la via, aspetterò quindi quell’istante in cui non vi siano persone. O viceversa, anche in questo caso.

Concludendo, credo quindi che sia (quasi) sempre possibile arrivare all’immagine “essenziale”.

Siete d’accordo?

Un caro saluto

Guido

apeiron
Nikonista
Messaggio: #6
Si, certo. E' però la possibilità, ammesso che ci sia, di poter sempre operare la massima semplificazione, indipendentemente da ciò che fotografo, che mi interessa. E', credo, una capacità, un talento, come scrive anche Stefano.
Se i miei soggetti sono immobili, architetture ad esempio, ho sempre la possibilità di selezionare un'inquadratura fra tante, che risponda meglio al mio progetto. L'architettura tra l'altro mi invita ad una costruzione geometrica per sua natura, favorendo un segno fotografico minimo, se è questo che cerco. La possibilità di guardare con calma attraverso il mirino, di comporre facendo entrare nell'inquadratura solo ciò che desidero, nei soggetti immobili c'è sempre.
Ma altri generi? Street per es.? I soggetti in movimento, non consentono una composizione a lungo meditata. Non tanto, credo, per ilfatto che non posso impedirne il movimento, quanto perché l'insieme degli elementi si modifica continuamente, cambiando continuamente l'equilibrio.E con esso la possibilità che i segni registrati rispondano al minimo segno possibile, il quale abbia, però, il massimo significato.
Ciao
apeiron
 
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