L’islanda non era una MIA meta…. Era un desiderio di mio marito, e io ci sono andata soprattutto per lui.
Sara’ che io amo vedere le persone, i miei viaggi sono una occasione per “vedere gli altri” e non sono mai particolarmente entusiasta per “i panorami”.
Mi aspettavo di “provare a fotografare giusto per”.. .senza troppe aspettative, nonostante il nostro viaggio fosse un workshop fotografico.
In fondo e’ “la malattia del viaggiatore”, che ti fa pensare che quel determinato luogo somigli a tanti altri, e non ti aspetti nulla di nuovo.
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Quanto mi sbagliavo…..
Arrivare in Islanda e’ come atterrare su un altro pianeta, l’uomo qui non e’ necessario, la natura detta le regole e l’uomo le rispetta, consapevole del proprio “non essere necessario” diventando semplicemente uno degli elementi che compongono il tutto: terra fuoco aria acqua, e qualche volta l’uomo!
Qui i panorami sono talmente immensi, fatti di vuoto e di luce, che devi imparare a soffermarti sui dettagli.
Licheni bianchi, pietra nera, nuvole che corrono velocissime, sbuffi di vapore che salgono dai fossi, i ghiacciai, le cascate, le albe e i tramonti, l’idea di essere capitati in una era antica.
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Potrebbe essere facile sentirsi soli qui….. in fondo e’ un’isola, e come tutte le isole e’ un “universo chiuso".
Devi trovare una tua dimensione, per integrarti e sentirti parte di quello "scrigno", e non prigioniero di esso.
In Islanda ci si puo’ sentire profondamente soli, anche in una comitiva numerosa e ben affiatata, allo stesso tempo si cerca il momento di isolamento per sentirsi completamente parte di questo mondo strano, senza distrazioni.
Percorrendo il panorama si sente crescere l'entusiasmo, la voglia di fermarsi di continuo, di sbirciare dietro ogni roccia
per godersi la sorpresa sempre nuova di uno scorcio di mondo differente perfino dal km precedente.
Fa crescere l'entusiamo a poco a poco, ti carica di aspettative, anche se non ci credevi.
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Eppure ti mette sempre alla prova….. Non e’ il freddo, e’ la variabilita’ del cielo che prova a vincerti…. passando dalla pioggia gelida ad un sole tiepido nel giro di pochi istanti.
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L'aurora boreale inizia come una nebbiolina serale, a volte c'e', altre no. Ti fa stare con il naso per aria ad aspettare, anche se piove, perche' potrebbe smettere all'improvviso e sbucare dal nero come un fiume in piena.
13
A noi si e' presentata la seconda sera, quasi all'inizio del viaggio. In modo eclatante, esplosivo.
Non capita spesso una aurora boreale come quella, ce lo hanno detto i locali.
E mentre me ne stavo impietrita sotto quel fiume di lava verde, non riuscivo a credere come qualcuno potesse percorrere la strada in auto ignorando tanta bellezza.
Pensai che fosse stato perfetto vederla quasi subito.... se fosse successo l'ultima sera sarebbe stato molto piu' difficile tornare a casa...
Alla fine il mio soggetto “umano l’ho trovato…. I fotografi. Li trovi ovunque. Gli Islandesi sono pochi, nella umanita’ che vedi in giro li distingui dagli altri perche’ sembrano non stupirsi della bellezza che li circonda, mentre i fotografi sono presi dalla luce morbida sempre bellissima.
Pur condividendo la loro passione non mi sento cosi’ presa dalla fotografia del panorama. Forse sono perfino un po’ snob in questo, questi panorami sono cosi’ tanto belli che nulla io potrei aggiungervi, quasi come fotografare su un set che qualcun altro ha gia’ preparato per te luci modella e fondale…. e tu ti limiti semplicemente a fare clic….
Invece osservo gli altri fotografare, sfidare il ghiaccio e l’acqua gelida, mettere a rischio l’attrezzatura, appoggiare il treppiede su terreni ghiacciati o direttamente nell’acqua, sfidare l’onda che potrebbe portarti via tutto, asciugare la lente prima di ogni scatto, cambiare un obiettivo su una spiaggia con un vento fortissimo e fregarsene dei granelli che entrano sul sensore, aggirarsi di notte in fila indiana con la torcia sulla fronte affrontando la pioggia fredda, per cercare l’aurora e l’acqua “fumosa” in un contesto migliore.
Cosa ci spinge a farlo? Cosa ti fa uscire dal calduccio per trovare la luce giusta, o il buio perfetto per un cielo diverso?
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E’ difficile restare indifferenti. Chi ama la fotografia non resiste a questa luce. E’ sempre perfetta, gia’ prima di nascere, e anche dopo che il sole tramonta. Ti fa vivere le albe e i tramonti come in un tempo rallentato, dipinge le sfumature del sole piano piano, senza fretta.
Ci vuole qualche giorno che adeguarsi al suo ritmo, si ha sempre l’impressione di essere nel momento migliore e di non fare a tempo a catturarlo, invece ti lascia fotografare, e dopo restare semplicemente ad ammirarne la bellezza.
I tempi si dilatano offrendoti sempre il tempo di trovare la TUA riflessione, i tuoi pensieri, e ritmi nuovi. Forse questa dote unica che c’e’ qui e’ il segreto principe… cio’ che innesca la voglia di tornarci, perfino di non lasciarla, perche’ ti da il tempo di trovare davvero te stesso dentro un panorama, o anche dentro la sua fotografia.
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Non e’ la smania dello scatto, della foto diversa, della natura “eclatante”.
Fotografare la luce d’Islanda e’ il nostro modo di sentirci parte di quel luogo diverso, di aggiungere noi stessi al panorama.
