Capita a volte di avere il bisogno di far affiorare dei ricordi per legarli con un presente che sembra confuso così, a dieci anni dalla prima volta, ci sono tornato in compagnia di Pam nonché della inseparabile D70: il Faro era sempre lì, malinconico guardiano abbandonato al suo destino.

Come imparato anni fà ritrovo i passi per scavalcare gli scogli e oltrepassare il cancello che ne vieta l’ingresso. Ci avviciniamo lentamente verso di lui e riaffiora la tensione di entrare in quel buio squarcio aperto sul suo fianco. Questa volta però voglio salire, voglio aggiungere un tassello al passato, scoprirne una parte ignota e così, con la stessa emozione di dieci anni fà, varco la soglia.

Dentro è buio, ci dirigiamo verso la torre alla cieca, con gli occhi ancora abbacinati dal sole. Quando ci abituiamo all’oscurità vediamo un spiraglio di luce provenire dal fondo e ammiriamo l’interno: le pareti crollano a pezzi e i writers hanno lasciato il loro segno anche qui, le loro scritte parlano di amori, ideali, rabbia, i loro nomi sono tutti lì tra le crepe e l’intonaco martoriato.

Cominciamo a salire.
La luce del sole ormai morente filtra attraverso le piccole finestre di cui la torre è costellata durante tutta la salita.
Arriviamo a metà salita ed usciamo sulla terrazza con ancora dentro la smania di sapere cosa si vede da lassù.
Ci godiamo brevemente questo piccolo traguardo raggiunto e continuiamo girando e girando sulle scale a chiocciola.

All’improvviso la salita si interrompe, gli ultimi due scalini sono rotti ma la luce e il fiatone ci indicano che ormai siamo arrivati.
Superiamo l’ostacolo.
Con il cuore in gola facciamo capolino dalla cima del Faro: di fronte ci si svela un paesaggio visibile solo agli occhi dei gabbiani e ai fortunati pionieri che ci hanno preceduto. Tutto si fa minuscolo e assume una prospettiva differente.





Messaggio modificato da gio il Mar 23 2006, 10:16 AM

Storditi dalla forza degli elementi rimaniamo senza fiato dall’emozione, giriamo intorno alla pedana godendoci la brezza e l’odore di salsedine.
Scendiamo controvoglia, come se avere le ali facesse odiare la terra.

Il sole, inesorabile, tramonta, la brezza si fa fredda: è ora di tornare.
Saliamo in automobile, dallo specchietto il faro si fa sempre più piccolo, sembra dirmi di venirlo a trovare più spesso. Contaci pure vecchio amico.
Un ultimo sguardo indietro, poi avanti: c’è ancora qualche chilometro da fare prima di tornare a casa… con qualcosa in più.

per avermi letto

Bella la storia del faro e del tempo che traspare del tuo racconto, mi è piaciuto molto e l'ho letto più che volentieri.
Le foto sono tutte gradevoli, ma davvero bellissimo il tramonto!

Davide.

Bel Life Gio, sia per le foto, sia per come hai saputo raccontare quei momenti.
Confesso però che mi dà un certo senso di malinconia vedere un faro "ridotto" così...

Eli

Un bel life, Giorgio.
Occorsa la mia età, mi fa venire in mente quando negli anni 70 - precisamente estate 1972 - si sentiva nei juke box (che parola desueta...) "Il gabbiano infelice" un brano strumentale de Il Guardiano del Faro (al secolo Federico Monti Arduini).

Quel brano melodico, triste e solitario all' epoca aveva anche una scia romantica, magari avendo in mente quei fari isolati davvero nel profondo Mare del Nord.

Anche questo faro da te ben raccontato mostra tutti gli anni vissuti. Anche lui come il brano sembra aver perso l' aria romantica per trovare quella desolazione ed abbandono nel ricordo del tempo passato.

Un bel racconto.

Saluti
Francesco

Un salto nel passato, nei ricordi, ricordi che fanno parte della nostra esistenza, raccontati e documentati in maniera eccellente! E' quasi inevitabile essere malinconici (malinconia che traspare dal tuo life) quando si torna indietro con la mente al passato perchè ci lasciamo dietro parte della nostra vita, ma la malinconia subito dopo cede il passo al presente... e quindi un'ultimo sguardo indietro e poi avanti, avanti al presente, avanti verso il nostro futuro.
Splendida l'ultima immagine col tramonto ed il faro in lontananza.

Carmine

ed ecco "il guardiano del faro", prenditi cura di lui

Bel Life davvero vecchio giò
Chi non conosce quel posto non può immaginare come saerebbe stato difficile per chiunque trarre poesia e ispirazione da ciò da cui è circondato. Questo mi ha colpito, oltre le foto, nel tuo Life. Il richiamo che ha avuto su di te quel luogo che evidentemente ti chiamava per riportarti a ricordi passati, ricordi che hai ritrovato ed ampliato con nuove scoperte di angoli che evidentemente mancavano. La foto in cui tu e Pam uscite sulla sommità per godere della brezza marina la trovo molto bella e renda bene l'idea della visione che vi si è presentata. L'ultima poi si vede che l'hai fatta col cuore e col sentimento. Bravo giò.

Bellissimo! Malinconico come talvolta lo sono i ricordi.
Belle le foto...eccellente l'ultima!

Ciao,
Gianluca

Ottimo life, Giorgio ! Belle le immagini, il racconto fa sentire la nostalgia che si prova nel vedere cose che pian piano scompaiono.

Bel life!
coinvolgente... perchè coinvolgente diventa quando si riescono a trasmettere le sensazioni che si provano in quel momento.

Hai saputo raccontare il faro e la sua (e tua) storia con foto molto ben fatte.

complimenti

Rispondervi uno a uno è superfluo, tutti i vostri commenti hanno raccolto ciò che speravo di comunicare.

Bello il racconto e belle le foto, l'ultima e' la piu' suggestiva, complimenti .

ciao Danny

Bellissime le immagini tra cui l'ultima e' davvero spettacolare!

un saluto.

Spettacolari...

L'ultima ha un non so che di pace e tranquillità... con quei colori caldi..

Un saluto
Ivan

hai saputo descrivere con semplicità i tuoi momenti nostalgici e, di riflesso, ci hai ricordato quanto sia bello rivivere nella memoria i momenti passati.

gigiodvd

Che bello rileggerti, carissimo Gio! Bel racconto, bellisimo tema (i fari sono tra i miei soggetti preferiti... purtroppo quando sono andato in Bretagna il mare era sempre calmo ed avevo solo la Coolpix 950...). Le tue foto mi piacciono molto ma l'ultima è davvero un Capolavoro! Mi piacerebbe vederla stampata grande!

Un salutone

ancora.

Andrea, se viene decentemente porterò una stampa alla prossima occasione

ancora.

Andrea, se viene decentemente porterò una stampa alla prossima occasione

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