Terra, aria, acqua, fuoco, qualche volta l’uomo.
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BI
Sara’ che io amo vedere le persone, i miei viaggi sono una occasione per “vedere gli altri” e non sono mai particolarmente entusiasta per “i panorami”.
Mi aspettavo di “provare a fotografare giusto per”.. .senza troppe aspettative, nonostante il nostro viaggio fosse un workshop fotografico.
In fondo e’ “la malattia del viaggiatore”, che ti fa pensare che quel determinato luogo somigli a tanti altri, e non ti aspetti nulla di nuovo.
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Quanto mi sbagliavo…..
Arrivare in Islanda e’ come atterrare su un altro pianeta, l’uomo qui non e’ necessario, la natura detta le regole e l’uomo le rispetta, consapevole del proprio “non essere necessario” diventando semplicemente uno degli elementi che compongono il tutto: terra fuoco aria acqua, e qualche volta l’uomo!
Qui i panorami sono talmente immensi, fatti di vuoto e di luce, che devi imparare a soffermarti sui dettagli.
Licheni bianchi, pietra nera, nuvole che corrono velocissime, sbuffi di vapore che salgono dai fossi, i ghiacciai, le cascate, le albe e i tramonti, l’idea di essere capitati in una era antica.
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Potrebbe essere facile sentirsi soli qui….. in fondo e’ un’isola, e come tutte le isole e’ un “universo chiuso".
Devi trovare una tua dimensione, per integrarti e sentirti parte di quello "scrigno", e non prigioniero di esso.
In Islanda ci si puo’ sentire profondamente soli, anche in una comitiva numerosa e ben affiatata, allo stesso tempo si cerca il momento di isolamento per sentirsi completamente parte di questo mondo strano, senza distrazioni.
Percorrendo il panorama si sente crescere l'entusiasmo, la voglia di fermarsi di continuo, di sbirciare dietro ogni roccia
per godersi la sorpresa sempre nuova di uno scorcio di mondo differente perfino dal km precedente.
Fa crescere l'entusiamo a poco a poco, ti carica di aspettative, anche se non ci credevi.
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Eppure ti mette sempre alla prova….. Non e’ il freddo, e’ la variabilita’ del cielo che prova a vincerti…. passando dalla pioggia gelida ad un sole tiepido nel giro di pochi istanti.
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L'aurora boreale inizia come una nebbiolina serale, a volte c'e', altre no. Ti fa stare con il naso per aria ad aspettare, anche se piove, perche' potrebbe smettere all'improvviso e sbucare dal nero come un fiume in piena.
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A noi si e' presentata la seconda sera, quasi all'inizio del viaggio. In modo eclatante, esplosivo.
Non capita spesso una aurora boreale come quella, ce lo hanno detto i locali.
E mentre me ne stavo impietrita sotto quel fiume di lava verde, non riuscivo a credere come qualcuno potesse percorrere la strada in auto ignorando tanta bellezza.
Pensai che fosse stato perfetto vederla quasi subito.... se fosse successo l'ultima sera sarebbe stato molto piu' difficile tornare a casa...
Alla fine il mio soggetto “umano l’ho trovato…. I fotografi. Li trovi ovunque. Gli Islandesi sono pochi, nella umanita’ che vedi in giro li distingui dagli altri perche’ sembrano non stupirsi della bellezza che li circonda, mentre i fotografi sono presi dalla luce morbida sempre bellissima.
Pur condividendo la loro passione non mi sento cosi’ presa dalla fotografia del panorama. Forse sono perfino un po’ snob in questo, questi panorami sono cosi’ tanto belli che nulla io potrei aggiungervi, quasi come fotografare su un set che qualcun altro ha gia’ preparato per te luci modella e fondale…. e tu ti limiti semplicemente a fare clic….
Invece osservo gli altri fotografare, sfidare il ghiaccio e l’acqua gelida, mettere a rischio l’attrezzatura, appoggiare il treppiede su terreni ghiacciati o direttamente nell’acqua, sfidare l’onda che potrebbe portarti via tutto, asciugare la lente prima di ogni scatto, cambiare un obiettivo su una spiaggia con un vento fortissimo e fregarsene dei granelli che entrano sul sensore, aggirarsi di notte in fila indiana con la torcia sulla fronte affrontando la pioggia fredda, per cercare l’aurora e l’acqua “fumosa” in un contesto migliore.
Cosa ci spinge a farlo? Cosa ti fa uscire dal calduccio per trovare la luce giusta, o il buio perfetto per un cielo diverso?
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E’ difficile restare indifferenti. Chi ama la fotografia non resiste a questa luce. E’ sempre perfetta, gia’ prima di nascere, e anche dopo che il sole tramonta. Ti fa vivere le albe e i tramonti come in un tempo rallentato, dipinge le sfumature del sole piano piano, senza fretta.
Ci vuole qualche giorno che adeguarsi al suo ritmo, si ha sempre l’impressione di essere nel momento migliore e di non fare a tempo a catturarlo, invece ti lascia fotografare, e dopo restare semplicemente ad ammirarne la bellezza.
I tempi si dilatano offrendoti sempre il tempo di trovare la TUA riflessione, i tuoi pensieri, e ritmi nuovi. Forse questa dote unica che c’e’ qui e’ il segreto principe… cio’ che innesca la voglia di tornarci, perfino di non lasciarla, perche’ ti da il tempo di trovare davvero te stesso dentro un panorama, o anche dentro la sua fotografia.
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Non e’ la smania dello scatto, della foto diversa, della natura “eclatante”.
Fotografare la luce d’Islanda e’ il nostro modo di sentirci parte di quel luogo diverso, di aggiungere noi stessi al panorama.
Terra, aria, acqua, fuoco, qualche volta l’uomo.
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